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DOLORE MUSCOLO-SCHELETRICO

Nel documento Cannabis (pagine 77-82)

Il punto sulle conoscenze attual

DOLORE MUSCOLO-SCHELETRICO

È forse il tipo di dolore più comune. Compare in tutte le malattie infiammatorie osteo-articolari (artrite, artrosi e altre malattie reu- matiche). Il dolore è legato alla presenza di infiammazione acuta o cronica nelle strutture vicine all’alterazione patologica.

Cannabinoidi e dolore

Il nostro organismo è sottoposto continuamente a stimoli poten- zialmente dolorosi e, per controbilanciarli, possiede un sistema antidolore sempre attivo, spesso, però, meno efficiente nei sog-

getti con dolore cronico. Gli endocannabinoidi, a livello spinale, modulano la soglia basale del dolore, cioè la più piccola esperien- za dolorosa che un soggetto può riconoscere come tale. L’attività del sistema antidolore aumenta in risposta a stimoli nocivi (Hoh- mann, 1995; Cichewitz, 1999), ed è dimostrato che il cannabi- noide endogeno anandamide svolge un ruolo importante in un sistema cannabinergico di soppressione del dolore (Meng, 1998; Walker, 1999). Di converso, una ridotta attività del sistema endo- cannabinoide spinale provoca una maggior risposta agli stimoli dolorosi, la cosiddetta iperalgesia (Richardson, 1998).

Le aree del SNC deputate al controllo del dolore sono molto ric- che di recettori per i cannabinoidi (Lichtman, 1996), e la stimo- lazione di questi recettori attiva un circuito che riduce il dolore, similmente alla morfina, ma con un differente meccanismo. Un vantaggio di tali sostanze è che i loro specifici recettori, a diffe- renza di quelli della morfina, sono assenti nelle zone del cervello che controllano il respiro, per cui non vi è rischio di depressione respiratoria. Anche i recettori dei cannabinoidi situati nei tessuti al di fuori del cervello partecipano al controllo del dolore (Cali- gnano, 1998), e ciò apre la possibilità di sviluppare nuovi analge- sici cannabici privi di effetti psicoattivi.

Le proprietà antidolorifiche dei cannabinoidi sono state dimo- strate negli animali usando vari tipi di stimolazioni. Tali compo- sti hanno un’azione diretta su recettori del midollo spinale che mediano l’analgesia. Secondo Noyes (1975), 20 mg di delta-9- tetraidrocannabinolo (THC) equivalgono a 120 mg di codeina nel dolore da cancro. Diversi studi clinici suggeriscono che il THC puro non possieda gli stessi effetti analgesici della marijuana natu- rale (Neeleman, 2000; Ware, 2002). Alcuni cannabinoidi si sono dimostrati validi antinfiammatori, senza gravi effetti collaterali (ad es. danni allo stomaco, in: Panerai, 2000; McPartland, 2001). Il

THC stimola il rilascio di oppioidi endogeni (Mason, 1999) e ini- bisce gli enzimi che li degradano (Neeleman, 2000). È stato segna- lato un effetto sinergico fra cannabinoidi e oppioidi, e il THC riduce la dose di oppioidi necessaria (Cichewitz, 1999).

Le patologie dolorose in cui la canapa sembra avere un ruolo degno di essere indagato in maniera approfondita sono varie.

Nel cancro, oltre all’effetto antalgico, eventualmente in sinergia con gli oppioidi, vi può essere un effetto positivo sull’appetito e la riduzione della nausea da chemioterapia. Benefica potrebbe esse- re anche l’azione sull’umore. La canapa potrebbe inoltre avere un ruolo nelle forme di grave artrite, nel dolore che accompagna l’AIDS, in alcuni casi di dolore viscerale (Holdcroft, 1997), nella sclerosi multipla e nell’emicrania. Sono in corso in Gran Bretagna diversi studi clinici controllati di fase III, che stanno verificando l’efficacia analgesica dei cannabinoidi in differenti contesti clini- ci: nel dolore neoplastico, in diverse forme di dolore neuropatico, nel dolore da spasticità muscolare, nel dolore post-chirurgico (Royal Pharmaceutical Society’s Relief of Pain Trial; GW Phar- maceuticals Relief of Pain Trials).

Come scrive un maestro della Terapia Antalgica, Patrick Wall: «Can- nabis. Si tratta di un altro rimedio vegetale con una pessima reputa- zione. Ma oggi sta subendo un’incredibile rivalutazione come anal- gesico terapeutico che ripete a distanza di venti anni la storia del pas- saggio degli oppiacei da droghe considerate un pericolo sociale a stru- menti terapeutici con un fondamento scientifico» (Wall, 1999).

La cannabis nel dolore neuropatico

Particolarmente importante potrebbe essere il potenziale ruolo dei cannabinoidi per il trattamento del dolore neuropatico, area in cui gli attuali farmaci, compresa la morfina, sono spesso poco effica- ci. I cannabinoidi si sono dimostrati attivi in vari modelli speri-

mentali di dolore neuropatico (Herzberg, 1997; Fox, 2001; Brid- ges, 2001). Tali studi dimostrano anche l’efficacia di questi composti nei riguardi dell’iperalgesia e dell’allodinia. Alcuni piccoli studi su serie di pazienti confermano l’attività dei can- nabinoidi in queste forme di dolore (Frank, 2001; Notcutt, 2002). Impressionante è il caso riportato recentemente da un gruppo di medici dell’Università McGill di Montreal, uno dei più importanti centri di studio del dolore (Chatterjee, 2002). Una donna con una rara malattia neurologica da quindici anni soffriva di dolore alla parte destra del corpo. Era un dolore seve- ro, con parestesie e sensazioni di scosse elettriche che la costrin- gevano alla sedia a rotelle. Aveva subito interventi neurochirur- gici, le erano stati prescritti oppioidi, anticonvulsivanti, anti- depressivi, miorilassanti, tossina botulinica, fisioterapia ed ago- puntura, tutti con scarso effetto analgesico e con effetti collate- rali intollerabili. Un elettrostimolatore inserito nel cervello le aveva dato qualche sollievo, ma poi si era infettato e aveva dovu- to essere rimosso. La paziente così tirava avanti con forti dosi di antidepressivi e di morfina, finché un giorno provò a fumare cannabis. Dopo aver dormito un paio d’ore si svegliò senza dolore, riuscì a scrivere e a fare qualche passo. Erano scompar- se anche le parestesie e le scosse. Riprovò la marijuana, e da allo- ra non ebbe più bisogno di morfina (nonostante l’interruzione brusca non ebbe nessuna crisi d’astinenza). Se il dolore prima era di nove in una scala da zero a dieci, e al massimo poteva scendere a quattro, con la cannabis era pari a zero. Attualmen- te, la paziente fuma uno spinello al giorno da tre mesi, e il bene- ficio è continuo senza fenomeni di tolleranza.

Su queste basi, il dolore neuropatico viene considerato uno dei cam- pi più promettenti per ulteriori studi sugli effetti terapeutici dei can- nabinoidi (Joy, 1999; Campbell, 2001; House of Lords, 1998).

La cannabis nel dolore muscolo-scheletrico

Il dolore muscolo-osteo-articolare è uno dei disturbi più frequentemente citati da chi usa la cannabis terapeutica.

Su 10.000 consumatori californiani, circa il 14% ammise di usar- la per artrite o altre malattie reumatiche. Mal di schiena ed ernia del disco sono tra le indicazioni citate in una ricerca svolta nei pae- si di lingua tedesca. Lester Grinspoon, una delle massime autorità in materia di cannabis medica, in una intervista ad Arthritis Today ha affermato: «Una quantità di anziani dice che non si ha idea di quanto [la cannabis] sia stata utile per la loro osteoartrite». Alla stessa rivista Robert W. Ike, reumatologo dell’Università del Michigan, ha detto: «Se avessi l’artrite la prenderei in un minuto; ho visto quanto devastante è questa malattia, e mi rivolgerei a qual- siasi cosa potesse dare un aiuto».

A parte l’artrite reumatoide (v. paragrafo B6), anche gli altri distur- bi del sistema muscolo-scheletrico potrebbero trarre beneficio dal- l’attività analgesica e antinfiammatoria di cannabis e cannabinoidi (Curatolo, 2001). L’effetto antispastico, cioè quello di ridurre ano- male contratture muscolari, ben studiato nel caso della sclerosi mul- tipla (v. paragrafo B1) e delle lesioni spinali (v. paragrafo C2), potrebbe anche contribuire alla risoluzione di dolori miofasciali che sono presenti fino al 70-80% dei pazienti afferenti ai servizi di tera- pia antalgica. Anche la fibromialgia, una frequente ma sottostima- ta sindrome dolorosa di difficile cura, secondo alcuni rapporti aned- dotici potrebbe trarre beneficio dai cannabinoidi. Tale disturbo si presenta con dolore cronico diffuso («ho male dappertutto») accom- pagnato da disturbi dell’umore e del sonno. Anche la capacità del- la cannabis di indurre il sonno potrebbe avere un ruolo terapeutico in questa malattia di assai difficile gestione.

Nel documento Cannabis (pagine 77-82)