• Non ci sono risultati.

Effetti potenziali sulla salute 

Onda lunga

SCENARIO CONDIZION

5.5  Possibili conseguenze 

5.5.1  Effetti potenziali sulla salute 

I cambiamenti climatici globali potrebbero provocare effetti sulla salute umana attraverso diversi percorsi di varia complessità, scala e con tempistiche differenti. Allo stesso modo, l'impatto sarebbe variabile geograficamente in funzione dell'ambiente, della topografia e della vulnerabilità della popolazione locale. Gli impatti potrebbero essere sia positivi che negativi, anche se gli studi

99 sperimentali preannunciano la prevalenza di quelli negativi. Questo non è sorprendente dal

momento che i cambiamenti climatici potrebbero disturbare e/o modificare una vasta gamma di sistemi naturali, ecologici e fisici che sono parte integrante del sistema terrestre necessario alla vita. Attraverso i cambiamenti climatici l'uomo sta contribuendo alla variazione delle condizioni di vita sul pianeta.

I principali percorsi e le categorie degli impatti sulla salute che possono essere provocati dai cambiamenti climatici sono mostrati nella seguente figura.

Figura 52: Cambiamenti climatici e salute: a partire dalle forze trainanti sono mostrati i possibili percorsi a partire dall’esposizione fino ai possibili impatti sulla salute

Dagli studi effettuati è emerso che lo stato di salute di milioni di persone potrebbe essere influenzato attraverso una serie di effetti diretti o indiretti causati dai mutamenti climatici. Gli impatti più diretti comprendono l’incremento della frequenza degli eventi atmosferici e meteorologici estremi, come ondate di caldo, ondate di siccità, alluvioni, cicloni, tempeste, e dall’aumento della produzione di alcuni inquinanti atmosferici e di aeroallergeni (spore e muffe). Nella Figura 53 viene messo in evidenza il meccanismo che porterebbe all’aumento della

formazione di polline a seguito del riscaldamento del pianeta con inequivocabili problemi per le persone allergiche.

100 La riduzione di mortalità durante l'inverno a causa di temperature più miti sarebbe probabilmente vanificata dall’aumento della mortalità estiva causata della maggior frequenza di ondate di caldo. Nei paesi con un elevato tasso di mortalità invernale gli impatti positivi potrebbero essere maggiori ma nel complesso si prevede che gli effetti negativi saranno prevalenti, con aumento dei decessi e delle malattie, soprattutto nei paesi in via di sviluppo.

La portata della variazione nella frequenza, intensità e localizzazione degli eventi meteorologici estremi dovuti al cambiamento climatico resta ancora incerta.

Nelle aree urbane le alte temperature potrebbero amplificare la produzione di smog fotochimico nocivo, come la concentrazione di ozono troposferico, con aumento dell’incidenza delle malattie cardio-respiratorie. Le estati più calde potrebbero far incrementare l'incidenza di intossicazioni e infezioni alimentari, come la salmonellosi. Questi effetti potrebbero evidenziarsi a breve termine.

Figura 53: Nella parte sinistra: variazione percentuale della quantità di polline (Ambrosia artemisiifolia L.) prodotto in funzione della concentrazione atmosferica di CO2. Linea verde e rossa: aumenti di polline relativi ai potenziali livelli

futuri della concentrazione di CO2. Linea blu: aumento riferito al passaggio della concentrazione di CO2 dai valori

preindustriali ai valori attuali. Nella parte destra: diagramma schematico delle relazioni tra i cambiamenti climatici e la prevalenza e gravità dell’asma. La freccia verso l’alto (↑) significa incremento

I cambiamenti climatici, attraverso meccanismi meno diretti, potrebbero influenzare la trasmissione di molte malattie infettive, in particolare quelle trasmesse con acqua, cibo e vettori biotici, e la produttività alimentare regionale (soprattutto cereali). Le ripercussioni sulla produttività agricola sono analizzate nel paragrafo 5.5.4 .

101 A più lungo termine e con notevoli differenze tra le popolazioni in funzione della loro

localizzazione geografica e della loro vulnerabilità, questi impatti indiretti potrebbero avere un’importanza maggiore rispetto a quelli diretti descritti in precedenza.

Per le infezioni trasmesse da un vettore, la distribuzione e l’abbondanza degli organismi vettore e degli ospiti intermedi sono influenzati da vari fattori fisici come temperatura, precipitazioni, umidità, vento e acque di superficie e da fattori biotici (vegetazione, specie ospite, predatori, competitori, parassiti e interventi umani). In epidemiologia il termine “vettore” indica organismi che non causano direttamente la malattia ma la trasmettono da un ospite all'altro. Il vettore e l'ospite intermedio non si ammalano e l'infezione colpisce solo l'ultimo ospite.

In futuro i focolai di malattie infettive trasmesse da vettori probabilmente diventeranno più frequenti, afferma l'ECDC (European Centre for Disease Prevention and Control). Secondo una valutazione promossa dall'ECDC, la globalizzazione e i cambiamenti climatici e ambientali, con temperature e umidità più elevate, favoriranno la diffusione di vettori o ospiti intermedi e, in ultima analisi, delle infezioni stesse, anche se potrebbero anche verificarsi alcune diminuzioni locali. Per esempio, sembra probabile che la malaria estenderà in modo significativo la propria potenziale area geografica di trasmissione e la sua stagionalità nel corso del 21° secolo, in risposta all'aumento della temperatura media.

Oltre alla malaria, tra le malattie infettive trasmesse da vettori si annoverano la febbre emorragica dengue, il virus della Valle del Nilo, la febbre Chikungunya, la nefropatia epidemica e l'encefalite da zecche (TBE), che si trasmettono all'ospite umano grazie a zanzare, pappataci, zecche e roditori. Gli esperti dell'ECDC affermano che i cambiamenti climatici preannunciati in Europa

aumenteranno il rischio d'infezioni trasmesse da vettori. Annunciano: “Assisteremo molto

probabilmente al diffondersi di malattie infettive, ad esempio l'encefalite da zecche o la febbre Chikungunya, in aree in cui non erano mai state presenti prima”. “Non si tratta solo di fattori ambientali”, aggiungono,”anche la globalizzazione, e il più elevato numero di viaggi e traffici commerciali che comporta, sta accelerando la velocità alla quale i focolai possono diffondersi in nuove aree”.

I cambiamenti climatici in corso modificano anche il bilancio di calore atmosferico in seguito all'aumento di energia trattenuta nella bassa atmosfera e conseguente raffreddamento della stratosfera. Se tale fenomeno di raffreddamento dovesse persistere, il processo di riduzione della fascia di ozono potrebbe continuare nonostante che la concentrazione di clorofluorocarburi stia diminuendo.Se ciò si dovesse verificare, le potenziali conseguenze per la salute dovute alla riduzione della fascia di ozono stratosferico (aumento di incidenza del cancro della pelle nelle popolazioni con pelle chiara, lesioni oculari come cataratta e, forse, la soppressione dell'attività

102 immunitaria), diventerebbero un problema molto grave.

Recentemente, vi è stato un notevole sforzo nello sviluppo di modelli matematici per la generazione di tali proiezioni. I modelli attualmente in uso hanno dei limiti ben conosciuti, ma hanno fornito indicazioni importanti per i prossimi studi.

Figura 54: Interrelazioni tra le maggiori tipologie di cambiamenti ambientali globali, inclusi i cambiamenti climatici. In qualche modo tutti questi processi hanno delle ripercussioni sulla salute umana

5.5.2 Acqua

I cambiamenti climatici probabilmente aggraveranno le attuali pressioni sulle risorse idriche e questo potrebbe essere ulteriormente esasperato dalla crescita demografica ed economica e dalle variazioni d’uso del suolo, compresa l'urbanizzazione.

Su scala regionale, la neve di montagna e i piccoli ghiacciai svolgono un ruolo cruciale nella disponibilità di acqua dolce. Le perdite diffuse della massa dei ghiacciai e le riduzioni della

copertura nevosa, osservate negli ultimi decenni, subiranno probabilmente un’accelerazione durante tutto il 21° secolo, riducendo la disponibilità di acqua, il potenziale idroelettrico e determinando variazioni nella stagionalità dei deflussi nelle regioni che utilizzano acqua derivante dallo

scioglimento di neve e ghiaccio delle grandi catene montuose (come l’Himalaya e le Ande), dove vive attualmente più di un sesto della popolazione mondiale.

Le variazioni della temperatura e delle caratteristiche delle precipitazioni, potrebbero portare a cambiamenti nel deflusso e nella disponibilità di acqua.Entro la metà del secolo è previsto, con alta

103 significatività, un aumento del deflusso idrico dal 10 al 40% alle alte latitudini e in alcune regioni umide tropicali, comprese le aree popolose dell’est e del sud-est asiatico, e una diminuzione dal 10 al 30% in alcune regioni asciutte alle medie latitudini e alle latitudini tropicali, a causa della diminuzione delle precipitazioni e all’incremento dei tassi di evapotraspirazione. Molte regioni semi-aride, ad esempio il bacino del Mediterraneo, gli Stati Uniti occidentali, l'Africa meridionale e il nord-est del Brasile, subiranno una diminuzione delle risorse idriche a causa di cambiamenti climatici. E’ prevista l’espansione delle aree colpite da ondate di siccità, con potenziali effetti negativi su vari settori, come l’agricoltura, l’approvvigionamento idrico, la produzione di energia e la salute.

Figura 55: Variazioni annuali percentuali su larga scala del deflusso idrico (disponibilità di acqua dolce) per il periodo 2090-2099, rispetto al 1980-1999. I valori rappresentano la mediana di 12 modelli climatici considerando lo scenario A1B. Nelle aree bianche non è stato raggiunto un accordo sull’entità e sul segno del cambiamento maggiore del 66% tra i 12 modelli mentre nelle aree tratteggiate è stato raggiunto un accordo maggiore del 90%. La mappa globale di deflusso annuale illustra le variazioni su larga scala e non intende riferirsi a variazioni su piccola scala temporale e/o spaziale. In alcune regioni, il segno del cambiamento previsto dalle proiezioni differisce dalle tendenze

osservate recentemente.(Fonte: IPCC AR4, 2007)

Gli esperti del settore affermano con grande sicurezza che gli impatti negativi sui sistemi delle acque dolci apportati dai cambiamenti climatici saranno maggiori dei suoi benefici. In alcune aree gli effetti positivi derivanti dall’aumento annuale di deflusso saranno probabilmente pareggiati dagli effetti negativi, quali la maggiore variabilità stagionale delle precipitazioni e del deflusso, variazioni dell’approvvigionamento idrico e della qualità delle acque e maggiore rischio di alluvioni.

Gli studi disponibili suggeriscono un futuro incremento degli eventi di forte precipitazione in molte regioni, anche nelle aree dove complessivamente pioverà di meno. Il risultante aumento dei rischi

104 idrogeologici comporterà potenziali effetti sulla società, sulle infrastrutture fisiche e sulla qualità delle acque. L’aumento della frequenza e della gravità delle inondazioni e della ondate di siccità potrebbero alterare lo sviluppo sostenibile.

L’aumento delle temperature potrebbe poi influire sulle qualità fisiche, chimiche e biologiche delle acque dolci di laghi e di fiumi, con effetti prevalentemente negativi su molte specie d'acqua dolce, sulla composizione dell’ecosistema e sulla qualità delle acque.

L’aumento del livello del mare potrebbe determinare crescenti fenomeni di intrusione salina nelle falde idriche delle zone costiere con conseguente peggioramento della qualità delle risorse idriche.

5.5.3 Ecosistemi

Durante questo secolo la capacità di adattamento e di sopravvivenza di molti ecosistemi potrebbe essere oltrepassata da una combinazione di cambiamenti climatici senza precedenti e tutti i fenomeni associati come inondazioni, siccità, incendi, acidificazione degli oceani. A questi

problemi bisogna poi aggiungere tutti gli altri driver di cambiamento globale di origine prettamente antropica come il cambiamento di uso del suolo, l'inquinamento, la frammentazione dei sistemi naturali e l'eccessivo sfruttamento delle risorse.

Supponendo che, nel corso di questo secolo, le emissioni di gas serra ed altri cambiamenti globali, come la variazione d’uso del suolo, continuino ad un tasso pari o superiore a quello attuale, è probabile che l’assorbimento di carbonio da parte degli ecosistemi terrestri raggiunga il suo picco massimo prima della metà del secolo per poi indebolirsi o addirittura diminuire, amplificando così il riscaldamento globale.

Per un aumento della temperatura media globale compreso tra 1,5 e 2,5 °C e concomitante concentrazione atmosferica di CO2, sono previsti grandi cambiamenti nella struttura e nella

funzione degli ecosistemi, nelle interazioni ecologiche e nella distribuzione geografica delle specie con conseguenze negative soprattutto per la biodiversità degli ecosistemi e per la disponibilità di beni e servizi, come l’acqua e l’approvvigionamento alimentare. Circa il 20- 30% delle specie animali e vegetali valutate finora saranno sottoposte a un rischio maggiore di estinzione.

Con un aumento della temperatura media globale maggiore di 3,5 °C, le proiezioni suggeriscono significative estinzioni in tutto il pianeta, addirittura fino al 70% delle specie valutate.

L’attendibilità sulle previsioni riguardanti le estinzioni ha un livello di confidenza medio. 5.5.4 Cibo 

 

Sono stati condotti diversi studi per valutare i potenziali impatti del cambiamento climatico sui raccolti dei cereali (che rappresentano i due terzi delle risorse alimentari mondiali). Globalmente è previsto un aumento del potenziale della produzione alimentare in seguito a incrementi locali della

105 temperatura media compresi tra 1 a 3 °C. Al di sopra di questo valore è previsto, invece, un calo delle rese.

Alle alte latitudini la produttività agricola potrebbe subire un aumento variabile in funzione del tipo di coltura. Alle latitudini più basse, soprattutto nelle regioni tropicali e in quelle stagionalmente aride, si prevede invece una riduzione della produttività agricola anche per piccoli incrementi locali di temperatura (da 1 a 2 °C). Tali riduzioni sarebbero maggiori nelle regioni più povere di cibo come il sud dell'Asia, parte dell'Africa e dell'America Centrale e farebbero aumentare il numero delle persone malnutrite di diverse decine di milioni di unità in tutto il mondo.

Queste previsioni hanno un livello di confidenza medio.  

5.5.5 Coste

In seguito ai cambiamenti climatici e in particolar modo all’innalzamento del livello dei mari, le coste potrebbero essere esposte a maggiori rischi, compresi intensi fenomeni di erosione costiera. L'effetto sarebbe aggravato dalla crescente pressione antropica sulle zone costiere.

Dal 2080, molto probabilmente tanti milioni di persone in più rispetto ad oggi vivranno ogni anno esperienze di inondazioni a causa del previsto innalzamento del livello dei mari. Il numero

maggiore di persone colpite da questi fenomeni disastrosi si troverà nelle enormi e densamente popolata città dell’Asia e dell’Africa costruite sui delta dei grandi fiumi.

Le piccole isole saranno particolarmente vulnerabili.

Per nostra sfortuna, il livello di confidenza di queste previsioni è più alto rispetto a tutti gli altri settori che sono analizzati in questa sezione.