• Non ci sono risultati.

4. L ’immagine della donna emergente dalle lettere

4.2. Radicata nella famiglia

132 Capitolo quinto

La figura della donna-madre domina il carteggio epistolare di don Bosco ed attesta che le interlocutrici del Santo sentono profondamen­

te la responsabilità educativa nei confronti dei propri figli.113 Indicativa è la lettera che Carlotta Callori scrive a don Bosco per comunicargli la sua gioia per la scelta positiva fatta da uno dei suoi figli. Con evidente compiacenza ella scrive: «Mio figlio sta per prendere in moglie una buonissima giovane, ottimamente educata da Genitori Cristiani, e sia­

mo felici che nella sua scelta esso abbia avuto più riguardo alla buona qualità che agli interessi materiali. Io raccomando alle sue orazioni questi sposi e li altri miei figli tutti».114

Nelle lettere don Bosco si interessa dei bisogni e delle necessità dei vari membri della famiglia. Attraverso le sue interlocutrici egli rag­

giunge figli, mariti, nipoti, fratelli, sorelle.

Don Bosco, tuttavia, dimostra di avere un solo desiderio, cioè che la donna sia una presenza veramente positiva all’interno della famiglia, una persona capace di comporre le tensioni, di diffondere pace e se­

renità in tutti. Ad una benefattrice, di cui non si conosce il nome, si rivolge con questo saggio ammonimento: «Intanto prenda questo con­

siglio: le piaghe in famiglia si devono medicare e non amputare. Dis­

simulare ciò che dispiace, parlare con tutti, e consigliare con tutta cari­

tà e fermezza, è il rimedio con cui Ella guarirà ogni cosa».115

Nella grande maggioranza le destinatarie degli scritti di don Bosco sono tutte donne che vivono nella concretezza gli impegni di una fede forte e salda, preoccupate di condividere questa esperienza con i membri della propria famiglia, educando i figli secondo i valori cri­

stiani e dedicandosi a sostenerne la crescita spirituale.116

Don Bosco, appunto perché apprezza la fede delle sue corrispon­

denti, oltre che la loro maturità umana, si appella in diverse circostan­

ze alla loro sensibilità materna e alla loro capacità di creare ambienti spiritualmente rasserenanti. Affida alle loro cure alcuni suoi «figli»

Salesiani che hanno bisogno di recuperare energie fìsiche e spirituali o necessitano di un tempo di riposo, dimostrando così di avere grande stima e fiducia delle sue benefattrici. Mandando un Salesiano a Nizza Monferrato presso Gabriella Corsi, don Bosco scrive alla contessa:

113 C f ad esempio le lettere di don Bosco a Maria Mainardi Bonmartini e alla si­

gnora Cesconi.

114 L. (senza luogo, 5-4-1881) in ASC 126.2, Micr, 1.469 E 3.

115 L. (Torino 9-11-1869) in E II 46-47.

116 La marchesa Fassati, per esempio, aveva scelto don Bosco come guida spiri­

tuale per i propri figli.

Le lettere di don Bosco alle donne 133

«D, Bussi è stanco dal lavoro ed ha bisogno di qualche giorno di sollievo e perciò lo raccomando alla sua materna sollecitudine».117 A Bernardina Magli ano raccomanda don Giuseppe Pavia e le dice:

«Tocca a lei il farmelo veramente buono»,118

Dalle lettere di don Bosco è ancora possibile rilevare come egli si affida molto spesso alla mediazione delle donne per ottenere prestiti, per trasmettere notizie, ossequi e auguri. In varie occasioni dimostra di considerare la donna come intermediaria privilegiata nel sollecitare la generosità del marito. Don Bosco, ad esempio, scrive alla contessa Maria Fassati: «Se mai Ella potesse dire una parola al sig. Marchese perché me li [soldi] volesse o dare in limosina o semplicemente im­

prestare farebbe una vera opera di carità».119

La moglie funge da tramite favorevole e sicuro anche quando si tratta di stimolare il marito all’adempimento di una promessa: «Avrei veramente bisogno che il sig. Cesare mi potesse dare la traduzione [del libro] in queste vacanze, giacché ci sarebbe opportunità di met­

terla tosto alle stampe. Faccia al medesimo per me una preghiera per animarlo all’opera buona».120 Don Bosco con questo comportamento manifesta di essere convinto che la donna è più sensibile e attenta alle necessità altrui, più finemente comprensiva e aperta alle problematiche relative ai giovani e alla loro preparazione alla vita.

Strettamente collegata con il ruolo materno, vi è pure un’altra com­

ponente che emerge dal carteggio di don Bosco ed è quella attinente alla donna considerata come sposa. Le benefattrici del Santo dimostra­

no di non essere passivamente subordinate o sottomesse al marito.121 Da quanto si può arguire dalle lettere, la relazione con lo sposo è ca­

ratterizzata da profondo amore, rispetto reciproco e totale condivisio­

117 L. (Lanzo 26-9-1877) in E III 218-219. Don Luigi Bussi era in quell’anno pre­

fetto del collegio di Sampierdarena.

118 L. (S. Benigno Canavese, giorno natalizio di Maria 1882) in E IV 173. Don Giuseppe Pavia dirigeva l’Oratorio festivo di S. Francesco di Sales a Torino (cf MB XV 648).

119 L. (Torino 26-3-1862) in E I 222.

120 L. a Carlotta Callori, Torino 19-10-1867, in E I 505; cf anche L. alla stessa, Trofarello 31-8-1866, in ivi 427; L. a Maria Fassati (senza luogo né data) in ivi 387.

121 I trattati di ispirazione cattolica proponevano alla «buona sposa» non solo di essere amorevole con il marito, solerte nell’adempimento dei propri doveri, «ma so­

prattutto di essere animata da spirito di abnegazione e di sottomissione» (Trebiliani, Modello, in Traniello [ed.], Don Bosco 190, A questo proposito cf l’operetta di Fe- NOGUO Giambattista, La vera madre di famiglia, Torino, Arneodo Giacomo Editore 1897,15-18).

134 Capitolo quinto

ne di beni e di valori cristiani. Le interlocutrici di don Bosco, per lo più donne nobili e aristocratiche, dimostrano di godere di una certa indipendenza economica nei confronti del marito. La loro autonomia è consolidata anche dal fatto che esse possiedono una buona cultura e questa permette loro di esprimere a livello operativo la loro sempre più chiara coscienza di nuovi spazi di azione e di espressione oltre l’ambito privato.