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C ELEIS CUI AM DE COR E DE SABER DI G UIRAUT DE C ALANSO

3. L A TRADIZIONE PROVENZALE DEL POEMETTO ALLEGORICO

3.2 C ELEIS CUI AM DE COR E DE SABER DI G UIRAUT DE C ALANSO

Verso la fine del XII secolo, Guiraut de Calanso, un giullare probabilmente nato in Guascogna, compone il Fadet joglar, che appartiene al genere letterario degli ensenhamens. La novità importante di questo testo si trova negli ultimi versi, dove l'autore dice al giullare che deve conoscere l'allegoria d'amore: “Sapchas d'amor,/ com vol' e cor,/ e com vai nuda ses vestir; ...”; così l'allegoria non è più solo di competenza dei chierici e degli esegeti, ma entra a far parte del repertorio dei giullari, si laicizza, e trova un nuovo e più ampio pubblico: “The didactic nature of the ensenhamen itself as a genre, and the fact that Guiraut felt he must instruct his jongleur in the nature and attributes of Love, clearly indicate that a new dimension had been added to the demands made upon a jongleur by his audience”109

«Le jongleur Guiraut de Calanso recommande ici l'emploi de thèmes qui, jusqu'alors, étaient étrangers à la poésie lyrique en langue d'oc. […] Amors était resté, au XIIe siècle, au niveau de l'abstractum agens. Guiraut de Calanso ne se libère pas complètement de la tradition occitane, puisque son Amour ne change ni de genre, ni de sexe. Les attributs de ce personnage, cependant, viennent d'ailleurs, à savoir du Cupidon de la littérature latine. Notre jongleur du Midi doit donc être rattaché, pour cette partie de son “programme”, à la tradition ovidienne et goliardesque. Cette même tradition se reflète d'ailleurs dans la conception d'un art d'aimer, et surtout dans l'idée des degrés d'amour. Guiraut de Calanso semble bien être le premier écrivain en langue vulgaire à préconiser l'utilisation de ces lieux communs de la tradition latine»110.

109 JONES 1977, p. 55 110 JUNG 1971, p. 131-2

Nei primi anni del XIII secolo111, Guiraut de Calanso scrive un altro componimento che possiamo considerare una sorta di programma allegorico del poeta, Celeis cui am de cor e de saber112.

Nel testo, composto da 8 strofe, sei ottave e due terzine, l'autore si rivolge a “Celeis cui am de cor e de saber,/domn'e seignor et amic” e parla del “menor tertz d'Amor”, ossia l'amore sensuale. Amor è di sesso femminile e

Per so car vens princes, ducs e marques, comtes et reis, e lai on sa cortz es non sec razo mas plana voluntat, ni ja nuil temps noi aura dreit jutjat

(vv. 5-8)

[Infatti sottomette principi, duchi e marchesi/ conti e re; e dovunque la sua corte si trovi/ non segue ragione, ma il puro volere,/ e certo mai in essa si giudicherà rettamente]113

La seconda e la terza strofa sono dedicate ancora alla descrizione di questo personaggio, che non viene mai personificato, ma rimane un'essenza, uno spirito perché “tant es subtils qu'om non la pot vezer” e “viu de gaug”; nonostante sia cieca, ha una mira eccezionale, colpisce chi vuole con le sue frecce, un “dart d'acier”, “sajetas d'aur”, “un dart de plom”, e nessuno può difendersi. È figlia di

Azaut e Joi, e quando fa soffrire, si crede di stare bene; “e noi garda paratge ni

rictat”. La quarta e la quinta strofa descrivono “son palais, on ela vai jazer”: Jung s'interroga a lungo sui “cinc portals” del palazzo d'amore, e sui “quatre gras”.

111 Maria Grazia Capusso scrive a proposito: “Celeis cui am è databile entro i primissimi anni del secolo XIII, grazie al termine ante quem fornito dalla seconda tornada del testo medesimo (e cioè l'invio, v. 52, «A Monspeslier, a N Guillem lo marques», personaggio certo identificabile nel Guglielmo VIII di Montpellier morto attorno al gennaio 1202)”, in CAPUSSO 1989, pp. 17-8; 112 “Della canzone allegorica di Guiraut de Calanson possediamo attualmente undici attestazioni

manoscritte, compresa quella versione inserita all'interno della Exposition riquieriana”, CAPUSSO 1989, p. 35

«Nelle fonti non è dato ritrovarne una definizione precisa [dei gradi di amore] e non è detto che tale definizione sia mai esistita. È invece possibile che a partire da un’idea fissa (la gradualità del servizio amoroso e della passione) vi fosse una relativa libertà e non una generale approssimazione ad un modello predefinito. Cinque erano i gradi secondo una tradizione che rimonta almeno a Donato (visus, allocutio, tactus, osculum e factum) e si ritrova nei Carmina Burana e in alcuni proverbi; di cinque gradi d’amore (carnale, sensuale, naturale, spirituale, celestiale) parla ancora Ugo Panziera nel Trecento. Questi gradi diventano quattro nel De amore.»114

Secondo Jones i “cinc portals” sono un’allegoria dei due occhi, delle due orecchie e della bocca, le cinque porte attraverso le quali si arriva al cuore. Il dardo d’amore, scoccato dalla dea, diretto al cuore dell’amata, deve passare attraverso la vista prima di raggiungere la meta. “Par contre – sostiene Jones – pour passer par les oreilles et la bouche, les flèches tirées sur le cœur ne suffisent pas. Ce sera le discours, l’enseignement, la sagesse, le savoir-faire, en effet lo saber de l’amant, qui le maintiendra en séjour perpétuel après que le palais a été gagné par les pouvoirs du cœur”115.

L'ingresso al palazzo d'amore è interdetto di conseguenza, e così sarà anche nel Fablel dou Dieu d'Amors, ai villani e a bifolchi:

Mas noi intra vilans ni mal apres, c'ab los fals son el barri albergat, que ten del mon plus de l'una meitat

(vv. 30-32)

[Ma lì non entrano essere villani o maleducati,/ che insieme agli sleali sono alloggiati/ nel sobborgo che occupa più della metà del mondo]116

La canso di Guiraut de Calanso è nota soprattutto perché è l'argomento dell'Exposition di Guiraut Riquier, che “costituisce una spia assai ragguardevole

114 GRIMALDI 2013, pp. 200-13; 115 JONES 1986, p. 82;

dell'interesse suscitato dalla canzone di Calanson presso i più scaltri entendedors di poesia cortese”117 del XIII secolo:

«All'interno della restante produzione allegorica occitana, l'originalità compiuta da Calanson risulta già evidente dall'accertamento cronologico ad essa relativo, che la colloca al secondo posto dopo la 'tenzone' di Guillem de Saint-Didier. […] La totale mancanza di decodifica degli esponenti allegorici è il primo e fondamentale punto di scarto della nostra canzone rispetto alla tenzone di Saint-Didier, vicina piuttosto, sotto questo aspetto, a pièces posteriori come il Chastel d'Amors e, soprattutto, la novella di Peire Guillem»118

In entrambi i componimenti, Guiraut de Calanso rappresenta Amore come un'entità femminile119, cieca, alata, invisibile, con un arco e delle frecce, molto simile al Cupido della tradizione latina120.

Jones riscontra uno spostamento di significato, che inizia in Celeis cui am de

cor e de saber, ma prosegue definendosi negli altri componimenti allegorici occitani

del XIII secolo: i poeti vogliono trasmettere e insegnare le qualità del sapere e della conoscenza a discapito dei sentimenti irrazionali dettati dal cuore.

«Dans le premeier récit allégorique, La Cort d’Amor, on trouve des termes et de procès légaux et un didactisme sérieux. Dans les novas de Peire Guilhem, on constate une gentille satire de cete manie de connaître la nature exacte de l’amour. Dans le dernier conte, Lo Chastel d’Amors, on remarque de l’ironie et un cynisme ovidien, ce qui est un signe certain de la fin du règne du cœur»121

117 CAPUSSO 1989, pp. 15-16 118 CAPUSSO 1989, pp. 18-9

119 Secondo Grimaldi, il genere attribuito al Dio d'Amore potrebbe essere solo grammaticale, e non indicare una dea d'Amore (GRIMALDI 2013, p. 203);

120 “In fact, this poem is the first troubadour lyric to depict a Goddess of Love so nearly identical to the Latin Cupid: blind, invisible, winged, naked, shooting arrows of steel, lead and gold”, JONES 1977, p. 53