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Simone Sulpizio

Dipartimento di Scienze della Cognizione e della Formazione, Uni- versità di Trento, Rovereto (TN), Italy

simone.sulpizio@unitn.it

Durante la lettura di una parola, l‘elaborazione dello stimolo prevede la messa in atto di una prima fase di riconoscimento visivo della parola, seguita poi dalla sua elaborazione – più o meno lessicale (recupero di informazione immagazzinata nel lessico o conversione delle lettere in fonemi) – per con- cludere con la sua articolazione, nel caso in cui il compito preveda la lettura ad alta voce. Durante i diversi stadi del processo, mentre alcune delle compo- nenti coinvolte agiscono in modo uguale nelle diverse lingue, altre possono avere un comportamento lingua-specifico, spesso correlato con una maggiore o minore trasparenza dell‘ortografia della lingua in esame.

Una componente di particolare interesse per il suo comportamento, che sembra essere in parte lingua-specifico, è la sillaba. Sino ad ora, molti studi hanno dimostrato che le unità sillabiche intervengono durante i compiti di let- tura ad alta voce di parole e di non-parole [tra gli altri, 1; 2], mostrando come l‘alta frequenza sillabica faciliti la produzione degli stimoli da leggere. Di- versamente da ciò, gli studi condotti sul riconoscimento visivo della parola non sono giunti a risultati ugualmente univoci: mentre i lavori condotti sullo spagnolo e sul tedesco hanno evidenziato che l‘alta frequenza sillabica rallen- ta il processo di riconoscimento visivo dello stimolo [3; 4], studi condotti sul francese e sull‘inglese hanno mostrato un‘assenza di coinvolgimento delle unità sillabiche in questi processi [2; 5]. Quello che emerge dalle precedenti ricerche è che, mentre in alcune lingue (come l‘inglese e il francese) le unità sillabiche intervengono esclusivamente durante gli stadi finali del processo di

lettura ad alta voce, in altre lingue (come lo spagnolo e il tedesco) il loro co- involgimento sembra essere sia nei primissimi stadi – durante il riconosci- mento visivo – sia negli stadi finali. A questo proposito, sia in spagnolo che in tedesco, l‘alta frequenza sillabica inibirebbe il riconoscimento visivo dello stimolo.

La presente ricerca, condotta sull‘italiano, si propone di indagare il com- portamento delle sillabe nei processi di lettura ad alta voce e di riconoscimen- to visivo delle parole. Per quanto riguarda la lingua italiana, vista la sua orto- grafia trasparente, ci si aspetta che le sillabe vengano coinvolte sia nei pri- missimi stadi del processo di lettura, sia durante la codifica fonetica della pa- rola. A questo proposito, in linea con le precedenti ricerche, si ipotizza che l‘alta frequenza sillabica abbia da un lato, un effetto inibitorio durante il rico- noscimento visivo delle parole, e dall‘altro un effetto facilitatorio durante la lettura ad alta voce.

L‘effetto delle unità sillabiche è stato indagato in 2 esperimenti: nel primo esperimento, con un compito di decisione lessicale (stabilire se lo stimolo presentato è una parola o una non-parola), si è indagato l‘effetto della fre- quenza sillabica durante il processo di riconoscimento visivo dello stimolo; nel secondo esperimento, con un compito di lettura ad alta voce è stato possi- bile indagare l‘effetto della frequenza delle sillabe sui processi di codifica fo- netica dello stimolo. In entrambi gli esperimenti è stato impiegato un set di parole di bassa frequenza e uno di non-parole, entrambi costruiti variando la frequenza posizionale della prima sillaba [5; 1], così da ottenere stimoli co- mincianti con una sillaba di alta frequenza e stimoli comincianti con una sil- laba di bassa frequenza. La frequenza posizionale della seconda sillaba è stata bilanciata tra le due liste, così come il numero dei vicini sillabici [4]. Le altre variabili che sono state bilanciate tra le liste sono: .frequenza delle parole, lunghezza, numero e frequenza dei vicini ortografici, frequenza dei bigram- mi, un fonema iniziale, complessità ortografica e struttura ortografica. Inol- tre, un gruppo di parole di alta frequenza e un altro gruppo di non-parole so- no stati inseriti come filler, così da creare un contesto di lista privo di bias verso un‘elaborazione esclusivamente sub-lessicale degli stimoli [7].

I dati ottenuti nei due esperimenti hanno mostrato risultati parzialmente inattesi. Se da un lato la frequenza sillabica si è dimostrata in grado di facili- tare la lettura ad alta voce delle parole e delle non-parole, dall‘altro lato nes- sun effetto della frequenza sillabica è stato riscontrato nel compito di ricono- scimento visivo degli stimoli: la frequenza della sillaba, dunque, sembra en- trare in gioco esclusivamente quando ai partecipanti è richiesto un output fo- nologico.

I dati ottenuti mostrano che le unità sillabiche non sono coinvolte nel ri- conoscimento visivo della parola [8]: in italiano, come in altre lingue [2; 5] le sillabe non sarebbero necessarie per l‘attivazione di candidati lessicali duran- te la fase iniziale di elaborazione della parola. Diversamente accade per la let- tura ad alta voce: i risultati mostrano che l‘alta frequenza sillabica facilita la produzione dello stimolo. Una possibile interpretazione di questo effetto faci- litatorio è fornita dal modello di produzione di Levelt e collaboratori [9], che postula l‘esistenza di un sillabario mentale, all‘interno del quale sono imma- gazzinate le sillabe di alta frequenza e le informazione relative ai programmi motori necessari per realizzarle. Le sillabe di bassa frequenza, invece, vengo- no elaborate partendo dall‘informazione proveniente dalla rappresentazione fonologica. L‘effetto di frequenza sillabica, dunque, sarebbe dovuto ad un ra- pido recupero dal sillabario dei programmi articolatori immagazzinati, a fron- te di una lenta elaborazione basata sull‘informazione contenuta nella forma fonologica e necessaria solo per le sillabe di bassa frequenza.

In conclusione, la presente ricerca ha messo in luce, come anche in italia- no, una lingua ad ortografia trasparente, le unità sillabiche possano avere un ruolo esclusivamente negli stadi finali del processo di lettura ad alta voce: se da un lato, nel riconoscimento visivo delle parole, l‘accesso lessicale non ne- cessita di ricorrere alle unità sillabiche, dall‘altro lato, il coinvolgimento delle sillabe è invece parte integrante del processo di codifica fonetica e produzio- ne dello stimolo, e quindi inevitabile durante la lettura ad alta voce.

Bibliografia

1. Carreiras M., Perea M. (2004). Naming pseudowords in Spanish: effects of sylla- ble frequency. Brain and Language, 90, 393-400.

2. Ferrand L., Segui J., Humphreys G.W. (1997). The syllable‘s role in word nam- ing. Memory and Cognition, 25, 450-470.

3. Perea M., Carreiras M. (1998). Effects of syllable frequency and syllable neigh- borhood frequency in visual word recognition. Journal of Experimental Psycholo- gy: Human Perception and Performance, 24, 134-144.

4. Conrad m., Stenneke P., Jacobs A.M. (2006). Associated or dissociated effects of syllable frequency in lexical decision and naming. Psychonomic Bullettin & Re- view, 13, 339-345.

5. Stella, V., Job, R. (2001). Le sillabe PD/DPSS. Una base di dati sulla frequenza sillabica dell‘italiano scritto. Giornale Italiano di Psicologia, 28, 633-642. 6. Mathey S., Zagar D., Doignon N., Seigneuric A. (2006). The nature of the syllabic

neighbourhood effect in French. Acta Psychologica, 123, 372-393.

7. Job R., Peressotti F., Cusinato A. (1998). Lexical effects in naming pseudowords in shallow orthographies: further empirical data. Journal of Experimental Psy- chology: Human Perception and Performance, 24, 622-630.

8. Seidenberg M.S. (1987). Sublexical structures in visual word recognition: access units or orthographic redundancy? In M. Coltheart (ed.), Attention and Perfor- mance: Vol. XII. The psychology of reading. Hove: Erlbaum.

9. Levelt W.J., Roelofs A., Meyer A.S. (1999). A theory of lexical access in speech production. Behavioral and Brain Sciences, 22, 1-75.