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Capitolo 1: La crisi d’azienda

1.4. Fasi, cause e tipologie di crisi d’impresa

1.4.3. Le diverse tipologie di crisi

Analizzati gli eventi scatenanti il declino e compreso come la crisi sia un connubio di tali fattori, è possibile classificare le tipologie di crisi sulla base dei sintomi che si manifestano.

Prima di analizzare la categorizzazione delle crisi, è importante marcare la differenza che vi è tra sintomi delle diverse crisi e le corrispondenti cause. Ad esempio, una struttura finanziaria sbilanciata e una scarsa reddittività sono dei sintomi della crisi, ma non le cause, e se i soggetti incaricati a risanare l’impresa li confondono, limitandosi ad intervenire nella struttura finanziaria e nella redditività (nell’esempio), senza preoccuparsi dei fattori che hanno portato a tale situazione, l’intervento adottato avrà effetto solo nel breve periodo, ripresentandosi nel futuro43.

Una prima classificazione delle crisi può essere ricondotta a due macro-categorie: - Crisi economica;

- Crisi finanziaria-patrimoniale.

41 Imprese alla sfida del passaggio generazionale, la Repubblica, Economia&Finanza, 11 Dicembre 2017.

42 La crisi della piccola impresa tra liquidazione e risanamento, M. Paoloni, 2003. 43 La crisi d’impresa e le sue cause: un modello interpretativo, A. Falini, 2011.

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La crisi economica si manifesta con il continuo ridursi dei margini reddituali, fino a segnare perdite d’esercizio, ad indicare che l’attività non è più remunerativa44.

Entrando ora nel dettaglio, tale crisi può essere suddivisa in ulteriori quattro categorie: a. Crisi da inefficienza: si manifesta qualora l’impresa abbia un livello di

inefficienza superiore rispetto a quello dei competitors, ossia opera a costi maggiori. Di solito questo tipo di crisi coinvolge principalmente l’area della produzione, ed è dovuta ad una strumentazione non adeguata ed obsoleta, ad una scarsa o inadeguata manodopera, ad una non ottimale allocazione degli impianti produttivi o ad una tecnologia non idonea. Per riuscire a riconoscere questa crisi si deve ricorrere alla configurazione del costo industriale e ad altri indici di efficienza come ad esempio le ore di lavoro necessarie per unità di prodotto, la velocità produttiva dei macchinari, la quantificazione degli scarti di produzione, l’indice di sfruttamento della capacità produttiva.

Un’altra area interessata alla crisi da inefficienza è l’area commerciale, nella quale si manifesta quando vi è uno squilibrio tra i costi per la pubblicità e il marketing e i risultati che si ottengono. Vi possono essere anche inefficienze di tipo organizzativo (sistema di budgeting), amministrativo (sistema informativo) e finanziario (costo dell’equity o del debito superiore rispetto a quello dei concorrenti).

Questa crisi si manifesta soprattutto dopo periodi molto positivi, per cui si tende a sottovalutare il sistema dei controlli, in quanto si è in presenza di margini molto positivi. Purtroppo per l’azienda, sono proprio gli alti margini che attirano l’attenzione di nuovi competitors nel settore, che adottando nuove tecnologie, spesso ottengono livelli di efficienza migliori. Al fine di riscontrare tale situazione è utile l’analisi di bilancio ed in particolare i seguenti ratio: ROS, ROE, ROI, valore aggiunto/fatturato, rotazione del magazzino e fatturato per addetto45. b. Crisi da sovracapacità/rigidità: tre sono i principali motivi che portano a tale crisi:

- Una capacità produttiva che supera la domanda. Questo può essere dovuto ad una sovracapacità produttiva dell’impresa rispetto a quanto il mercato riesce ad assorbire, ma anche ad una sovracapacità del settore a cui

44 La crisi d’impresa. L’attestazione di ragionevolezza dei piani di ristrutturazione ex art. 67, 3° comma, lettera d) L.F., Commissione Gestione Crisi d’Impresa e Procedure Concorsuali, SAF Fondazione dei Dottori Commercialisti di Milano.

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l’azienda appartiene. L’impresa deve essere in grado di adattare la struttura dei costi, in particolare quelli fissi, ad una domanda inferiore alle aspettative e di conseguenza a ricavi minori. Le grandi aziende sono solite rispondere aumentando la loro quota di mercato, mentre le aziende di minori dimensioni devono essere capaci ad adattarsi modificando i costi; - Una perdita della quota di mercato, che fa diminuire anche la domanda. In

questo caso il fattore provocante riguarda solamente la singola impresa, la quale deve, anche in questo caso, effettuare un adeguamento dei costi in modo repentino;

- Una crescita dei ricavi non in linea con gli obiettivi. In questo caso l’azienda si trova con una capacità produttiva inutilizzata, a causa degli investimenti fissi che erano stati fatti per rispettare gli obiettivi posti e questo comporta dei costi fissi inutili.

In questi casi, un peggioramento dei ratio reddituali, finanziari e di attività sarà inevitabile: infatti, si assisterà ad una rotazione del magazzino più lenta, con le rimanenze che tenderanno ad aumentare ed un magazzino immobilizzato, peggiorando la situazione finanziaria. Per cercare di tamponare tale situazione, si farà ricorso al debito di breve termine, sfruttando al massimo le linee di credito e richiedendo sempre maggiori dilazioni di pagamento ai fornitori. Come si può facilmente intuire, questa situazione non può essere sostenuta a lungo.

Tale tipologia di crisi sarà tanto più amplificata quanto più i prodotti a magazzino soffrono di obsolescenza, per cui l’imprenditore dovrebbe procedere con la svalutazione degli stessi, mostrando così i risultati di scelte di programmazione della produzione sbagliate;

c. Crisi da decadimento dei prodotti: si realizza quando si registra una riduzione dei margini, cioè della differenza tra il prezzo e il costo del prodotto, che non permette la copertura dei costi fissi o comunque un utile soddisfacente. Per riuscire a diagnosticare questa tipologia di crisi, è fondamentale, oltre l’utilizzo degli indici di bilancio che esprimono la reddittività del prodotto, come il margine lordo ed il margine di contribuzione, conoscere approfonditamente il settore nel quale è attiva l’impresa, sia in termini di andamento passato che prospettico.

Frequentemente, questa crisi deriva da errori nella selezione dei mercati di riferimento, un peggioramento di reputazione del brand, canali distributivi carenti e maggiore efficienza dei competitors o limitata capacità di innovazione. Di

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conseguenza i clienti vengono attratti da prodotti sostitutivi o da quelli dei concorrenti.

Le conseguenze sono analoghe a quelle della crisi precedentemente esposta, con un deterioramento, però, più rapido.

Oggigiorno, questa situazione si manifesta spesso a causa della concorrenza dei paesi in via di sviluppo, i quali riescono a presentare prodotti molto simili, ma a costi decisamente più contenuti. L’impresa dovrebbe qui procedere con un processo di riconversione produttiva, ma il più delle volte non è possibile, in quanto si trova in assenza di liquidità e con un livello di indebitamento già elevato. d. Crisi da carenza di programmazione/innovazione: i vertici aziendali devono

essere capaci di adattare la conduzione dell’impresa ai costanti cambiamenti ambientali che si verificano, o meglio prevenirli, al fine di sfruttare tali mutazioni per ricavarne un vantaggio competitivo. Nel fare questo però, non si deve definire solo una programmazione di breve termine, perché così facendo si rischia di ridurre la capacità di reddito e di conseguenza la sopravvivenza dell’impresa. Per quanto concerne l’innovazione invece, vi deve sempre essere una politica innovativa dei prodotti e dei processi, l’ingresso in nuovi mercati e nuove tecniche di marketing, altrimenti si perde competitività nei confronti delle imprese rivali46. L’altra macro-categoria di crisi d’impresa si rifà alla crisi finanziaria-patrimoniale, dovuta a squilibri finanziari/patrimoniali, e rappresenta una delle fattispecie più ricorrenti. Per squilibrio finanziario si intende:

1. Un rapporto di indebitamento troppo elevato, cioè una carenza di capitale proprio e una netta preponderanza di debito;

2. Una scorretta correlazione temporale tra fonti ed impieghi, soprattutto predominio di debito a breve rispetto ad altre forme di debito, anche quando il fabbisogno non è di breve termine;

3. Un’insufficiente, o assente, riserva di liquidità;

4. Carenza o assenza di potere contrattuale da parte dell’azienda nel negoziare le condizioni di credito, a causa di forte necessità.

Quando si verifica uno squilibrio finanziario, molto probabilmente l’azienda registrerà delle perdite, a causa di un’elevata quantità di oneri finanziari, dovuti all’eccessivo

46 Il progetto di risanamento dell’impresa in crisi: la recente esperienza italiana, A. Mazzoleni e E. Giacosa, 2011.

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indebitamento e alla sua alta onerosità. Questo fatto è vero, a meno che l’impresa non riesca a produrre una reddittività tale da permetterle di ripagare il sostenuto costo del debito e di creare utili, ma in questa circostanza non si parlerebbe certamente di squilibrio. Qualora l’azienda non sia in equilibrio finanziario, incontrerà grosse difficoltà ad uscire dalla crisi, perché non riuscirà ad ottenere né mezzi a titolo di capitale, in quanto gli

stakeholder non saranno disposti a finanziarla, se non assumendosi ampi rischi, né mezzi

a titolo di debito, in quanto gli istituti di credito saranno molto prudenti nel concedere ulteriori affidamenti.

Non è comunque da escludere che lo squilibrio finanziario sia a sua volta una conseguenza delle cause precedentemente esposte (punti a, b, c, d), che lentamente indeboliscono l’impresa dal punto di vista finanziario47.

Un altro disequilibrio, collegato a quello finanziario, è quello di tipo patrimoniale che riguarda uno sbilanciamento tra capitale proprio ed altre forme di finanziamento. La scarsa patrimonializzazione velocizza il passaggio da declino a crisi, in quanto riduce l’intervallo di tempo per adottare azioni correttive48.

Un’impresa ben capitalizzata e con riserve riesce ad assorbire eventuali perdite, senza compromettere l’equilibrio aziendale.

Anche se secondo la ricerca di Leanus, come si è visto nel paragrafo 1.2.1., il livello di patrimonializzazione non è un indice significativo per diagnosticare la crisi, ciò che è certo è che le imprese patrimonialmente squilibrate passano più repentinamente dallo stadio di declino a quello della crisi, e poi a quello dell’insolvenza ed infine al dissesto. Qualora l’azienda si trovi in una crisi finanziaria-patrimoniale, le azioni da intraprendere per tutelare la continuità, riguardano il rimodellamento della struttura delle fonti. Si dovrebbero rinegoziare con le banche i prestiti in essere magari ottenendo anche nuova finanza, e con i fornitori strategici si dovrebbe mantenere il flusso delle forniture, attraverso forme di congelamento delle posizioni già scadute, al fine di non bloccare completamente l’operatività.

47 La crisi d’impresa e i piani di ristrutturazione, profili economico-aziendali, G. Sirleo, 2009. 48 L’analisi della crisi d’impresa, Dott. A. Boccia, rivista della Scuola superiore dell’economia e delle finanze.

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