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Parte 2 Tre anni di codirezione: il festival si divide tra Bacci e Punzo

3 VolterraTeatro Festival Internazionale di Teatro Musica Danza Video Poesia

3.2.6 Elogio a Jean Genet

Per festeggiare i 25 anni della Compagnia nel 2013 Punzo mette in scena uno degli artisti più importanti per la sua formazione e per quella degli attori detenuti.

Affrontare oggi Genet, un autore che sembrava inattuale, difficile. Questo è l'aspetto che mi ha tentato. Proviamo a riflettere sul nostro lavoro, ho detto ai miei attori del penitenziario, proviamo a capire perché ci riuniamo in una cella-teatro da 26 anni, senza obiettivi di intrattenimento o di pura attività sociale. Tutti sono stati d'accordo nel dire che le nostre ricerche e le nostre realizzazioni sceniche hanno un peso diverso, confermano che succede qualcosa d'altro, di straordinario, e la potenzialità del teatro qui è da associarsi subito a Genet, che compose molte sue opere mentre scontava condanne in prigione54.

Santo Genet commediante e martire è il titolo dello spettacolo messo in scena nel 2013,

omonimo del saggio di Sartre dedicato all'artista francese: diventerà piu semplicemente

Santo Genet nello spettacolo del 201455. Come era avvenuto nel caso di Hamlice anche qui

il secondo studio presenta una struttura tripartita che amplia e approfondisce la riflessione iniziata l'anno precedente. In entrambi i casi il lavoro drammaturgico parte dallo studio delle opere più importanti dell'autore francese e si sviluppa come una messa in scena delle stesse in un ordine non logico, che ha l'obiettivo prima di tutto di rendere onore a un artista tanto controverso quanto geniale, soprattutto per la sua idea di santificazione del male. Fin dal suo primo romanzo, Le condamené a Mort, scritto nel carcere di Fresnes nel 1942, Genet capovolge il principio etico e morale tradizionalmente assunto come fondamento di una società: sono il criminale e l'assassino a stare in cima alla gerarchia sociale, proprio perché ne sono esclusi. La condanna capitale diventa allora in quest'ottica il premio più ambito: con essa il criminale ha la possibilità di rifiutare la società, emancipandosi e assumendo su di sé l'aura della santità. Compito dell'artista è allora per Genet quello di accettare consapevolmente il proprio essere maledetto e quindi esaltare il male nelle

54 A. Punzo, in R. Di Giammarco, Ecco "Santo Genet", spettacolo "galeotto" con drammaturgia e regia di

Armando Punzo, in «La Repubblica», 24 luglio 2014

55 Nello stesso anno Armando Punzo e gli scenografi Alessandro Marzetti e Silvia Bertoni vincono il Premio UBU per il miglior allestimento scenico per Santo Genet Commediante e Martire.

proprie opere attraverso la sua estetizzazione56. Punzo e la Compagnia della Fortezza

cercano in questo spettacolo omaggio di trasmettere allo spettatore il pensiero del grande scrittore. Se nel primo spettacolo tutta la scena è ambientata all'interno del carcere, in

Santo Genet, inizio e fine si svolgono nel cortile esterno, mentre la parte centrale si

sviluppa in maniera molto simile a quella dell'anno prima. La scena iniziale di Santo Genet è ambientata in un cimitero, in cui domina un bianco marmoreo e la percezione è quella di addentrarsi in un mondo popolato di fantasmi, mentre alcuni personaggi pronunciano citazioni da Genet sul passaggio dalla vita alla morte57. Non appena si accede all'interno

del carcere, allo stesso modo di come era avvenuto l'anno precedente, lo spettatore si trova immerso in un mondo dalle fattezze barocche, in cui questa volta a dominare è il rosso e l'opulenza la fa da padrone: ricchi costumi, merli e merletti, specchi ovunque. Siamo nel bordello di Madame Irma, la protagonista di Le Balcon, ed è proprio Irma/Punzo ad accoglierci e guidarci all'interno di questi spazi. Ancora una volta i tanti protagonisti dei romanzi dell'autore e le loro storie si sovrappongono (da Notre-Dame-des-Fleurs a George Querelle, passando per vescovi, ladri e criminali), obbligando lo spettatore a scegliere un personale percorso e portandolo a riflette sul concetto di bene e male teorizzato dallo scrittore. In questi personaggi tanto eccentrici, in questi spazi dall'aspetto sgargiante, sede di bordelli e bassifondi, è incarnata la dicotomia tra "delinquente e attore, il crimine e la bellezza, lo splendore e il degrado, l'amore e la morte, lo spettacolo e il rito funebre: le equivalenze su cui è fondata la poetica di Genet trovano un'esemplare incarnazione"58. In

scena sono presenti non soltanto i personaggi di Genet, già testimonianza delle sofferenze dello scrittore, ma anche gli stessi attori con il proprio bagalio autobiografico, primi testimoni di quel paradosso sociale di cui Genet aveva dato testimonianza: peccatori sì, ma forse più puri di chi all'esterno professa onestà. E in un gioco di rimandi e sovrapposizioni

in scena ci siamo anche noi, gli altri, i personaggi del mondo esterno, che osserviamo lo

spettacolo estraniati, consapevoli di essere diversi, e proprio per questo esclusi dalla santificazione.

56 Cfr. G. Poli cit. in G. Salvadori, La Compagnia della Fortezza. I Fiori di Santo Genet, tesi di laurea in Discipline dello Spettacolo e della Comunicazione, Dipartimento Civiltà e Forme del Sapere, Università di Pisa, a.a. 2014/2015, p. 48

57 Cfr. R. Palazzi, Metamorfosi di un cimitero, in «Il Sole 24 Ore», 27 luglio 2014

58 O. Ponte Di Pino, Un viaggio nei festival. Spettatori consapevoli o per caso, registi filologi e critici,

autori-attori e mediattori, spettattori e spe, in «Ateatro», 30 luglio 2013

(http://www.ateatro.it/webzine/2013/07/30/un-viaggio-nei-festival-spettatori-consapevoli-o-per-caso- registi-filologi-e-critici-autori-attori-e-mediattori-spettattori-e-spe/ )

A conclusione, una volta tornati nel cortile esterno, i detenuti-attori salutano posizionati in maniera frontale rispetto agli spettatori, a ricordarci ancora una volta la differenza tra noi e loro59.