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CAPITOLO IV: IL SISTEMA DELLE IMPRESE ED IL

4.3 L’ “economia solidale”

Il commercio equo e solidale si inserisce oggi nel quadro più ampio dell’economia

solidale intesa come quello spazio in cui le persone – gli agenti economici – non si

muovono esclusivamente con fini utilitaristici ma secondo traiettorie che seguono principi di responsabilità sociale. Il sociologo francese Laville definisce questo particolare spazio come un ibrido dei tre poli economici esistenti (Laville J. L., 1998):

1. l’economia monetaria di mercato, vale a dire il settore privato guidato dal principio del libero mercato;

2. l’economia monetaria non di mercato, intendendo l’economia pubblica basata sulla redistribuzione delle risorse da parte dello Stato;

3. l’economia non monetaria, che può essere individuata tra quelle reti informali in cui le persone si scambiano beni e servizi senza l’intermediazione di denaro secondo un rapporto di reciprocità (Pittau M., 2003).

Obiettivo dell’economia solidale è quello di creare un punto di equilibrio tra questi tre poli che preveda un minor spazio per l’economia di mercato che, secondo questa visione, attualmente rappresenterebbe il polo dominante.

L’economia solidale oggi viene individuata come esperienza promossa principalmente dal terzo settore che individua tutte quelle organizzazioni costituite senza fine di lucro e con finalità di utilità sociale. Nel terzo settore è possibile individuare una molteplicità di esperienze tra cui possiamo ricordare le fondazioni, le organizzazioni di volontariato, la cooperazione sociale, le associazioni di promozione sociale, le organizzazioni non governative (Cartocci R., Maconi F., 2006). Il terzo settore ha conosciuto un consistente sviluppo negli ultimi anni, sia perché si è andato integrando in misura crescente con lo Stato nella sua funzione di garanzia verso il

welfare, sia perché nelle sue diverse forme e nei diversi ambiti operativi ha raggiunto

obiettivi rilevanti in direzione di una maggiore occupazione ed una maggiore inclusione sociale (Cima S., Fioruzzi M., Gandullia L., 2003).

Come osservano Becchetti e Paganetto, tra le azioni che i cittadini possono adottare, oltre naturalmente al voto, al fine di influenzare i comportamenti delle imprese e delle istituzioni in senso socialmente responsabile, vi sono il consumo ed il risparmio. I primi due, rispetto al voto, presentano il vantaggio di poter essere esercitati quotidianamente ed in modo più mirato (Becchetti L., Paganetto L., 2003). Nell’ambito dell’economia solidale, insieme al CES e al terzo settore, possono essere annoverate inoltre altre importanti esperienze tra cui occorre ricordare la finanza etica, il turismo responsabile, i gruppi di acquisto solidali ed i bilanci di giustizia30.

4.3.1 La finanza etica

L’Associazione finanza etica31, la definisce come “un tentativo di riagganciare l'uso del denaro alla realtà, aggirare l’alienazione dell'economia immateriale e riportare le relazioni sociali al centro dello scambio”. Oggi è possibile distinguere due tipologie principali di finanza etica quella praticata dagli intermediari finanziari tradizionali e quella praticata da strutture finanziarie nate allo scopo precipuo di operare secondo criteri etici.

Alla prima tipologia appartengono i fondi di investimento etico, strumenti particolarmente sviluppati nei paesi di cultura anglosassone. Attraverso

30 Dei Gruppi di acquisto, dei bilanci di giustizia e del turismo responsabile si è discusso nel capitolo

precedente sul consumo responsabile.

l’investimento in questi fondi la banca chiede ai propri clienti di rinunciare a una quota dei propri interessi a favore di qualche iniziativa di beneficenza. I fondi etici operano come qualsiasi altro fondo di investimento, ma gli investimenti non sono valutati solo in base al ritorno economico, ma anche in una dimensione etica. I fondi etici non investono in titoli emessi da società di alcuni particolari settori quali ad esempio quello degli armamenti, della pornografia o del tabacco, ed escludono anche i titoli di società di altri settori che non prestano attenzione ai temi dell'ambiente e del risparmio energetico, della salute e della tutela dei lavoratori. Il controllo sull’eticità degli investimenti di solito è effettuato dalla banca stessa in collaborazione con un comitato etico ed il criterio di scelta etico può essere applicato a qualsiasi tipo di investimento, quindi esistono fondi azionari etici, fondi obbligazionari etici, fondi bilanciati etici, fondi flessibili etici.

Esistono inoltre delle realtà che nascono proprio con l’obiettivo di raccogliere il risparmio e di gestirlo concedendo finanziamenti per investimenti che abbiano finalità prettamente sociali. In Italia il fenomeno della finanza etica è rappresentato dalle realtà delle MAG (Mutua Auto Gestione) e della Banca Popolare Etica. Le MAG sono delle cooperative finanziarie autogestite e senza scopo di lucro. La prima MAG è nata a Verona nel 1979, ed oggi sono presenti diverse MAG sul territorio nazionale, ma concentrate prevalentemente nel Nord Italia. Il denaro raccolto viene essenzialmente prestato a cooperative sia sociali che non e ad associazioni del mondo

nonprofit. I tassi di interesse che vengono applicati sui prestiti e le condizioni per il

rimborso risultano molto vantaggiosi ed i margini di utile per le MAG servono esclusivamente per coprire le spese di gestione. La concessione del prestito si basa sul principio della trasparenza, per la restituzione del credito non ci si basa su garanzie patrimoniali ma sulla fattibilità del progetto e sulla sua capacità di produrre reddito.

Nel 1999, alcune MAG con il supporto di altre associazioni del terzo settore hanno dato vita a Banca Popolare Etica. Questa banca esercita la normale attività bancaria attraverso i tradizionali strumenti e propone ai suoi soci ed ai suoi clienti i principali prodotti per la raccolta del denaro quali i conti correnti, i certificati di deposito, le obbligazioni, i libretti di risparmio. I fondi raccolti sono prevalentemente impiegati a sostegno di quattro settori, la cooperazione sociale, la cooperazione

internazionale, la valorizzazione e salvaguardia dell’ambiente, la promozione della cultura e della società civile. Per ogni progetto, accanto alla valutazione finanziaria, viene effettuata una valutazione socio-ambientale, per controllare l’effettiva “eticità” della causa da finanziare. I soci della banca eleggono un Comitato Etico, che ha il compito di controllare che i principi ispiratori vengano sempre rispettati nel momento del finanziamento dei progetti, inoltre ogni singolo risparmiatore può decidere autonomamente verso quale progetto indirizzare il proprio risparmio e se accettare anche un tasso più basso di quello di mercato.