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Dolores Claiborne St.George e Jessie Mahout Burlingame 6 Conclusione

1. Dolores

Fin dalla dedica del romanzo, «A mia madre, Ruth Pillsbury King», possiamo intuire che, a sedici anni da Shining, King torna a scrivere di una madre speciale, del suo amore per i figli e del suo coraggio.

Ma ascoltatemi, tutti e tre, e sentite bene quello che ho da dirvi ora se non vi interessa nient'altro: tutto quello che ho fatto, l'ho fatto per amore... l'amore che una madre prova per i propri figli. È l'amore più forte che c'è al mondo ed è il più mortale. Non c'è carogna più carogna di una mamma che teme per i propri figli.283

Dolores si ritrova sotto interrogatorio per scagionarsi dall’accusa dell’omicidio di Vera Donovan, la ricca donna per cui lavorava da molto tempo. Per far capire il rapporto fra lei e Vera, la protagonista è costretta ad un viaggio nel tempo; ripercorre la sua storia, racconta le angherie subite dal marito violento, fino al giorno in cui scopre che molesta sessualmente la figlia e, con l’aiuto di Vera, organizza l’omicidio dell’uomo, nel giorno dell’eclisse solare del 1963.

Dal nome di questo personaggio si può capire ciò che l’autore aveva in mente ancor prima di incominciare a leggere: Dolores, infatti, significa portatrice di dolore. Il romanzo, oltre a narrare la difficile vita di una donna maltrattata che impara a reagire, tratta temi quali l’abuso su minori e la grande amicizia e complicità che, nel tempo, si è creata fra Dolores e Vera.

Dolores nasce nel 1927 e passa tutta la sua vita a Little Tall Island, è una donna forte, tenace e coraggiosa. Fa le pulizie nelle case dei ricchi “vacanzieri” ma, anche se si definisce “un’isolana ignorante”284

, e si potrebbe pensare che sia così dal lessico sgrammaticato che utilizza, ha un modo di dire pronto per ogni frangente che la aiuta a destreggiarsi nelle situazioni più disparate, la sua è una saggezza ormai difficile da trovare. Dolores non ha potuto valorizzare in modo adeguato la sua intelligenza, ha frequentato le scuole superiori ma, essendo incinta, si sposa con Joe St. George subito dopo il diploma. A Selena, la prima figlia, seguono rispettivamente, a due e cinque anni di distanza, Joe Jr. e Peter. La precarietà dei lavori del marito la costringe ad un pressante impegno lavorativo e, di conseguenza, a non avere mai tempo per se stessa. Dolores è, prima di tutto una buona madre che arriva ad andare a servizio da cinque famiglie contemporaneamente per non far mancare nulla ai suoi bambini; inoltre riesce a risparmiare ogni mese del denaro che versa in tre libretti al portatore, aperti poco dopo la nascita di ogni figlio per affrontare le future spese universitarie: vuole che abbiano l’istruzione che lei non ha potuto avere.

A differenza degli altri romanzi, in cui per la maggior parte il narratore è onnisciente, questo è raccontato in prima persona. Dolores, mediante la tecnica del flashback, ripercorre gli eventi che l’hanno condotta al distretto di polizia per scagionarsi dall’accusa dell’omicidio di Vera e confessare quello del marito avvenuto circa trent’anni addietro. Prima di essere assunta in modo stabile e definitivo da Vera Donovan, Dolores presta servizio anche in quattro famiglie diverse proprio perché vuole fortemente costruire ai figli un futuro migliore del suo e di quello del marito.

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Stephen King, Dolores Claiborne, New York, Viking Press, 1993, traduzione di Tullio Dobner, Milano, Sperling & Kupfer, 1998, p. 261.

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Il ritratto di Dolores nel momento della confessione è quello di una donna di sessantacinque anni, trasandata, le mani fortemente segnate dal duro lavoro e obbligata a prendere antidolorifici per il mal di schiena, ma è una donna forte e fiera, che ha fortemente voluto e saputo combattere per il bene dei suoi figli e per mantenere il suo orgoglio.

(Selena) Era come ero io alla sua età, in altre parole, e guardate come mi sono ridotta, una qualunque megera che va a servizio, tutta storta e ingobbita e con un flacone di antidolorifici che vive eternamente nel mobiletto dei medicinali in bagno.285

Alla fine non ho resistito più, mi sono tolta il vestito, ho messo un paio di jeans e un pullover (chiudendo la stalla dopo che i buoi erano scappati, possiamo dire) e ho raccolto la torcia dal pavimento del bagno vicino al water, dove l'avevo lasciata cadere quando mi ero inginocchiata per vomitare. Poi sono uscita di nuovo286.

E quando finalmente mi sono decisa a muovermi, mi ero completamente scordata della mia intenzione di venirti a trovare, Andy. A essere sincera, quasi mi dimenticavo di vestirmi. Poi mi sono messa un paio di jeans e un pullover, anche se il vestito che avevo in mente di indossare era bello pronto sul letto (e c'è ancora, se non è entrato qualcuno a farci la festa per non aver potuto farla alla persona che ci sta normalmente dentro). Ho infilato i miei vecchi stivali e via andare.287

Dolores è spinta dall’impellente bisogno di dimostrare la sua innocenza per la morte di Vera, ma, verosimilmente, il suo inconscio vuole anche liberarsi della verità sulla morte del marito; è agitata a causa dell’evolversi della situazione e, per andare al colloquio con il capo della polizia, Andy Bissette, indossa istintivamente gli stessi abiti della notte in cui uccise il marito. Parlando con lo sceriffo, Dolores chiarisce il punto su ciò che pensa degli uomini.

Tu sei sempre stato abbastanza un bravo ragazzo, nei limiti di uno nato maschio, dico che sei sempre stato abbastanza oggettivo nelle tue opinioni, e crescendo sei diventato un brav'uomo. Senza montarti la testa, però. Sei diventato uomo come qualsiasi altro uomo, con dietro una donna a lavarti i panni e ad asciugarti il naso e a darti una spallata dalla parte buona quando ti giri nella direzione sbagliata.288

2. Vera

Elemento basilare del romanzo è l’amicizia instauratasi nel tempo tra Dolores e Vera. Vera Donovan una donna molto ricca, sembra non aver bisogno di nulla, è capricciosa e crede di poter fare tutto ciò che vuole grazie al suo denaro. Il marito è un uomo d’affari poco presente, mentre i due figli sono la sua ragione di vita. Inizialmente risiede a Little Tall Island con la famiglia solo nel periodo estivo, poi vi si trasferisce in modo definitivo, non si capirà il perché fino al colpo di scena finale in cui Dolores stessa verrà a sapere dal curatore d’affari di Vera che i figli sono morti nel 1961 in un incidente d’auto.

Vera ha delle regole molto rigide che vanno rispettate, non è facile lavorare per lei ma il carattere forte di Dolores, la sua precisione, e la sua dignità la aiutano ad entrare nelle simpatie della datrice di lavoro.

Tre mancanze ed eri fuori, così diceva la legge, non esisteva eccezione di nessun genere e se io ho lavorato in quella casa con tante persone diverse è proprio per questo.289

285 Ivi, p. 132. 286 Ivi, p. 183. 287 Ivi, p. 258. 288 Ivi, p. 2. 289 Ivi, p. 11.

Le voci che circolano sull’isola nei riguardi di Vera sono tutt’altro che buone ma Dolores ha bisogno di denaro «per recuperare parte dei soldi che Joe si beveva per tutta la

settimana e perdeva giocando a poker il venerdì sera alla taverna di Fudgy, in terraferma»290, così si presenta da lei per un colloquio nel 1949. Le due donne si studiano vicendevolmente, Dolores non si fa intimidire e risponde alle domande tendenziose della ricca donna con grinta e decisione, se pur mantenendo un tono rispettoso.

«Che ci fai tu qui?» mi dice quel primo giorno. «Non dovresti essere a casa a badare a quella tua marmocchia appena nata e a preparare dei bei pranzi sostanziosi per la luce dei tuoi occhi?»

«La signora Cullum è più che contenta di tenermi Selena per quattro ore al giorno», le rispondo io. «Posso solo offrirle mezza giornata, signora.»

«Mezza giornata è quanto mi serve, come mi sembra che ci sia scritto nella mia inserzione su quel miserabile foglio che qui chiamano giornale locale», ribatte subito lei e mi dà un assaggio del taglio di quella lingua come un rasoio, senza però affettarmi come è successo poi tante altre volte. Quel giorno ricordo che lavorava a maglia. Lavorava come un treno. Fare un paio di calze in un giorno solo era un giochetto per lei, anche se cominciava alle dieci del mattino. Ma diceva che doveva sentirsi in vena.

«Sissignora», le faccio io. «C'era scritto così.»

«Io non mi chiamo Sissignora», risponde lei mettendo giù il cucito. «Mi chiamo Vera Donovan. Se ti assumo, mi chiamerai Missus Donovan, almeno finché non ci conosceremo abbastanza, e io chiamerò te Dolores. È chiaro?»

«Sì, Missus Donovan», le dico.

«Bene, vedo che cominciamo con il piede giusto. Ora rispondi alla mia domanda. Che cosa ci fai qui, quando hai una casa tua a cui star dietro, Dolores?»

«Voglio guadagnare qualche soldo in più per Natale», le spiego. Mentre ci andavo, avevo già deciso che se me lo avesse chiesto avrei risposto così. «E se sarò di sua soddisfazione fino ad allora, magari resto ancora per un po'. Se mi piace lavorare per lei, naturalmente.»

«Se a te piace lavorare per me», ripete lei e poi fa girare gli occhi come se non avesse mai sentito niente di più stupido. Come poteva non piacere a qualcuno lavorare per la grande Vera Donovan? Poi mi fa il verso. «Soldi per Natale», dice. Fa una pausa e intanto mi continua a guardare. Poi lo dice di nuovo, in tono ancora più sarcastico. «Soldi per Nataaale!»

Come se sospettava che ero lì perché ancora non mi ero scrollata il riso dai capelli e già avevo problemi coniugali e allora faceva di tutto per vedermi arrossire e abbassare gli occhi, giusto per essere sicura.291

Inizia così il lungo rapporto professionale e personale che ben presto diventerà la profonda e tenera amicizia che unirà queste donne per il resto della loro vita.

Vera, a causa di una serie di colpi apoplettici più o meno gravi, si inferma ed è totalmente dipendente da Dolores, con il passare del tempo i momenti di lucidità sono sempre più rari.

Aveva i suoi giorni confusi, sì, giorni che non sapeva chi ero e non so nemmeno fino a che punto sapeva chi era lei. Quei giorni era come una barca che si scioglie dall'ormeggio, con l'unica differenza che l'oceano dove andava alla deriva lei era il tempo, nel senso che era capace di credere di essere nel 1947 di mattina e nel 1974 di pomeriggio. Ma aveva anche le giornate giuste. Ne aveva sempre meno e continuava quella serie di piccoli colpi, quelli che i vecchi chiamano choc, però ce le aveva. Le sue giornate buone erano però spesso le mie

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Ivi, p. 13.

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giornate brutte, perché se appena appena glielo concedevo, ripartiva con tutte le sue carognate.292

Vera faceva spesso degli incubi, in apparenza senza senso, era terrorizzata dai fili che uscivano dai muri e dai riccioli di polvere; con il progredire della malattia li vedeva anche quand’era sveglia e le sue grida erano strazianti per Dolores.

«I fili!» stava gridando certe volte, quando entravo nella sua stanza. La trovavo tutta una pallottola nel letto, le mani strette insieme tra le tette, la bocca tutta raggrinzita e tremante. Era bianca come un fantasma, con le lacrime che le colavano per le rughe sotto gli occhi, «I fili, Dolores, ferma i fili!» E indicava sempre lo stesso punto, cioè lo zoccoletto in fondo alla stanza, nell'angolo.

Non c'era niente, si capisce, salvo quello che vedeva lei. Aveva visto tutti i fili che uscivano dal muro e strisciavano sul pavimento verso il suo letto. Questo almeno è quello che credo io. Di regola correvo da basso a prendere un coltello in cucina e tornavo su, mi inginocchiavo nell'angolo, o più vicino al letto se capivo da come si comportava che secondo lei erano già avanzati abbastanza, e fingevo di farli a pezzetti. Stavo lì a smanettare, attenta a non arrivare mai fino al pavimento con la lama per non graffiare l'ottimo acero del parquet e aspettavo che smetteva di piangere.

Poi andavo da lei e le asciugavo le lacrime dalla faccia con il grembiule o uno dei fazzoletti di carta che si metteva sempre sotto il cuscino e mentre l'asciugavo la baciavo una volta o due e le dicevo: «Su, cara, non c'è più niente, li ho tagliati tutti, quegli scocciatori di fili. Guarda anche tu».

Lei guardava, anche se vi giuro che in quei momenti non riusciva a vedere proprio niente, e piangeva ancora un po' e poi mi abbracciava e diceva: «Grazie, Dolores. Credevo che questa volta mi prendevano di sicuro».293

Quello che avevo cominciato a dire prima è che quando le si ingrippava il cervello per le altre cose - il serpente nella federa del cuscino, il sole, i fili elettrici - allora si metteva a gridare. Quando erano i riccioli di polvere, le sue urla erano straziate. Il più delle volte non erano nemmeno parole. Strillava come impazzita, così a lungo e così forte da riempirti il cuore di ghiaccio.

Arrivavo di corsa e la trovavo che si strappava i capelli o si scavava la faccia con le unghie e sembrava una strega impazzita. Gli occhi erano così grandi che sembravano uova bollite ed erano sempre fissi in un angolo o un altro.294

Dalle parole affettuose e da come si comporta con lei, si capisce chiaramente che Dolores non rimane con Vera per denaro, ma per il sodalizio affettuoso che lega queste due donne sole. Le crisi per i riccioli di polvere vengono risolte raccogliendoli con scopa e paletta, calmando poi Vera con una tenera spazzolata di capelli. Nel tempo, le crisi peggiorano, così Dolores per calmare l’amica, si mette accanto a lei nel letto.

E quelle volte che le avevo provate tutte e non ne venivo a capo lo stesso, mi infilavo nel letto con lei. Allora allungava le braccia piano, fino a mettermele intorno al corpo, e posava la guancia su quello che resta del mio seno e io allora abbracciavo lei e me la tenevo stretta finché si addormentava.

[…] Ed è stata una di quelle notti che ho sognato dei riccioli di polvere. Solo che nel sogno non ero io. Era lei, in quel letto d'ospedale, così grassa che non riuscivo a girarmi senza aiuto e la passera che mi bruciava fin dentro la pancia per l'infezione alle vie urinarie che non mi passava per via che sotto ero sempre umida per l'incontinenza. Si potrebbe dire 292 Ivi, p. 21. 293 Ivi, p. 39. 294 Ivi, p. 41.

che lo zerbino di benvenuto era sempre girato dalla parte giusta a richiamare qualunque germe o microbo di passaggio.

Guardo nell'angolo e ci vedo questa cosa che sembra una testa fatta di polvere. Ha gli occhi rovesciati all'insù e la bocca aperta e piena di lunghi denti di polvere tutti pigiati insie- me. Comincia a venire verso il letto, ma adagio, e quando rotolando la faccia si gira di nuovo dalla mia parte gli occhi sono fissi su di me e vedo che è Michael Donovan, il marito di Vera. La seconda volta che la faccia gira dalla mia parte è quella di mio marito. È Joe St. George con un ghigno cattivo, che sbatte tutti quei lunghi denti fatti di polvere. La terza vol- ta che rotola vedo una faccia che non conosco, ma viva, e affamata, e si capisce che ha intenzione di rotolare fino al letto per mangiare me.295

Il legame tra le due donne è talmente forte, direi quasi simbiotico, che più volte nel corso della loro amicizia, quando Dolores è in difficoltà, sente la voce di Vera che la guida. In questo caso Vera fa capire all’amica cosa vede per mezzo di un sogno. È il passato che torna per Vera come per Dolores, infatti, anche se per motivi diversi, entrambe le donne hanno assassinato il marito, ed è questo che vedono: i volti dei mariti tornano a tormentarle, ma l’ultimo volto, quello dello sconosciuto, è il rimorso che le divora da dentro. La loro amicizia è cementata anche da questo segreto.

3. Joe

Utilizzando le parole di Dolores, Joe è «il campione dei buoni un po' a tutto e abili in

niente di Little Tall Island»296, ed è chiaro che lei sente di dover supplire alle sue mancanze per amore dei figli.

Avevo sei settimane di bimba nella pancia quando gli ho detto sì, finché morte non ci separi, e questa è stata la parte più intelligente... triste ma vero. Tutto il resto sono le solite stupide ragioni e se c'è una cosa che ho imparato in vita mia è che le ragioni stupide fanno matrimoni stupidi.

Ero stufa di litigare con mia madre.

Ero stufa di essere rimproverata da mio padre.

Tutte le mie amiche lo stavano facendo, mettevano su casa per conto proprio, e io volevo essere una ragazza grande come loro, ero stufa di essere una stupida ragazzina.

Lui diceva che mi voleva e io gli credevo.

Lui diceva che mi amava e io credevo anche a quello... e quando me l'ha detto e mi ha chiesto se provavo anch'io lo stesso per lui, mi è sembrato solo educato rispondere di sì.

Avevo paura che a dire di no facevo una brutta fine, non sapevo dove andare, che cosa fare, e chi guardava il mio bambino mentre io andavo a lavorare?297

Dolores nasce nel 1927, si sposa perché è nell’ordine delle cose, perché in quel periodo la parola matrimonio era scritta nel destino di tutte le donne. La sua gravidanza non influisce molto sulla sua decisione, la questione è che, la parola “zitella”, ormai ritenuta un arcaismo, indicava a quei tempi uno status gravoso, totalmente all’opposto a ciò che oggi denominiamo single con un prestito linguistico entrato ormai nel vocabolario corrente. Il termine zitella indica la solitudine, single è una persona libera per sua scelta.

Questo intendo quando dico che in un matrimonio ci sono due lati, quello dentro e quello fuori, la gente dell'isola vedeva me e Joe come vedevano quasi tutte le altre coppie della 295 Ivi, pp. 44-45. 296 Ivi, p. 74. 297 Ivi, p. 48.

nostra età, né troppo felici né troppo tristi, soprattutto a tirare a campare come due cavalli che tirano la carretta... non si guardano più l'uno con l'altro come una volta e forse non vanno più d'accordo come un tempo quando si accorgono l'uno dell'altro, ma sono attaccati al carro fianco a fianco e vanno avanti per la loro strada come meglio possono, senza morsicarsi, senza ciondolarsi, senza fare nessuna di quelle cose che ti tirano addosso la frusta.

Ma gli uomini non sono cavalli e un matrimonio non è la stessa cosa che tirare la carretta, anche se spesso è così che sembra da fuori.298

Dolores si è sposata nel 1947, a quei tempi il matrimonio aveva un valore diverso, era un legame indissolubile da condurre e mantenere nel migliore dei modi comunque andassero le cose; la formula “finché morte non vi separi” era una verità tangibile, nel suo caso una vera e propria gabbia. Questa donna appartiene ad una generazione che va analizzata e capita: tutto allora aveva significati più veri e sentiti: i legami come matrimonio e amicizia, il senso del dovere, l’educazione. Oggi, nell’era digitale, stringiamo amicizie virtuali in internet con persone mai viste, creando legami spesso fittizi, a volte pericolosi. In altre cose siamo migliorati: i maltrattamenti in famiglia sono una cosa inaccettabile. Fino alla nascita del femminismo negli anni Settanta e le relative battaglie per i diritti alle donne, la famiglia di tipo patriarcale dava al così detto “padre padrone”, la possibilità di gestire la famiglia secondo il suo volere, anche con la violenza se lo riteneva opportuno.

Per Dolores la magia del matrimonio è durata molto poco, Joe l’ha picchiata per la prima