Una tra le principali spinte al cambiamento della pubblica amministrazione è la crescente esigenza di competitività territoriale, da dover sostenere con specifiche politiche di sviluppo del territorio. Competitività, come capacità attrattiva di attività produttive, che è funzione di molteplici fattori: una adeguata presenza di infrastrutture, l’efficienza delle aziende pubbliche, la presenza di personale qualificato, l’esistenza di centri di ricerca e formazione.
La competitività territoriale è imprescindibile da una pubblica amministrazione efficiente, efficace, trasparente e capace di garantire la tutela dei diritti sociali e di cittadinanza, condizioni necessarie ed indispensabili per riavviare il sistema economico su un duraturo percorso di sviluppo. Gli effetti della spesa per investimenti in infrastrutture sul benessere della popolazione e sulla crescita dell’economia, dipendono in
larghissima parte, dal grado di efficienza con cui le risorse finanziarie vengono impiegate, la situazione italiana non è delle migliori, in quanto esistono problemi strutturali che non sono stati efficacemente affrontati in passato perché il quadro istituzionale esistente non ha consentito delle riforme strutturali, a causa dell’instabilità politica e della scarsa capacità amministrativa.
L’ amministrazione della “res pubblica” fa primeggiare l’Italia, in Europa per la sovrapposizione gerarchica di competenze e per la carenza governativa dei meccanismi di coordinamento. Storicamente la normativa è stata fortemente diversificata tra comparti e tipologie di opere pubbliche, alla disciplina nazionale si è sovrapposta quella locale, con rilevanti differenze in funzione del grado di autonomia delle Regioni e delle Province. La riforma del Titolo V della Costituzione del 2001 ha assegnato un’ampia gamma di infrastrutture alla responsabilità concorrente di Stato e Regioni, ed una diffusa fragilità dei meccanismi istituzionali di coordinamento col territorio. La realizzazione pratica delle opere oggetto di intesa con le Regioni si scontra con la mancanza di procedure codificate che favoriscano la partecipazione e il dibattito col territorio nelle scelte localizzative, diventa difficile pensare ad un rilancio del Meridione senza la (ri)costruzione di una Pubblica Amministrazione, inoltre il luogo comune da sfatare è quello che vuole un Sud Italia oberato di risorse e dipendenti pubblici. La tendenza di ridimensionamento della P.A., in risorse umane e finanziarie con politiche di bilancio restrittive, tagli lineari alla spesa pubblica e blocco del turn-over occupazionale, ha provocato una amministrazione invecchiata e formata da risorse umane meno qualificate, che è l’aspetto peggiore, strettamente correlato all’altissimo tasso di disoccupazione giovanile delle regioni
meridionali77. Dai dati del censimento ISTAT del 2015 complessivamente
77 Il tasso di disoccupazione giovanile nelle regioni meridionali (Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata e Calabria) raggiunge un livello decisamente allarmante con un tasso medio del 51,6%, fonte dati Eurostat 2016.
nel settore pubblico risultano occupati in Italia 2.987.665 addetti e si rileva una maggiore densità (incidenza sulla popolazione ogni 1000 abitanti) di dipendenti pubblici nel Centro-Nord 29,1% rispetto al Sud 24,6%, territorio nel quale, rispetto al 2011, tale dato risulta maggiormente in diminuzione
rispetto alle altre aree del paese78.
Le cifre relative alla spesa totale nei differenti settori della P.A. evidenzia un Sud Italia fortemente penalizzato rispetto alle altre regioni, causa di una conseguenziale diminuzione della qualità dei servizi offerti. Nel Mezzogiorno la dotazione di risorse finanziarie, per spesa corrente pro capite, è più bassa che nel resto del Paese e negli anni ha subito un'evoluzione meno favorevole, a testimonianza di come al Sud lo stato centrale investa di meno, in valore assoluto e percentuale e che negli anni della crisi economica abbia introdotto una maggiore contrazione nei trasferimenti statali rivolti al Meridione, piuttosto che al Centro-Nord. Il divario al 2015 è di circa 29 punti percentuali rispetto al Centro-Nord, al Sud lo Stato spende solo il 71,2% (in valore assoluto circa 3.700 euro in meno a persona). Da tali numeri possiamo, in estrema sintesi, considerare l’indice sintetico di perfomance della P.A. elaborato dalla SVIMEZ, e illustrato nella figura seguente (Fig. 2.18). L’indice è stato realizzato come combinazione lineare dei singoli indici di performance dei seguenti settori amministrativi regionali:
1. Assistenza sanitaria e socio assistenziale; 2. Tempi medi della giustizia civile;
3. Servizi pubblici locali, smaltimento dei rifiuti ed infrastrutture di rete; 4. Diffusione dell’Informations and Communications Technology (ICT)
nella P.A.
78 Il calo è dell’0,9% passando dal 25,5 % di occupati nel 2011 al 24,6% di occupati nel 2015. Lo stesso dato al centro - Nord è dell’0,6%. Elaborazione SVIMEZ su dati ISTAT. Rapporto Svimez 2017 sull’economia del Mezzogiorno, “Il divario amministrativo, un quadro in evoluzione”.
Le Regioni del Nord-Est indicano un’efficienza più elevata, ed una capacità di migliorare le proprie performance. E’ la Lombardia ad esprimere il miglior risultato in termini assoluti. L’indice elaborato evidenzia un generale «gap amministrativo» a svantaggio delle regioni meridionali ed un minore dinamismo rispetto alle altre regioni italiane (con l’eccezione della Campania e della Basilicata), dovuto alle cause illustrate precedentemente, ed in particolare alla ingente contrazione della spesa pubblica nelle regioni meridionali. Per le regioni meridionali esistono anche delle evoluzioni positive, come la tendenza in atto a colmare il gap nella diffusione delle pratiche di e-government, con maggiore rapidità rispetto al passato, specialmente nella diffusione della banda larga ed ultra larga, diffusa in maniera equivalente sull’intero territorio nazionale (98%). Sembrerebbero utopiche, nel campo delle infrastrutture, idee di miglioramento delle performance delle Amministrazioni pubbliche, con modalità territoriali omogenee. Ipotizzando un notevole incremento del ruolo dei privati nelle varie fasi di progettazione, finanziamento e nella gestione delle opere, l’esternalizzazione dovrebbe essere comunque strettamente monitorata ed indirizzata dall’azione pubblica, che ad oggi rileva un forte impoverimento di competenze tecniche e amministrative.
Fig. 2.18 - Indice della Qualità della Pubblica Amministrazione nelle regioni italiane nel periodo 2007/2015. Rapporto Svimez 2017 sull’economia del Mezzogiorno, “Il divario amministrativo, un quadro in evoluzione”.