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L’opposizione locale alle grandi infrastrutture: tra interessi locali e spinte ideologiche ideologiche

Alla costruzione di grandi infrastrutture spesso si accompagnano movimenti di protesta; la costruzione della nuova base di Vicenza non costituisce eccezione, ma si particolareggia rispetto agli altri movimenti per alcune caratteristiche.

La conflittualità locale, connessa alle opere ad elevato impatto locale è di natura strutturale e deriva direttamente dalla transcalarità degli effetti dell’intervento. I benefici relativi alla costruzione di un’infrastruttura agiscono principalmente a scala sovra-locale mentre i costi hanno una dimensione principalmente locale464.

La letteratura, in particolar modo sociologica, ha sviluppato una pletora di classificazioni dei conflitti locali, delle opposizioni locali alla creazione di opere sul proprio territorio, che discendono principalmente dalla natura delle opposizioni e dalle alternative che vengono proposte. Accanto alla sindrome di Nimby, che costituisce la principale etichetta che viene data alle motivazioni che portano alla nascita di movimenti di opposizione locale, si

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DEMOS &PI (2006), op. cit.

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179 sviluppano differenti classificazioni che amplificano la portata della opposizione, come ad esempio il Namby (Not in any Backyard), fino al Lulu (Locally Unwanted Land Use), considerato più neutro in termini valutazione sulle motivazioni465.

La classificazione delle proteste locali attraverso l’etichettatura di Nimby, viene in molti casi utilizzata più che per definire i movimenti di protesta per racchiuderli nel campo della contrapposizione tra collettività locali e collettività sovra-locali. Attraverso l’etichettatura il comportamento delle comunità locali viene stigmatizzato, dai soggetti promotori o da altri soggetti favorevoli alla costruzione dell’opera, come guidato da localismi egoistici che oppongono “l’interesse di pochi al progresso per molti”466. I movimenti di opposizione vengono quindi, attraverso una loro classificazione, delegittimati nel loro operato, proiettando nell’immaginario collettivo l’idea che non abbiano diritto ad intervenire difendendo solo interessi privati467.

I conflitti locali, le opposizioni di una comunità alla creazione di opere in uno specifico territorio, sviluppa in molti casi delle salite in generalità che, dalla fattispecie locale, portano alla discussione sulle problematiche da cui deriva468. La creazione di un’installazione nel territorio diventa quindi parte di un’opposizione più ampia, di una messa in discussione di un intero ambito o un’intera politica; l’opposizione ad un’infrastrutturazione può quindi estendersi territorialmente, ad opere analoghe in territori differenti, o ampliare la propria portata fino a valutazioni circa il ruolo e l’importanza di taluni interventi in una società469.

I movimenti di opposizione, che nascono su base locale, trovano quindi, all’interno del loro processo di salita in generalità, punti di contatto con omologhi movimenti che si sviluppano in altri territori. I movimenti di protesta possono quindi sviluppare interrelazioni che superano la condivisione di fini e di modalità operative, ma si estende alla partecipazione ad analoghe opposizioni a politiche. L’accordo tra movimenti, la partecipazione congiunta alle attività di opposizione, risulta in molti casi essere principalmente dettata dalla condivisione di obiettivi di protesta. Tra le molteplici

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Per una classificazione delle principali etichette associate ai movimenti di opposizione locale si rimanda a FEDI A., MANDARINI T. (2008),(a cura di), Oltre il Nimby – La dimensione psico-sociale della protesta contro le opere sgradite, FrancoAngeli, Milano, pag. 9.

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DELLA PORTA D.,PIAZZA G.(2008), Le ragioni del no – Le campagne contro la TAV in Val di Susa e il Ponte sullo Stretto, Giangiacomo Feltrinelli Editore, Milano, pag. 9.

467

CARUSO L.FEDI A.(2008), L’opposizione locale alle opere sgradite in FEDI A.,MANDARINI T.(a cura di), op. cit. pp. 15 – 42.

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Ibidem, pag. 45.

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180 identità470 delle persone che costituiscono i movimenti di opposizione locale, l’appartenenza ad una comunità insediata all’interno di un territorio e l’opposizione alla creazione di un’opera portano all’aderenza ad un gruppo di opposizione locale471; l’opposizione ad una politica più ampia porta, come singolo o come movimento, alla partecipazione all’interno di un sistema di movimenti. Allo stesso tempo il “no che un soggetto oppone ad una politica ed ai suoi fautori è molto spesso il primo passo dell’azione collettiva”472 e della creazione di un’identità da opporre, in maniera dicotomica, agli attori proponenti o favorevoli al progetto. Gli stessi attori collettivi possono essere a loro volta il risultato della nascita del conflitto473.

L’opposizione locale ai processi di infrastrutturazione o di costruzione di opere sgradite può, allo stesso modo ed allo stesso tempo, interessare sia l’opera che il processo di determinazione del sito che delle caratteristiche dell’opera stessa. La conflittualità può quindi nascere sia dalla fattibilità che le popolazioni locali ostentano al progetto che dal grado di coinvolgimento che le stesse hanno all’interno del processo di localizzazione. La conflittualità sul processo trova, idealmente, risposta nella estensione alle comunità locali del processo decisionale.

Ampliare la partecipazione delle comunità locali al processo decisionale trova tuttavia molteplici limiti nella sua applicabilità legati principalmente alla determinazione degli attori da coinvolgere e del peso che i differenti attori devono e possono avere. L’apertura partecipativa, quando non degeneri in mera attività consultivo/informativa, appare quindi essere principalmente un’internalizzazione di conflittualità del processo e più che una via di risoluzione della controversia appare essere principalmente una differente gestione del conflitto. L’estensione del numero degli attori coinvolti, l’integrazione all’interno del processo decisionale, appare quindi essere la risposta a quello che Faggi e Turco definiscono come meta-conflitto, la gestione del conflitto che si estende dalla “primitiva area di contesa”474.

Il processo partecipato potrebbe inoltre portare ad un’impasse derivante non solo dalla fermezza delle posizioni assunte, quanto dalla incapacità degli attori di comunicare e di

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SEN A.(2006), Identità e violenza, Laterza, Bari.

471

MANNARIN T.,BONOMELLI R.,CARUSO L.(2008), Il rapporto con la natura e il territorio, in FEDI A., MANDARINI T.(a cura di), op. cit., pp. 97 – 124.

472

MANDARINI T., CARUSO L., LANA M. (2008), La dimensione conflittuale. Noi e loro, in FEDI A., MANDARINI T.(a cura di), op. cit., pp. 67 – 96.

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FAGGI P.,TURCO A.(1999), Conflitti ambientali – Genesi, sviluppo, gestione, Edizioni Unicopli, Milano, pag. 41.

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181 sapersi mettere in dialogo; i differenti attori, “muovendosi su scale diverse…utilizzano linguaggi diversi e costituiscono discorsi che non s’incontrano”475.

I conflitti che si sviluppano in merito alla realizzazione dell’opera, cui il processo decisionale costituisce solo un aspetto collaterale, si rivelano di più complessa risoluzione. La possibilità di risolvere contrapposizioni che nascono in merito alla fattibilità dell’opera, prescindendo dalle modalità di esecuzione, risiedono nella presenza di alternative all’opera stessa. Nel caso di assenze di alternative, la contrapposizione potrebbe spostarsi sul come fare l’opera, ma non sulla possibilità di farla476. L’assenza di alternative praticabili, o accettabili da parte della popolazione locale, rivela la sola opportunità nella negoziazione di forme di compensazione in favore della comunità locale per il danno subito, che possono andare da sgravi fiscali alla costruzione di opere di utilità collettive per la comunità locale477.

La lettura delle loro principali caratteristiche permette di inserire l’opposizione alla costruzione della base statunitense nel novero dei conflitti locali. Le caratteristiche della installazione e del relativo processo decisionale portano all’emersione di peculiarità proprie di questo conflitto.

L’opposizione alla costruzione della base statunitense a Vicenza, come visto, muove da motivazioni non esclusivamente locali. La natura dell’opera e le finalità cui, secondo gli oppositori, dovrebbe essere destinata hanno portato la protesta ad assumere, dal momento della sua nascita, portato più ampio degli interessi particolari e locali. Il processo di salita in generalità, che caratterizza molte delle proteste locali, si è verificato nel caso della protesta dei cittadini vicentini, dalle prime battute del loro intervento. La protesta è stata dai primi momenti accompagnata da opposizione nei confronti delle basi militari non solo in Italia. Allo stesso tempo spinte pacifistiche, che ampliavano i loro obiettivi all’intero operato dei militari statunitensi, e dell’intera politica estera statunitense, hanno accompagnato le proteste. I movimenti contro l’ampliamento della presenza militare statunitense a Vicenza ha assunto quindi connotazioni ideologiche.

L’opposizione alla costruzione di infrastrutture militari nella zona del Dal Molin si è sviluppata distante dalle forze politiche, in particolar modo nazionali. Il movimento contro l’apertura della base al Dal Molin, analogamente ad altri movimenti di opposizione locale, è politica, poiché rompe i confini del sistema politico denunciando squilibri di potere tra i

475

Ibidem, pag. 25.

476

ROCCATO M.,ROVERE A.,BO G.(2008), Interessi particolari e interessi generali, in FEDI A.,MANDARINI T.(a cura di), op. cit., pp. 43 - 66.

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182 vari attori del territorio, ma supera, manifestando la sua natura “post-politica”, le tradizionali dicotomie del sistema politico478; il movimento si sviluppa quindi in maniera traversale ai governi nazionali che, riguardo al tema, non hanno manifestato cambiamenti derivanti dall’alternanza479.

L’opposizione alla costruzione della nuova base militare statunitense non riguarda il progetto in sé, ma la presenza dei militari statunitensi nella città. Tra i contrari alla costruzione della base, molti manifesterebbero la propria contrarietà anche in caso di utilizzo di un’altra area della città. Allo stesso tempo, tuttavia, la prossimità all’aeroporto sede del progetto di ampliamento costituisce un elemento centrale nell’approccio della popolazione locale con la costruzione di una nuova base. La percentuale di coloro che si dichiarano contrari, infatti, decresce allontanandosi dall’area interessata dal progetto. La gestione del conflitto locale ha portato all’individuazione di molteplici procedure di risoluzione480. Le procedure tradizionali, individuabili nel ricorso alla normativa, il referendum popolare ed il ricorso a valutazioni “oggettive”, hanno portato, per differenti motivi, scarsi risultati.

La localizzazione di basi militari, come detto, non è vincolabile a norme procedurali che tengano conto della presenza di attori locali o a limiti legislativi di carattere ambientale o urbanistico. Allo stesso modo non è soggetta ad obblighi di valutazioni ambientali, i cui esiti sono stati inoltre messi in discussione anche da organi giudiziali. La possibilità di referendum, svolto senza valore legale, non viene considerata necessaria né dagli organi di governo nazionale né dal consiglio di stato. La gestione negoziale, che viene indicata quale possibile soluzione nel governo dei conflitti in grado di portare ad una soluzione win-win, dove tutti i soggetti avrebbero quindi dei benefici481, ha portato alla nascita di proposte, da parte degli attori istituzionali centrali, di contropartite per il danno subito alla popolazione di Vicenza. Oltre alla possibilità di riduzione del carico fiscale sui cittadini di Vicenza, come indicato dal presidente del consiglio italiano (Tabella 9), il progetto di costruzione della base prevede anche la costruzione di una tangenziale sul versante nord della città. Questa tangenziale, che renderebbe più agevole il movimento dei mezzi militari statunitensi dalla Ederle al Dal Molin, e che ridurrebbe l’impatto sulla mobilità nel centro della città, appare essere un ulteriore agevolazione verso i cittadini di Vicenza.

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CARUSO L.FEDI A.(2008), op. cit., pag. 17 - 20.

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Dal momento del progetto ad oggi si sono alternati tre differenti governi; la posizione mantenuta dai governi nei confronti della base non si è tuttavia modificata.

480

FAGGI P.,TURCO A.(1999), op. cit., pag. 70.

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183 La conflittualità locale, nel caso di Vicenza, non si costituisce tuttavia solo per un uso dello spazio ma ha anche un portato ideologico che rende quindi più difficilmente sanabile il contrasto.