Nel 1791, Giuseppe Toaldo, un abate padovano che visse in prima persona la prima fase dello sviluppo turistico legata al “Grand Tour”, sostenne che i giovani viaggiatori erano diventati dei “capi di moda”, spinti a spostarsi dalle proprie residenze per effetto di una mania che portava le persone di ogni età e condizione a muoversi in massa, come colte da sonnambulismo, seguendosi tra loro senza una reale motivazione, generando effetti negativi per l’economia, la morale e la politica stessa. 22 I timori dell’abate sulla “mania turistica” che andava crescendo molto
velocemente, sono stati confermati più di duecento anni dopo, quando si registra che l’attività turistica è cresciuta molto rapidamente ed è diventata una delle attività economiche più importanti a livello globale. (Bernardi U., 1997)
Secondo i dati raccolti dall’Organizzazione Mondiale del Turismo nel 2015, gli arrivi internazionali23 sono passati da 674 milioni nel 2000 a 1,138 miliardi nel 2014,
con un incremento del 75%; il continente europeo si è confermato il più visitato con più della metà degli arrivi turistici internazionali: l’Europa del Nord e del Mediterraneo nel 2014 hanno registrato un aumento degli arrivi del +7% rispetto al 2013, l’Europa Occidentale ha registrato un +2%, mentre quella centrale e Orientale sono rimaste stabili dopo 3 anni di grande crescita. È previsto che gli arrivi internazionali continueranno a crescere con un tasso del 3-‐4% annuo, arrivando a 1,6 miliardi alla fine del 2020. (UNWTO, 2015)
22 L’Abate Giuseppe Toaldo tenne nel giugno del 1791 una lezione accademica sullo stato dei viaggi
che erano intrapresi dai giovani solo per una moda di quel tempo; il contenuto della lezione venne pubblicata a Venezia nello stesso anno con il titolo “Del Viaggiare”.
23 Con arrivi internazionali si intendono i visitatori internazionali, ovvero i turisti internazionali che
trascorrono almeno 24 ore ma meno di un anno in un Paese diverso da quello di residenza per qualsiasi motivo diverso dallo studio, emigrazione e lavoro retribuito, e gli escursionisti internazionali giornalieri (escursionisti giornalieri, passeggeri di crociere e membri dell’equipaggio purché
Tab. 1.5: L’evoluzione degli arrivi turistici mondiali suddivisi per continente e macro-‐regioni
Fonte: United Nations World Tourism Organization – World Tourism Barometer, 2015
Il turismo, che può essere considerato come una manifestazione culturale di consumo, ha subito un’evoluzione della domanda che ha abbandonato la massificazione del prodotto fordista, di massa, in favore di una domanda differenziata, esperienziale e personalizzata: la crescita vertiginosa del turismo, e la conseguente condivisione unanime del concetto di sviluppo sostenibile, hanno portato alla formulazione di nuovi tipi di turismo basati sui principi della salvaguardia territoriale. A differenza del turismo di massa che si era diffuso con successo a partire degli anni Sessanta e che cercava di massimizzare i profitti nel minor tempo e spazio possibile, gli operatori turistici post-‐moderni, e i turisti stessi, esigono una maggiore qualità delle destinazioni turistiche, dando la priorità alla protezione del patrimonio naturale, culturale e sociale. Le forme di turismo
“alternative” che sono andate diffondendosi nella società postindustriale si basano su attività turistiche responsabili, che minimizzano i costi e massimizzano i benefici distribuiti in maniera equa sul territorio.
In epoca moderna, è possibile affermare che si è passati “dalle vacanze ai turismi”, ovvero si è abbandonata la concezione stereotipata di vacanza in favore di una quasi infinita pluralità di destinazioni, mezzi di trasporto e modalità di fruizione che sono personalizzabili e che generano una vasta eterogeneità di attività turistiche. L’esigenza primaria dei nuovi turismi è quella dell’autenticità della vacanza che vuole essere colta appieno dal viaggiatore post-‐moderno, seguito dalla ricerca dell’individualità e flessibilità delle esperienze ed anche dall’interesse ad entrare in contatto diretto con la comunità locale per scoprire nuove culture, tradizioni e ambienti tipici. (Filippi V., 2004)
Tra le nuove forme di turismo alternative, l’Ecoturismo ha assunto un’importanza notevole, tanto che il 2002 è stato proclamato dal Programma delle Nazioni Unite per l’Ambiente e dall’Organizzazione Mondiale del Turismo l’ ”Anno Internazionale dell’Ecoturismo”24 e, nello stesso anno, fu organizzato il primo “World Ecotourism Summit” a cui presero parte centinaia di rappresentanti delle organizzazioni pubbliche e private provenienti da 132 paesi; in quest’ultima occasione venne approvata la “Dichiarazione sull’Ecoturismo del Québec” con l’obiettivo di dimostrare che l’ecoturismo basa i principi di sviluppo nella conservazione degli ecosistemi e nella riduzione dello sfruttamento ambientale. Lo scopo era quello di enfatizzare l’importanza che l’attività turistica può avere nell’avviare politiche di sostenibilità, riducendo il deperimento dell’ecosistema e migliorando la qualità di vita delle comunità e dell’esperienza turistica. (Romei P., 2008)
L’obiettivo di questa iniziativa fu di richiamare l’attenzione di governi, degli operatori pubblici e privati e dei turisti, per sottolineare l’importanza di gestire il turismo in modo da garantire la sostenibilità delle azioni per evitare impatti negativi a livello ambientale ed anche socioculturale nella comunità ospite. Attraverso la
pianificazione sistematica, il monitoraggio e la valutazione dei risultati è possibile garantire la sostenibilità nel lungo periodo.
L’Ecoturismo rappresenta tuttora più che un concetto, un’aspirazione, ed è per questa ragione difficile delineare una definizione condivisa del fenomeno in quanto si tratta di descrivere non solo un’attività economica, ma anche una filosofia di vita e un modello di sviluppo a favore delle comunità locali. Oltre alle difficoltà nell’individuare una definizione comune al concetto di ecoturismo, anche sulla sua origine vi sono diverse interpretazioni; infatti, anche se il termine è apparso in Europa solo recentemente, potrebbero essere ritenuti ecoturisti anche coloro che nel XVII e XVIII secolo accompagnavano i conquistatori nei loro viaggi e studiavano la flora e la fauna che incontravano sul loro percorso. Il 1872 è da considerare un importante anno nella storia dell’ecoturismo, quando fu istituito il primo parco nazionale del mondo, quello di Yellowstone negli Stati Uniti, affinché la gente potesse ammirarne e apprezzare la tutela del ricco patrimonio naturale. (Galli P., Notarianni M., 2002)
Il termine “Ecoturismo” fu utilizzato per la prima volta dall’architetto messicano Héctor Ceballos-‐Lascuráin25 che nel 1988 fornì una prima definizione del fenomeno ecoturistico che consisteva nel viaggiare in aree naturali con lo specifico obiettivo di studiare, ammirare e apprezzarne le peculiarità, cosi come ogni manifestazione culturale esistente delle aree di destinazione. L’Organizzazione Mondiale del Turismo definì nel 2002 l’Ecoturismo come “tutti i tipi di turismo nei quali la
motivazione fondamentale del turista è l’osservare e il godere della natura come delle tradizioni culturali proprie delle aree di interesse naturalistico”.
L’Ecoturismo svolge un ruolo educativo al rispetto della natura rivolto a tutti gli attori impegnati nel settore turistico quali governi, comunità locali, associazioni, operatori dell’industria turistica e turisti, prima, durante e dopo il viaggio; questi devono riconoscere il valore intrinseco delle risorse ambientali e promuovere comportamenti eticamente responsabili e di rispetto verso la natura e la comunità
25 Héctor Ceballos-‐Lascuráin è uno dei massimi esperti odierni di ecoturismo ed è coordinatore del
ospite. La norma etica dell’Ecoturismo è andata trasformandosi negli ultimi anni in norma giuridica grazie all’intervento dei governi che, riconoscendo l’importanza della questione ambientale, hanno predisposto specifiche regole di sostenibilità al fine di poter assicurare ai turisti la possibilità di prendere parte a esperienze eco nel lungo periodo. (Galli P., Notarianni M., 2002)
Questa nuova attenzione verso la tutela ambientale ha generato la diffusione, non solo nel mercato turistico, della vendita di prodotti etichettati come “verdi” o “eco” perché è stato rilevato che “the green sells” ovvero il verde vende. (Bernardi U., 1997) La rapida diffusione dell’ecoturismo ha comportato negli ultimi anni una crisi di credibilità del fenomeno a causa dell’uso improprio del termine che viene associato da alcuni, per abitudine, per errore o per sleali strategie di marketing, a prodotti che non hanno nulla a che fare con l’ecoturismo, andando a screditarne i principi fondamentali.
L’esperienza ecoturistica deve poggiare su tre fondamentali pilastri: il primo aspetto fondamentale riguarda la fruizione dell’ambiente naturale da cui deve scaturire il minimo impatto ambientale, la massimizzazione della soddisfazione del turista e il massimo rispetto per le culture locali. Il secondo pilastro riguarda la formazione ambientale ovvero la promozione di un etica ambientale positiva basata sui principi di sostenibilità e rispetto della natura. In ultimo luogo deve essere garantita la conservazione delle risorse socioculturali e naturali tramite una rete di partnership sia a livello locale, con associazioni e gruppi di pressione, che a livello globale in cui operano le organizzazioni internazionali definendo politiche economiche, finanziarie e ambientali. (Montanari A., 2009)
Secondo il “Quarto Rapporto su Italiani, Turismo Sostenibile e Ecoturismo”26, il
49% degli italiani intervistati ritiene che esista un’emergenza a livello nazionale di tutela ambientale, derivante dagli effetti negativi causati dall’attività turistica, mentre il 22% ritiene che sia un problema marginale di solo alcune aree e il 21% pensa che il turismo è da sempre una risorsa e non un problema (il restante 8% non
26 Il Quarto Rapporto sul Turismo Sostenibile ed Ecoturismo, realizzato da “IPR Marketing” e
è stato in grado di rispondere). Secondo la medesima ricerca, nel 2014 il 75% degli intervistati, di cui la maggior delle persone superava i 54 anni, ha sentito parlare di “turismo sostenibile”, che viene associato in primo luogo a una pratica eticamente corretta (35%) o vicino alla natura (31%), mentre per l’11% è un’attività di moda degli ultimi anni o un concetto utopico (9%).27
In riferimento all’Ecoturismo, nel 2014 il 58% degli intervistati ha sentito parlare di questa moderna forma di turismo, quota in crescita rispetto al 47% del 2011. Per organizzare un soggiorno ecoturistico, il 76% utilizza il web, il 23% segue i consigli di amici o parenti che hanno già avuto esperienze, mentre il 18% lo organizza in agenzia di viaggi; il 15% degli intervistati invece si rivolge a uffici del turismo o lo organizza direttamente in loco.28
Appare evidente una forte domanda ecoturistica che necessita di un migliore livello di educazione e istruzione da parte sia degli operatori turistici che delle comunità per far si che l’equilibrio tra sviluppo economico e turistico, e la tutela delle risorse naturali e culturali venga raggiunto e mantenuto nel lungo periodo.