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Capitolo 2 Rassegna della letteratura e oggetto della ricerca

2.3 Domande di ricerca

Date le premesse sviscerate nella rassegna della letteratura, si è scelto di focalizzare l’analisi empirica su Instagram perché, come è stato più ampiamente descritto nel precedente paragrafo, possiede una natura duale rispetto a Snapchat: permette all’utente di costruire una propria bacheca condividendo foto e video nel senso più tradizionale,

permanente e con una separazione netta tra caption e contenuto visuale e allo stesso tempo di condividere Stories, ossia i contenuti transitori (Amancio 2017) . Quindi, Instagram permette di osservare entrambi questi aspetti delle interazioni con gli spazi connessi, offrendo un punto di vista privilegiato su entrambi questi mondi che si toccano e si contaminano all’interno della stessa piattaforma.

Dato che Instagram presenta una percentuale di penetrazione maggiore tra i giovani, il progetto di ricerca avrà lo scopo di analizzare l’uso delle Instagram Stories tra i giovani italiani, in particolare esaminando le motivazioni che spingono gli utenti di Instagram a produrre e condividere Stories. Più nello specifico, l’interesse per questi temi è orientato a comprendere come la persistenza e l’impermanenza si bilanciano all’interno degli spazi connessi, come gli utenti facciano i conti con questi due concetti dicotomici e, più banalmente, in che modo l'impermanenza dei contenuti online influisce sul racconto del sé e sulle tecniche di impression management. Nello specifico, sono state formulate le seguenti domande di ricerca:

- RQ1. Che cosa spinge gli utenti a utilizzare contenuti impermanenti su Instagram? - RQ1a. E con quali modalità?

- RQ2. La ricerca di un’espressione autentica nel raccontare se stessi online può aver influito sull’utilizzo di piattaforme che offrono la possibilità di produrre contenuti impermanenti?

- RQ3. La ricerca di intimacy, come concetto opposto a quello di hacking dell’economia dell’attenzione, nelle pratiche di self-presentation online può essere legata all’utilizzo di contenuti impermanenti?

Per quanto riguarda la formulazione della prima domanda di ricerca (RQ1) ci si è basati sulle riflessioni di boyd già menzionati a più riprese nei precedenti paragrafi. Secondo l’autrice infatti una delle proprietà di base che costituiscono gli spazi connessi è la persistenza ed è strettamente legata con le altre, in particolare la cercabilità e la scalabilità

(2008; 2010) . La persistenza, come concetto in sé, è opposto all’impermanenza, che invece è una delle proprietà che caratterizza delle interazioni offline. Quindi questa prima domanda cerca di indagare a livello più generale questa questa contraddizione in termini, che potremmo definire un paradosso.

Inoltre, sempre sulla base delle riflessioni di boyd sulle affordance delle piattaforme di social media e la rappresentazione del sé online, è possibile affermare che alcune delle proprietà dei networked publics descritte nel precedente paragrafo rendono più complessa l’espressione autentica del sé online «[...] poiché gli atti e le informazioni non si trovano in un particolare spazio o tempo e, a causa della natura dei bit, è facile modificare il contenuto, rendendo più difficile valutarne le origini e la legittimità» (Boyd 2008, p. 30) . In questo caso specifico boyd si riferisce alla manipolazione dei testi, poiché le possibilità di appropriazione per i networked publics aumentano esponenzialmente, così come quelle che i contenuti prodotti dagli utenti siano continuamente ri-mediati in altri. Altri ricercatori hanno invece inserito questo assunto in un pensiero più ampio sulla possibilità che le proprietà che definiscono i networked publics limitino l’autenticità nel senso della possibilità degli utenti di esprimersi in modo spontaneo e senza pensare troppo alle conseguenze di ciò che si pubblica. Considerando, quindi, il concetto di autenticità come opposto alla politica di pubblicazione dei contenuti imposta dalla “filter culture”

(Hochman and Manovich 2013; Manovich 2016) , è stata formulata la seconda domanda di ricerca (RQ2).

Infine, per quanto riguarda la costruzione della terza domanda di ricerca, si fa riferimento a quanto discusso nei precedenti paragrafi a riguardo delle nozioni di autenticità e di intimacy come concetti interconnessi proprio perché gli utenti tendono a interpretare la prima come conseguenza della condivisione di aspetti privati del proprio racconto online con le cerchie ristrette (Kim and Papacharissi 2003; Sennett 2017) . Per Chan, ad esempio, il concetto di networked intimacy è opposto a quello teorizzato da Rainie e Wellman di networked individualism (2012) , ossia quella caratteristica che influenza il progetto del sé nella network society per cui gli individui, ormai distaccatisi dall’ambiente della comunità, intesa in senso tradizionale, sono reintegrati in differenti network e utilizzano le tecnologie connesse per gestire queste relazioni (Chan 2018, p. 4) . Il concetto di networked intimacy sarebbe anche opposto a quello di neoliberalismo che, secondo Bauman, intensificherebbe la pressione degli individui nel controllare se stessi nelle loro relazioni sociali (Bauman 2003; Chan 2018, p. 5) . Considerano quindi queste istanze nelle relazioni sociali mediate dalla tecnologia, si è ipotizzato che in particolare le generazioni più giovani considerino certi spazi connessi come un luogo dove condividere aspetti più privati della propria vita e mantenere rapporti con le proprie cerchie ristrette

(Farci et al. 2017; Joinson 2001; Tidwell and Walther 2002) . Questo in contrapposizione, invece, con le pratiche di hacking dell’economia dell’attenzione, ossia quelle pratiche di manipolazione delle affordance delle piattaforme con l’intento di accrescere l’attenzione degli altri utenti su un proprio contenuto (Marwick 2015; Webster 2014) .

La ricerca è imperniata su questi tre assi che tengono insieme l’ipotesi che gli utenti vivano una continua negoziazione tra il rapporto con la visibilità e una sorta di rifiuto di alcune istanze neoliberali imposte dagli esiti della commercializzazione delle piattaforme di social media. Questa ambivalenza nei comportamenti degli utenti all’interno degli spazi connessi sarà indagata nei capitoli successivi.