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Dissoluzione e riprecipitazione

La deformazione di un aggregato di grani può quindi aversi mediante scivolamento

relativo di grani, che però è accomodato da processi di diffusione. Un esempio di questo è

illustrato in Fig. 3.23a-c, dove un aggregato viene deformato applicando uno sforzo

oriz-zontale. I granuli cambiano la loro forma e per avere sempre i grani a contatto tra loro

essi devono spostarsi l’uno rispetto agli altri, con relativo scivolamento lungo i contatti,

accomodato da diffusione. Il movimento di difetti reticolari nelle rocce avviene più

comu-nemente lungo i limiti dei cristalli (Fig. 3.23d, mentre nei metalli a temperature elevate si

può avere anche all’interno dei grani (Fig. 3.23d).

Caratteri tipici di questo meccanismo deformativo, oltre alla grana ridotta della roccia,

sono la debole orientazione preferenziale di forma e cristallografica dei cristalli

(superpla-sticità).

3.4 Dissoluzione e riprecipitazione

Questo meccanismo implica il trasporto di materia mediante una fase fluida

intra-granulare in cui un minerale può entrare in soluzione e da cui successivamente può

ricristallizzare.

Dissoluzione avviene in quella parte della superficie dei grani su cui agisce 𝜎

1

. Gli

atomi si diffondono nella fase fluida, vengono trasportati lungo i limiti tra i grani e quindi

riprecipitano in zone a basso stress.

Dissoluzione e riprecipitazione sono particolarmente efficienti se la grana della roccia è

piccola e sono fortemente influenzati dalla presenza e composizione della fase fluida e dalla

composizione e permeabilità della roccia. È un meccanismo molto diffuso di deformazione in

rocce in condizioni di bassa temperatura e pressione, ma generalmente non può accomodare

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4.1 Transizione fragile – “duttile”

Il termine “fragile” riferito ad una deformazione ha un preciso significato meccanico

e implica il meccanismo deformativo di cataclasi, cioè un tipo di deformazione in cui si

ha formazione di fratture e in cui lo strain viene accomodato da scivolamento dei grani

lungo esse. Una definizione altrettanto chiara dal punto di vista meccanico non esiste per il

termine “duttile”.

Per “duttilità” si intende la capacità di un materiale di deformarsi in modo diffuso e

uniforme, una roccia che ha un comportamento duttile è una roccia che se sottoposta a

stress può acquisire una certa quantità di deformazione (strain) prima di giungere a rottura.

Una certa deformazione però può essere duttile ad una certa scala di osservazione e non

esserlo più ad un’altra scala. Una faglia, per esempio (Fig. 4.1), può essere legata ad una

deformazione localizzata, cioè ad una deformazione non uniformemente diffusa (Fig. 4.1a).

Ad una scala di osservazione maggiore (Fig. 4.1b) la stessa deformazione può apparire

diffusa, mentre non lo è nuovamente più ad una scala ancora maggiore (Fig. 4.1c). Queste

considerazioni non necessitano di prendere in considerazione il meccanismo deformativo

attivo durante la deformazione (cataclasi, plasticità, dissoluzione, ecc.). Si può quindi

(a)

(b)

(c) 

Figura 4.1 Deformazione localizzata (a), (c) o diffusa (b) a seconda della scala di osservazione.

Quarzo 270 °C Feldspati 450-500 °C

Olivina 700 °C

affermare che tutte le rocce che hanno subito deformazione mostrano una deformazione

duttile (o fragile) a seconda della scala di osservazione.

Nella letteratura geologica si incontra spesso il concetto di “transizione fragile/duttile”;

questo concetto può generare confusione perché associa il termine fragile, con un ben

defi-nito significato meccanico, al termine duttile che invece non ha alcun significato meccanico

preciso. Come vedremo più in dettaglio in seguito (Capitolo 8.3), un comportamento duttile

ad una certa scala di osservazione può risultare da uno qualsiasi dei meccanismi deformativi

possibili (cataclasi, plasticità, scivolamento viscoso, dissoluzione e riprecipitazione).

Per descrivere i caratteri e i meccanismi deformativi in una zona deformata (es. faglia,

zona di taglio, ecc.) è più opportuno quindi distinguere tra “deformazione

localizzata-deformazione non localizzata (o diffusa)” oppure tra “comportamento con scivolamento tra

i grani-comportamento viscoso” oppure parlare di “transizione tra comportamento fragile

(cataclasi) e plasticità”. La Tab. 4.1 riporta i valori di temperatura al di sopra dei quali si ha

transizione da comportamento fragile (cataclasi) a plasticità per vari minerali.