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L’economicità in funzione del gruppo

4. L’ECONOMICITÀ DI GRUPPO

4.3. L’economicità in funzione del gruppo

Fino ad ora si è visto come un’azienda che singolarmente non è in grado di soddisfare il requisito dell’economicità aziendale, se inserita in un gruppo riesce a raggiungere l’equilibrio economico e a sviluppare un’adeguata potenza finanziaria.

Peraltro, potrebbe anche darsi il caso di un’impresa che anche all’interno del gruppo non raggiunge l’economicità, ma nonostante ciò sussiste la convenienza a mantenerla in vita e all’interno dell’aggruppamento qualora questa svolga un ruolo che contribuisce in modo positivo al risultato del gruppo unitariamente considerato332.

332 Paoloni M., Appunti di economia aziendale op. cit., pag. 66. Al riguardo anche l’Onida afferma che “…si

Più specificamente, l’economicità in funzione del gruppo, o di gruppo in senso stretto, si realizza quando l’impresa neanche in seno al gruppo333 (e quanto meno singolarmente), è in grado di pervenire, attualmente e prospetticamente, a soddisfacenti condizioni di equilibrio economico-reddituale, ma purtuttavia la sua permanenza nell’aggruppamento è comunque considerata conveniente dall’unitario soggetto economico in quanto foriera di economie d’insieme.

Situazioni di questo tipo possono ad esempio presentarsi per aziende che, se da un lato arrecano al gruppo utilità dirette o indirette, tuttavia conseguono per i servizi prestati ad altre aziende del gruppo ricavi insufficienti a coprire i costi d’esercizio: in considerazione delle suddette utilità, pertanto, il gruppo ritiene conveniente sopportare ogni anno le perdite risultanti dal bilancio dell’azienda da cui le utilità promanano, considerando queste perdite come un costo convenientemente sostenibile in relazione appunto alle stesse utilità.

Ancora, può darsi il caso di aziende del gruppo che pur operando in perdita vengono comunque mantenute in vita in quanto forniscono ad altre imprese dell’aggregato fattori produttivi non facilmente ottenibili sul mercato, consentendo così alle seconde di superare contingenti strozzature nel ciclo produttivo.

In tali casi, in altre parole, le perdite delle aziende che non raggiungono entro il gruppo l’equilibrio economico sono considerate tali soltanto per la singola impresa ma non per il gruppo riguardato nel suo complesso, per il quale invece rappresentano una sorta di “costo” volto al conseguimento del suo complessivo equilibrio334.

In una prospettiva di lungo periodo,si qualificherebbe detta situazione “economicità super- aziendale”: anche la ripetuta incapacità dell’azienda a raggiungere in se stessa l’autosufficienza economica potrebbe infatti essere funzionale alla realizzazione del progetto di gruppo, ovvero il suo protratto sussistere in perdita (o lo stesso, con esiti non congrui dal punto di vista oggettivo) potrebbe trovare “…economica giustificazione, oltre che i necessari

presumibilmente riusciranno…a raggiungere l’autosufficienza economica dell’esercizio e risultato positivi di bilancio, me che il gruppo tuttavia ha convenienza a mantenere in vita o comunque non può abbandonare senza danno per la sua complessa economia”; Onida P., Economia d’azienda, op. cit. pag. 64. Per il Sarcone

“…l’economicità in funzione del gruppo si ha quando l data azienda non consegue l’equilibrio reddituale autonomamente né sull’ambito del gruppo, ma ciò nondimeno viene mantenuta in vita in quanto offre opportunità e vantaggi per altre aziende del gruppo”; Sarcone S., I gruppi aziendali. Strutture e bilanci

consolidati, op. cit., pag. 12.

333 A livello meramente teorico potrebbe anche darsi il caso di un’azienda atta a raggiungere le condizioni di economicità in modo autonomo al di fuori del gruppo, ma che una volta inserita nell’aggregato diviene “non economica”.

334 Sarcone S., I gruppi aziendali. Strutture e bilanci consolidati, op. cit., pag. 12. In tal senso anche l’Onida afferma che “…una convenienza di gruppo può anche ravvisarsi nel mantenimento in vita di aziende a gestione

povera e deficitaria, in quanto l’esercizio di queste aziende sia condizione per l’esercizio di altre a gestione ricca: le perdite delle prime sarebbero considerate come un costo necessario per conseguire gli utili delle seconde”; Onida P., Economia d’azienda, op. cit. pag. 65.

fattori di sussistenza, nei più vasti sistemi in seno ai quali la sua convenienza economica viene appunto giudicata”335.

Il concetto di economicità super-aziendale o di gruppo, pertanto, non significa che tutte le imprese costituenti il gruppo, confluendo nell’area del medesimo e definendone le dimensioni, siano motivate dal perseguimento, dal ripristino o dal miglioramento delle condizioni di equilibrio economico e tecnico-produttivo, posto che, almeno inizialmente, potrebbe essere maturata una convenienza in chiave economica soltanto di alcune imprese, al limite anche solo di una, che, tra le promotrici della costituzione e successivo sviluppo del gruppo, emerge sulle altre assumendo il ruolo di coordinatore e di comando.

In altre parole, nel contesto in esame emerge nuovamente il connotato soggettivo dell’equilibrio economico, posto che dietro il persistere in condizioni di perdita, e in una successione più o meno lunga di esercizi, di alcune consociate, si evidenzia in alcuni casi la “regia” dello stesso soggetto di governo, potendosi quindi affermare che “…l’economicità

super-aziendale in funzione del gruppo ci fa intendere che la costituzione e quindi il funzionamento e lo sviluppo di un gruppo non dipende dalla convenienza economica di tutte le imprese che vi partecipano, ma dalla convenienza di quella o di quelle che hanno dato inizio alla formazione del gruppo e che ne assumono la guida in qualità di soggetto economico”336.

A parere di chi scrive l’esistenza, all’interno di un gruppo, di aziende in perdita o comunque non economiche è da connettere alla natura di unità economica nella quale si identifica il gruppo.

Ma in questa nuova sede lo si vuole rievocare al fine di comprendere quale sia la logica che induce un gruppo a mantenere in vita tali unità. Si è più volte detto che le attività delle singole unità che compongono il gruppo sono coordinate in politiche unitariamente svolte per il conseguimento di un fine comune, vale a dire di un interesse unico e superiore. Dunque è proprio la volontà di raggiungere questo fine superiore, che è poi la sopravvivenza e la vitalità economica del gruppo, a imporre, o meglio, a rendere vantaggioso, l’operatività di alcune unità in condizioni di non economicità337.

335 Onida P., L’azienda, op. cit., pag. 64.

336 Sarcone S., I gruppi aziendali. Strutture e bilanci consolidati, op. cit., pag. 12. A tale proposito il Cassandro afferma che “…é’ da osservare altresì, che, quando si dice essere fine generale di ogni aggruppamento di

imprese quello aziendale della conservazione e dello sviluppo delle singole unità produttive, non si vuole affermare che di fatto gli aggruppamenti pervengano a raggiungere tale intento per tutte le imprese che partecipano all’aggruppamento. Tale finalità si raggiunge talora per alcune soltanto e altre possono apparire anche danneggiate o sacrificate nella formazione dell’aggruppamento”; Cassandro P.E., I gruppi aziendali, op. cit., pag. 22.

337 A tal riguardo il Lai afferma che “…nel momento stesso in cui le medesime imprese vengono a condividere il

E allora se il carattere di autonomia economica (insieme a quello della durabilità) è un connotato imprescindibile per la singola azienda che opera in modo indipendente, ossia per quell’impresa avulsa da qualunque forma di interdipendenza e di collaborazione con altre realtà aziendali, lo stesso può trasformarsi in una condizione accessoria con riguardo alla singola unità del gruppo, sempre che tale assenza trovi giustificazione nella logica anzidetta e che tale carattere sia comunque presente ad un livello superiore, ossia a livello di gruppo.

persegua come prioritario il reintegro dei fattori con riguardo all’intero insieme e non necessariamente alle singole unità che lo compongono…Tale circostanza causerebbe dunque, per le unità appartenenti al gruppo e che erano qualificate quali imprese quando non vi appartenevano, il possibile venir meno del carattere che maggiormente le contraddistingue rispetto ad altre aziende pur operanti nel sistema economico-sociale: l’autosufficienza economica”; Lai A., Le situazioni di equilibrio economico-finanziario di gruppo, op. cit., pag. 22.