CAPITOLO 5: PROGETTI DI VALORIZZAZIONE DEL TERRITORIO E DI SVILUPPO TURISTICO IN
5.3 Il Consorzio “Brianza che nutre" 140
5.3.1 Il contesto territoriale della Brianza 140
La regione Lombardia, occupata nel 569 d.C. dal popolo dei Longobardi dai quali prese il nome, si caratterizza per la presenza di confini naturali individuati dalla catena delle Alpi a nord, dal lago di Garda a est e quello Maggiore a ovest, e il fiume Po a sud, che, unitamente alle vicende storiche, contribuirono a formare e consolidare l’identità della popolazione lombarda. È necessario precisare che a dispetto di questa antica coesione, la regione è costituita a sua volta da un’eterogeneità di aree territoriali, come quelle della Franciacorta a sud del Lago di Iseo, dell’Oltrepò pavese, della Valtellina e della Brianza, che si contraddistinguono tra loro per le peculiarità storiche, culturali ed economiche.
Fig. 5.1: L’area della Brianza, Regione Lombardia
La Brianza è un’area territoriale lombarda che si contraddistingue per la sua elevata densità abitativa, circa 1.372 abitanti per chilometro quadrato, e per la sua forte industrializzazione; non è possibile definire con certezza i limiti geografici del territorio brianteo ma certamente occupa una posizione strategica in quanto è situata all’interno del triangolo immaginario di Milano-‐Como-‐Lecco, da sempre un fondamentale crocevia economico e culturale della Lombardia. Il territorio è costituito dal nucleo originario di Monte di Brianza, compreso tra le pievi di Missaglia, Oggiono e Garlate, e le vaste aree circostanti dove è andata sviluppandosi un’economia artigianale e industriale grazie alle quali è diventata una delle regioni europee con il reddito più alto, divenendo un vero e proprio simbolo di produzione di ricchezza. Il territorio occupa una superficie di 886 chilometri quadrati, che comprende 144 comuni per una popolazione complessiva di più di un milione di abitanti; dal punto di vista amministrativo è suddiviso tra quattro province: Lecco, Como, Monza Brianza e Milano, le prime tre città rappresentano i principali punti di riferimento dei comuni briantei con le principali sedi amministrative, le maggiori istituzioni scolastiche, culturali e della sanità, e i principali centri produttivi e mercantili. L’elevata densità abitativa che andò aumentando progressivamente nel corso del Novecento permise il passaggio da un’economia totalmente agricola ad una integrata da attività manifatturiere che consentirono di mantenere stabile l’elevata popolazione, liberando il territorio dalla povertà e rendendola una delle regioni europee con il reddito più alto.
Il paesaggio naturale della Brianza è percorso da tre fiumi: l’Adda, fondo vitale della regione che nasce dal ramo del Lago di Lecco e costeggia per 40 chilometri la Brianza orientale, il Seveso, più povero di attrattive naturali che ha subito gli effetti del degrado ambientale, segna per 25 chilometri il confine occidentale della Brianza e il Lambro, l’unico fiume totalmente brianteo che nasce dal Monte San Primo, in Valsassina, attraversa tutta la Brianza, e termina la sua corsa nel Po, e anch’esso ha perso nel tempo le sue caratteristiche naturali qualitative a fronte del processo di industrializzazione e urbanizzazione.
Il paesaggio brianteo ha subito fin dai primi albori della civiltà una modifica da parte dell’uomo: le prime alterazioni dell’ambiente naturale avvennero in occasione degli insediamenti delle popolazioni primitive con la pratica dell’agricoltura che portò alla perdita dei boschi di latifoglie e conifere nelle zone collinari e pianeggianti per disporre di prodotti alimentari in grado di rispondere alle esigenze della popolazione sempre in aumento. Un ulteriore fattore di modifica dell’ambiente derivò dalla pratica del terrazzamento sulle colline e della bonifica dei terreni paludosi; il paesaggio agrario tipico a partire dal XVI secolo era costituito da lunghi filari di gelsi, fondamentali per la crescenti attività dell’allevamento del baco da seta, e successivamente si diffuse rapidamente la coltivazione del masi che contribuì a dare una nuova fisionomia al paesaggio rurale brianteo.
Altri interventi sul paesaggio avvennero in occasione della costruzione delle prime ville gentilizie che racchiudono grandi aree verdi incontaminate per la creazione di giardini dotati di specie arboree non autoctone. Il cambiamento del paesaggio più notevole avvenne nell’Ottocento con l’avvento della rivoluzione industriale che causò un netto deturpamento del paesaggio naturale con la costruzione di infrastrutture come strade, ferrovie, ponti e fabbriche.
In seguito all’elevata urbanizzazione dovuta all’aumento degli abitanti e delle industrie, il paesaggio odierno della Brianza è disomogeneo, con zone ancora intatte ed altamente attrattive, ben evidente nel Monte di Brianza, e zone estremamente sviluppate, in particolare sulle direttrici Como-‐Monza e Monza-‐Lecco. Anche nel territorio brianteo al termine delle Seconda Guerra Mondiale si rese necessario un intervento di tutala del patrimonio naturale a causa dell’eccessiva presenza ed utilizzo del territorio, che portò alla salvaguardia ufficiale di circa il 27% del territorio brianteo.
Il territorio della Brianza conserva e tutela quattro Parchi naturali, su un totale di ventuno delle regione: il Parco Adda Nord, per molti è il più prestigioso parco della Brianza ed è volto a tutelare il fiume che nel suo corso lungo i territori brianzoli dispone di grandi bellezze naturalistiche, testimonianze storiche e archeologiche-‐ industriali; Il Parco di Montevecchia e della Valle del Curone, istituito per
salvaguardare i rilievi collinari e la relativa flora e fauna; 112 il parco del Monte Barro,
il più piccolo dei quattro il cui monte, situato poco prima di Lecco, che si caratterizza per una peculiare flora alpina che fiorisce a quote molto basse che raggiungono circa i 900 metri. Il parco del Lambro è il secondo parco fluviale della regione è stato istituito per tentare un recupero, almeno parziale, dell’ambiente circostante il fiume che, anche se degradato, è ricco di elementi storici e culturali.
Il territorio brianteo è rinomato per le peculiarità paesaggistiche, naturali ed anche enogastronomiche, mentre il patrimonio artistico riveste una minore notorietà, a causa del fatto che non sono mai stati considerati con l’importanza che meritano ed anche perché in molti casi fanno parte di dimore private. Il patrimonio culturale riscontrabile nell’area briantea trova le proprie origini sin dall’epoca romanica come la Basilica di San Pietro ad Agliate, quella di San Vincenzo a Galliano, la chiesa di San Pietro al Monte, e la chiesa di San Teodoro a Cantù. Con l’avvento del Cinquecento la Brianza divenne il territorio prediletto dalle famiglie nobili milanesi nell’acquisto di fondi rustici, attratti dal paesaggio naturale e dal clima salubre, per trasformare le dimore campestri e i castelli in ville sfarzose, come la villa Crivelli ad Inverigo, la Pio Falcò a Imbersago, Villa Melzi a Vaprio e la villa Arese Lucini a Osnago. Di notevole prestigio risultano anche le testimonianze del periodo longobardo e il successivo carolingio: il Tesoro del Duomo di Monza è una raccolta unica di manufatti realizzati tra il IV e IX secolo d.C. che custodisce la celeberrima Corona ferrea, la cui leggenda sostiene la presenza di un chiodo della croce di Cristo, la Corona della regina dei longobardi Teodolinda, la coperta di Evangelario donata da Papa Magno nel 603, la Croce di Agilulfo, conte di Torino e marito della regina, e la Chioccia con sette pulcini, uno splendido manufatto in lamina d’argento dorato del VI secolo. (Buratti V., Colombo A., Fumagalli G., Mavero F., 1998)
112 La Regione Lombardia, nel maggio 2015, ha finanziato con un contributo di 42 mila euro il
progetto “Parco di Montevecchia e dintorni di Brianza” per promuovere e valorizzare i prodotti tipici agricoli con l’ideazione di siti web, applicazioni e qr-‐code per diffondere la conoscenza non solo naturalistica ma anche dell’aspetto rurale del territorio.