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di Antonella Lott

3. L’ultima fase è la conclusione dello stage, il ritorno a casa ed occorre fare in modo che la classe sia il più possibile consapevole di quanto

8.2. Il Lara con le scuole superiori: la parola ai ragazz

8.2.2. Dopo il Lara Considerazioni general

Il clima è un elemento indispensabile perché si possa costruire una rela-

zione e si possano pertanto abbassare le difese e poter stare meglio in clas- se, respirare un’altra aria, come dicono loro. Il clima sembra essere perce- pito dalla maggior parte dei ragazzi come buono, favorevole, sicuramente migliorato rispetto a prima dello stage Lara. Questo dato viene confermato dal fatto che anche le relazioni all’interno della classe tra i compagni di classe sono migliorate, vedremo più in dettaglio in che direzione e in che senso. Nelle relazioni i ragazzi includono anche i rapporti con gli inse- gnanti che migliorano anch’esse, anche se in maniera meno decisa rispetto a quelle tra coetanei. Il punteggio più alto risulta essere quello dell’efficacia del progetto in relazione ai cambiamenti che si sono verificati sia indivi- dualmente che di gruppo.

Il rendimento scolastico invece raccoglie un punteggio più basso rispetto

agli altri temi, a conferma che la connessione tra risultato scolastico e rela- zioni positive in classe risulta più sfumata e necessita di ulteriore energia. L’aver conquistato o essersi stabilizzati dal punto di vista delle relazioni, sembra essere un buon risultato, un buon inizio, da valorizzare. Perché avvenga però una ricaduta diretta e chiara sull’impegno scolastico, occorre lavorare ancora molto e soprattutto cercare di canalizzare l’energia positiva scaturita dalle buone relazioni createsi, in un terreno più cognitivo.

Scorgiamo, però, un dato interessante che fa ben sperare e che va nella direzione di questa ultima riflessione. Da pochi anni abbiamo inse- rito un’altra domanda che sonda la motivazione ad andare scuola ed il punteggio risulta positivo e piuttosto alto. Il svegliarsi al mattino ed aver voglia di incontrare le persone che ne fanno parte (compagni, insegnanti), prefigurarsi l’impegno, la fatica, i compiti che si dovranno svolgere, in tutti i sensi, e non esserne preoccupati, non subirli, ma viverli con abbastanza tranquillità, si può ritenere un dato molto importante; forse un primo pas- so, un terreno favorevole sul quale si può lavorare con ottimismo.

Mi sento… meglio. Due sono le domande centrali, di questo questionario;

si sollecita i ragazzi a sbilanciarsi sugli eventuali cambiamenti individuali e di gruppo osservati dopo lo stage Lara.

Una prima considerazione: dalle loro risposte, la percezione che dopo il lavoro svolto allo stage Lara, sia cambiato qualcosa dentro di sé, in termi-

ni positivi, è netta. Questo per noi è un dato importante, da non dare per scontato. Si è sempre andati ad intuito, con riflessioni informali con gli insegnanti per riuscire a cogliere le ricadute dello stage, ma da loro, dallo loro viva voce, un riscontro chiaro non c’è mai stato.

Riuscire a pensarsi cambiati in meglio, in qualche aspetto, è fondamen- tale per la loro autostima che in questo periodo, proprio perché l’identità è in costruzione, è sempre piuttosto bassa.

Inoltre rappresentarsi un po’ cambiati e metterlo in relazione all’espe- rienza vissuta al Lara, è importante perché, rende i ragazzi più consapevoli che quello che hanno imparato nel laboratorio: gestire il conflitto, esporsi, negoziare, collaborare, possono sempre metterlo in pratica nella loro vita presente e futura; cioè possono aver sperimentato un metodo.

Infine percepire il Lara come una possibilità di cambiamento indivi- duale, tra le tante “sirene” da cui il giovane è attirato, è qualcosa che fa sperare, che dà una sferzata ottimistica al pensiero adulto che a volte pensa i giovani in balia dell’ambiente esterno.

Mettendo in relazione le due domande, quella sul cambiamento indivi- duale e quella sul cambiamento di classe, si notano alcuni aspetti.

Risulta molto più facile riuscire a scorgere i cambiamenti nella classe, nei propri compagni che avere una percezione dei propri. Infatti in questa domanda appaiono molti “non so” o spazi in bianco; ed anche le risposte negative secche: “No, non è cambiato niente”, ma che vengono contraddet- te molto spesso dalla seconda domanda dove allora emerge che un cambia- mento individuale, parlando degli altri, esiste anche in se stessi.

I motivi possono essere molteplici e si intravedono dalle risposte date dai ragazzi. Da un lato una reale difficoltà di capire, di scorgere all’interno di sé quali sono stati i cambiamenti, a causa di un’acerba consapevolezza di sé. Spesso inoltre, soprattutto a questa età, si ha in mente che il cambia- mento sia qualcosa di grande, eclatante, mentre sono le piccole diversità di atteggiamento che fanno sì che una situazione possa migliorare; pertanto i cambiamenti di punti di vista, di atteggiamento, sono svalutati rapidamen- te, perché non ritenuti importanti.

Un altro motivo è che nell’adolescenza, molto spesso il cambiamento di sé è visto come una minaccia alla costruzione, ancora fragile, della propria identità; qualche volta il rimando o lo scoprire una variazione nei propri atteggiamenti è considerato come un’incoerenza (e l’adole- scente è molto attento, molto rigido sulle possibili incoerenze) pertanto alla domanda diretta di un possibile cambiamento, la difesa è subito alta e la risposta ha una sfumatura di orgoglio: “No, che non sono cambia- to!”. Lo dimostrano le tante risposte che iniziano con “no, non è cambia- to niente tranne che…” e si leggono invece molti ed importanti cambia- menti.

Il secondo aspetto rilevante, per quanto riguarda queste due domande, è che la scarsa consapevolezza riscontrata su cambiamenti individuali e di gruppo, risulta molto più accentuata nelle classi provenienti da Istituti Pro- fessionali, forse più sguarniti di strumenti per valutarsi e valutare il contesto e le diverse sfumature qualitative di una situazione. È importante allora con- siderare e far intervenire il punto di vista dell’insegnante che può completa- re questa lacuna. Infatti, molto spesso, riconoscono che la classe ha messi in atto dei cambiamenti e che i ragazzi hanno trattenuto di questo progetto un buon ricordo, anche se dai questionari si ha la sensazione contraria.

Tali omissioni ci stanno suggerendo di pensare ad uno strumento di- verso, con un linguaggio più accessibile e vicino alle sensibilità di questi ragazzi che non vanno “persi per strada”, che vanno anche loro ascoltati, forse messi nella condizione di interagire ed essere più in sintonia con noi adulti. Questo riposizionamento, da parte nostra, riguarda non solo i questionari di monitoraggio, ma anche lo stesso stage Lara. Infatti si sta provando con i Professionali (o con quelle classi che appaiono ancora acer- be e poco pronte a recepire i temi più astratti del Lara) di rendere gli stage più ludici, più giocati all’aria aperta, più sportivi, con meno giochi che loro avvertono artificiosi e distanti. Delle sperimentazioni che sono state fatte hanno dato buoni risultati.