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testuali rispetto alla versione già nota 173 Per facilitare il confronto tra le due differen ti versioni, ne fornisco di seguito una trascrizione affrontata, con l’aggiunta di qual-

che nota di commento.

Per agevolare la lettura dei due passi, nella trascrizione ho provveduto a introdurre lievi ammoderna- menti: ho eliminato gli a-capo, distinto u da v, ho sciolto la scrizione & in et; ove opportuno, ho prov- veduto a introdurre la separazione tra parole; ho ammodernato la punteggiatura e introdotto i segni diacritici. Il cambio di carta è segnalato tra parentesi quadra. Sempre a fine di facilitare il confronto tra i due testi, ho provveduto a parcellizzare il testo in commi. I pochi refusi di stampa sono stati corretti: di essi si trova segnalazione nell’apparato che si trova al termine della trascrizione. Ho inserito alcune note di commento al fine di spiegare luoghi poco perspicui dal punto di vista linguistico. Una trascri- zione diplomatica dei due testi, più fedele agli originali anche dal punto di vista ortografico, è reperi- bile infra, Appendice prima.

[tutti gli esemplari ad oggi esaminati, ad esclusione di Pa1]

[il solo esemplare Pa1 = Paris, Bibliothèque de l’Arsenal, 8-H-26020 (2), cc. 13r-14v] [B1r]

LA

SECONDA LIBRARIA DEL DONI.

[1] Anchora che più volte io mi sia azuffato con le stampe, et che io n’habbia havuto di ma- le strette; non posso fare che io non inalberi talvolta; tal che io son fatto simile a coloro i quali tolgono due et tre mogli; che non gli ba- stando hauer provato si fatti fastidi, ogni dì vi si rimettono con l’arco dell’osso a masticar tai bocconi strangolatoi. Al proposito di queste gi- randole vi vo dire una novella. [2] In Lombar- dia non è molto tempo, che fu un vecchio che prese donna bella et giovane; la quale sposata et honoratamente menata a casa, dopo mol- [B1v] ti lattovari et untioni, si coricò nel letto; et messo mano a gl’inviti, et mescolando le car- te non puoté mai amazzar le due spade disse la

[B1r]

LA

SECONDA LIBRARIA DEL DONI.

[1] Anchora che più volte io mi sia azuffato con le stampe et che io n’habbia havuto di ma- le strette,174 non posso fare che io non inalberi talvolta; tal che io son fatto simile a coloro i quali tolgono due et tre mogli, che non gli ba- stando haver provato sì fatti fastidi, ogni dì vi si rimettono con l’arco dell’osso175 a masticar tai bocconi strangolatoi. Al proposito di queste girandole vi vo dire una novella. [2] In Lom- bardia non è molto tempo, che fu un vecchio che prese donna bella et giovane;a la quale spo- sata et honoratamente menata a casa, dopo mol- [B1v] ti latovari et untioni, si coricò nel letto; et messo mano a gl’inviti et mescolando le carte, non puoté mai amazzar le due spade

173 È dunque appena il caso di osservare come questa ulteriore modifica testuale venga ad ampliare

il già articolato dossier editoriale di questa novella: già apparsa in versione succinta nell’edizione del- le Lettere del 1546 (DONI 1546a, cc. 77r-v, correctius 86r-v, su cui cfr.RE FIORENTIN 2000, p. 78 e nota 51), poi fatta confluire nel secondo libro delle Lettere edito dal Doni nel 1547 (DONI 1547, cc. 13r-14v), e di qui, con ridotte modifiche, in apertura di C: gli snodi più rilevanti sono stati ricordati da ultimo da PATRIZIA PELLIZZARI in calce all’edizione da lei fornita del testo sulla base di DONI 1547 (cfr. DONI 2002, pp. 424-427, e in particolare nota 1 p. 424 per la vicenda compositiva della novella, con pertinente segnalazione delle tangenze con una consimile novella di Matteo Bandello, III 2); vd. anche infra, capitolo IV.II.3.

174 havuto di male strette: ‘venir offeso’, ‘esser insultato per bene’; per l’espressione cfr. GDLI,

s.v. stretta n. 20.

175

con l’arco dell’osso: ‘con ogni sforzo, con tutte le forze’. L’espressione è usata dal Doni e da altri scrittori mediocinquecenteschi: vd. DONI 2002, p. 133: «[...] onde noi ci siamo deliberati di met- terci tutti con l’arco dell’osso a far che voi abbiate da diluviare», e LASCA 2005, p. 231 «S’io non cre- dessi che ’l poeta non mi tenesse per un moccicone, io mi metterei con l’arco dell’osso in questo pri- mo terzetto». Vd. in merito le allegazioni fornite da VARCHI 1995, I, § 684, da MONOSINI 1604, p. 269 n. 56, e da PAULI 1740, p. 133.

Licisca con l’asso di bastoni. [3] Piglia questo verso, et lascia star quel l’altro, facesse le carte lui; o alzasse la moglie, e non gli fu mai ordine; che la sorte non fece mai venir gli buono, sem- pre coppe, sempre coppe. [4] Vedutosi a mal partito con la borsa lunga, passa et vota di mo- neta, si levò in camicia, et aperto le finestre, cominciò ad alta voce la qual lo serviva meglio assai a cantare il vespro, che sonare il piffero a compieta la Magnificat; et così teneva cantato di lungo. [5] La fanciulla, tutta in succhio, era mezza sottosopra; a questo smusicare, [B2r] si levaron quanti n’erono in quella casa; et corse- roa alla camera dello sposo; et vedutolo ardito, rubizzo, et allegramente cantare, credettero tut- to il contrario di quel che gl’era, et fattosegli incontro dissero: [6] «Come va ella?». «Male – rispose egli – poi che io son giunto a dì, et non ho fatto nulla». «Che vuol dire questo cantare il Magnificat?». [7] «Voi dovete sapere – disse il vecchio –, ch’io ho provato tutti i modi et usato tutte le vie che costui si levi in piedi accennan- do dove bisognava et si cavi la berretta, facen- do honore a me et alla sposa; et non v’è stato ordine. [8] Ho ultimamente veduto a vespri del- la mia parrocchia, quando si tocca i tasti dell’organo, et che si canta il Magnificat, che ognuno [B2v] si rizza; onde io volevo provar questo rimedio anchora; poi che non mi erano giovati gl’altri: per veder se costui si voleva rizzar con questo mezo». Di questa sciocchezza si risero le brigate, et cetera. [9] Io adunque mi son messo anchora a scriver un’altra Libraria: se la sarà buona a sodisfare all’apetito mio, per non dir animo, la mi farà passar tutti i dispiace- ri dell’altre cose; quanto che non, andremo tan- te volte a queste nozze che la riesca bene una volta – anchora che io credo che fusse il meglio de’ poeti talvolta tener i libri nella cassa, come fanno costoro che qua dentro leggerete: perché in verità e n’hanno più riputatione, utile et ho- nore.

a

corsero] torsero; in DONI 2002, p. 426, l’errore è corretto, senza che vi sia segnalazione in apparato a pp. 518-519

disse la Licisca con l’asso di bastoni.176 [3] Pi- glia questo verso et lascia star quel l’altro, fa- cesse le carte lui o alzasse la moglie, e’ non gli fu mai ordine che la sorte non fece mai venirgli buono: sempre coppe, sempre coppe.177 [4] Vedutosi a mal partito con la borsa lunga, bas- sab et vòta di moneta, si levò in camicia et, aperto le finestre,178 cominciò ad alta voce a chiamare il guardiano della sua compagnia, co- sì teneva chiamato di lungo. [5] La fanciulla, tutta in succhio,179 era mezza sottosopra. A questo smusicare si levaron quanti n’e- [B2r] rono in quella casa, et corsero alla camera dello sposo; et vedutolo ardito, rubizzo et allegra- mente chiamare il guardiano cantando, credet- tero tutto il contrario di quel che gl’era, et fat- tosegli incontro dissero: [6] «Come va ella?». «Male – rispose egli –, poi che io son giunto a dì et non ho fatto nulla».180 «Che vuol dire questo cantare?». [7] «Voi dovete sapere – dis- se il vecchio – ch’io ho provato tutti i modi, et usato tutte le vie che costui si levi in piedi ac- cennando dove bisognava et si cavi la berret- ta,181 facendo honore a me et alla sposa; et non v’è stato ordine. [8] Ho ultimamente veduto nella mia compagnia, quando si fa riverenza al guardiano ch’egli vien dentro, ogn’uno [B2v] si leva in piedi et si cava la berretta et si rizza; onde io volevo provar questo rimedio anchora, poi che non mi erano giovati gl’altri, per veder se costui si voleva rizzar con questa presenza del guardiano». Di questa sciocchezza si risero le brigate, etc. [9] Io adunque mi son messo anchora a scriver un’altra Libraria: se la sarà buona a sodisfare all’appetitoc mio, per non dir animo, la mi farà passar tutti i dispiaceri dell’altre cose; quandod che non, andremo tante

volte a queste nozze che la riesca bene una vol- ta – anchora che io credo che fusse il meglio de’ poeti tal volta tener i libri nella cassa, come fanno costoro che qua dentro leggerete: perché in verità e’ n’hanno più riputatione, utile et ho- nore.

a

giovane] giouaue ~ b bassa] passa ~ c appetito] ap- pet_to ~ d quando] quanto

176

et messo mano ... l’asso di bastoni: come osservato da PATRIZIA PELLIZZARI in DONI 2002, note 5-7 p. 425, le espressioni qui elencate alludono chiaramente tutte alla sfera sessuale.

177 sempre coppe, sempre coppe: non c’è «modo di rimediare all’impotenza del marito» (P

ATRIZIA PELLIZZARI in DONI 2002, nota 9 p. 425).

178

aperto le finestre: notevole il mancato accordo di genere e di numero per il participio passato con il sostantivo cui si riferisce: cfr. le osservazioni fornite daGIROTTO, Nota al testo, in BURCHIELLO -DONI 2013, p. 349.

179

tutta in succhio: ‘in eccitazione’: cfr. almeno l’uso consimile rilevabile in DONI 2002, p. 300.

180

non ho fatto nulla: ‘non ho combinato nulla, non ho avuto alcun risultato’; per fare in senso lu- brico vd. l’ampio ventaglio registrato in DSLEI, p. 6.

181 et si cavi la berretta: per berretta ‘prepuzio’ vd. DSLEI, p. 234, s.v. berretta, che ricorda pro-

prio questo esempio. Si ricordi, d’altro canto, che nelle rime del Burchiello, ben note al Doni, si regi- stra un scappucciato ove cappuccio vale, appunto, ‘prepuzio’: cfr. SdB 2000 (= SdB 2004), LVIII 5: «Scappucciato era per lo gran colore».

La qualità degli interventi non lascia dubbi sul fatto che, dietro ad essi, si celi lo