ve – sostanzialmente uniformi e coerenti anche in dettagli di poco conto. Risulta
dunque opportuno un confronto dettagliato tra le due testure:
157liano) all’interno del pedigree di famiglia: cfr. al riguardo la scheda di PATRICIA LEE RUBIN in Renais- sance Florence 1999, scheda 83 pp. 326-327.
156
In mancanza di un censimento completo delle opere del Bandinelli, non è da escludere che que- sta «Venere» vada posta in relazione con il bronzetto ora al Bargello a Firenze (inv. Bronzi 388 [1879]), realizzato però anni più tardi, donato dal Bandinelli a Cosimo I e variamente documentato, assieme ad altri bronzetti, in inventari coevi e seriori tra le opere d’arte della Guardaroba medicea e poi nella Tribuna degli Uffizi: cfr. WALDMAN 2004, doc. 977 pp. 535-536 (inventario della Guardaro- ba medicea del 1553, che registra «3 figure di metallo di ½ braccio, una Venere, Cleopatra, et Leda, di mano del Cavaliere Bandinelli», passate nel 1559 nello scrittoio di Cosimo I, e «Un Venere di metallo di 2/3, di mano del Cavaliere Bandinelli»), assieme ai successivi docc. 1041, 1066, 1297, 1362 pp. 572, 586, 728-729, 771 (inventari della Guardaroba medicea del 1554, del 1555, 1559 e del 1560, che registrano, almeno in apparenza, le medesime statuette), e doc. 1573 pp. 857-858; cfr. anche la carrel- lata di MASSINELLI 1991, pp. 47-49, assieme al punto di ANNA MARIA MASSINELLI in Vasari, gli Uffi- zi e il Duca 2011, scheda XII.5 p. 320. Segnalo, ed è forse la traccia più rilevante, che in una bozza di lettera indirizzata prima a Cosimo I e poi a Eleonora di Toledo, riconducibile al biennio 1558-1559 (Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, ms. Palat. Bandinelli, 2/10, c. 5r-v), il Bandinelli ricordava anche una «Venere» di cui lo scultore aveva preparato un bozzetto di cera; a margine della porzione di testo riservata a Eleonora, Baccio il giovane aggiunse anni più tardi: «come quello dell’Imper(ator)e» (cfr. WALDMAN 2004, doc. 1285 pp. 719-720), lasciando dunque credere che il modello iconografico della Venere imperiale fosse stimato e ricercato per una copia anche dai duchi di Firenze.
157 Segnalo in grassetto le porzioni testuali che mostrano una più spiccata affinità; per facilitare il
reperimento delle parti testuali più vicine, inserisco ex novo alcuni a-capo nella trascrizione della lette- ra doniana. Segnalo che la correttezza della genealogia della famiglia Bandinelli fornita dal Doni e confermata dal Memoriale trova riscontro anche in documenti più tardi, quale, ad esempio, l’albero
Memoriale Lettera del Doni [...] Da un conte Bandinello avolo di papa
Alessandro III, il quale discendendo da un con-
te di Franconia, che venne con Carlo Magnio imperatore de Lamagnia, dal quale ricevé in To- scana castelli e signorie, et essendo de’ Grandi e Magniati, i suoi discendenti si feciono cittadini di Siena, dove dagli imperadori vegnenti furno fatti vicarii in Toscana e conti di Siena; e da questo conte, dico, nacque lo conte Guido,
quale ebbe per figliolo lo conte Aldobrandino, e questi Guido, che fu in Terra Santa con molti
crocisegniati, a’ quali comandava; et ebbe in suo retaggio più castella, e fu padre di Bandinello, che vendé quello della Selva alla Signoria di Siena; lo quale fu padre di messere Sozzo, ca-
valiere di Retaggio e del Senato, quale, fra gli altri figlioli, ebbe Francesco senatore e cava- liere molto famoso, ricco e splendido, come si
vede per un trionfo di un gentiluomo de’ Rossi mostratomi in Siena da messere Belisario e mes- sere Niccolò Bandinelli di Siena, miei parenti, che lo conoscevano e me ne hanno promesso copia. Dallo cavaliere Francesco nacque uno
altro Bandinello, che, inparentatosi con ma-
donna Claudia Forte Guerri, morì giovane e la-
sciò Francesco suo figliolo, il quale Francesco,
avendo in Siena pr(es)o m(adonna) Salimbeni, dalla quale nacque tre figlioli chiamati Bartolo- meo, Bandinello e Claudia; Bandinello morì in fasce, e Claudia si fece monaca in Siena; ora Bartolomeo, diventato discolo e di una compa- gnia chiamata Chiassa, il padre lo mandò a Fi- renze, lo raccomandò alla protezione di Cosimo de’ Medici il Magnifico, che allora dominava quasi tutto lo stato fiorentino, avendo i Bandi- nelli, per avere dato altre volte soccorso partico- lare a quella repubblica, amicizia seco e con Giovanni suo padre, detto Piccarda; ma Barto- lomeo, poco attenendo a’ ricordi del padre e alla nobiltà del sangue suo, si innamorò di una gio- vane de’ Ceccherini, Maria addomandata, e pre- sela per moglie senza saputa di nessuno, onde il padre, venuto in collera né accquietato alle per- suasioni di Cosimo, che lo esortava, da che il fatto era fatto, ad avere pazzienza, sì per questo come per altre cagioni, vedendo le discordie del- la sua città, le private nimicizie e il popolo ave- va tolto il maneggio a’ grandi della maggiore libra e monte, se ne andò per diverse parte del mondo, di Europa e di Asia, come si vede da’ ricordi sopra nominati de’ detti Francesco e Bar- tolomeo etc. a carte 7 e 12, e finalmente tornato e vedendo essere nato un figliolo a Bartolo-
meo, chiamato Viviano per l’antico Viviano
fratello di papa Alessandro III e di Oddo Bandi- nelli, alle preghiere di Cosimo venne ad abitare
in Firenze intorno a l’anno 1450 et aperse casa
tolta a pigione in via Larga. Ebbe Bartolomeo
[...] dal conte Bandinello, che l’anno 1040 fu per Ottone III conte di Siena e primo consolo,
avo d’Alessandro III, nacque il conte Guido; dal conte Guido, il conte Aldobrandino; dal conte Albodrandino, il cavaliere Guido;
dal cavaliere Guido, Bandinello [...], signore di Castiglione della Selva; da Bandinello, messer Sozzo cavaliere; da messer Sozzo, ser Francesco cavaliere splendidissimo;
da messer Francesco, Bandinello, da Bandi- nello [...] Francesco che andò a Firenze,
e ’ntorno al 1450 vi si fermò con Bartolomeo suo figliuolo, a cagion del quale si partì quasi da
Siena per essere miscredente e per altri rispetti, e messe nel banco del magnifico Cosimo de’ Medici fiorini 3500, che portò seco, senza quelli spese in Roma, nell’arte, in Francia, del quale magnifico fu grande amico e famigliare; di Bar-
tolommeo nacque Viviano, il quale solo si fece
cittadino di Firenze [...]
laonde si fece nemico de’ signori Bandinelli di genealogico del ramo legato a Baccio fornito nel ms. Palat. Bandinelli 8 della Biblioteca Nazionale Centrale di Firenze, a p. 9, di cui già si è detto.
tre altri figlioli, Francesco, Fu[l]genzio e Bandi- no. Fulgenzio studiò in Parigi, si addottorò dalla Sorbona in utroque iure e, tornato a Firenze, se ne andò a Siena da’ suoi parenti Bandinelli, e doppo alcuni mesi si fece e vestì in S. Tommè
di Siena, dove fatto proffessione fu mandato a
Milano, ove doppo alcuno tempo nel Capitolo Generale fu fatto presidente di quell’ordine. [...]
(COLASANTI 1904, pp. 414-415, BAROCCHI 1971-1977, II, pp. 1359-1361)
Siena, del fratello già Fulgenzio e all’hora fra Leone, generale presidente degli umiliati di S.
Tommé di Siena, che non lo vollero più vedere,
e gli messero lite [...] (c. 2v = 424v)
[...] Quanto a Viviano, primogenito di Bartolo- mmeo, prese moglie in Roma madonna Sme-
ralda Donati, nobile fiorentina, ne ebbe due figlioli: Michelagniolo e Giovambattista. Gio- vambatista, che fu, come si dirà, capitano in Francia, non ebbe figlioli né prese moglie; ma
Michelagniolo, tolta madonna Caterina di Tad- deo Ugolini, mia amatissima madre, quale ebbe me Bartolomeo, Ruberto e Giovambatista e Lu- crezia [...]
(COLASANTI 1904, pp. 415-416, BAROCCHI 1971-1977, II, p. 1361)
[e altrove:]
Quanto a Viviano mio bisavolo e figliolo di det- to Bartolomeo, doppo la morte del padre prese
per moglie in Roma madonna Smeralda Do- nati, figliola di messere ... [...] e vedendo come
i sua danari lasciatigli dal padre o per dire me- glio dall’avolo Francesco in su il banco de’ Me- dici erano assai diminuiti né più restato da ven- dere in su il sanese [...], deliberò di tentare la sua fortuna e, raccomandatosi alla stessa ricca e po- tente casa de’ Medici, con quello che aveva, con l’aiuto della stessa, de’ Donati sua parenti e altri amici, caricò sopra la nave S.o Giorgio, capitano Andrea da Sestri genovese, pannine, drappi e altre mercanzie, e, fatto vela, ne spedì parte in
Costantinopoli e parte volendone spacciare in
Bursia per farne maggior guadagno, ricevé nella detta città un passaporto da Mustaffà figliolo di Zizimo, nipote dell’imperatore Amoratto [...]; e nel detto privilegio in lingua turca e sopra co- perta araba, turca e ebrea, che pottessi andare, stare e nigoziare per tutto lo Imperio del Gran Turco [...]. Montato adunque sopra una nave raugea, chiamata il Delfino del Mare, padrone Demetrio Candiotto, si imbarcò con quanto ave- va e, vicino a Venezia fatto naufragio, infante e nudo se ne tornò a Firenze [...]. Trovando morta madonna Smeralda sua moglie e trovarsi in cat- tivo stato, prese per seconda una certa Domeni-
ca, ancora che erede di sì bassa condizione, che
perdé affatto la grazia de’ Medici, de sua paren- ti, de’ Donati, e particolarmente i Bandinelli di Siena, che non ne vollero più intendere verbo. Il
fratello Fulgenzio, in collera più di ogni altro,
[...] il qual Viviano avendo preso per moglie
madonna Smer‹a›lda Donati nobile fiorenti- na, della quale nacque Michelagnolo e lo strenuo capitano Gio. Batista, e – venuta a
morte – con le seconde nozze con una madonna
Caterina Domenica venne assai ad abbassar la casa; laonde si fece nemico de’ signori Ban- dinelli di Siena, del fratello già Fulgenzio e all’hora fra Leone, generale presidente degli umiliati di S. Tommé di Siena, che non lo vol- lero più vedere, e gli messero lite; e perciò
messo il suo, tirò tante mercanzie, e lasciata la matrigna e 3 figli a l’avolo, ove tenevano alcuni beni ad affitto da’ Ricasoli e Ceccherini suoi parenti per la madre, andò in Costantinopoli, come si vede per un privilegio arabo, e quivi per naufragio al ritorno mandò male tutto ’l suo, e tornò assai povero con mala soddisfazione ancora de’ Medici che vi aveano alcuno interes- se. (c. 2v = 424v)
che si trovava allora in Siena padre umiliato in S.o Tommè, lo rinunziò per fratello [...].
Ora Viviano, principale rovina e abbassamento
della nostra casa, come bene mi scrisse mio
padre a Roma, pieno di rabbia poco si curò di tutti, e preso ad affitto dalli eredi di Filippo da
Ricasoli e Stefano di Antonio Cecherini nella
villa di Gaiole, podesteria di Prato, stette alcuni anni [...]
(COLASANTI 1904, pp. 417-418, BAROCCHI 1971-1977, II, pp. 1363-1364)
[...] perché sono beni di fortuna, che vanno e vengono, e che se il figliolo di Perseo, re di
Macedonia, doppo la vittoria di Emilio, si ri- dusse in Roma a guagagniare il pane sotto un
notaio, come Ammiano Marcellino, et i figliuoli
di Giugurta, re di Numidia, vinto da Silla, mendicorno il pane, che può succedere a voi, a
parallelo, numero ed ombra?
(COLASANTI 1904, p. 441,BAROCCHI 1971- 1977, II, p. 1407)
[...] È successo questo in ogni età: non viddero i romani il figliuolo di Perseo re di Macedonia
erede del regno, vinto ’l padre, guadagnarsi ’l
vitto a l’arte del fabbro, e morir fabbro in Ro-
ma? Non viddero i figluoli di Giugurta star con
un notaio e perirsi della fame? (c. 2r = 424r)