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I L F ABLEL DOU D IEU D ’A MORS

6. L A STORIA D ’ AMORE DELLA FANCIULLA

Le strofe 110-134 sono dedicate al racconto della storia d’amore tragica della fanciulla che guida il poeta all’interno del palazzo d’amore.

I due personaggi sono appena usciti mano nella mano dalla camera del Dio d’amore, dove hanno visto l’arco e le due faretre, e si avviano verso l’esterno, in una zona pianeggiante, erbosa, con un albero al centro. Sotto la pianta si trova la tomba di un gentil damoisiel (v. 444).

Anche in questa inserzione – narrativa e non lirica – l’autore ripropone l’ambientazione primaverile (cfr. IL FABLEL..., par. 2): ci sono gli uccelli che

cantano (v. 442 e v. 445) e i fiori (v. 447) che li sfamano e li dissetano con poco nettare.

Il poeta chiede alla fanciulla di raccontargli la storia del giovane seppellito sotto l’albero ed ella risponde:

Sire, dist ele, che fu ja mes amis. Gentius hom fu, et si fu fils au roi; Por ma biauté m'ama si com jou croi.

(vv. 452-454) La storia della fanciulla e del cavaliere è una storia di amore tragico: egli, figlio di re, straniero, venuto nel paese della fanciulla per combattere, ella di origini inferiori (non è detto esplicitamente, ma si coglie dal testo), il cui sentimento viene ostacolato dalla famiglia di lei. Decidono di partire insieme di nascosto il primo giorno di maggio, ma sulla strada incontrano un orgillous vassal (v. 478) che reclama per sé la fanciulla e il cavallo. Il principe si trova costretto dalle leggi della cortesia a difendere la sua bella e sfida il prepotente a duello.

Vilonie est d’omme qui tant manache; Ja por vos seul ne widerai la place. S'il est qui fuit, il trueuve qui le cache.

(vv. 485-487) La fanciulla invoca il Dio d’amore e gli chiede di proteggere il suo

innamorato, ma la situazione precipita velocemente ed entrambi i cavalieri rimangono uccisi nello scontro. A questo punto, come è successo al poeta nel momento in cui il serpente volante ha rapito la sua amica (str. 55-56), la fanciulla desidera la morte e sviene sul corpo del suo compagno. Quando rinviene vede giungere un nobile baron (v. 514): è il Dio d’amore, preceduto dalla sua compagnia. La divinità domanda alla fanciulla come mai stia piangendo e le propone di scegliere un uomo tra i cento della sua compagnia, dato che il suo cavaliere è morto per amore. Ella risponde che non potrà mai sostituire il suo innamorato e chiede al Dio di portare via i corpi dei duellanti.

Molt volentiers; et vos, montés aussi, Q’ensamble od moi venrés en camp flori.

(vv. 523-524) Così risponde il Dio d’amore e le propone di seguirlo fino al camp flori, come farà con il poeta (cfr. str. 61-63). La mattina successiva le due salme vengono seppellite con una cerimonia, e ancora vegliano e cantano gli uccelli sopra le tombe.

Finito il racconto, la fanciulla propone di tornare nella sala dove sono gli altri cortigiani per godere con loro della gioia che ispira il palazzo d’amore. Prima di seguirla, il poeta volge lo sguardo al piano erboso e vede sopraggiungere il Dio d’amore con la sua amica.

L’incontro della fanciulla con il Dio d’amore ha molto in comune con quello del poeta con la stessa divinità. Entrambi lo invocano ed egli sopraggiunge in loro aiuto, entrambi desiderano la morte e svengono a causa del troppo dolore provocato dalla perdita del compagno o della compagna, entrambi seguono il Dio d’amore al

camp flori.

Questa sequenza narrativa si configura come un’ulteriore mise en abîme: la storia della fanciulla rispecchia la storia del poeta; si configura inoltre come racconto esemplare, nella sua narrazione trapela ilmonito del Dio d’amore:

«With a hint from Chrétien’s Erec, the lady shows how the violence and the intemperance of her knight led to his submission to Pride (“orgillous vassal”)»258

Secondo Pelen259 in questa parte del Fablel c’è molto di Chrétien de Troyes: la fanciulla sembra, infatti, essere modellata sulle “anonymous damsel” 260 – se ne trovano in Lancelot261 e in Yvain – giovani donne, di cui non viene detto il nome né viene data una descrizione dettagliata (viene detto solamente che sono belle e ben vestite), apparizioni inserite da Chrétien nei suoi romanzi. Esse forniscono informazioni ai personaggi, talvolta li mettono alla prova. L’autore crea così un alone di mistero e di merveilleux. La damigella anonima del Fablel è un personaggio onirico e rappresenta anch’essa, così come il palazzo, un’emanazione del Dio d’amore, e mette in guardia il poeta contro i suoi stessi sentimenti, mostrandogli la fine che spetta a chi pecca di troppo orgoglio.

Ancora Pelen accosta la sequenza della visita alla tomba del cavaliere a quella del finto sepolcro di Fénice nel Cligès262, anche se questo è frutto di un inganno

volto a proteggere i due amanti. In fin dei conti anche il rapimento dell’amica del poeta da parte del serpente volante potrebbe essere interpretato come una falsa morte e Pelen adopera proprio il termine resurrection, sebbene tra virgolette, nel commento al finale del Fablel dou Dieu d’amors:

258 PELEN 1979, p. 295 259 PELEN 1979

260 “The damsel may be a real person, may be a supernatural being, and may be as well a creation of Yvain’s distressed mind which is now at breaking point”, TOPSFIELD 1981, p. 184.

261 Lancelot ou Li Chevaliers de la charrete, in LANCILLOTTO 2004, vv. 432 e ss.:

«An la sale ont de bel ator Une dameisele ancontree, N’avoit si bele an la contree»;

vv. 608 e ss.:

«Et lors ont en un quarefor Une dameisele trovee, Si l’ont anbedui saluee»

vv. 940 e ss.:

«Tant que de bas vespre trova Une dameisele venant, Molt tres bele et molt avenant» 262 CLIGÈS 1994, vv. 6163 e ss.

«A false death is soon revealed with the return of the God of Love, who restores the ravished lady to our dreamer. As they are about to rejoice in the “resurrection”, however his vision evaporates.»263

È interessante notare come il Dio d’amore compaia entrambe le volte dopo lo svenimento dei personaggi: non arriva in tempo per risolvere la situazione e, se il poeta lo invoca dopo il rapimento, la fanciulla chiede il suo aiuto già durante il duello dei due cavalieri. Come mai il Dio d’amore salva l’amica del poeta e non il cavaliere? Nel testo si trova la risposta alla prima parte della domanda:

[…] jou eüsse grant tort,

Se ne t'aidasse qant tu crois en mon sort. Tu m'as servi, et fais les miens commans, Anchois assés que t'eüsses VII ans.

(vv. 555-558)

Purtroppo non è spiegata questa insolita scelta dei “sette anni”, però è evidente che il poeta sin dall’infanzia è stato servo d’amore e per questo motivo viene ricompensato dalla divinità. La damigella, invece, pare entrare nelle grazie del Dio solamente dopo che il suo compagno è morto in sua difesa:

Se vos amis est mort par hardement, En ma compaigne emprendrésI de C.

(vv. 519-520)

Forse l’autore del Fablel recupera in questo modo la tradizione secondo cui Amore distribuisce piaceri e dispiaceri in maniera del tutto arbitraria (cfr. INTRODUZIONE, par. 3.2)?