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Entusiasta del quadro e della «potenza»431 che le comunica, Rose fa una cosa incredibile: va da un parrucchiere, si fa tingere i capelli dello stesso colore di Rose Madder e si fa insegnare a fare la treccia, ora le due donne sono uguali. Una volta a casa, sente di nuovo dei grilli frinire: la finestra è chiusa, quindi facendo più attenzione possibile cerca di scoprirne la provenienza. Sul pavimento sotto al quadro trova tre grilli e dei fiori di trifoglio; guardando attentamente l’immagine si rende conto che, in mezzo all’erba, vi sono piccoli punti della stessa tonalità rosa dei fiori che ha trovato, così decide di liberare la tela dalla cornice, dal vetro e dalla carta di protezione incollata sul retro. Trova una dozzina di grilli, alcuni vivi altri no, altri fiori di trifoglio, erba, formiche, un’ape morta: la sensazione di Rose che il quadro avesse vita propria, infine, era giusta. La sua curiosità non può andare oltre, Anna le telefona per annunciarle il ritrovamento del corpo martoriato di Peter Slowik: ora Rose sa che Norman è in città. Anche se spera che non sia così, Anna si dà molto da fare per avere informazioni su di lui e una fotografia per riconoscerlo.

Il giorno successivo si svolge per Rose nella consuetudine giornaliera. Per una donna maltrattata trascorrere delle giornate tutte uguali, deve infondere sollievo e sicurezza: giornate tranquille e faticose, che si svolgono nella concreta sicurezza di tornare a casa e

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Stephen King, Rose Madder, cit. pp. 182-183. 430

Ivi, p. 184. 431

non dover far fronte a obblighi o richieste di qualsiasi genere essendosi guadagnate da vivere in modo indipendente.

La sera successiva Rose chiama Anna Stevenson perché sui giornali ha letto che il defunto Peter Slowik era il suo ex marito e vuole esprimere le più sentite condoglianze, inoltre, desidera sapere se ha qualche novità sulla presenza di Norman in città. La donna la rassicura rispondendo che non c’è nulla di cui preoccuparsi. Molto poco rinfrancata, Rose va a letto pensando al marito.

Sto pescando a traina per te, tesoro, disse Norman. Me ne sto sdraiato a letto, neanche tanto lontano, e vado a traina. Presto parlerò con te. Da vicino, parlerò con te. Dovrebbe essere una conversazione abbastanza breve. E quando sarà finita...432

Il legame fra Rose e Norman sembra, a prima vista, un’esasperazione della relazione che si viene a creare tra il molestatore e il molestato, purtroppo non è così. Il legame di dipendenza che lega i due soggetti è, in apparenza, indissolubile. Per uscire dal tunnel della violenza è necessario, indubbiamente, un aiuto esterno ma, come dimostra l’autore nell’evolversi del racconto, serve anche il coraggio di esternare qualsiasi sentimento si provi, che esso sia tristezza, rabbia, rancore, odio o amore.

Rose è in dormiveglia, ha la netta sensazione del peso del cuscino sulle braccia e del tepore della coperta, sente un neonato che piange, il rombo di un tuono, preludio di un temporale, il frinire dei grilli e il rumore del traffico esterno, ma quando Rose si è coricata, prima di chiudere la finestra, ha guardato fuori e il cielo era limpido. Il primo approccio di Rose al quadro avviene mediante un sogno, la mescolanza delle due diverse realtà, inizialmente, è evidenziata tramite il senso dell’udito. Allontanandosi dal momento di veglia, Rose capta, all’interno delle palpebre, anche il bagliore di un lampo; si mette a sedere, non c’è traccia di temporale, i grilli cantano in lontananza, Rose osserva il quadro e pensa che sia il caso di farlo rimettere sotto vetro. Cerca una spiegazione per ciò che sta accadendo, in suo ausilio, si presenta la voce del Super-Ego, che riesce però soltanto a instillarle il dubbio di pericolo imminente.

Come accade a Jessie e Dolores, nel momento in cui il pericolo e le difficoltà si avvicinano, i sensi di Rose sono più ricettivi.

Anche con la finestra chiusa? la sfidò Pratica-Razionale. Sembrava dubbiosa, ma non proprio in ansia. Sei sicura, Rosie?

Certo. Era quasi estate, del resto, i grilli si sprecavano un tanto al chilo, cari miei, e poi che importanza aveva? D'accordo, ci sarà stato anche qualcosa di inusuale in quel quadro, più facile che le stranezze fossero nella sua mente, dov'erano ancora in corso le ricuciture degli ultimi strappi, ma ammettiamo pure che fosse veramente il quadro. E allora? Non vedeva dove fosse l'aspetto negativo.

Ma sei in grado di affermare con una mano sul cuore che non sia pericoloso, Rosie? Adesso sì, che c'era una vena di ansia nella voce di Pratica-Razionale. Scartiamo pure in- fluenze diaboliche o influssi negativi o come vogliamo chiamarli, ma puoi onestamente affermare che non trasmetta un senso di pericolo?433

Il neonato continua a piangere, ma i grilli tacciono, nonostante le finestre chiuse, il vento le spettina i capelli. Rose si gira per sdraiarsi e si accorge che la parete è stata sostituita dal quadro. Il paesaggio non è più immobile, per questa donna si è aperta una finestra che porta in un’altra dimensione. Rose si avvicina alla parete, sente odore di pioggia, il suo

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Ivi, p. 237. 433

Super-Ego ora veramente impaurito, la mette in guardia, la paura, dovuta indubbiamente alla sua razionalità, è talmente grande da farlo gridare.

ROSE? CHE COSA STAI PENSANDO? strillò Pratica-Razionale. DIO DEL CIELO, CHE COSA...

Rosie soffocò la sua voce (in quel momento le sembrò dì averne fatto il pieno da lì all'eternità) e si fermò davanti al muro che non era più un muro. A meno di due metri da lei c'era la donna bionda in chitone. Non si era girata, ma ora Rosie vedeva i piccoli movimenti di modifica dell'inclinazione alla mano alzata a proteggere lo sguardo rivolto verso i piedi della collina e l'alzarsi e ricadere del circoscritto scorcio di seno sinistro a tempo con la respirazione.

Si fece coraggio ed entrò nel quadro.434

Eccitata ma anche un po’ impaurita, Rose si guarda alle spalle, la sua stanza è scomparsa, sostituita da un ulivo secolare sulle cui radici è posato «un cavalletto da pittore e uno sgabello435». La tela, delle stesse dimensioni del quadro di Rose Madder, raffigura il monolocale, Rose, con indosso gli abiti che ha deciso di utilizzare per uscire con Bill quel sabato, è sull’uscio, incredibilmente somigliante all’altra donna.

All’improvviso qualcosa la sfiora, Rose trasale, è il pony; vicino al carro c’è una donna che somiglia alla prostituta che Norman ha assassinato, il suo nome è Dorcas. Questo termine deriva dal greco “dorkas”, che significa gazzella ed è la traduzione del nome biblico Tabitha, il nome della moglie di King, probabilmente un omaggio.

In lontananza, Rose continua a sentire il pianto di un neonato ma qualcosa la distrae, Rose Madder la chiama.

«Rosie.»

La voce era bassa e dolcemente afona. Ciononostante spedì un serpente di formicolio lungo la schiena di Rosie. C'era qualcosa di strano in quella voce e aveva il sospetto che la stranezza potesse essere colta solo da un'altra donna: quando un uomo sentiva una voce come quella, pensava immediatamente al sesso e dimenticava tutto il resto. Invece c'era qualcosa di sbagliato in essa. Di molto sbagliato.

«Rosie», ripeté, e a un tratto capì: era come se la voce si sforzasse di essere umana. Si sforzasse di ricordare come essere umana.

«Non guardarla», l'ammonì la donna in tunica rossa. L'inflessione era apprensiva. «Non è per quelli come te.»

«No, non voglio guardarla», le assicurò Rosie. «Io voglio tornare a casa.»

«Non posso darti torto, ma è troppo tardi», ribatté l'altra accarezzando il collo del pony. I suoi occhi scuri erano seri e parlava con una certa tensione nelle labbra. «Non devi nemmeno toccarla. Non vuole farti del male, ma non è più molto brava a controllarsi.» Si batté un dito sulla tempia.

Rosie si girò controvoglia dalla parte della donna in chitone e avanzò di un solo passo. Era affascinata dalla pelle della sua schiena, della sua spalla scoperta e della parte inferiore del collo. Era pelle delicata più della seta bagnata. Ma più su, sul collo...

Rosie non sapeva che cosa potessero essere quelle ombre grigie appena sotto l'attaccatura laterale dei capelli e non era per niente sicura di volerlo sapere.436

Questa donna a lei così simile è segnata da una malattia che segna sia il fisico sia la mente. «Chi sei?» chiese. «Chi sei e perché io sono qui?»

434 Ivi, p. 240. 435 Ivi, p. 241. 436 Ivi, pp. 242-243.

In risposta, la donna allungò il braccio destro e lo ruotò mostrando sul lato inferiore una vecchia cicatrice bianca di forma circolare. «Questa sanguinò parecchio, quando s'infettò», disse con quella sua voce dolcemente rotta.

Rosie alzò il proprio braccio. Era il sinistro invece del destro, ma il segno era identico. Prese forma in quel momento dentro di lei una piccola e inquietante certezza: se avesse in- dossato quella tunichetta, l'avrebbe fatto in modo da tenere scoperta la spalla destra invece della sinistra, e se avesse posseduto lei il bracciale d'oro, se lo sarebbe infilato oltre il gomito sinistro invece di quello destro,

La donna sulla collina era la sua immagine speculare. La donna sulla collina era...

«Tu sei me, vero?» domandò. Poi, quando la donna con la treccia si mosse, si precipitò ad aggiungere con uno strillo accorato: «Non ti girare, non voglio vedere!»

«Non saltare alle conclusioni», la rimbrottò Rose Madder in uno strano tono paziente. «Tu sei veramente Rosie, tu sei Rosie Vera. Non ti scordare di questo quando ti dimentiche- rai tutto il resto. E non ti scordare di un'altra cosa: Io ricambio. Quello che fai tu per me io farò per te. È per questo che siamo state riunite. Questo è il nostro equilibrio, è il nostro ka.»437

Le due donne sono una la copia dell’altra in modo speculare, Rose Madder ha sul braccio opposto a quello di Rose la cicatrice di un morso di Norman, ma specifica, ed ecco la ragione per cui Rose ha sempre in mente la canzone di Maurice Sendak, che è lei la vera Rosie.

Il doppio

A questo punto è ovvio che Rose Madder è il doppio di Rose. A differenza del “Ritratto di Dorian Gray” - in cui il tema del doppio tratta l’argomento in chiave estetica, come ampiamente spiega Freud nel saggio “Il perturbante” associando il turbamento creato dal doppio al «narcisismo primario che domina la mente del fanciullo e del primitivo438» -, il ritratto in questione, assorbe l’invecchiamento del protagonista, mentre Rose Madder rappresenta la rabbia e l’odio che Rose ha accumulato nel corso del suo matrimonio. Questa figura potrebbe essere più che altro equiparata a Mr. Hide, l’alter ego del Dottor Jekyll nel celebre romanzo “Strange case of Dr Jekyll and Mr Hyde”, entrambi sono, infatti, il male insito nei protagonisti.

Rose è una donna che ha subito la violenza del marito per anni, rimanendo sempre in silenzio e accumulando la rabbia e il rancore che, infine, si materializzano in Rose Madder. L’alter ego indossa un abito di foggia greca, chiamato chitone; il suo colore è il rosso di robbia e lascia una spalla scoperta, nello stile degli schiavi, probabilmente in segno della schiavitù impostale da Norman e da tutta la rabbia repressa nel tempo.

Rose Madder chiede a Rose di andare a prendere la neonata che sente piangere, né lei né Dorcas possono andare oltre: il Toro che tiene prigioniera la bambina in un labirinto ha un solo occhio che, oltretutto, è cieco, ma il suo odorato è molto acuito e sentirebbe subito l’odore della malattia che hanno entrambe. Il sangue di queste due donne è contaminato, probabilmente a causa della rabbia. Dorcas chiede a Rose se è il suo «periodo del mese439», come in Carrie e ne Il gioco di Gerald, il sangue mestruale viene visto come un fluido impuro che potrebbe essere odorato dall’animale.

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Ivi, pp. 243-244. 438

Sigmund Freud, Il perturbante, cit., pp. 1049-1050. 439

[…] «Strappati due pezzi dalla camicia da notte, una striscia per farne una benda e un lembo abbastanza grande da avvolgerci un sasso e potercelo annodare intorno. Non discutere e non fare più domande. Ubbidisci.»440

Dorcas imbeve con il suo sangue un pezzo di stoffa, poi fa togliere la camicia da notte a Rose per avvolgere il sasso e la pezza intrisa di sangue, poi le dà precise istruzioni sul percorso da seguire, nel frattempo comincia a diluviare.

«Avanti!» la incitò la donna dalla pelle scura. «Vai al tempio! Passaci attraverso e non fermarti per nessuna ragione! Non raccogliere niente e non credere a niente di quello che vedi o senti. È un posto di fantasmi, si sa, ma nemmeno nel Tempio del Toro ci sono fantasmi che possono fare male a una donna vivente.» […]

«Passa attraverso la porta che c'è dall'altra parte dell'altare e ti troverai in un giardino dove tutte le piante e i fiori sono morti! Oltre il giardino vedrai un boschetto e anche lì tutti gli alberi sono morti salvo uno! Fra il giardino e il boschetto corre un ruscello! Non devi bere di quell'acqua, anche se ti venisse una voglia irresistibile di farlo, guai a te! Non devi nemmeno toccarla! Usa le pietre per guadarlo! Bagnati anche solo un dito con quell'acqua e dimenticherai tutto quello che hai mai saputo, persino il tuo nome!» […]

«Vai al boschetto! Agli alberi morti! L'unico albero ancora vivo è un melograno! Raccogli i semi che trovi nei frutti ai piedi dell'albero, ma non assaggiare i frutti e guai se ti porti alla bocca la mano con cui hai toccato i semi! Scendi per le scale vicino all'albero, nelle stanze sottostanti! Trova la bambina e portala fuori, ma attenta al toro! Attenta al toro Erinni! Ora vai! Presto!»441

Come accade in molti miti, per raggiungere la bambina, la donna deve superare deg li ostacoli, delle prove, il fatto che Rose debba essere nuda è probabilmente dovuto alla purezza della condizione originale, la nascita.

Il primo ostacolo è il Tempio del Toro, essendo un luogo di culto prettamente maschile, al suo passaggio, le statue poste all’entrata prendono le sembianze di uomini conosciuti da Rose, fra i quali Norman giovane, che le fanno proposte sconvenienti. Rose viene colta dal panico, si immobilizza, ma sente la bambina che piange in lontananza e, come accade a Wendy Torrence e Dolores Claiborne, l’istinto materno vince qualsiasi paura e la donna prosegue verso l’esterno. Anche se non lo sa con certezza, Rose continua a chiamare la bambina Caroline, il nome che avrebbe dato alla creatura che Norman le ha fatto volutamente perdere.

All’interno, il tempio somiglia alla chiesa in cui si è sposata, forse un’allucinazione, più facilmente la sua mente incredula rende questo scenario sconosciuto come qualcosa che sia il più vicino possibile alla realtà. L’odore che sente è quello di decomposizione della vegetazione, ma ci sono altri odori: il liquido seminale e il sangue dei sacrifici svoltisi sull’altare. Rose procede attraverso la navata nuda, è come un matrimonio al contrario, in cui la sposa, spogliata di tutto ciò che ha acquisito dal matrimonio, si dirige sola verso l’altare, con il chiaro volere di recuperare l’unica cosa positiva che avrebbe potuto darle il matrimonio con Norman: un figlio.

Una volta uscita dal tempio Rose si trova in un giardino, che subito rinomina Giardino de l Toro, le piante dell’orto e tutti gli alberi che lo costituiscono sono morte o marce, nulla di ciò che appartiene al Toro Erinni sopravvive; anche qui è evidente il riferimento a Norman.

L'acqua era opaca, nera come catrame. Vi si avvicinò adagio, senza accorgersi che si stava strizzando l'acqua dai capelli con la mano libera. A ridosso del torrente avvertì un

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Ivi, p. 246. 441

insolito odore minerale, fortemente metallico ma stranamente gradevole. Ebbe improvvisamente sete, una sete irresistibile, sentì la gola riarsa come la pietra di un focolare.442

L’acqua del fiume dell’oblio presente nel mito di Er, conclusione della Repubblica443

di Platone, e nel Purgatorio444 di Dante ha la funzione di far dimenticare tutti i peccati commessi alle anime che vi si bagnano, nel primo caso per la reincarnazione dell’anima, nel secondo per accedere al Paradiso purificati da ogni colpa. Ma Rose non può bagnarsi nell’acqua nera del torrente come accade nei due capolavori della letteratura: non è un eroe come il guerriero Er e non deve certo accedere al Paradiso, è una donna che viene tentata dall’acqua che potrebbe farle dimenticare quattordici anni di soprusi, violenza incubi e dolore, che potrebbe farle dimenticare di aver mai conosciuto Norman Daniels; per procedere nella sua nuova vita Rose non deve dimenticare bensì superare tutto ciò che ha subito e acquisire sicurezza e fiducia in se stessa.

La consapevolezza del fatto che avrebbe cancellato dalla sua mente e dal suo cuore anche Bill, il vero amore, la spinge ad andare avanti. Piove, fa molto freddo, ma Rose prosegue nel suo cammino nel bosco di alberi morti.

Era come se in quel luogo, in un tempo passato, avessero seppellito dei giganti, morti mentre tentavano di uscire dalla terra; gli alberi erano le loro mani prive di carni, ora sterili e protese al cielo a parlare tacitamente di omicidio. I rami morti si intrecciavano a creare strani disegni geometrici contro la volta celeste.445

Continuò a camminare ascoltando il gocciolio della pioggia dagli alberi morti e cominciando a sentirsi costretta ad accettare, suo malgrado, il fatto che stava scorgendo volti nella corteccia. Non era come quando ci si sdraia a contemplare le nuvole e si lascia che la fantasia svolga la gran parte del lavoro; quelle erano facce reali. Facce urlanti. Le sem- bravano volti femminili, perlopiù, donne alle quali qualcuno aveva parlato da vicino.446 Questo bosco potrebbe, in effetti, essere una similitudine che si riferisce ad un cimitero composto soltanto dalle tombe i donne morte per femminicidio: come nella realtà di tutti i giorni, le vittime sono molte, come nella realtà l’espressione dei loro volti è congelata in terribili grida di terrore e dolore.

Alla fine del bosco, Rose giunge in una radura dove si trova un unico albero vivo. È un melograno talmente bello e rigoglioso da ricordarle il Giardino dell’Eden: l’Albero della Conoscenza del bene e del male. Come indicatole, raccoglie i semi fuoriusciti dai frutti mettendoli dentro l’altro pezzo di stoffa strappato dalla camicia da notte. Ora Rose segue il pianto della bambina giù per una scala che la porterà, dopo più di duecento gradini, al labirinto di Erinni. Una volta cominciato a percorrere i corridoi, la donna si rende conto dell’utilità dei semi, come nel mito di Teseo e il Minotauro, l’uomo trova la strada per uscire dal labirinto grazie al filo fornitole dalla sua amata Arianna, Rose pone un seme ad ogni incrocio per segnalare la giusta via. Arrivata al centro del labirinto seguendo il pianto sempre più flebile, finalmente Rose trova la bambina, ma Erinni la raggiunge, così Rose pensa a ciò che le ha detto Dorcas e lancia i resti della camicia da notte imbevuti di sangue in modo che il toro segua l’odore e Rose possa fuggire con la piccola. Terminate le 442 Ivi, p. 257. 443 Platone, Repubblica, X 621C. 444

Dante Alighieri, Divina Commedia. Purgatorio, XXXI, 88-105. 445

Ivi, p. 259. 446

innumerevoli scale, Rose esce e si accorge, con meraviglia, che la tempesta è finita ed è tornato a splendere il sole. Oltre a far parte delle prove cui Rose si è sottoposta, il termine