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Verso la realizzazione della missione educativa

4. Tra riserbo e libertà

1.3. Verso la realizzazione della missione educativa

L ’originalità dell’esperienza di don Bosco nel periodo della fonda­

zione dell’opera salesiana è anche posta in relazione con la presenza della madre. Nelle MO egli scrive che, lasciato il Rifugio fondato dalla marchesa Barolo, si stabilì con sua madre in casa Pinardi nella zona di Valdocco.40

Il Santo, fissando sulla carta il ricordo di quei momenti, carichi di perplessità e di angoscia, mette in evidenza la disponibilità di Mar­

gherita a lasciare una situazione in cui «era come la regina dei piccoli e degli adulti» per divenire madre e anche maestra di vita di una nu­

merosa schiera di giovani, in una famiglia del tutto diversa e in fase di assestamento.

La madre vive nella memoria autobiografica del figlio nella sua ec­

cezionale capacità di sdrammatizzare la dura situazione di povertà in­

contrata a Valdocco, «sempre di buon umore», anzi pronta a sorridere e a cantare, anche quando si trattò di utilizzare il suo corredo da spo­

sa per le primarie necessità dell'Oratorio.41

Con una certa sorpresa tuttavia costatiamo che don Bosco nelle pagine seguenti delle memorie richiama la presenza educativa e labo­

riosa di sua madre soltanto due volte. Nella prima ce la presenta in dialogo con un ragazzo che chiede pane e alloggio per la notte.42 In questo episodio, primo di una interminabile serie, Margherita ci appa­

39 L cit.

40 Cf ivi 174.

41 Cf l. cit, Don Bosco con delicata e affettuosa compiacenza ritrae sm madre con il volto sereno pur trovandosi ad affrontare un’ora di distacco e di fatiche: «Una sera mia madre, che era sempre di buon umore, mi cantava ridendo: "Guai al mondo se ci sente. Forestieri senza niente "» (ivi 175).

42 C f ivi 180-182.

Realtà e simbolo di una madre 99

re sollecita e premurosa nel preoccuparsi del cibo, del vestito, dell’al­

loggio, della condotta del giovane. Mentre lo accoglie con tenerezza di madre e perfino piange con lui per la sua dolorosa situazione di ab­

bandono e di povertà, non rinuncia a consigliarlo e ad indirizzarlo al bene. Il richiamo materno anticipa e sintetizza gli elementi cardini di una metodologia impregnata di umanesimo cristiano e di popolare rea­

lismo. Don Bosco racconta che sua madre fece al ragazzo un discor­

setto sull’importanza del lavoro, del dovere, della preghiera.43

Nel secondo riferimento, il Santo dichiara che, non potendosi fida­

re di altre persone, svolgeva solo con sua madre ogni attività dell’inci­

piente oratorio ed ospizio.44

Se si confrontano le MO con altre fonti dove vengono narrati i primi anni di fondazione dell’opera salesiana, ad esempio con le MB45 e soprattutto con i Cinque lustri di storia dell’Oratorio salesiano,46 si co­

stata che gli autori dedicano ampio spazio alla presenza di mamma Margherita all’Oratorio,47 superando di gran lunga le sobrie ed essen­

ziali annotazioni di don Bosco al riguardo.

Nei Cinque lustri, pubblicati a puntate sul BS a partire dal gennaio 1879 e quindi sotto il controllo diretto di don Bosco,48 Margherita è presentata con ricchezza di particolari come colei che prese parte in maniera decisiva alla vita della prima comunità dell’Oratorio con il suo umile e gioioso servizio non privo di incidenti e dispiaceri a causa del­

la vivacità dei giovani e della precarietà della situazione.49 La madre è inoltre menzionata in momenti difficili quale interlocutrice e testimone privilegiata delle vicende del figlio.30

Bonetti nella sua storia dell’Oratorio fornisce pure una testimo­

nianza assai significativa per comprendere come era percepita dai gio­

vani la presenza di questa madre eccezionale. Rievocando il giorno della sua morte, egli commenta: «Il 25 di novembre [1856] noi perde­

43 C f ivi 181-182.

44 C f ivi 188. Don Bosco accenna pure alla collaborazione generosa e fedele della madre di mons. Lorenzo Gastaldi: «Ogni cosa passò per mano di madama Margherita Gastaldi, che fin d’allora [1846] prendeva parte ai bisogni dell’Oratorio» (ivi 175).

45 Cf soprattutto i primi volumi curati da Lem o yne (MB II-IV).

46 C f Bo netti Giovanni Battista, Cinque lustri di storia dell’Oratorio salesiano fon­

dato dal sacerdote D, Giovanni Bosco, Torino, Tip. Salesiana 1892.

41 Cf ivi 118-124.

48 Cf Id., La storia dell’Oratorio di S. Francesco di Sales, in 16 capitoli pubblicati a puntate sul BS dal gennaio 1879 all’agosto 1886.

49 Cf Id., Cinque lustri 119. 260-261. 309-311.

50 Cf ivi 331-332. 440.

100 Capitolo quarto

vamo la buona mamma Margherita Bosco, la quale ci teneva il posto delle nostre madri, e colla sua bontà, colla sua attenzione, colla sua sollecitudine ci faceva come dimenticare o di averle perdute o di aver­

le lontane».51

Le espressioni emotivamente toccanti non lasciano alcun dubbio sullo stile e la modalità della relazione di Margherita con i giovani ac­

colti a Valdocco nei primi dieci anni. Non si tratta dunque di una pre­

senza solo funzionale ad esigenze domestiche, ma chiaramente parte­

cipe della metodologia educativa di don Bosco che intendeva ricreare nelle sue case l’atmosfera della famiglia, luogo privilegiato per la tra­

smissione dei valori. Margherita Occhiena era dunque la mediazione naturalmente più adatta per l’attuazione di un tale rapporto educativo.

L ’interpretazione del Bonetti è confermata da quella di Pietro En- ria, uno dei primi giovani accolti all’Oratorio di don Bosco: «La madre poi ci voleva un grande bene e noi l’amavamo come nostra vera ma­

dre, essa poi ci riguardava tutti come suoi veri figli e ci amava tutti egualmente».52

Enria dichiara inoltre che Margherita non solo attendeva alle fac­

cende domestiche, ma si occupava direttamente dei giovani: «Se qual­

cuno fosse stato a casa dal lavoro essa lo assisteva con amore di ma­

dre e quando don Bosco doveva assentarsi per andare a predicare fuo­

ri di Torino era essa che faceva tutto».53

Anche le MB54 e la prima biografia di lei redatta dal Lemoyne55 abbondano di episodi nei quali emerge la presenza e la partecipazione in prima persona di Margherita alla missione educativa del figlio.

Come mai don Bosco nell’ultima parte delle MO lascia appena in­

travedere la partecipazione attiva della madre alla sua opera a favore dei giovani? Forse gli mancò il tempo, o in maniera più plausibile, da­

to l’intento pedagogico delle sue memorie, preferisce indugiare sull’in­

sostituibile presenza della madre nelle prime fasi della vita?

51 Ivi 515.

52 Promemoria di Pietro Enria,in Stella Pietro, Don Bosco nella storia economica e sociale (1815-1870) = Stu d i storici 8, R om a, LAS 1980, 499.

53 Cf ivi 503.

54 Cf tra le pagine più significative: MB II 573; III 207. 251. 364-377; IV 146-148.

Cf pure Fantozzi Aldo, Mamma Margherita. La madre di Don Bosco, Leumann (Torino), Elle Di Ci 1992,151-175.

55 Per una visione più completa, oltre ai riferimenti già presentati, cf Lem o yne

Giovanni Battista, Scene morali di famiglia esposte nella vita di Margherita Bosco, Torino, Tip. Salesiana, 1886.

Realtà e simbolo di una madre 101

È certo che la rievocazione di esperienze vissute, soprattutto quan­

do questa si sovrappone a esperienze presenti, impone comprensibili processi di riduzione e di sintesi in favore di elementi più essenziali.

Così si può ragionevolmente supporre che la presenza della madre all’Oratorio di Valdocco accanto ai giovani rispecchi fedelmente le mo­

dalità della presenza di Margherita accanto al figlio Giovanni. È anzi un trasferimento di funzioni e di compiti in un orizzonte più ampio ma sostanzialmente simile.