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Effetti della dieta nell’efficacia dei trattamenti per l’acne

TABELLA 20 LARN PER L’ACQUA (32)

3.1 Effetti della dieta nell’efficacia dei trattamenti per l’acne

L’US Center for Drug Evaluation and Research ha classificato i trattamenti orali per l’acne in base alla loro solubilità e alla permeabilità.

Minociclina e doxiciclina fanno parte della classe I perchè hanno un’alta solubilità e un’alta permeabilità, mentre spironolattone e isotretinoina rientrano nella classe II in quanto sebbene la permeabilità sia alta, la solubilità è bassa e devono essere assunti in vicinanza a pasti ricchi di lipidi, tranne per la Lidose-isotretinoin la cui biodisponibilità non è influenzata dal contenuto di grassi.

I principi attivi utilizzati per il trattamento orale dell’acne interagiscono con determinati nutrienti e sono da evitare alcune associazioni:

Latte - doxicicline: il calcio contenuto nel latte può chelare le doxicicline.

Stomaco pieno - tetracicline, minocicline: assorbimento ridotto di tetracicline e

minocicline se assunte a stomaco pieno e con alimenti come latte o altri rispetto alla sola acqua. Sono però presenti nel mercato anche formulazioni, come la extended-release formulation delle minocicline, che non sono influenzate dal contenuto dello stomaco.

Minerali - tetracicline, minocicline: calcio, magnesio, zinco (dati contrastanti), ferro,

alluminio chelano le tetracicline; il ferro riduce l’assorbimento delle minocicline.

Antiacidi - tretracicline: gli antiacidi devono essere assunti 4-6 ore prima o 2 ore dopo le

CONCLUSIONI

Il ruolo dell’alimentazione nell’acne vulgaris è stato da lungo tempo oggetto di numerose indagini.

Le prime indicazioni dietetiche per i pazienti acneici si ritrovano nei libri di testo di dermatologia tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900. Queste erano basate su osservazioni, prove aneddotiche e speculazioni in quanto non si erano ancora scoperti appieno i meccanismi sottostanti la patogenesi dell’acne.

Nel 1921 i ricercatori osservarono che il cioccolato aumentava le concentrazioni di lipidi ematici e presumevano che incrementasse in modo simile la produzione di sebo da parte delle ghiandole sebacee, causando il peggioramento delle lesioni.

Nel 1931 i pazienti con acne sembravano avessero una ridotta tolleranza al glucosio e, di conseguenza, veniva raccomandato loro di evitare un consumo eccessivo di carboidrati, inclusi cioccolato e zucchero. Questo suggerimento è stato ulteriormente supportato da ricerche successive che hanno dimostrato un miglioramento della gravità dell’acne tra i pazienti che seguivano una dieta a basso contenuto di carboidrati.

Nel 1949 uno studio osservazionale riportò un’associazione tra il consumo frequente di latte e la gravità dell’acne e veniva consigliato di limitare i latticini ad alto contenuto di grassi; nel 1959 un piccolo case study dimostrò una diminuzione della gravità dell’acne tra i pazienti seguendo una dieta povera di grassi saturi e povera di grassi totali.

Tutti questi studi evidenziavano una correlazione tra l’acne e la dieta, ma non si sapeva ancora quali fossero le vie di segnalazione mediate dai nutrienti implicate nella patogenesi dell’acne.

Negli anni ’60, però l’opinione in merito cambiò: molti ricercatori smentirono l’associazione acne-dieta riscontrata negli anni precedenti dichiarando una mancanza di prove convincenti e facendo credere che fosse una sorta di mito da sfatare. Gli studi condotti tra gli anni ’60 e ‘70 anni hanno indagato ancora una volta principalmente gli effetti del cioccolato e i risultati hanno portato al consenso generale che la dieta non fosse collegata all’acne. Le conclusioni tratte, però, non erano veritiere in quanto gli studi presentavano molti difetti soprattutto nella progettazione delle ricerche e ancora non erano stati istituiti indice e carico glicemico, non era stato scoperto il ruolo dei meccanismi endocrini nella patogenesi o la durata del tempo necessario affinché un trattamento avesse effetto.

L’associazione acne-dieta non è più stata studiata per quasi 40 anni, fino al momento della scoperta dei fattori coinvolti nello sviluppo della patologia (55) quali l’aumentata produzione di sebo da parte delle ghiandole sebacee, l’alterazione del processo di cheratinizzazione e la proliferazione del P.acnes che viene riconosciuto dal sistema immunitario e causa infiammazione.

La sintesi lipidica, e quindi la produzione di sebo nelle ghiandole sebacee, è regolata dalla via di segnalazione PI3K/Akt/mTOR, che attiva il fattore di trascrizione SREBP-1. In particolare il complesso di mTOR implicato è mTORC1, che è attivato dagli androgeni, dall’IGF-1, dall’insulina e dalla leucina, e per questo è considerato il punto di congiunzione tra l’acne e la dieta. Questi ormoni sono stimolati da una dieta con un alto indice e carico glicemico, da latte e latticini e dal cioccolato perchè conducono ad una condizione di iperinsulinemia che suscita una risposta endocrina e la produzione di IGF-1, mentre

sopprime AMPK e IGFBP-3, che si lega normalmente all’RXR inibendo la proliferazione cellulare e stimolando l’apoptosi.

Il latte, in particolare, deve il suo effetto insulinotropico alla leucina, che è presente in elevate concentrazioni nelle proteine del siero, e contiene ormoni stimolatori tra cui IGF-1 e microRNA che promuovono l’attività degli androgeni.

L’eccesso di sebo crea un ambiente anaerobico che favorisce la crescita del P.acnes, il quale viene riconosciuto dai TLR e stimola la produzione di citochine e altre molecole che danno vita al processo infiammatorio.

Sembrano avere un ruolo importante nel contrastare la produzione di molecole pro- infiammatorie la vitamina D, gli acidi grassi omega-3, lo zinco, il selenio e i probiotici.

La vitamina D, i cui recettori si trovano anche nella cute e nelle cellule immunitarie, riduce l’espressione di numerose interleuchine; gli acidi grassi omega-3 sono precursori di molecole antinfiammatorie e devono essere assunti in una quantità tale che il rapporto tra omega-6/omega-3 sia pari o inferiore a 5:1; lo zinco riduce la formazione di molecole infiammatorie e inibisce la 5α-reduttasi, enzima che converte il testosterone nella forma attiva; il selenio è fondamentale per la sintesi di enzimi antiossidanti e i probiotici sono importanti per mantenere l’integrità strutturale e funzionale dell’intestino, organo responsabile della digestione, fermentazione, assorbimento dei nutrienti e della regolazione del sistema immunitario.

I polifenoli, quali l’epigallocatechina-3-gallato, la curcumina e il resveratrolo, sono indagati per le loro proprietà antimicrobiche, antiossidanti e antinfiammatorie, ma ci sono ancora poche evidenze scientifiche e il problema principale riguarda la loro biodisponibilità.

Invece, un eccesso di vitamina B12 e di iodio sembra causare lo sviluppo di sfoghi

acneici: la vitamina B12 modula le attività trascrizionali del microbiota cutaneo down-

regolando il gene PPA0693 e la biosintesi della vitamina B12 stessa, con l’aumento della

produzione di L-glutammato che viene così utilizzato per la sintesi delle porfirine, molecole che inducono l’infiammazione. L’eccesso di iodio è stato associato alla comparsa di papule, ma il meccanismo non è ancora stato spiegato.

Una dieta varia caratterizzata da un basso indice glicemico e quindi basata su alimenti ricchi di fibre, come i cereali integrali, i legumi, le verdure, la frutta fresca e secca, e ricchi di acidi grassi polinsaturi essenziali, come il pesce, è quella più indicata per i pazienti acneici. Questo stile alimentare rispecchia la dieta mediterranea, che è conosciuta per molteplici benefici tra cui la diminuzione del rischio di obesità, diabete e cancro.

Non si può trovare nell’alimentazione la causa dello sviluppo dell’acne, in quanto il fattore principalmente responsabile è la genetica, ma una dieta ricca di zuccheri raffinati, grassi saturi, carne e latticini come la dieta occidentale può essere la causa del peggioramento delle lesioni.

In conclusione, l’acne è una patologia multifattoriale che insorge solitamente durante la pubertà, con l’aumento degli ormoni sessuali, e può presentarsi o persistere anche nell’età adulta colpendo principalmente il volto e avendo un forte impatto psicologico. È una malattia principalmente di ambito dermatologico, tuttavia dal momento che è stata stabilita un’associazione con la dieta, dovrebbe essere indagata anche l’alimentazione del paziente e corretta rispettando i principi della dieta mediterranea.

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