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Salman Rushdie

2.3 East, West

Nel 1994 Salman Rushdie pubblica una raccolta di racconti brevi, che egli riunisce sotto il titolo significativo – ancora di più se si considerano le personali vicende dell‟autore e il fatto che la fatwa a cui venne condannato dall‟Ayatollah Komeini (1902-1989) nel 1989 fosse ancora ufficialmente in opera – di East, West.Tale raccolta vede la presenza di nove racconti brevi che sono equamente divisi in tre sezioni294 non a caso dedicate ai tre poli geografici/storici/sociali/culturali che da sempre costituiscono la fonte di ispirazione delle opere dell‟autore indiano, ovvero “Est”, “Ovest” e “Est, Ovest”. In particolare, i tre

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“[…] what I learned from the Widow‟s Hand is that those who would be gods fear no one so much as other potential deities; and that, that and that only, is why we, the magical children of midnight, were hated feared destroyed by the Widow […]” (cfr. Rushdie S., Midnight‟s Children, cit. p. 612).

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La divisione tripartita delle proprie opere è tutt‟altro che insolita per Rushdie. Non è dunque un caso che tutte e tre le opere prese in considerazione nel presente studio siano divise proprio secondo questo schema:

Midnight‟s Children è, come abbiamo visto, diviso in Book I, Book II e Book III, l‟inizio di ognuno dei quali

rappresenta uno snodo diegetico significativo; East, West è, come sopra evidenziato, diviso nelle tre sezioni relative all‟oriente, all‟occidente e all‟incontro fra i due, le quali comprendono, a loro volta, tre racconti ognuna; infine The Enchantress of Florence, come avremo modo di osservare più dettagliatamente in seguito, è ancora una volta divisa nelle sezioni I, II e III, che corrispondono all‟organizzazione spazio- temporale della narrazione.

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racconti che sono raccolti sotto la denominazione di “Est” e i tre raccolti all‟interno della sezione “Ovest” non sono originali, ma furono scritti (quelli dell‟Est prima e quelli dell‟Ovest poi) e pubblicati precedentemente alla raccolta del 1994, mentre i tre racconti presentati nella sezione finale, dedicata all‟incontro fra i due poli, sono stati scritti specificatamente per tale scopo295. È infatti l‟ultima sezione a conferire all‟intera raccolta il proprio titolo, implicitamente suggerendo che sia l‟incontro fra i due mondi, piuttosto che la rigida contrapposizione degli stessi, l‟ideale a cui l‟autore aspira. È proprio per tale ragione che Rushdie ha voluto sottolineare296 l‟attenta riflessione che l‟impiego della grafologia all‟interno del titolo dell‟opera ha richiesto. Di fronte alla possibilità di impiegare simboli grafologici quali il trattino (che nell‟ambito della critica post-coloniale ha dato origine, a partire dalla teorizzazione dell‟“in-between space” di Bhabha, al concetto di “hyphenation”297, ovvero del compendio nell‟uso del trattino – “hyphen” in

inglese – della molteplicità dell‟identità di quanti, ad esempio gli anglo-indiani piuttosto che i franco-canadesi, vengano loro malgrado definiti dalle vicende storiche che hanno reso l‟impiego del trattino necessario), la barra di separazione o persino il punto, egli abbia infine optato per l‟impiego della virgola. I due poli vengono così legati da una struttura paratattica che ne sottolinei l‟uguale grado di importanza e la contemporanea (in)dipendenza reciproca, ovvero il fatto che, sebbene essi giungano a contatto e si influenzino vicendevolmente ciò non implica che uno dei due poli debba ottenere, come accaduto in passato, la predominanza sull‟altro. Proprio in ossequio al progetto così riassunto nel titolo della raccolta, i nove racconti, come sottolineato, fra gli altri, da Sanga298, mirano a presentare un‟ampia serie di eventi quotidiani piuttosto che storici e di influenze letterarie piuttosto che cinematografiche di origine tanto orientale quanto occidentale, la cui commistione rappresenta l‟obiettivo finale dell‟ultima delle tre sezioni del racconto.

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Goonetilleke rinviene nel dato cronologico (ovvero nel fatto che i racconti della sezione “East” siano stati scritti per primi, che siano stati poi seguiti da quelli della sezione “West” e che quelli della sezione “East, West” siano giunti per ultimi) la riprova che la raccolta presenta una struttura – non necessariamente pianificata in precedenza – circolare e che offre uno specifico sviluppo tematico (cfr. Goonetilleke D. C. R. A., Salman Rushdie, cit., p. 125).

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Rushdie S., “Interview: Homelessness is where the art is”, in The Bookseller, 15 July 1994, p. 50, in Goonetilleke D. C. R. A., Salman Rushdie, cit., p. 131.

297

Sanga J. C., Salman Rushdie‟s Postcolonial Metaphors: Migration, Translation, Hybridity, Blasphemy,

and Globalization, cit., p. 5.

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La considerazione delle immagini dell‟Est e dell‟Ovest presenti all‟interno della raccolta sarà divisa nelle sezioni successive secondo la medesima tripartizione operata dall‟autore, e, dunque in “East”, “West” e “East,West”.

2.3.1 East

La prima sezione della raccolta, dedicata all‟Est, comprende i tre racconti “Good Advice is Rarer than Rubies”, “The Free Radio” e “The Prophet‟s Hair”, tutti ambientati nel subcontinente indiano. In particolare, benché facente parte della sezione “Est”, il primo racconto è incentrato sul rapporto fra India e Inghilterra299, mentre i restanti due racconti sono incentrati sulla narrazione di vicende appartenenti alla recente storia dell‟India post- indipendenza.

Nel primo racconto “Good Advice is Rarer than Rubies”, è l‟universo delle richieste di permesso di soggiorno al Consolato Britannico per potersi recare in Inghilterra a costituire il punto focale della narrazione. Ciò permette l‟immediata delineazione degli schieramenti „noi‟ VS „loro‟:

He told her that the sahibs thought all the women who came on Tuesdays, claiming to be dependents of bus drivers in Luton or chartered accountants in Manchester, were crooks and liars and cheats300.

L‟affermazione sopra riportata è da attribuirsi al personaggio di Muhammad Ali, che, insieme a Miss Renana, rappresenta il protagonista del racconto. Muhammad Ali è caratterizzato come un individuo che, passando le sue giornate nei pressi del Consolato, si procura da vivere truffando le persone che vi si recano con la speranza di ottenere il passaporto per poter lasciare l‟India e recarsi in occidente. Miss Renana è una delle cosiddette „donne del martedì‟, ovvero una delle donne che si presentano il martedì al

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Il fatto che tanto il primo racconto dell‟intera raccolta quanto l‟ultimo si interessino di delineare il rapporto dell‟ex colonia con l‟ex madrepatria è tutt‟altro che trascurabile e assicura la circolarità dell‟opera. Tanto “Good Advice is Rarer than Rubies” quanto “The Courter”, il terzo e ultimo racconto presente nella terza e ultima sezione, sono infatti incentrati sul rapporto che gli ex colonizzati hanno con l‟Inghilterra. La differenza è sostanzialmente una di ambientazione: il primo racconto si svolge in India e l‟ultimo si svolge in Inghilterra. Tuttavia, il punto di arrivo è il medesimo: l‟India. Se, infatti, la protagonista del primo racconto si rifiuta di lasciare l‟India per andare in Inghilterra, la protagonista dell‟ultimo, come vedremo più in dettaglio, lascia l‟Inghilterra con il solo scopo di ritornare in India.

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Rushdie S., East, West, London, Vintage, 1995, p. 9. Ogni futura citazione dalla raccolta verrà da ora in poi seguita nel corpo del testo dalla sola indicazione del numero di pagina.

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consolato per ottenere il passaporto sfruttando il loro legame matrimoniale o di fidanzamento con uomini che si trovano già nel Regno Unito. È proprio il pregiudizio nei confronti delle donne del martedì a costituire il fulcro principale delle affermazioni di Muhammad Ali sopra riportate. Egli struttura il proprio intervento descrivendo due schieramenti distinti ed opposti, impiegando appunto i cliché “sahibs” and “women who [come] on Tuesdays”. È interessante notare, in particolare, che il punto di vista qui presentato è quello di un indiano, cosicché, in opposizione a quanto avvenuto durante il colonialismo, lo schieramento „noi‟ è rappresentato dagli indiani, mentre lo schieramento „altro‟ è rappresentato dagli inglesi. Tuttavia, l‟etero-stereotipo negativo addotto da Muhammad Ali per convincere le persone che egli si appresta a truffare (benché egli non abbia, in questo specifico caso, intenzione di truffare Miss Renana) della necessità di ricorrere al suo aiuto, è rivolto contro il popolo indiano. Esso rappresenta infatti un caso di etero-rappresentazione riportata, ovvero Muhammad Ali riporta ciò che egli ritiene gli inglesi pensino degli indiani e, in particolare, delle „donne del martedì‟ – il che, può, a propria volta, essere considerato un etero-stereotipo negativo da parte di Muhammad Ali nei confronti degli inglesi stessi.

È proprio questo reciproco scambio di etero-rappresentazioni negative a costituire la ragione che spinge Muhammad Ali a voler dare a Miss Renana il consiglio a cui si fa riferimento nel titolo del racconto, ovvero quello di accettare il passaporto britannico autentico di cui lui è entrato in possesso illegalmente ed impiegarlo per recarsi nel Regno Unito. La reazione di Miss Renana a tale consiglio è tuttavia ampiamente negativa:

„Let me understand you,‟ she was saying. „You are proposing I should commit a crime …‟ „Not crime,‟ he interposed. „Facilitation.‟

„… and go to Bradford, London, illegally and therefore justify the low opinion the Consulate sahibs have of us all. Old babuji, this is not good advice.‟ (p. 12)

Il motivo addotto da Miss Renana per rifiutare il consiglio datole è dunque legato proprio alla questione dell‟auto- ed etero-rappresentazione del popolo indiano. Un comportamento come quello suggerito da Muhammad Ali non avrebbe altra conseguenza se non l‟ulteriore rafforzamento di quella che egli sostiene essere l‟opinione negativa degli inglesi a proposito degli indiani – comportarsi illegalmente finire col corroborare l‟etero- stereotipo negativo da parte degli inglesi secondo cui indiani sono “bugiardi e traditori”. Così come suggerito dallo stesso Rushdie in Imaginary Homelands (si veda p. 106), Miss

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Renana propone invece di combattere l‟etero-rappresentazione negativa con l‟auto- rappresentazione positiva, ovvero comportandosi secondo le regole e mostrare così la mancanza di consistenza dell‟etero-stereotipo negativo degli inglesi sugli indiani.

Una simile posizione non trova tuttavia riscontro in Muhammad Ali:

„It is the curse of our people,‟ he yelled. „We are poor, we are ignorant, and we completely refuse to learn.‟ (p. 12)

Di fronte al rifiuto di Miss Renana giustificato dalla volontà di non fornire alcuna ragione che possa corroborare il pregiudizio inglese nei confronti degli indiani e, nella fattispecie, delle donne del martedì, Muhammad Ali risponde infatti attraverso l‟impiego di una serie di auto-rappresentazioni negative. Egli definisce infatti il popolo indiano povero, ignorante e tendente alla recidività nel rifiutarsi di imparare, intendendo, con questo, fare riferimento all‟apprendimento della „lezione della storia‟. Si noti che la lezione che la storia dovrebbe avere insegnato agli indiani è, nell‟ottica di Muhammad Ali, la prevaricazione dell‟altro attraverso la violazione delle regole del reciproco rispetto. Il suggerimento implicito sembra essere, dunque, quello che sia giunto per gli indiani il momento di assumere con gli ex colonizzatori il medesimo atteggiamento da questi assunto con gli ex colonizzati.

Tuttavia, la fine del racconto impedisce che sia il punto di vista di Muhammad Ali a prevalere. I lettori vengono infatti informati che un motivo ben più importante ha spinto Miss Renana ha rifiutare la proposta di Muhammad Ali: il suo conscio e motivato rifiuto di abbandonare l‟India per recarsi in un paese straniero e sposare un uomo a cui è stata promessa da bambina, che è per lei non meno straniero del luogo in cui andrebbe a recarsi se abbandonasse l‟India (pp. 14-15). Ciò implica che Miss Renana non solo abbia mostrato l‟inconsistenza del pregiudizio britannico rifiutandosi di agire illegalmente, ma abbia inoltre disatteso le aspettative dei “sahib”, sulle quali il loro pregiudizio chiaramente si fonda, relativamente alla figura dell‟indiano che sarebbe disposto a fare qualsiasi cosa pur di abbandonare l‟„arretrata‟ India e recarsi nel „civilizzato‟ Regno Unito.

I successivi due racconti permettono all‟autore di affrontare più nel dettaglio alcuni avvenimenti storici che erano stati soltanto menzionati in Midnight‟s Children.

Il secondo racconto della raccolta, intitolato “Free Radio”, affronta infatti la tematica dell‟imbroglio della radio gratuita che venne impiegato durante il periodo dell‟Emergenza Indiana per facilitare i procedimenti di sterilizzazione della popolazione

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con la promessa (mai mantenuta) che, chiunque si fosse sottoposto volontariamente al procedimento, avrebbe ottenuto in cambio una radio. Come sopra accennato, l‟argomento era già stato introdotto nel romanzo del 1981 in uno dei tanti interventi narratoriali fra parentesi:

[…] the voices did not arrive through the oscillating valves of a transistor (which will never cease, in our part of the world, to symbolize impotence – ever since the notorious free-transistor sterilization bribe, the squawking machine has represented what men could do before scissors snipped and knots were tied) …301

Protagonisti di “The Free Radio” sono il giovane Ramani e la vedova di un ladro, mentre le vicende sono raccontate da un anziano narratore in prima persona amico di Ramani. La storia si snoda attraverso la descrizione dell‟infatuazione di Ramani per la vedova del ladro, che si concluderà con il matrimonio fra i due. Gli unici casi di esposizione di immagini dell‟„altro‟ all‟interno del racconto sono indirizzati proprio alla vedova:

We all knew nothing good would happen to him while the thief‟s widow had her claws dug into his flesh, but the boy was an innocent, a real donkey‟s child, you can‟t teach such people. (p. 19)

The thief‟s widow had gone to the bania shop to buy some three grains of dal and I won‟t say where the money came from, but people saw men at night near her rutputty shack […]. (p. 20)

But after that Ramani and the thief‟s widow were seen everywhere, shamelessly, in public places, and I was glad his mother was dead because if she had lived to see this her face would have fallen from shame. (p. 21)

La vedova è dunque oggetto di una serie di pregiudizi altamente negativi che derivano, innanzitutto, dal fatto che lei abbia „ereditato‟ il pregiudizio negativo che il mestiere del defunto marito suscitava.

L‟incipit del racconto presentato nel primo degli estratti sopra proposti crea infatti una contrapposizione fra le due immagini dei protagonisti del racconto, che sfrutta il riferimento al campo semantico del mondo animale. Da una parte, la vedova è

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stereotipicamente dipinta come una predatrice che affonda i propri artigli nel corpo della sua preda, ovvero Ramani, che è, al contrario, rappresentato come una innocente vittima dedita al lavoro onesto (da cui la denominazione “donkey-child”).

Inoltre, il fatto che lei sia rimasta vedova, ovvero priva di alcun sostegno economico, e con cinque figli dà adito al pregiudizio di genere secondo il quale lei si guadagnerebbe da vivere ricorrendo alla prostituzione. Ciò implica, pertanto, che il rapporto di Ramani con la vedova venga considerato “shameless”, vergognoso.

Che questo personaggio sia sottoposto ad un trattamento tanto negativo non è casuale né, tantomeno, indice di un atteggiamento misogino da parte del narratore o dell‟autore. Esso è da interpretare alla luce delle vicende narrate, che costituiscono la chiave di lettura del titolo del racconto. La condizione posta a Ramani dalla vedova perché lei accetti di sposarlo, infatti, è che egli non desideri avere dei figli, avendone lei già cinque. Ciò conduce Ramani a credere nella promessa della radio gratuita e sottoporsi alla vasectomia volontariamente.

Questo racconto, dunque, costituisce per Rushdie un‟ulteriore occasione per affrontare la tematica della sterilizzazione di un giovane indiano voluta da una vedova e rispecchia in tutto e per tutto la vicenda di Saleem e della Vedova/Indira in Midnight‟s

Children – in quest‟ottica, non è un caso che “The Free Radio” sia l‟unico racconto della

sezione “East” ad essere narrato da un narratore di prima persona, esattamente come accade nell‟opera del 1981. Ciò spiega, inoltre, il motivo per cui la vedova del ladro sia l‟unico personaggio del racconto ad essere vittima di un‟etero-rappresentazione tanto negativa.

Nel terzo racconto della sezione Rushdie affronta la vicenda della momentanea sparizione della reliquia sacra custodita nella Moschea di Hazratbal, in Kashmir, contenente un pelo della barba del Profeta Maometto, che venne sottratta nel dicembre del 1963 e restituita, senza che mai l‟identità del colpevole venisse rivelata, nei primi giorni del gennaio 1964302. Così come per l‟inganno della radio gratuita, anche questo evento storico che, come avremo modo di approfondire nel dettaglio nella sezione del presente studio dedicata all‟analisi del romanzo di Ghosh The Shadow Lines, suscitò grande sdegno nella popolazione e portò ad una serie di manifestazioni popolari e tumulti che, dal

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Wolpert S., Storia dell‟India: dalle origini della cultura dell‟Indo alla storia di oggi, cit. Come avremo modo di sottolineare nel terzo capitolo, tale avvenimento storico rappresenterà un importante momento diegetico anche in The Shadow Lines di Ghosh.

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Kashmir, dilagarono fino in India e Pakistan, era stato già introdotto in Midnight‟s

Children:

On Friday, December 27th, a man answering to my grandfather‟s description was seen, chugha-coated, drooling, in the vicinity of the Hazratbal Mosque. At four forty-five on Saturday morning, Haji Muhammad Khalil Ghanai noticed the theft, from the Mosque‟s inner sanctum, of the valley‟s most treasured relic: the holy hair of the Prophet Muhammad303

.

Nel romanzo dell 1981, in ossequio alla tendenza di Saleem e della sua famiglia di essere legati a doppio filo con gli eventi storici contingenti, si paventa l‟ipotesi che il colpevole della sottrazione della reliquia sia in realtà Aadam Aziz, nonno di Saleem, la cui morte si verifica tuttavia a cinque giorni dal ritrovamento della stessa. Il racconto che chiude la prima sezione di East, West offre a Rushdie la possibilità di completare la narrazione degli eventi che hanno condotto alla restituzione della reliquia. Senza infatti smentire ciò che Midnight‟s Children suggeriva, ovvero che fosse stato proprio Aadam a sottrarre la sacra spoglia, “The Prophet‟s Hair” vede la reliquia galleggiare abbandonata (da Aadam?) fra le onde di un lago in Kashmir ed essere raccolta da Hashim.

Benché il racconto manchi di espliciti esempi di auto- e/o etero-rappresentazione, è l‟intera impalcatura narrativa a costituire un esempio di analisi dell‟alterità.

Il racconto descrive infatti la trasformazione subìta da Hashim a causa del rinvenimento della reliquia, che lo rende altro da sé. Laddove all‟inizio del racconto egli è descritto come un ricco e rispettato musulmano non ortodosso che ritiene di comportarsi in maniera virtuosa nonostante si guadagni da vivere facendo l‟usuraio – ovvero commettendo quello che è riconosciuto come un grave peccato dall‟Islam – e che si fregia di aver trasmesso ai propri figli l‟importanza del pensiero libero e indipendente, in seguito al ritrovamento della reliquia egli si evolve in un musulmano strettamente – a tratti eccessivamente – osservante: confessa tutte le proprie ipocrisie alla sua famiglia (fra cui la presenza nella sua vita di un‟amante), rinnega la propria attività economica, impone alla figlia l‟uso del velo e fa bruciare qualsiasi altro libro che non sia il Corano304. Tale mutamento nel comportamento dell‟uomo spinge la sua famiglia a cercare l‟aiuto di un ladro professionista che rubi la reliquia e la allontani dalla loro casa. Il racconto si chiude

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Rushdie S., Midnight‟s Children, cit., p. 385.

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Benché simili scelte narrative, a partire dal riferimento al rogo dei testi non sacri, possano far pensare ad un intenzionale rimando alla vicenda personale di Rushdie, è bene sottolineare che questo racconto fa parte di quel gruppo di racconti pubblicati precedentemente al 1994. In particolare, esso fu pubblicato nel London

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con la descrizione del furto, che, per una serie di coincidenze, porta alla morte dell‟intera famiglia del ricco usuraio e dello stesso ladro. Questa non avviene, tuttavia, senza che prima quest‟ultimo abbia portato la reliquia – recuperata in seguito alla sua morte e restituita al suo reliquiario – a casa sua. L‟effetto che essa ha sulla famiglia del ladro è tuttavia assai differente: i quattro figli (le cui gambe il ladro aveva spezzato poco dopo la

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