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TABELLA 11 ASSUNZIONE

RACCOMANDATA PER LA POPOLAZIONE (PRI) E ASSUNZIONE ADEGUATA (AI) DI MINERALI. (32)

Iodio

Lo iodio (I) è fondamentale perchè costituisce il 65% e il 59% del peso molecolare degli ormoni tiroidei tiroxina (3,3,5-tetraiodotironina o T4) e triiodotironina (3,5,3’-

triiodotironina o T3) rispettivamente, importanti regolatori di molti processi fisiologici come

la crescita, lo sviluppo, il metabolismo e le funzioni riproduttive. La maggior parte dello iodio è contenuto nella tiroide, mentre si trova in una concentrazione pari a 10-15 µg/l nel fluido extracellulare. L’intrappolamento di iodio nella tiroide è maggiore in caso di carenza di iodio, mentre è ridotto quando vi è un eccesso di iodio, quindi lo iodio stesso regola il proprio assorbimento da parte della tiroide.

Una volta raggiunta la tiroide, lo ioduro viene ossidato e incorporato in tirosine a formare mono-(MIT) e diiodotirosine (DIT). La fusione di due residui di DIT portano alla formazione di T4, la fusione di una molecola di MIT e una di DIT genera la T3. Queste

molecole sono contenute nella tireoglobulina (Tg), glicoproteina che permette lo stoccaggio degli ormoni tiroidei nel colloide depositato nel lume follicolare.

Quando sono richiesti gli ormoni tiroidei, sotto l’azione dell’ormone tireostimolante (TSH - Thyroid Stimulating Hormone), avviene l’endocitosi delle goccioline colloidali dal lume follicolare e la fusione delle vescicole endocitotiche con i lisosomi dove la Tg viene digerita da proteasi e vengono rilasciati gli ormoni tiroidei nelle cellule follicolari tiroidee e quindi nel plasma, dove le proteine specifiche li trasportano ai tessuti bersaglio.

Il deficit di iodio diminuisce il rapporto DIT/MIT e T4/T3, mentre un supplemento li

aumenta. La secrezione normale di T4 è 94-110 µg e quella di T3 è 10-22 µg al giorno.

In natura lo iodio si trova nelle rocce ignee e viene liberato in seguito alla loro erosione. Essendo solubile in acqua, attraverso la pioggia raggiunge mari, oceani e suolo. Il terreno, però, è povero di iodio ed infatti gli alimenti di origine vegetale non sono una buona fonte alimentare di iodio. Gli alimenti di origine animale come carne, latte, uova e pesce ne contengono di più, in particolare alghe, frutti di mare e pesce sono ricchi di iodio perchè lo accumulano dall’acqua marina.

I disturbi che sono dovuti alla carenza di iodio comprendono il gozzo, l’ipotiroidismo, ritardo mentale, disturbi riproduttivi, diminuzione della sopravvivenza dei bambini e anomalie dello sviluppo. È raro, invece, che ci sia nella dieta un eccesso di iodio, si può osservare quasi solamente in Giappone per il largo uso di alghe marine.

La maggior parte delle persone può essere esposta a grandi quantità di iodio senza problemi apparenti. L’integrazione di iodio in popolazioni carenti che portano ad un’assunzione di 150-200 µg/die è stata associata ad una maggiore incidenza di ipertiroidismo, principalmente nelle persone anziane con gozzo multinodulare. Questo perchè la carenza di iodio aumenta il rischio di sviluppare noduli tiroidei autonomi che non rispondono al normale sistema di regolazione tiroidea determinando ipertiroidismo dopo integrazione di iodio. Nelle popolazioni non carenti l’assunzione eccessiva (assunzione prolungata di oltre 18 mg/die) è più comunemente associata a livelli ematici elevati di TSH, ipotiroidismo, gozzo e cancro papillare alla tiroide. L’ingestione di una grande quantità di iodio può inibire il processo di sintesi degli ormoni attraverso un’inibizione del processo di organificazione dello iodio, il cosidetto effetto Wolff-Chaikoff; l’intossicazione acuta si manifesta attraverso un bruciore alla bocca, gola e stomaco, febbre, dolori addominali, nausea, vomito e diarrea, polso debole e coma. (42)

Lo iodio sembra essere un fattore in grado di causare eruzioni acneiformi, caratterizzati dalla presenza di papule, e in grado di esacerbare l’acne quando già presente. (24) (38)

In (43) è stato valutato se era presente una correlazione tra l’ingestione di iodio con la dieta e la prevalenza e la severità dell’acne negli adolescenti. Sono stati scelti per questo studio gli adolescenti residenti nei confini della Carolina del Nord che si estendono dalla costa atlantica sulla sponda orientale alle contee montuose nella regione occidentale, quindi con una notevole variazione nella normale assunzione di iodio. Da questo studio non sono emerse associazioni significative, tranne una debole correlazione con cicatrici e cisti.

In alcuni studi, però, si ipotizza che l’associazione tra acne e latte sia dovuta proprio al contenuto di iodio (24) che deriva dal mangime degli animali e dalle soluzioni utilizzate per la sanificazione, sebbene non sia ancora chiaro il meccanismo attraverso il quale lo iodio causerebbe la comparsa di papule.

La letteratura supporta l’idea che un deficit di iodio è un rischio maggiore rispetto ad un eccesso, (44) quindi per i pazienti acneici è sicuramente utile evitare integratori contenenti iodio ma assicurarsi alla stesso tempo di raggiungere i livelli di assunzione raccomandati dalle linee guida.

Zinco

Lo zinco (Zn) è un oligoelemento essenziale per la crescita: è coinvolto nella proliferazione, differenziazione e apoptosi cellulare, nell’immunità, nel metabolismo, nella riparazione del DNA, nella riproduzione, nella visione, nel gusto, nella neurogenesi, sinaptogenesi, crescita neuronale e neurotrasmissione. Viene immagazzinato in specifiche vescicole sinaptiche da una classe di neuroni glutammatergici e viene rilasciato come neuromodulatore quando necessario.

Le principali fonti di zinco sono gli alimenti a base di carne, in particolare la carne rossa è la fonte più ricca. Si trova in abbondanza anche nei legumi e nei cereali, ma la biodisponibilità è influenzata dalla presenza di fitati, fibre, lignina, calcio e dai prodotti delle reazioni di Maillard che legano lo zinco e ne inibiscono l’assimilazione. Inoltre, anche alte concentrazioni di ferro ferroso negli integratori e l’assunzione farmacologica di acido folico possono interferire con l’assorbimento dello zinco.

In bambini e adolescenti una crescita scarsa e uno sviluppo ritardato possono essere i primi segnali di carenza da zinco. Altri sintomi sono la soppressione di alcuni aspetti dell’immunità cellulo-mediata con scarsa guarigione delle ferite cutanee, alopecia, i capelli neri diventano marroni-rossastri, diminuzione della conduzione nervosa, atassia, disorientamento, sviluppo genitale ritardato, ipogonadismo, aborti e malformazoni, dermatite che sembra dipendere della gravità della carenza e può verificarsi anche l’atrofia delle papille linguali. I limiti inferiori normali di zinco plasmatico a digiuno sono di 10.7 mmol/l. Valori normali sono compresi tra 75 e 110 µg/dl.

Un eccesso di zinco, come nel caso di una dose stimata di 325-650 mg, causa nausea, crampi addominali, vomito e diarrea. Mentre, la tossicità cronica data da assunzioni orali di zinco sproporzionalmente elevate rispetto al rame sono un fattore condizionante per indurre la carenza di rame con diminuzione degli enzimi rame-

dipendenti (superossido dismutasi, ceruloplasmina, citocromo c ossidasi) e cambiamenti immunologici, dei livelli di colesterolo e della distribuzione delle lipoproteine. Un adulto di 70 kg contiene circa 2-3 g di zinco e solo 2-3 mg (1/1000 del totale) vengono rinnovati giornalmente e persi attraverso le urine, le feci e il sudore. (45)

Circa il 6% di tutto lo zinco nel corpo umano è localizzato a livello della pelle.

Zinco e vitamina A sono essenziali per lo sviluppo puberale e per la normale differenziazione epiteliale: lo zinco è un elemento importante per la sintesi della proteina legante il retinolo e un cofattore per i metallo-enzimi in molte vie di segnalazioni cellulari. Lo zinco inibisce la chemiotassi dei leucociti e la proliferazione del P. acnes e incrementa la capacità fagocitica delle cellule natural killer e dei granulociti. L’effetto antinfiammatorio dello zinco avviene attraverso la riduzione della produzione di TNF-α e IL-6 e la modulazione dell’espressione di integrine, specialmente ICAM-1 e LFA-3. Studi in vitro hanno mostrato l’effetto specifico sulla 5α-reduttasi.

In uno studio sono stati misurati i livelli di zinco, vitamina A e vitamina E in un gruppo di persone affette da acne e sono stati comparati con quelli di un gruppo di controllo sano risultando più bassi. Sono poi stati confrontati i valori ottenuti dal gruppo con acne lieve- moderato e dal gruppo con acne moderato-grave: i livelli di vitamina A non mostrano delle differenze significative, mentre i livelli di vitamina E e di zinco sono minori nel secondo gruppo rispetto al primo, evidenziando una correlazione negativa tra la severità dell’acne e livelli di vitamina E e zinco.

Lo studio aveva alcune limitazioni, in particolare un basso numero di partecipanti (94 con acne e 56 senza) e non sono state annotate le abitudini alimentari e dei fumatori. (35)

Anche in (46), review sistematica e meta-analisi, sono stati osservati livelli sierici di zinco significativamente più bassi in individui con acne rispetto a quelli senza acne. Inoltre, i soggetti con acne trattati con zinco sia orale che topico hanno avuto un miglioramento clinico con una diminuzione del numero medio di papule.

Selenio

Il selenio (Se) è un micronutriente che viene ingerito e assorbito sotto forma di selenite, selenato e selenometionina. È concentrato nella tiroide, incorporato nelle proteine dei tireociti.

L’enzima selenofosfato sintetasi catalizza la sintesi del monoselenio fosfato, precursore della selenocisteina, un amminoacido presente nel centro catalitico di molti enzimi coinvolti nella difesa cellulare contro i radicali liberi e nel metabolismo e funzioni degli ormoni tiroidei.

Infatti il selenio si trova nelle glutatione perossidasi (GPx), nella tioredossina reduttasi e nelle iodotironina deiodinasi. GPx agisce come enzima antiossidante che riduce i ROS potenzialmente dannosi, come il perossido di idrogeno e gli idroperossidi lipidici accoppiando la loro riduzione con l’ossidazione del glutatione e nel tessuto tiroideo coopera con la catalasi perossisomiale nella degradazione di H2O2 proteggendo le cellule

dall’attacco dei radicali liberi.

La tioredossina reduttasi mantiene la tioredossina in forma ridotta, partecipando alla rigenerazione di diversi sistemi antiossidanti, come la vitamina C. Mentre le iodotironina deiodinasi intervengono nella deiodinazione. Il selenio supporta l’attività della vitamina E

nel limitare l’ossidazione dei lipidi e prevenire i danni che risultano dalla carenza di vitamina E.

Le fonti alimentari più ricche di selenio sono le frattaglie e i frutti di mare, seguiti da carni muscolari, mentre la concentrazione negli alimenti vegetali dipende dal contenuto di Se nel suolo.

Non ci sono manifestazioni cliniche della carenza di selenio, gli individui appaiono più suscettibili a stress psicologici addizionali e può aumentare la virulenza e la progressione di certe infezioni virali. Le cellule impoverite di selenio sono prive di sufficiente capacità di difesa antiossidante a causa della ridotta attività di GPx e potrebbero sperimentare una iodazione intracellulare aberrante delle proteine, portando a apoptosi, esposizione di epitopi insoliti e riconoscimento da parte del sistema immunitario.

L’integrazione di selenio in individui che non hanno una carenza grave di selenio sembra stimolare la risposta immunitaria, l’attività degli enzimi antiossidanti e il metabolismo degli agenti cancerogeni: i tassi di mortalità per cancro sono più alti nelle aree con basso selenio nel suolo e quelle in cui l’assunzione è relativamente bassa. L’integrazione ha ridotto significativamente l’incidenza di tumore.

La tossicità acuta si verifica con l’ingestione di Se nell’ordine di grammi, mentre dosi minori per lunghi periodi possono causare fragilità e perdita di capelli e unghie, disturbi gastrointestinali, eruzioni cutanee, affaticamento, irritabilità e anomalie del sistema nervoso. (42)

(47) è una review sistematica e una meta-analisi in cui vengono investigati i livelli sierici di selenio e le patologie della pelle e sembra che il selenio possa giocare un ruolo nell’acne vulgaris, cloracne, psoriasi e dermatiti atopiche. Solo uno studio tra quelli analizzati, selezionato perchè seguiva determinati criteri quali presenza di diagnosi definita, individui sani nel gruppo di controllo, campione limitato a capelli, pelle, sangue, plasma o siero e livelli riportati con media e deviazione standard, ha riportato un più basso livello sierico di selenio rispetto al gruppo di controllo.

Nei pazienti acneici si può presupporre che sia la necessità di un supplemento di selenio perchè c’è una richiesta maggiore di enzimi antiossidanti, sono però necessari ulteriori studi.

2.2.3 Acidi grassi polinsaturi

I lipidi sono, assieme a carboidrati e proteine, una classe di macronutrienti e devono essere assunti giornalmente nell’ordine dei grammi.

La funzione principale è quella energetica in quanto forniscono 9 kcal/g, ma hanno anche funzioni strutturali, essendo indispensabili per le membrane cellulari, e funzionali, in quanto precursori di molecole che intervengono nella regolazione dei processi infiammatori, della pressione arteriosa, dell’aggregazione piastrinica e coagulazione, della funzione renale. Inoltre, permettono l’assorbimento delle vitamine liposolubili (A, D, E, K) e conferiscono sapore e consistenza ai cibi.

Il nostro interesse si rivolge agli acidi grassi polinsaturi, in particolare all’acido arachidonico, eicosapentaenoico e docosaesaenoico, che sono correlati a patologie infiammatorie della pelle come le dermatiti atopiche, la psoriasi e l’acne in quanto precursori di molecole anti- e pro-infiammatorie.

L’acido arachidonico viene mobilitato dalla membrana cellulare durante stimoli infiammatori grazie all’enzima fosfolipasi A2 ed è il substrato di 3 enzimi: ciclossigenasi (COX-1 e COX-2) grazie alle quali si formano prostanoidi e trombossani della serie 2 (PGI2, PGD2, PGF2A); lipossigenasi (5-LOX e 15-LOX) grazie alle quali si formano i leucotrieni della serie 4 (LTB4, LTC4, LTE4) e epossigenasi (citocromo P450 o CYP); con la formazione di molecole con funzione pro-infiammatoria e pro-aggregante piastrinica. Dall’acido eicosapentaenoico e dall’acido docosaesaenoico, invece, vengono prodotti prostanoidi e trombossani della serie 3 (PGB3, PGD3, PGE3, PGI3) e leucotrieni della serie 5 (LTB5, LTC5, LTD6) che hanno azione antinfiammatoria, vasodilataroria e antitrombotica (Figura 15).

AA deriva dall’acido linoleico (LA, C18:2), omega-6 o PUFA n-6 caratterizzato da un doppio legame carbonio-carbonio in posizione 6 dall’estremità metilica dell’acido grasso; mentre EPA e DHA derivano dall’acido α-linolenico (ALA, C18:3n-3), omega-3 o PUFA n-3, caratterizzato da un doppio legame carbonio-carbonio nel terzo legame dall’estremità metilica dell’acido.

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