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Un altro degli scritti significativi per comprendere la mentalità re­

ligiosa e pedagogica di don Bosco è il racconto Valentino o la voca­

zione impedita, pubblicato nel 1866.62

Don Bosco, in apertura dello scritto, dichiara di rifarsi a un «fatto vero»; lo stile narrativo, il modo di condurre il discorso e la quantità di correzioni apportate al testo lasciano però presupporre una libera ricostruzione della vicenda in funzione educativa. Il Santo, trattando dell’importanza della vocazione religiosa, presenta le sue radicate con­

vinzioni sul rapporto religione-vita e religione-educazione contrappo­

nendo due mentalità e due stili educativi. Il confronto è posto tra una vita cristiana vissuta in pienezza e uno stile di vita mediocre e superfi­

ciale.63 Secondo don Bosco la religione ha un posto centrale e impre­

scindibile nella formazione integrale della persona.64

61 Ivi 15.

62 C f B o sco Giovanni, Valentino o la vocazione impedita. Introduzione e testo cri­

tico a cura di Pulingathil Mathew = Piccola Biblioteca dell’istituto Storico Salesiano 6, Roma, LAS 1987. Don Bosco pubblica questo scritto nella serie delle LC del di­

cembre 1866.

63 Per un adeguato approfondimento delle tematiche religiose e pedagogiche cf ivi 38-45.

64 C f B o sco Giovanni, Il dialogo tra Don Bosco e il maestro Francesco Bodrato (1864), a cura di Antonio Ferreira da Silva, in Br a id o [ed.], Don Bosco educatore

180-160 Capitolo sesto

4.1. Il racconto

Nel primo capitolo dell’opuscolo, il Santo delinea la relazione del protagonista, Valentino, con la madre e l’incidenza educativa di que- st’ultima sulla formazione del figlio.

Nel suo complesso, la vicenda è avvincente e raggiunge in alcuni punti toni altamente drammatici. Valentino, ragazzo dal carattere dolce e fortemente influenzabile, nel momento in cui ne ha più bisogno, per­

de la saggia guida della madre. Il padre, non potendosi occupare della sua educazione a causa dei molti impegni di lavoro, gli propone di proseguire gli studi in un collegio «moderno» dove «la scienza, la civil­

tà, la moralità, faceva[no] meravigliosi progressi».63 Un collegio laico dove la religiosità è proposta e vissuta all’insegna del formalismo e della mediocrità.

Dopo il disagio iniziale, e in seguito al consiglio del padre di non badare a scrupoli e di vivere in maniera spregiudicata, Valentino ab­

bandona le buone abitudini apprese dalla madre. La vita disordinata lo porta lontano dalla pratica religiosa e dall’impegno scolastico. Il padre, fortemente amareggiato per la bocciatura di fine anno scolastico e per il comportamento irrispettoso tenuto da Valentino durante le vacanze estive, decide di cambiargli collegio.

Il ragazzo si trova così in un ambiente molto diverso dal preceden­

te nel quale la religione non solo è insegnata ma raccomandata e vis­

suta con responsabilità. Aiutato, quindi, da un clima spiritualmente intenso, dall’amicizia sincera e dalla sapiente guida del direttore del collegio arriva a maturare la decisione di consacrarsi a Dio.

A questo punto il racconto giunge ad una nuova svolta drammatica.

Il padre, per dissuadere il figlio dalla decisione presa, gli pone accanto un uomo di facili costumi, Mari. Questi trascina nuovamente il gio­

vane ad una vita dissoluta. La vicenda ha un triste epilogo; Valentino seguendo cattivi compagni partecipa ad un flirto nel quale si rende complice di un omicidio e quindi sperimenta il carcere, l’umiliazione e il rimorso. Dopo alcuni anni di silenzio e di ripensamento, Valentino scrive dalla prigione al direttore del collegio dove aveva frequentato il ginnasio. A questo caro amico della sua anima confida la sua soffe­

renza e le sventure in cui era incorso dopo aver lasciato il collegio.66 181; C erruti Francesco, Le idee di Don Bosco sull'educazione e sull’insediamento e la missione attuale della Scuola. Lettere due, Torino, Tip. e Libreria Salesiana 1886, 31.

65 Bosco, Valentino58.

66 C f ivi 94.

Presenze femminili nelle Letture Cattoliche 161

L ’ultimo capitolo del racconto è dedicato alla morte e alla conver­

sione di Mari, Quest’uomo di cattiva moralità al termine della sua vita riconosce il male compiuto e chiede perdono.67

Da questa breve sintesi, si può costatare che Valentino è presentato da don Bosco come l’emblema della «mobilità giovanile»,68 estrema- mente influenzabile nel bene e nel male.

4.2. La figura materna

Non è senza significato che il racconto si apra con un capitolo inte­

ramente dedicato alla «madre di famiglia». Questa figura, che resta fisicamente poco tempo accanto al figlio, permane fino alla fine quale punto di riferimento della sua condotta e benefico richiamo ai valori autentici ed assoluti.

Don Bosco, come già in altri scritti, presenta la madre di Valentino richiamando i tratti tipici del modello materno cristiano del suo secolo.

Ella è infatti donna intraprendente e virtuosa, buona cristiana, che non abdica alle proprie responsabilità e nonostante le difficoltà fa di tutto per offrire al figlio una solida educazione e per aiutarlo a realizzare il progetto di Dio su di lui. «Ben istruita nella scienza e nell’esperienza», gli insegna a leggere, a scrivere, a pregare, illustra e spiega il piccolo catechismo.69

L ’istruzione e il diretto riferimento alla vocazione sacerdotale sono le note che la distinguono dalle figure materne incontrate negli opu­

scoli precedenti. In due brani l’autore lascia percepire come non solo la formazione in genere, ma perfino la vocazione sacerdotale germina come frutto dell’azione di una madre.70 Ella è infatti per il figlio mae­

stra di vita, di preghiera, guida sicura, amorevole, affettuosa. Intelli­

gente educatrice sa coltivare nel cuore del figlio i germi benefici delle virtù cristiane, lo aiuta ad assumere nella concretezza quotidiana buo­

ne abitudini, ne conquista il cuore dosando con equilibrio momenti di serio impegno a momenti di serena e allegra distensione.71

67 Cf ivi 106.

68 Don Bosco è cosciente sia della fragilità che dell’incostanza giovanile. Il richia­

mo è esplicito anche nel trattatello sul Sistema Preventivo (cf B osco, Il Sistema Pre­

ventivo nella educazione della gioventù [1877], a cura di Pietro Braido, in Braido [ed.]

Don Bosco educatore 254).

69 C f Bosco, Valentino52.

70 C f ivi 55.

162 Capitolo sesto

Don Bosco nel Valentino d presenta una madre che incoraggia al bene, che riconosce l’impegno positivo premiando la buona condotta, una madre che non si stanca di avvisare, di rendere consapevole il fi­

glio delle insidie in cui può incorrere un ragazzo in crescita: «Caro Valentino [...] non mai dimenticarti che l’ozio è il padre di tutti i vizi, e che i cattivi compagni conducono se stessi e chi li segue alla rovina:

guai a te se ti lasciassi dominare da questi due nemici fatali».72

Gli avvisi che don Bosco mette sulla bocca di questa donna a ri­

guardo dell’ozio e delle cattive compagnie costituiscono orientamenti educativi cari all’educatore piemontese. Li ritroviamo, infatti, con co­

stante frequenza nel suo insegnamento ai giovani.73

Il Santo sottolinea più volte il legame intenso e profondo di Valen­

tino con la madre. Legame che rimane vivissimo anche dopo la morte di quest’ultima. Stralciamo da due importanti dialoghi alcune frasi pro­

nunciate dal protagonista che aiutano a comprendere l’intensità della relazione: «Come potrò dimenticare una madre così buona e degna di essere amata? [...] Caro padre, voi sapete di quanto sia debitore a mia madre, e quanto io l’abbia amata in vita; se ella ancora vivesse, io mi lancerei nell’acqua e nel fuoco per ubbidirla».74 «O madre amatissima, potessi una sola volta vedervi, od almeno una volta ancora udire la vostra voce!».75

E' ricordando l’amore e l’insegnamento materno che Valentino ri­

trova l’energia necessaria per staccarsi dal male e imboccare nuova­

mente la via della virtù sotto la guida del direttore del collegio.76 Il ri­

cordo della madre è per lui sollecitazione delle radici profonde della volontà, dell’intelligenza, del cuore, risveglio di energie positive, di aspirazioni autenticamente umane, vero e proprio richiamo della co­

scienza buona.

Come si può costatare in questo scritto, don Bosco, sottolineando

72 Ivi 52.

73 C f a titolo esemplificativo: L . a un seminarista, 7-12-1855, in E I 118; L . a Gre­

gorio dei baroni Garolfì, 1-6-1866, in ivi 398; B osco Giovanni, Il giovane provveduto per la pratica de’ suoi doveri, degli esercizi di cristiana pietà, per la recita dell’Uffcio della Beata Vergine e de’ principali Vespri dell’anno coll’aggiunta di una scelta di laudi sacre, Torino, Tip. Paravia 1847, 20-23, in OE II 183-532; ID., Una preziosa parola ai figli ed alle figlie, Torino, Tip. dell’Oratorio di S. Francesco di Sales 1862, 4-10, in O E XIII 437-459.

74 Ivi 67.

75 Ivi 70-71.

76 Cf iv i 70-73.

Presenze femminili nelle Letture Cattoliche 163

chiaramente l’incidenza dell’educazione materna nella travagliata vi­

cenda di Valentino, ci presenta una figura femminile ricca e preposi­

tiva: un’esemplare madre cristiana che, con l’arte della persuasione e dell’amore, riesce a divenire «padrona del cuore del figlio»77 e ad es­

sere per lui una fedele mediazione di valori che nessuna sventura può ostacolare o indebolire,