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due proposte teorico-sperimentali a confronto per uno studio incrociato dei due fenomen

Danilo Nocito

PhD student, Department of Cognitive Sciences, Educational and Cultural Studies, University of Messina, Italy

n_d@libero.it

1. Il binomio sogno - coscienza

In virtù delle diverse sfaccettature delle quali si compone la coscienza, è opportuno credere che essa non si palesi esclusivamente in seguito all‘interazione con stimoli esterni, quanto piuttosto rappresenti il modo trami- te il quale l‘organismo indica a se stesso di stare interagendo con oggetti e/o eventi che possono essere percepiti direttamente o anche indirettamente at- traverso il richiamo dalla memoria di circostanze passate. Ciò allo scopo di rendere il soggetto consapevole che il processo di immaginazione mentale accade sempre secondo la sua prospettiva. Detto ciò, perché non ritenere che anche l‘attività onirica presenti dei legami con la coscienza stessa, e che quindi quest‘ultima pervada la cognizione nonostante i cambiamenti neuro- chimici e funzionali ai quali va incontro il cervello durante le operazioni oni- riche? Allo stato odierno della ricerca in campo fenomenologico e neurofisio- logico, è possibile ritenere che i sogni rappresentino in qualche modo delle esperienze pregne di stati coscienti. Da un punto di vista filosofico, inoltre, è opportuno domandarsi in che modo essi possono essere considerati tali, e che passaggi cognitivi si succedono all‘interno dell‘esperienza soggettiva di chi vive fenomeni onirici. In un‘ottica pluralista poiché le esperienze coscienti si palesano secondo diverse modalità, uno stato mentale che soddisfa anche so- lo alcuni requisiti relativi alle manifestazioni coscienti, potrebbe ritenersi ta- le. Una soggettività forte e ed un punto di vista in prima persona, quindi, non

sembrano essere gli unici due prerequisiti fondamentali affinché un‘esperienza possa dirsi cosciente. E‘perciò possibile considerare i sogni come delle esperienze coscienti nonostante essi rappresentino «l‘aspetto ap- parente di un modello di realtà globale ed integrato all‘interno di una presen- za esclusivamente virtuale» [1]. In merito verranno proposti due modelli d‘analisi della coscienza che in modi differenti ne sottolineano la pluridimen- sionalità, caratteristica utile a rintracciare la presenza del fenomeno in que- stione all‘interno dell‘attività onirica.

2. Un primo modello teorico di tipo pluralista per l‘attribuzione della co- scienza al processo onirico

Una delle proposte interessanti da approfondire è quella avanzata da Ci- cogna e Bosinelli [2] secondo i quali è bene distinguere tra coscienza intesa come consapevolezza (e quindi da un punto di vista fenomenologico) e come controllo strategico (secondo un approccio funzionale). La prima differenzia- zione si avvale a sua volta di un‘altra distinzione tra esperienza di tipo feno- menico relativa ad oggetti o eventi ed in secondo luogo un certo tipo di meta- consapevolezza (relativa alle forme di meta-cognizione, come quelle riferite alla vita mentale in quanto tale). A livello onirico essa è rappresentata nel modo seguente: se intesa da un punto di vista funzionale corrisponde alla ca- pacità del sognatore di riflettere in modo conscio sul fatto di stare sognando (vedi ad esempio i cosiddetti «sogni lucidi» [3]). In quest‘ultimo caso tramite la capacità di testare la realtà, il soggetto si dimostra capace di decidere se un‘esperienza trae origine dal mondo esterno o se piuttosto è prodotta dalla propria mente, mentre in un percorso onirico comune il soggetto è consape- vole di essere se stesso in prima persona il protagonista delle situazioni ricre- ate, ma rimane ignaro del fatto che l‘esperienza che sta vivendo è un prodotto della propria vita mentale. Ciò rappresenta la nascita delle allucinazioni, che nel sogno sono causate dalla perdita del controllo sulle fonti di produzione degli eventi, a sua volta determinata dalla disabilità nel ricevere input senso- riali esterni cosi come di produrre output motori (specialmente nella fase REM nella quale si verifica una paralisi completa del sistema motorio). Il ter- zo sottotipo proposto è quello tipico dell‘auto-consapevolezza di essere se stesso. Tra la meta-consapevolezza e quest‘ultimo sottotipo sembrano esserci delle forti somiglianze, in realtà l‘auto-consapevolezza può presentarsi anche in assenza della seconda cosi come accade nel sogno, momento in cui si per- de la possibilità di effettuare un riscontro con la realtà esterna mentre risulta

comunque presente la consapevolezza di tipo fenomenico di se stessi. Essa nel percorso onirico rappresenta la base dell‘esperienza fenomenica stessa: il sognatore infatti, è consapevole di occupare in prima persona gran parte della propria produzione onirica. La suddetta componente, quindi, corrisponde alla condizione cosciente per cui l‘attenzione del soggetto si mostra orientata ver- so eventi esterni alla propria coscienza riflessiva cosi come alla propria storia personale, nonostante egli sia ad ogni modo capace di conservare l‘esperienza del feedback relativo al proprio comportamento, nei confronti della consapevolezza di essere l‘origine di azioni e sensazioni che condiscono il proprio sogno. Gli stati allucinatori onirici, quindi, sono determinati dal fat- to di trarre informazioni dalla realtà interna (basata cioè sulla memoria a lun- go termine) e allo stesso modo la rappresentazione onirica di se stesso per crescere ed essere credibile seppur nella finzione non può che ricevere infor- mazioni dalla conoscenza auto-prodotta. La capacità di rintracciare informa- zioni sulla base di questo tipo di conoscenza autoctona diventa l‘unico requi- sito al fine di generare sia l‘auto-consapevolezza che la rappresentazione di sé, le quali in modo esplicito o implicito caratterizzano comunque la scena onirica. L‘argomentazione proposta ha il vantaggio di chiarire in quali moda- lità si esplicita la presenza dei processi coscienti. In particolare, considerando la costruzione dei processi stessi come un susseguirsi non casuale di stati di attivazione di tipo bottom-up (ripescaggio di elementi mnemonici dalla MLT), top-down (relativi all‘elaborazione ed interpretazione del materiale scelto) e di monitoraggio dell‘esperienza fenomenica, proprio quest‘ultimi sembra possano vantare la possibilità di essere considerati genuinamente co- scienti. In altri termini, a livello funzionale le uniche attività mentali coscienti non possono essere altro che quelle relative al monitoraggio degli output dell‘elaborazione incosciente, e quindi l‘interpretazione simultanea di ciò che sta accadendo nella scena onirica, comprese soprattutto le esperienze emoti- ve. In accordo all‘analisi proposta, inoltre, non sembra invece essere possibi- le ritenere presenti all‘interno dei percorsi onirici fenomeni legati alla meta- consapevolezza, sia se intesa come capacità di apportare modifiche alla pro- pria identità personale, che se vista come possibilità di effettuare una sorta di «ragionamento riflessivo» [4] verificando il peso che determinati concetti mentali hanno all‘interno del network cognitivo nel quale sono calati.

3. Fase REM ed attività onirica: il modello esplicativo hobsoniano ed i punti di forza di un secondo approccio pluralista

La seconda ipotesi teorico-sperimentale, proposta da Allan J. Hobson [5], parte dal presupposto secondo cui è possibile individuare due macrolivel- li coscienti: la coscienza primaria (quel tipo di consapevolezza semplice che include la percezione e le emozioni) e la coscienza secondaria che si rifà in- vece al linguaggio e ad alcune componenti dell‘aspetto riflessivo della consa- pevolezza di sé, come il pensiero astratto e la meta-cognizione. Secondo quanto esposto, i sogni che si verificano nell‘esperienza umana durante la fa- se REM posseggono alcune caratteristiche della consapevolezza di tipo pri- mario, e non di quello secondario. Durante il sogno, a differenza della veglia, gli esseri umani si dimostrano comunque coscienti in quanto continuano ad esperire emozioni e percezioni organizzate in uno scenario narrativamente ben strutturato. A causa del carattere primitivo del primo sottotipo cosciente proposto, è chiaro come l‘attività onirica abbondi di caratteristiche tipiche della consapevolezza primaria, in particolar modo per quanto riguarda le e- mozioni e le percezioni prodotte dal cervello senza l‘interazione col mondo esterno. Nello stesso tempo, però, la consapevolezza onirica manca dell‘abilità di riconoscere le proprie caratteristiche anormali: l‘incoerenza, la bizzarria e le importanti limitazioni in alcune capacità mentali quali la memo- ria. Per comprendere inoltre i meccanismi alla base del processo onirico, Hobson [5] racchiude nel modello AIM (Activation – Input-Output gating -

Modulation) le orchestrazioni messe in atto dal tronco encefalico e dalle

strutture subcorticali e neocorticali che operano riuscendo a regolarsi auto- nomamente, piuttosto che andare incontro ad un susseguirsi passivo di stati cerebrali. I passaggi cerebrali che si succedono come la repressione del si- stema di input, l‘inibizione dei neuroni motori spinali, e la produzione di on- de PGO (ponto-genicolo-occipitali) utili a fornire del materiale interno per la rappresentazione della trama narrativa onirica, cosi come un ambiente neuro- chimico di tipo aminergico, sarebbero alla base dell‘auto-attivazione del si- stema cerebrale e dell‘appena citata differenziazione in ambito cosciente. In merito alla teoria proposta, sembra opportuno appoggiare ancora una volta la distinzione dei fenomeni coscienti, proprio perché cosi facendo è possibile riconoscere con più immediatezza alla coscienza stessa una certa pluridimen- sionalità, caratteristica che opera a favore di una più chiara attribuzione dell‘aggettivo cosciente ai fenomeni onirici. Distinguere questi due momenti della cognizione cosciente ci permette di capire, quindi, che la consapevolez-

za onirica si palesa nella capacità di attribuire un senso al susseguirsi di im- magini mentali che all‘origine provengono in modo del tutto disorganizzato, ciò al fine di tessere una trama narrativa semanticamente verosimile, a dispet- to della presenza di deficit cognitivi presenti. Dall‘analisi dei contributi pro- posti potrebbe emergere una nuova teoria della coscienza secondo cui innan- zitutto gli stati cerebrali sottesi alla veglia cosi come all‘attività onirica coo- perano in modo equilibrato, ed in secondo luogo che il loro gioco simultaneo si dimostra cruciale al fine di garantire il corretto funzionamento di ciascuno di essi. In questa prospettiva, quindi, il sogno può essere inteso come un tipo di esperienza soggettiva con somiglianze e differenze rispetto alla consapevo- lezza cosciente, associata essa stessa ad uno stato cerebrale a sua volta distin- to. L‘approfondimento di un‘analisi incrociata simile potrebbe aiutare a com- prendere sia le dinamiche cognitive alla base dei percorsi onirici che i feno- meni coscienti stessi propri della fase di veglia.

Bibliografia

1. Windt, J.M. Metzinger, T. ―The Philosophy of Dreaming and Self-Consciousness: What Happens to the Experiental Subject during the Dream State?‖ in: Barrett, D. & McNamara (eds), ―The New Science of Dreaming‖. Estport, CT: Praeger Im- print/ Greenwood Publishers (2007)

2. Cicogna, P.C., Bosinelli, M. ―Consciousness during Dreams‖, Consciousness and Cognition 10, 26-41 (2001)

3. Noreika, V., Windt, J.M., Lenggenhager, B., Karim, A.A. ―New perspectives for the study of lucid dreaming: From brain stimulation to philosophical theories of self-consciousness‖ International Journal of Dream Research, Commentary on the ―The neurobiology of consciousness: Lucid Dreaming wakes up‖ by Hobson, A.J. (2010)

4. Perconti, P.―L‘autocoscienza. Che cosa è, Come funziona, A cosa serve‖, Roma- Bari, Laterza (2008)

5. Hobson, A.J. ―REM-sleep and dreaming: towards a theory of protoconscious- ness‖, Nature Reviews Neuroscience 10, November, Macmillan Publishers Lim- ited (2009)

Cognition and desires: how to solve the ―Selectivity