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Nuovi spazi e nuove collaborazioni

Parte 2 Tre anni di codirezione: il festival si divide tra Bacci e Punzo

3 VolterraTeatro Festival Internazionale di Teatro Musica Danza Video Poesia

3.1.1 Nuovi spazi e nuove collaborazioni

Nel 1999, ultimo anno di codirezione, il festival era stato sostenuto da Regione Toscana, Provincia di Pisa, dai Comuni coinvolti e dalla Comunità Montana, dall'Azienda Usl 5 dell'Alta Val di Cecina e infine dalla Cassa di Risparmio e dalla Fondazione Toscana Spettacolo (ma i finanziamenti provengono anche dalle banche tesoriere della Regione). Con la prima edizione a direzione unica, nel 2000, Armando Punzo e Carte Blanche si pongo subito un obiettivo ben preciso, ovvero quello di coinvolgere nella realizzazione del festival quante più realtà locali possibili. Fin da subito quindi, accanto ai grandi enti finanziatori e patrocinanti (tra cui in maniera non continuativa risulta anche il Ministero per i beni e le attività culturali) emerge la collaborazione con il Consorzio Turistico di Volterra2 e con il Festival Toscana delle Culture/Amiata Festival (oggi altra realtà parte

attiva e indispensabile per il sotegno dato al festival è anche l'Accademia dei Riuniti, che nel 2000 collabora con Carte Blanche entrando a far parte della Commissione di Gestione per la riapertura del Persio Flacco3). Inoltre sul libretto del 2001 nei ringraziamenti per la

collaborazione vengono elencate numerose realtà territoriali, che troviamo costantemente in tutti questi anni, in maniera più o meno continuativa: dall'Accademia Danza Classica di Volterra, al Teatro Politeama di Cascina, la Benvenuti srl, la Parrocchia Don Bosco e i musei volterrani, oltre al Teatro Metastasio, la Banca del Tempo di Volterra, alcune Pro Loco, associazioni giovanili e realtà affini. E d'altro canto non mancano nemmeno collaborazioni a carattere nazionale e internazionale con realtà universitarie, Master della Bocconi, del DAMS o della Cattolica, con La Sapienza di Roma o con Fondazioni e centri culturali europei come il Théâtre de l’Opprimé, il London Shakespeare Workout, o il Kubik Fabrik di Madrid.

Ma, tornando al 2001, un'importante collaborazione che inizia quest'anno e che proseguirà fino al 2004 è quella con Armunia Festival, stabilita tramite protocollo d'intesa firmato a

2 «Casa» per le stelle del teatro, in «Il Tirreno», 11 maggio 2000

fine marzo tra le due realtà e i comuni di Rosignano M.mmo e Volterra (firme apposte dall'assessore alla cultura del comune di Rosignano M.mmo, Nicoletta Creatini, dall'assessore alla cultura di Volterra, Pietro Cerri, e dai due direttori delle associazioni, Vincenzo Brogi e Armando Punzo). Obiettivo è una collaborazione che permetta di valorizzare al meglio il territorio (due province e sedici comuni coinvolti) nel segno della cultura e del teatro contemporaneo. Il cartellone per l'anno 2001 è infatti unico con scambio di alcuni spettacoli più prestigiosi e l'obiettivo futuro di coproduzioni4.

Per quanto riguarda i comuni coinvolti nel festival a partire dal 2005 Peccioli non rientra più nella programmazione (già nel 2004 aveva partecipato all'evento soltanto come sede di un'anticipazione primaverile, ospitando alcuni spettacoli), mentre nel 2011 anche il paese di Monteverdi Marittimo esce dall'organizzazione. Gli altri (Pomarance, Castelnuovo V.C. e Montecatini V.C.) sono presenti ancora oggi tra i promotori dell'evento.

In tutti questi anni, per quanto la direzione di Punzo venga ogni volta rinnovata e il festival acquisisca sempre maggiore successo, non mancano problemi di ordine finanziario, critiche da parte dei cittadini per la gestione degli spazi pubblici nei giorni del festival e, non per ultime, denuncie da parte del regista napoletano per quelli che vengono definiti boicottaggi alla compagnia da parte delle autorità carcerarie5.

Per quanto riguarda problemi di natura economica nel 2005 viene organizzato un incontro per cercare una soluzione al sostentamento del festival, con tanto di conseguente raccolta firme a sostegno per iniziativa cittadina, ma nel 2006 la situazione continua a prospettarsi negativa (il budget di VolterraTeatro è di 170.000 euro6), così viene presa la decisione di

strutturare il festival come associazione, di cui faranno parte i Comuni coinvolti, la Comunità Montana, la Provincia, Carte Blanche e alcune nuove realtà territoriali7.

4 Cfr. C.Cecchi, Un solo teatro per le città etrusche, in «Il Tirreno», 29 marzo 2001

5 Nel 2003 in occasione del festival vengono denunciati dei boicottaggi contro la Compagnia attuati dallo stesso penitenziario, così Punzo a fine giugno scrive una lettera in cui annuncia di voler lasciare il lavoro in carcere, diretta al sindaco di Volterra Gabellieri, alla direttrice dell'istituto Anna Carmineo, all'assessore provinciale alla cultura Aurelio Pellegrini (che è poi lo stesso a rendere noto l'argomento della lettera proprio in occasione dell'inaugurazione di Volterra Teatro). La paura del regista è quella che l'applicazione fin troppo rigida dei regolamenti interni vada a minare i buoni rapporti tra compagnia e istituzione, rendendo difficile la messa in pratica di attività che richiedono un grande impegno di forze perché tutto venga normalizzato.

6 Da quest'anno è la Comunità Montana ad occuparsi della gestione finanziaria del progetto, facendo da collettore dei fondi messi a disposizione da parte di Enti locali e sponsor privati. (Cfr. Comunità Montana

difende il teatro «Fortezza unica e straordinaria», in «La Nazione» 22 agosto 2006)

3.1.2 Nuove teorie del teatro contemporaneo: il festival come punto di vista privilegiato

Nel 1999 lo studioso Hans-Thies Lehmann pubblica il saggio Postdramatisches Theater, in cui per la prima volta viene data una definizione del nuovo teatro contemporaneo. Lehmann parla di teatro postdrammatico, intendendo con questo termine non un teatro senza testo (come erroneamente era stato interpretato) ma una nuova forma di fare teatro, che relega in secondo piano la nozione aristotelica di unità spazio temporale e necessaria sequenzialità della narrazione, a favore di un teatro in cui l'obiettivo non è la rappresentazione in sé ma le implicazioni che lo spettacolo comporta nel coinvolgimento dello spettatore. Con il teatro postdrammatico il protagonismo del dramma viene superato (ma in realtà secondo Lehmann è un protagonismo durato comunque pochi secoli, tanto da poter parlare anche e soprattutto di teatro pre-drammatico) e quello che era l'asse fondamentale della rappresentazione, che univa gli attori tra loro, lascia posto ad un secondo legame, più forte, tra attore e spettatore: è quello che Lehmann definisce "asse del teatro"8. Se già negli anni Ottanta del Novecento grazie a De Marinis era emersa la nozione

di post-drammaturgia, da riferirsi prettamente al legame del teatro con la testualità (anche in questo caso è De Marinis stesso a sottolineare come il dualismo non sia da intendersi sul piano del testo/non testo, quanto piuttosto su quello di come il testo venga utilizzato e quindi sul binomio teatro per il testo/teatro con il testo), se già, dunque, la riflessione su qualcosa di post, che implicava necessariamente il superamento del dramma tradizionalmente inteso, era già stata teorizzata e ovviamente sperimentata dai gruppi e dalle compagnie, che prima avevano ripudiato il testo per poi fare un teatro con esso, il fenomeno del teatro post-drammatico esplode negli anni Novanta, come abbiamo avuto modo di vedere nei capitoli precedenti. Complice la canonizzazione lehmenniana, esso trova negli anni 00 un terreno fertile per il proprio sviluppo, non soltanto attraverso le compagnie ormai affermate, che a inizio del nuovo secolo rimettono in gioco se stesse in cerca di nuovi linguaggi, ma anche attraverso le nuove. VolterraTeatro è insieme ad altri festival e rassegne uno dei termometri principali per registrare tali innovazioni e mutamenti, ospitando al suo interno molti dei principali attori del cambiamento: compagnie già più volte ospiti a Volterra, dalle Albe ai Motus, passando per i protagonisti

del teatro di narrazione come Baliani, Manfredini e poi Ascanio Celestini, per arrivare a giovanissimi gruppi nati negli anni 00, presentati attraverso progetti specifici loro dedicati o invitati di volta in volta a portare anche la loro ricerca e i loro spunti di riflessione a Volterra.

Il festival stesso nel suo insieme finisce così per incarnare la definizione di postdrammatico: un festival che si pone come obiettivo quello di scardinare le realtà fattuali del presente per andare oltre e accompagnare lo spettatore in un viaggio che lo porti a ricercare altre verità, che sono invece negate nella realtà di tutti i giorni. Se l'obiettivo di Punzo è quello di dar vita a un evento che di anno in anno assuma l'aspetto di un unico grande spettacolo, niente è più importante del forte legame che viene stabilito con il pubblico, con lo spettatore che, scaraventato in un nuovo mondo e privato di certezze rassicuranti, viene invitato a ripudiare i clichés della cultura ufficiale per inseguire l'utopia di una nuova civiltà culturale.

E viene in aiuto una definizione che Lehmann dà dell'arte contemporanea, partendo dall'asserzione debordiana secondo cui il problema della società attuale è quello di essere diventata una società dello spettacolo9:

[...] non c'è una funzione più importante, per l'arte di oggi, che quella di mettere in discussione lo stato del borghese come spettatore, come voyeur, come ricevente passivo di processi di messa in scena della realtà10.

3.1.3 Linee guida del nuovo festival

Nelle diciassette edizioni curate da Punzo il festival ha assunto e mantenuto degli obiettivi che ancora oggi fanno da guida alle scelte programmatiche dell'evento. A partire dal 2002 attraverso le dichiarazioni del suo direttore, attraverso i testi introduttivi al festival e agli spettacoli, si inizia a percepire la volontà da parte degli organizzatori di considerare il festival come evento unico guidato da un singolo tema: i molti spettacoli accolti in programma hanno come obiettivo quello di perseguire una riflessione di tipo filosofico, spesso in relazione a cambiamenti sociali, culturali e a forme di pensiero alternative a

9 Cfr. Ivi, p. 5 10 Ivi, pp. 5-6

quelle imposte dalla cultura dominante. In un'intervista al settimanale «La Spalletta» in occasione della XXV edizione del festival il regista sembra avere le idee molto chiare su quale sia il tema che ha guidato gli organizzatori:

Quella passione, quell'anelito all'altro da te – dice il direttore artistico - che a volte sembrano essere stati definitivamente rinchiusi e relegati nei libri di cronaca e di storia del teatro, dell'arte, della letteratura e delle altre attività umane11

Il festival del 2002 è inoltre dedicato a Carmelo Bene, morto il 16 marzo dello stesso anno, con una retrospettiva sul suo lavoro. Al Cinema centrale di Volterra vengono infatti trasmessi in occasione del festival il documentario Bis su Bene di Paolo Brunatto, il film

Nostra signora dei turchi e la versione televisiva di Otello, mentre alla Pinacoteca

Goffredo Fofi e Piergiorgio Giacché curano un incontro intitolato L'impossibile bene12.

Maurizio Rippa13 insieme a Massimo Delorenzi presenta Omaggio a Elvis Presley,

concerto realizzato per la prima volta al festival di Otranto del 2001, diretto dallo stesso Bene.

Da questo momento in poi ogni edizione del festival sarà guidata da un tema, spiegato e approfondito dallo stesso Punzo attraverso una riflessione introduttiva. Spesso a determinarne la scelta sono ricorrenze specifiche, colte come occasione per fermarsi a riflettere sul ruolo della cultura. È il caso del 2003 quando per festeggiare i quindici anni della Compagnia il soggetto del festival è Incontrare il teatro e gli uomini che lo fanno, sviluppato attraverso incontri, laboratori, spettacoli che non solo raccontano ma spiegano la progettualità e i percorsi lavorativi di chi opera nel teatro. L'obiettivo, dichiara Punzo, è:

[...] fare il punto della situazione su un teatro che nell'ultimo decennio ha completamente trasformato il concetto del "fare teatro" scardinando argini, superando barriere e confini culturali, aprendosi e aprendo ambiti mai esplorati per pudore o razzismo intellettuale. Storie di uomini di teatro e di cultura che in questi anni seguendo piccolissimi o grandissimi progetto "impossibili" hanno pagato sulla propria pelle e a caro prezzo, il volere a tutti i costi

11 A. Punzo cit. in VolterrateatrØ2, in «La Spalletta», 6 luglio 2002 12 Cfr. Ibidem

13 Maurizio Rippa è cantante e attore. Nel 1992 si diploma all'Accademia d'arte drammatica del teatro Bellini di Napoli; segue seminari insieme ad attori come Danio Manfredini e Carmelo Bene e canta in numerose compagnie.

raggiungere la verità, la vera essenza del teatro14.

E ricorrenza specifica è anche quella del 2004 quando per il 60° anniversario della Resistenza al tema viene consacrato l'intero festival: resistenza intesa sia storicamente che culturalmente. Come vedremo, saranno dedicati all'argomento sia lo spettacolo della Compagnia, sia alcuni progetti site specific per Volterra, mentre come ospite d'onore del festival viene invitato Armand Gatti (1924), scrittore e uomo di teatro.

Figlio di un emigrato piemontese anarco-sindacalista, Gatti trascorre l'infanzia a Montecarlo e a sedici anni entra nella Resistenza. Arrestato nel 1942, viene consegnato alla Gestapo e alle torture inflitte risponde recitando poesie. Durante la deportazione conosce tre rabbini che in segreto fanno teatro per i loro compagni detenuti e ne rimane affascinato: dopo essere evaso e dopo la Liberazione, quindi, Gatti decide di diventare giornalista e in Guatemala si unisce ad un gruppo di resistenti.

Tra i tanti incontri di cui è protagonista uno dei più importanti è sicuramente quello con Mao Tse-Tung nel 1956, per lui unico vero anarchico capace di sfruttare il potere senza lasciarsi condizionare dallo stesso. È da questo incontro che Gatti intuisce il modo migliore per applicare la propria etica alla pratica teatrale: rivolgersi esclusivamente a chi è vittima della società.

Un giorno ero con Mao Tse-Tung e gli parlavo del teatro in Europa e delle difficoltà che trovavo nel mio lavoro. Lui mi disse: "risponda alla domanda “chi si rivolge a chi” e la sua pièce è fatta". Da allora applico questo metodo. E la cosa più straordinaria è che mi sono accorto un giorno, leggendo Borges, che questa è la base stessa del Buddhismo. In definitiva dunque se mi chiede che cosa faccio in prigione le rispondo “faccio del Buddhismo”. Perché la domanda fondamentale che soggiace ad ogni dialogo è proprio “chi si rivolge a chi”15. Oltre all'incontro in carcere, intitolato La parola errante, nel 2004 lo scrittore incontra il pubblico di VolterraTeatro in un workshop per riflettere attraverso cinque percorsi sulle vicende biografiche che lo hanno portato verso la scrittura.

14 A. Punzo, Incontrare il teatro e gli uomini che lo fanno, libretto cartaceo VolterrateatrØ3

15 G. Helbling, Anarchia, teatro e rivoluzione, sito internet Area. Il portale di critica sociale e del lavoro, 1 settembre 2005, consultabile alla pagina internet http://www.areaonline.ch/Anarchia-teatro-e-rivoluzione- 99602200

E poi ancora tra i sottotitoli troviamo Volterra teatro del Nuovo Mondo, nel 2005, quando al festival vengono ospitati numerosi intellettuali per riflettere insieme sulle utopie di una realtà migliore, almeno culturalmente16; Incontrare e conoscere il teatro nel 2006; o ancora Immaginare il festival che non esiste nel 2007, quando Punzo immagina una nuova storia

per Pinocchio, aspirando a diventare un burattino di legno, e invita per l'occasione Mimmo Cuticchio17, oltre all'altro ospite di questa edizione, che è Pepito Raoul de la Frontera, uno

dei più importanti esponenti della cultura internazionale, filosofo, poeta, scrittore e cineasta.

Per un festival contro ogni tentativo di salvezza è il sottotitolo all'edizione del 2008, in

tema anche quest'anno con lo spettacolo della Compagnia, secondo studio su Pinocchio. Ed è in questi anni, infatti, che Punzo insieme alla Compagnia della Fortezza e ai suoi collaboratori matura il desiderio di creare un festival che si allontani sempre più dalla cultura ufficiale e che possa essere definito a tutti gli effetti controcorrente.

“In questi tempi di danni e di vergogna”…e di ricatto economico alla cultura, in questa Danimarca che è e resta una prigione, dove solo la vita spicciola, senza nemmeno più il miraggio degli spiccioli, sembra avere l’onore della cittadinanza, con il suo corrispettivo vacuo Nulla televisivo e d'intrattenimento, in questa fortezza inespugnabile dove solo la cultura di corte sembra avere asilo e che vorrebbe controllare le menti e fiaccare lo spirito dei suoi migliori giovani (siano essi anche novantenni e ultra centenari) io fuggo della lunghezza della mia catena... “ma l'arte è tanto grande e la vita è così breve”...

Cosa può un Festival, una festa del teatro, una riunione di spiriti sconcertati rispetto allo spettacolo osceno della barbarie se non assumere lo sguardo limpido di un bambino che, spaventato da questo mondo mala-mente adulto, ripete pacata-mente, ostinata-mente: “Avrei

preferenza di no”18.

Dal 2008, con la nascita del Teatro Renzo Graziani in carcere, parte del festival inizia a 16Ospite d’onore quest'anno è Rodrigo Garcia, regista e autore argentino che nel 1986 dà vita al gruppo La Carniceria a Madrid e che qui presenta due spettacoli: La historia de Ronald el payaso de Mc Donalds e

Accidens. Inoltre sono presenti alcune video-installazioni dei suoi più interessanti lavori e un workshop

con apertura finale dal titolo De la mano a los ojos.

17L'artista siciliano mette in scena a Volterra Il Cunto, tre racconti intitolati rispettivamente L'ira di Achille,

La morte di Orlando, L'ultimo duello di Don Chisciotte, e con la Compagnia Figli D'arte Cuticchio

rappresenta Dal Catai a Parigi-Arrivo di Angelica alla corte di Re Carlo. Altro appuntamento è quello con la studiosa Chiara Andrich, che presenta il suo libro I teatri di Mimmo Cuticchio, e infine un workshop tenuto dallo stesso puparo su tradizione orale e ruolo dell'improvvisazione.

18 A. Punzo, Avrei preferenza di no, sito internet VolterraTeatro2010,

svolgersi al suo interno, celebrando così gli sforzi di tutti coloro che avevano creduto in questo progetto e nella possibilità di prospettare anche in un istituto penitenziario uno spazio di cultura. Gli spettacoli della Compagnia diventano sempre più emblema della volontà, non soltanto da parte dei detenuti, di discostarsi dalla realtà già scritta, dai percorsi ufficiali, dalle strade senza altre vie se non quelle già battute. E, accanto ai personaggi shakespeariani che si ribellano al volere del loro creatore (prima sono i personaggi di Amleto a trasformarsi e poi è Mercuzio a non voler morire), tutto il festival lentamente cresce come corpo unico, assecondando il volere del suo regista, fino ad arrivare nel 2012 ad un grande spettacolo collettivo messo in scena nelle strade di Volterra, quando la cultura esce letteralmente dal carcere insieme agli stessi detenuti per unirsi al pubblico e alle altre compagnie.

Dopo la XXVII edizione del 2013, dedicata all'arte engagé e a uno dei più importanti artisti per la Compagnia, Jean Genet, nel 2014 il festival si trova quasi obbligato a concentrarsi su un tema che ha sconvolto la cittadina pisana. Nel gennaio dello stesso anno a causa del maltempo a Volterra crolla un tratto di mura medievali lungo circa trenta metri. L'episodio si presenta così come inevitabile punto di partenza per il nuovo tema del festival: La

Ferita. Ancora una volta la città e il carcere diventano palcoscenico per un grande evento,

che partendo dalla ferita tangibile subita dal territorio, arriva a riflette su quella metaforica insita nella civiltà contemporanea, nell'uomo e nell'artista. Obiettivo percepito come necessario è quello allora di ricostruire i legami e ripensare la comunità e i rapporti in quanto tali. Il dolore di un evento tragico diventa occasione per trasmettere una nuova forza e sembra diventare allo stesso tempo il punto di partenza per un nuovo ciclo riflessivo da parte di Punzo e degli organizzatori del festival.

Gli ultimi due titoli dati alla manifestazione nel 2015 e nel 2016 sono rispettivamente La

città sospesa e La città ideale, sintomo, appunto, della volontà di portare avanti una nuova

forma di cultura senza mai lasciare indietro il concetto di comunità e di collettività:

La Città Sospesa è una città colta nell’atto di interrompersi, di ritirarsi dalla scena della vita quotidiana, spezzare la linearità dei camminamenti e cambiare postura, guadagnare un passo circolare, smarrito, pensoso, lento, per osservare le nervature della propria andatura e sottrarle alla mortificazione del fine, dell’efficientismo contemporaneo.

spettatori, sotto la guida di grandi maestri, sperimentano in prima persona il gesto del sospendersi dal frastuono della contingenza, l’arte del togliersi dalla scena della vita ordinaria per collocarsi in una scena altra.

La Città Sospesa è una città di soglie e crepuscoli, in cui l’arte sposa ore e luoghi inconsueti, meravigliosi, feriti, e commossi. Una città di luoghi vicini all’infinito, dove la decisione