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Una persona ricca di doti e di possibilità

4. L ’immagine della donna emergente dalle lettere

4.1. Una persona ricca di doti e di possibilità

Verso le sue corrispondenti don Bosco manifesta un reale apprez­

zamento della dignità della persona, delle sue esigenze e capacità. Ne valorizza concretamente doti, sensibilità al bene da compiere, iniziative educativo-apostoliche.

E' da notare che nel carteggio esaminato ci si trova di fronte preva­

lentemente a donne nobili e aristocratiche dotate di una discreta pre­

parazione culturale. Le sue interlocutrici potevano dargli non solo un aiuto di tipo economico, ma anche spirituale e culturale. Affidò, per­

ciò, ad alcune di loro la traduzione di opuscoli che egli intendeva pub­

blicare nella collana delle LC.94

Il Santo apprezza e talvolta anche valorizza la cultura di queste donne in funzione educativa e, secondo la sua stessa espressione, al fi­

ne di «guadagnare anime». Eloquente a questo riguardo è una lettera indirizzata a Elena Jackson, prima Cooperatrice latino-americana, nella quale don Bosco manifesta viva riconoscenza perché la signora si oc­

cupava della traduzione di alcuni suoi scritti. Egli perciò le diceva:

«[...] io non voglio che lavori invano. Le anime che questi libri guada­

gneranno al Signore serviranno ad accrescere [...] la corona di gloria che gli Angeli già le tengono preparata in Cielo».95

Nei suoi viaggi a Roma e durante le sue permanenze in casa Sigi- smondi, don Bosco ebbe modo di costatare e apprezzare l’interesse e la cultura teologica di Matilde Sigismondi. Parlando di lei a due Sale­

siani, don Bosco la definisce argutamente «teologhista».96

94 Giuseppina Pellico e Maria Fassati tradussero dal francese alcuni opuscoli di questa collana (cf E I 455; L. a Maria Fassati, S . Benigno Canavese 30-8-1882, in E IV 167). Le LC erano periodici tascabili, costituiti da racconti morali, vite di Santi, li­

bretti di istruzione e di apologetica. Don Bosco si impegnò personalmente a diffon­

derne il maggior numero di esemplari; raggiunsero una tiratura di 10.000 copie vivente il Santo (cf Stella, Don Bosco I 246-247; Id., Don Bosco nella storia economica 351- 357).

95 L. (Torino 13-9-1877) in E III 213.

96 C f MB X I 137.

Le lettere di don Bosco alle donne 129

Egli apprezza non solo le doti delle sue benefattrici, ma ne valuta positivamente anche le iniziative di carattere apostolico ed educativo fino ad assumersi, come nel caso della marchesa Zambeccari, l’ammi­

nistrazione di un ospizio da lei stessa fondato,97

Così pure mostra di apprezzare l’operosa intraprendenza pastorale della signora Marianna Moschetti che gli chiede consiglio sul modo di istituire un’opera educativa nella parrocchia. Con opportuni consigli don Bosco la orienta nell’iniziativa e la stimola a coinvolgere in essa anche il parroco, oblatori generosi e altre persone, uomini e donne,98

A Elena Jackson manifesta la sua sincera compiacenza per l’inte­

resse che ella aveva per le opere educative da lui fondate in Uruguay.

Nello stesso tempo ravviva e sollecita la sua collaborazione ricordan­

dole che «fondare un Istituto educativo in un paese vuol dire fare un segnalato benefìzio a tutte le classi dei cittadini che vivono adesso e a tutti quelli che vivranno dopo di noi».99

Don Bosco esprime quindi stima delle possibilità progettuali e ope­

rative della donna. Senza alcun atteggiamento di superiorità, non solo mostra di gradire e accogliere con semplicità i consigli delle sue inter­

locutrici, ma li ricerca e li sollecita in varie occasioni. Esplicita è que­

sta dichiarazione ad una delle donne con cui il Santo ebbe rapporti di notevole intensità: «Sebbene un po’ discolo, stimo e tengo come teso­

ro i consigli della mia buona mamma».100

In alcune circostanze egli stesso domanda suggerimenti con sponta­

neità e confidenza. Comunicando a Gabriella Corsi, ad esempio, di aver ricevuto il permesso per l’acquisto della Chiesa e convento dei Cappuccini di Nizza Monferrato, dice: «Ora dobbiamo trovare i quat­

trini, Mi dica a chi potrei scrivere».101

A Maria Gondi, invece, domanda di suggerirgli il modo migliore per ringraziare alcune Cooperattici che con lei gli avevano regalato un

97 C f Convenzione fra Don Bosco e la marchesa Zambeccari, in MB XVIII 790-793.

Cena costata in seguito che il progetto non fu attuato.

98 C f L. (Torino 11-4-1877) in E I II 166. La signora era di Castagneto Carducci (Livorno).

99 L. (Torino 13-9-1877) in ivi 213.

100 L. a Carlotta Callori, Alassio 9-2-1872, in E I I 192. La Callori aveva consigliato don Bosco a prolungare la sua convalescenza dopo la malattia che lo colpì a Varazze, Il Santo la informa che effettivamente aveva deciso di rinviare il suo ritorno all’Ora- torio.

101 L. (Lanzo 26-9-1877) in E III 219.

130 Capitolo quinto

prezioso tappeto per la Chiesa di Maria Ausiliatrice.102 Con Gerolama Uguccioni si consiglia circa il progetto di aprire una casa salesiana a Firenze,103 e alla stessa, in un’altra lettera, dichiara di averne seguito fedelmente il consiglio: «H o scritto alla contessa Guicciardini nel sen­

so che Ella mi ha suggerito».104

Don Bosco non solo si consiglia, ma ritiene le sue interlocutrici de­

gne di ricevere la sue confidenze. A Francesca Pastore, ad esempio, palesa, prima che alle suore, l’acquisto della casa di Nizza Monferrato, sicuro di poter contare sulla prudenza della signora.105 Alla stessa, in un’altra lettera, non nasconde la sua meraviglia per il rapido sviluppo dell’istituto delle FMA da lui fondato per l’educazione della donna.106

Dalle lettere è ancora possibile individuare l’attenzione di don Bo­

sco per altre caratteristiche della donna: la sensibilità al dolore altrui, la capacità di soffrire con dignità e coraggio,107 di farsi carico dei biso­

gni del prossimo.108 Don Bosco ha modo di apprezzare, oltre che la generosità e la gratuità della donna, anche la sua fine sensibilità cri­

stiana, come si deduce dalla lettera che egli invia alla duchessa Mont- morency per ringraziarla delle condoglianze inviategli in occasione del­

la morte di mamma Margherita: «I casi spiacevoli avvenuti in questa casa sono la cagione che non ho riscontrato alla graziosa e divota let­

tera che nella sua bontà si degnava d’indirizzarmi in seguito alla morte della mia cara genitrice. Ora intendo ringraziarla [..,] de’ cristiani sen­

timenti scrittimi [,.,]».109

Le destinatarie delle lettere di don Bosco sono nella maggioranza donne che dimostrano un vivo attaccamento al proprio contesto fami­

liare. È quindi opportuno puntare l’attenzione sul triplice ruolo di spo­

sa, madre ed educatrice che esse svolsero nella concretezza del vivere quotidiano, il che offrì a don Bosco frequenti motivi di condivisione e di relazione epistolare.

102 C f L. (Torino 27-5-1875) in E II 479.

103 Cf L. (Roma 7-4-1876) in E III 33.

104 L. (Torino 22-6-1881) in E IV 63.

105 C f L. (Torino 6-5-1867) in E III 170.

106 C f L. (Mornese 15-6-1874) in E D 388-389.

107 C f L. a Gerolama Ugucdoni, Torino 27-7-1867, in E I 487; L. alla contessa Alessandrina di Cambursano, Torino 6-4-1870, in E II 83.

108 C f L. a Elisabetta Passi Zineroni, Torino 9-7-1867, in E I 484. Sono numerose le lettere in cui queste donne espongono a don Bosco bisogni e necessità di altre per­

sone.

109 L. (Torino 31-12-1856) in E I 140.

Le lettere di don Bosco alle donne 131

Don Bosco dimostra di tenere in grande considerazione il ruolo materno ed educativo della donna. Egli, come tutti i suoi contempora­

nei, pensa alla donna soprattutto come madre, come colei che si pren­

de cura della vita in tutte le sue più varie espressioni. I suoi scritti so­

no infatti pieni di riferimenti alla famiglia delle sue interlocutrici. Egli le considera sullo sfondo della loro casa, nella ricchezza e varietà di relazioni che in tale ambito si intessono giorno per giorno.

In una lettera a Maria Gondi, per esempio, don Bosco condivide con questa donna addolorata per la morte del marito motivi e ragioni che la possono aiutare a cogliere, anche da questo doloroso evento, il disegno provvidenziale di Dio. Il Santo le ricorda che Egli la chiama

«a dare esempio nel mondo di una madre che sul fiore degli anni ri­

nuncia ad ogni idea terrena per occuparsi della propria fìgliuolanza.

Contro a quello che fanno tante madri snaturate che passando ad altre nozze abbandonano le loro creature in mano di persone prezzolate che con servili adulazioni danno a bere il vizio prima che lo possano cono­

scere etc.».110

Don Bosco è in sintonia con la mentalità dell’Ottocento che, sotto l’influsso del Romanticismo, riscopre l’amore materno e ne esalta grandemente la sua funzione educativa nei confronti dei figli. La mis­

sione materna si configura soprattutto come compito morale della donna che influisce direttamente sulla famiglia, ma che si ripercuote anche sull’intera società.111 La profonda considerazione di don Bosco per la donna madre è testimoniata dal fatto che il Santo seppe porsi concretamente a servizio del ruolo materno coadiuvandolo e orientan­

dolo al vero rispetto della personale vocazione dei figli.

Indirizzandosi ad Angela Oddenino, don Bosco, con fine saggezza pedagogica, l’aiuta a cercare il vero bene del figlio rinunciando alle proprie aspirazioni e desideri: «Ho detto al figlio tutto ciò che un ami­

co può dire a un amico; usi anche Lei pazienza; che se il Signore non ha voluto appagare le sante sue intenzioni di aver un figlio sacerdote, spero la vorrà consolare con un figlio che sia buon cristiano».112

110 L. (Torino 13-7-1870) in E II 105.

111 C f Covato» Educata, in So ldani [ed.], L'educazione 132-134. L ’autrice sottoli­

nea che molti trattati pedagogici e gran patte della letteratura sull’identità della donna considerano la missione materna nel suo benefico influsso sulla società.

112 L. (Torino 10-5-1849) in E I 24.