Salman Rushdie
2.2 Midnight’s Children
2.2.1 L’‘altro’ all’interno
La serie di esempi letterari delle immagini dell‟„altro‟ presenti in Midnight‟s
Children comincia sin dalle prime pagine del romanzo e sfrutta l‟educazione scolastica
occidentale del nonno del narratore, Aadam Aziz, per descrivere tutta una serie di reazioni alla figura del colonizzato che ritorna in patria dopo aver usufruito delle possibilità di istruzione offerte dal colonizzatorie:
[…] Heidelberg, in which, along with medicine and politics, he had learned that India – like radium – had been „discovered‟ by Europeans; even Oskar was filled of admiration for Vasco da Gama, and this was what finally separated Aadam Aziz from his friends, this belief of theirs that he was somehow the invention of their ancestors – […] – so here he was, despite their presence in his head, attempting to re-unite himself with an earlier self which ignored their influence but knew everything it ought to have known […]. (pp. 6-7)
Sin dall‟apertura del romanzo la figura di Aadam Aziz incarna alcuni dei principali discorsi sull‟„altro‟ propri della questione coloniale. Da una parte, la sua istruzione occidentale lo ha esposto non solo a concetti medici e politici, ma anche al pregiudizio del colonizzatore che, come abbiamo illustrato nel capitolo 1, tendeva ad associare l‟inizio della fase coloniale di un territorio alla genesi della sua stessa esistenza. Tale pregiudizio che, in questo caso, vede l‟India rappresentata, al pari del radio, come una fra le tante „scoperte‟ inglesi, costituisce non solo il tentativo di privare Aadam e il suo popolo della
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propria storia pre-coloniale, ma anche la linea di demarcazione fra Aadam e i suoi amici occidentali, che, al contrario del nonno del narratore, sono descritti come “ammiratori di Vasco da Gama”, e, dunque, vengono implicitamente indicati come sostenitori essi stessi della concezione occidentale che identificava la fase della scoperta con l‟inizio della vita stessa della colonia. Di rimando, ciò rappresenta la ragione che spinge Oskar, l‟emblema dell‟„amico occidentale‟, a ritenere che non solo l‟India, ma anche i suoi abitanti e, pertanto, anche Aadam, siano “un‟invenzione” degli inglesi. Viene dunque implicitamente suggerito che l‟appartenenza allo „schieramento‟ occidentale piuttosto che orientale rappresenti l‟impossibilità di un completo accordo fra le parti, le quali, in definitiva, rappresentano il clima ideologico che le ha create e non sono in grado di liberarsi di una determinata forma mentis (per la cui creazione tanto investimento da parte del colonizzatore vi è stato), nemmeno in caso di sincera amicizia. Ciò implica che l‟identità orientale soggetta tanto alla colonizzazione quanto all‟istruzione occidentale (che, come già menzionato nel capitolo precedente, fu uno dei più importanti strumenti impiegati dai colonizzatori per creare e mantenere in vita l‟apparato del consenso,) risulti frammentata e in balia del processo di ricostruzione del sé tanto brillantemente sopra descritto: un processo che tenta invano di recuperare un‟identità pre-coloniale scevra dell‟influenza occidentale.
Aadam è dunque caratterizzato come il prodotto di due mondi che non riesce a trovare una collocazione definitiva in nessuno dei due, poiché, se da una parte il mondo occidentale si rifiuta di considerarlo come un individuo in sé compiuto e indipendente ma, al contrario, lo considera come un proprio prodotto (o, per usare la terminologia di Bhabha, come una propria „copia‟), dall‟altro egli si trova, nel momento del ritorno in patria, nella situazione di dover tentare di riconnettere se stesso con il proprio io orientale.
Il fallimento che da tale impossibile impresa deriva si sintetizza, da una parte, nel suo occupare un “in-between space”, uno spazio interstiziale (“he was caught in a strange middle ground, trapped between belief and disbelief”; p. 7), e, dall‟altra, viene simbolicamente tradotto nella perdita della fede (“[he] was kknocked forever into that middle space, unable to worship a God in whose existence he could not wholly disbelieve”; ibid.). Aadam Aziz rappresenta dunque l‟epitome della creatura ibrida descritta da Bhabha, che nasce come prodotto del fenomeno coloniale e ne rappresenta la più importante possibilità di disgregazione dall‟interno. Emblematico dell‟identità mobile e dai contorni indefiniti descritta dal critico è il fatto che Aadam non sia più in grado, una volta tornato in patria, di venerare un Dio che, al contempo, non è in grado di disconoscere
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completamente. Indicativo della contemporanea capacità critica dell‟ibrido di mettere in discussione i precetti del colonizzatore senza accettarli passivamente è invece il fatto che Aadam non condivida l‟ammirazione dei suoi amici per le grandi scoperte coloniali e la loro convinzione che esse rappresentino il punto d‟inizio dell‟esistenza dei popoli colonizzati.
La figura di Aadam Aziz così costruita viene inoltre sfruttata per descrivere un intero catalogo di etero-stereotipi negativi nei confronti del colonizzato istruito nel circuito scolastico del colonizzatore. Tali etero-rappresentazioni negative non vengono tuttavia offerte dalla schiera dei colonizzatori, bensì sono il prodotto del (pre)giudizio di alcuni esponenti del mondo colonizzato. Il primo esempio di tale fenomeno è rappresentato dal comportamento verbale del barcaiolo Tai nei confronti del „ritornato‟ Dr. Aziz, durante l‟attraversamento del lago che conduce quest‟ultimo verso la dimora di una paziente, nonché futura moglie:
Tai clears his throat and mutters angrily, „A fine business. A wet-head nakkoo child goes away before he‟s learned one damn thing and he comes back a big doctor sahib with a big bag full of foreign machines, and he‟s still as silly as an owl. I swear: a too bad business‟. (p. 18)
L‟educazione occidentale di Aadam è dunque il motivo alla base dell‟ostilità del barcaiolo Tai. Il passaggio sopra riprodotto sfrutta, da un punto di vista strutturale, il paragone fra il prima e il dopo, mettendo a confronto il “nakkoo child” (letteralmente, “il bambino dotato di un grande naso” e, per estensione figurativa “ficcanaso”) e il “doctor sahib”. Secondo Tai, prima ancora che al “nakoo child” venga data la possibilità di apprendere alcunché, gli viene imposta un‟educazione occidentale che lo trasforma non solo in un dottore, ma in un “sahib”. Secondo lo Oxford English Dictionary, tale lessema, che veniva impiegato dalla popolazione indiana sin dall‟ultimo trentennio del XVII secolo per identificare un inglese o, più in generale, un europeo, prese, a partire dai primi del „900, ovvero approssimativamente nel medesimo periodo in cui si svolge l‟episodio sopra riportato, a identificare i gentiluomini di solito istruiti dal sistema scolastico occidentale, anche se non di provenienza europea. L‟identificazione di Aadam con i colonizzatori da parte del colonizzato Tai è dunque evidente. La diversità di Aadam viene in particolare simbolicamente convogliata nella sua borsa che, se da una parte è ricolma di “foreign machines”, emblema del progresso occidentale che si fa strada fin nelle isolate valli del Kashmir, dall‟altra simboleggia l‟„eresia‟ dell‟ovest:
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… „Big shot,‟ Tai spitting into the lake, „big bag, big shot. Pah! We haven‟t got enough bags at home that you must bring back that thing made of pig‟s skin that makes one unclean just by looking at it? And inside, God knows what all.‟ […] „Sistersleeping pigskin bag from Abroad full of foreigners‟ tricks. […] A fine business, what these foreigners put in our young men‟s heads. I swear: it is a too-bad thing. That bag should fry in Hell with the testicles of the ungodly‟. (pp. 18- 19)
La borsa del Dr. Aziz simboleggia metonimicamente la diversità religiosa fra occidente e oriente, o, più specificatamente, fra cattolicesimo e islam: il materiale che compone la borsa, la pelle, diviene pelle suina e, dunque, impura per un musulmano (“makes one unclean just by looking at it”). Ciò implica che anche il suo contenuto debba essere parimenti impuro e che tale impurità si estenda dalla borsa al suo possessore. È importante sottolineare che Tai incarna la netta contrapposizione fra „noi‟ e „loro‟ e, che nella sua ottica, la borsa diviene la prova più evidente dell‟influenza che gli stranieri („loro‟) sono in grado di esercitare sui giovani colonizzati („noi‟).
La furia di Tai viene dunque impiegata per rappresentare il pregiudizio orientale nei confronti dell‟occidente e, contemporaneamente, per sottolineare la forza che tale pregiudizio acquista qualora esso sia indirizzato nei confronti di un appartenente al popolo colonizzato che abbia un determinato tipo di rapporto con i colonizzatori e, dunque, passi dal „noi‟ al „loro‟. Una conferma di quanto appena affermato viene data dallo stesso Aadam Aziz il quale, interrogandosi sulla ragione di un simile astio da parte del barcaiolo, identifica proprio nell‟opposizione ovest/est il motivo di tanto impeto:
Doctor Aziz begins to diagnose. To the ferry man, the bag represents Abroad; it is the alien thing, the invader, progress. And yes, it has indeed taken possession of the young Doctor‟s mind; and yes, it contains knives, and cures for cholera and malaria and smallpox; and yes, it sits between doctor and boatman, and has made them antagonists. (p. 19)
Così come la convinzione di Oskar che tanto Aadam quanto il suo paese fossero un prodotto dell‟occidente rappresentava una linea di demarcazione fra „noi‟ e „loro‟, così la borsa da medico di Aadam rappresenta, metaforicamente e, come chiaramente specificato nella citazione sopra, anche fisicamente, la linea di confine che separa il dottore di ritorno dall‟occidente, divenuto ormai l‟„altro‟, e il barcaiolo del Kashmir, rendendo antagoniste due persone un tempo alleate.
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L‟opposizione di Tai all‟educazione occidentale e alla borsa da medico di Aadam è tale da condurlo a prendere la decisione di smettere di prendersi cura della propria igiene personale cosa che, da una parte, permetteva al barcaiolo di infastidire l‟ipersensibilità della narici del medico, derivante dalle notevoli dimensioni del suo naso, e, dall‟altra, di protestare contro l‟invasione straniera (p. 29). La protesta del barcaiolo è infatti descritta come il primo passo verso l‟esilio del medico e del bagaglio culturale straniero dalla valle, che Tai tenta di realizzare diffondendo il pregiudizio nei confronti del „loro‟ incarnato da Aadam fra gli altri rappresentanti del „noi‟ nella valle:
Desolating effect of Tai‟s behaviour: it ruined Doctor Aziz‟s good relations with the lake‟s floating population. […] Tai had branded him as an alien, and therefore a person not completely to be trusted. They didn‟t like the boatman, but they found the transformation which the Doctor had evidently worked upon him even more disturbing. Aziz found himself suspected, even ostracized, by the poor; and it hurt him badly. Now he understood what Tai was up to: the man was trying to chase him out of the valley. (p. 30)
Il pregiudizio Est VS Ovest si va dunque ad intrecciarsi in questo caso con il pregiudizio di classe: il narratore sottolinea infatti che il dottore venga ostracizzato “dai poveri”, ovvero da quei colonizzati che sono totalmente esclusi dal circuito di relazioni con il colonizzatore che è invece aperto ai rappresentanti dell‟élite economica e culturale indiana. Viene inoltre reso esplicito a questo punto del romanzo che il comportamento di Tai non sia finalizzato alla sola protesta o alla sola espressione del proprio pensiero, ma abbia come fine ultimo quello di „espellere lo straniero‟ dal proprio territorio – ciò che viene presentato qui è un processo di decolonizzazione in nuce che, come sostenuto da Fanon (si veda nota 187 p. 70), si auto-alimenta sfruttando l‟oppressione subìta durante la fase coloniale.
Il rapporto che viene descritto fra Aadam e il barcaiolo Tai è solo uno degli esempi presenti nel romanzo in cui il pregiudizio contro il colonizzato di ritorno dall‟ovest plasma la tipologia di relazione che viene ad instaurarsi fra quest‟ultimo e i „nativi‟. Fatta eccezione per la madre di Aadam, che considera la sua educazione occidentale un fatto positivo nella quale ella stessa ha investito il denaro guadagnato con il proprio lavoro (p. 27), che Aadam abbia conseguito una laurea all‟ovest è di solito alla base dell‟etero- rappresentazione negativa che gli altri esponenti del popolo colonizzato che lo circondano assegnano a questo personaggio. Tale fenomeno è riassunto nell‟atteggiamento che la
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famiglia di Naseem, la futura sposa di Aadam, e Naseem stessa adottano nei confronti di questo tratto della sua storia personale.
Ghani, il futuro suocero del Dr. Aziz, rinviene proprio nella sua educazione occidentale il motivo della confusione di Aadam nel momento in cui gli venga richiesto di visitare la paziente Naseem, che egli incontra qui per la prima volta, attraverso un lenzuolo su cui è stato precedentemente praticato un foro:
„Ah, I see your confusion,‟ Ghani said, his poisonous smile broadening, „You Europe- returned chappies forget certain things. Doctor Sahib, my daughter is a decent girl, it goes without saying. She does not flaunt her body under the noses of strange men […]‟. (p. 23)
Così come, nell‟ottica di Tai, l‟impurità della borsa da medico veniva traslata al suo possessore, anche nella prospettiva di Ghani la confusione di Aadam di fronte a quella che viene evidentemente presentata come una pratica tipicamente orientale, quella di nascondere il corpo femminile dietro il purdah, e, come tale, data per scontata, è imputata al fatto che l‟essersi recato in Europa lo abbia reso immemore di tale pratica e, dunque, abbia creato in lui l‟aspettativa di un comportamento „indecente‟ da parte di Naseem.
In particolare, il personaggio di Naseem è costruito come l‟incarnazione stessa del pregiudizio, che ella nutre innanzitutto nei confronti dell‟educazione scolastica del marito e più in generale, in tutto ciò identifichi come „alieno‟ o „diverso‟.
La permanenza europea di Aadam viene infatti identificata da sua moglie come la causa di ogni scelta sbagliata che egli compia. La prima istanza di tale fenomeno viene descritta aver luogo subito dopo il loro matrimonio, nel momento in cui Aadam chiede a Naseem maggiore partecipazione durante l‟atto coniugale:
She shrieked in horror. „My God, what have I married? I know you Europe-returned men. You find terrible women and then you try to make us girls behave like them! Listen, Doctor Sahib, husband or no husband, I am not any… bad word woman‟. (p. 38)
Lo stereotipo negativo nei confronti degli “Europe-returned men” e nei confronti delle donne prive di moralità del vecchio continente che Aadam deve avere avuto modo di incontrare durante il suo soggiorno europeo è, secondo Naseem, alla base di quella che ella reputa essere una richiesta immorale. Richiesta che, per giunta, avrebbe lo scopo di tentare di rendere Naseem tanto dissoluta quanto le donne europee. Contemporaneamente,
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l‟opposizione Est VS Ovest rappresenta anche il motivo che Naseem adduce per opporre il proprio rifiuto a quanto richiesto dal Aadam. A questo proposito è infatti evidente l‟opposizione dei sintagmi “Doctor Sahib” e “not any… bad word woman”. Il primo è giunto a questo punto del romanzo a rappresentare un cliché che gli altri personaggi impiegano ogni qualvolta vogliano sottolineare l‟alterità che contraddistingue Aadam (si noti che è stato impiegato anche da Tai nella citazione riportata a p. 108 e da Ghani nella citazione a p. 111) e lo identifica con i colonizzatori europei, mentre il secondo impiega la figura retorica della litote per sottolineare l‟assenza di immoralità che la differenzia dalle donne (stereotipicamente) troppo libertine dell‟occidente.
L‟educazione dei figli rappresenta un ulteriore terreno di scontro fra l‟educazione occidentale di Aadam e il pregiudizio anti-occidentale di Naseem, la cui intransigenza le ha guadagnato il titolo onorifico di “Revenda Madre”. Ella, in generale, lamenta l‟eccessiva presenza dell‟inglese nell‟educazione scolastica dei ragazzi (p. 50) e, in particolare, rinviene nell‟atteggiamento filo-occidentale del marito la ragione che lo spinge a licenziare l‟istitutore religioso dei figli:
„Man without dignity!‟ she cursed her husband, and, „Man without, whatsitsname, shame!‟ […] And Aziz, „Do you know what that man was teaching your children?‟ And Reverend Mother hurling question against question […] „Would you eat pig? Whatsitsname? Would you spit on the Quran?‟ […] „Would you marry your daughters to Germans!?‟ And pauses, fighting for breath, letting my grandfather reveal, „He was teaching them to hate, wife. He tells them to hate Hindus and Buddhists and Jains and Sikhs and who knows what other vegetarians. Will you have hateful children, woman?‟
„Will you have godless ones?‟ Reverend Mother envisages the legions of the Archangel Gabriel descending at night to carry her heathen brood to hell. (pp. 50-51)
Il passo sopra citato è chiaramente indicativo della caratterizzazione del personaggio di Revenda Madre, che, se da una parte è utile al narratore per esporre l‟etero- rappresentazione negativa nei confronti del colonizzato „di ritorno‟, dall‟altra incarna esso stesso lo stereotipo dell‟individuo fondamentalista e non disponibile al dialogo interreligioso e/o interculturale. Il licenziamento dell‟istitutore viene imputato da Reverenda Madre proprio alla mancanza di fervore religioso del marito, a sua volta derivante dai suoi sin troppo stretti contatti con l‟occidente, che, in un climax ascendente di domande retoriche la portano ad insinuare che il proprio marito sia pronto a compiere tutta una serie di passi imperdonabili per un musulmano: mangiare carne suina, oltraggiare il
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Corano e permettere alle sue figlie di sposare un occidentale284. Il contrasto fra i due punti di vista raggiunge però l‟apice nel momento in cui Aadam offre una spiegazione del suo gesto: la decisione di licenziare l‟istitutore fa seguito al tentativo di costui di influenzare i bambini in senso fondamentalista, fomentando in loro l‟odio per le altre grandi religioni del sub-continente (a propria volta riunite da Aadam all‟interno di uno stereotipo che funziona da comune denominatore, ovvero il fatto di essere “tutti vegetariani”). Emblematica della netta opposizione fra le due parti coinvolte è la scelta degli aggettivi compiuta in questo passo dai due personaggi: se la preoccupazione di Aadam è che i ragazzi divengano “hateful”, quella di Reverenda Madre è che divengano invece “godless”. Si noti infatti che Revenda Madre, nel rispondere all‟ultima domanda postale da Aadam (“Will you have hateful children, woman?”) risponde a propria volta con una domanda che ripropone la medesima struttura del quesito del marito e che si discosta da quest‟ultima solo per la scelta dell‟aggettivo. Ciò è un segno evidente del fatto che Revenda madre ritenga che fra questi due aggettivi viga un rapporto di antonimia: così come non essere „vivi‟ significa essere „morti‟, non essere “estremisti” significa essere “senza Dio”.
L‟istruzione europea di Aadam, chiaro segno per Reverenda Madre della sua tendenza filo-occidentale e poco ortodossa, viene dunque addotta in varie occasioni come ragione di qualsiasi deviazione dalla „norma‟ che la donna possa imputare al marito. Per tale ragione, persino il fallimento del primo matrimonio della loro secondogenita, Mumtaz (la futura madre del narratore non ancora nato e che ella darà alla luce solo in seguito al suo secondo matrimonio), viene attribuita ad un evidente errore nella scelta dello sposo – errore dovuto, guarda caso, alle “fancy feoreign ideas” che popolano la mente del Dr Aziz (p. 76).
Come già anticipato, tuttavia, il personaggio di Reverenda Madre è, in quanto incarnazione all‟interno del romanzo di una determinata immagine (quella dell‟estremismo chiuso a qualsivoglia possibilità di dialogo), spesso viatico di pregiudizi che vanno ben al di là del passato europeo del marito e giungono fino a coinvolgere i suoi stessi figli:
[…] her daughter Mumtaz, the blackie whom she had never been able to love because of her skin of a South Indian fisher woman […]. (p. 69)
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Il riferimento ai tedeschi non è qui casuale: l‟istruzione di Aadam si è infatti svolta in Germania, come testimoniato dal riferimento ad Heidelberg nella prima citazione del paragrafo riportata a p. 106. Tale particolare sottolinea implicitamente il legame che nell‟ottica di Naseem si è instaurato fra l‟istruzione occidentale di Aadam e la sua mancanza di fede.