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Urna.

Che

diaminefatevoiqui-appartalidalla conversazione?Colh dentrosiride,canta, tuttoèinmoto, tuttoètrambusto,enondi- ^

-meno

funotata la vostra lontananza, esi

domanda

divoicon premura, sperando che

appena

giunti farete incominciare il

festi-IDUE FORZATI 36

no.

Ma

che fateroi cola immobili comedue pietrediconfine?

Mi

pare seio non ho letraveggole. Voi avetegliocchigonfii gon-fi eleguancerosse

come

la bragia... Co-sa diavoloavetefatto?

Oh

si davero,che questacorona1’opera!piangerelaprima not-tedel^uomatrimonio

Buon

augurio

davve-ro. Francescoparloconvoi... piano a Lui-gia stringendola.') LuiLui-gia, Luigia sarehbonsi mai avveratiimieifunestipresentimenti) Luig. con voce commossa.^ Tutto è

schia-ritofratello

mio

,tuttoèschiarito....

Etna.

Oh

! sialodeal cielo, che finalmente mispiegherai....

Luig. Noi dubitavamoatortodilui, ed ora abbiamotutteleragionidiviverquietie tran-quilli.

(via

Ema. Ecco

per esempio-) una spiegazione assai più oscuradel testo.

Oh

! dite dunque voi sig. Cognato?

E

poiché tutto è schiarito, nonavrete piùdiiB&colta di rilevare a

me

pure....

Fran. dopobrevepausa prendendolo amiche-volmente per mano.

)

Cognat^

amabilissimo.

XJn poeta del nostro secolo

dWe

,che sono-vi certecorde nel cuore

umano

danon-poter tasteggiare senzache tramandino

un

suono do-loróso.

(siallontana^ eva asedere in

fon-do alla scena.

)

Sma. Oh

perlabarbadiGiove! Io

domando

una spiegazione, ecostui

mi

sputafuoriuna sen-tenza

, sig. Cognato, amatissimo, non ispe-rate, cheiovilasciuscire

come

si suol di-rein Toscana pel rotto della cuffia.

Sono

stucco, eristuccodellevostre risposte eva-sive. Perora facciomonte per nonturbare

ATTO

SECONDO '^7

leserenila d’animo de’convitati.

E

voi an-cora pertuttar[uesta nottediverlilevi pure con lavostramelanconia ;menire tulli gli altrisi pasconodi allegrezza, chein (pian-toa

me

per non farmi ridicolo

,rilorno a quellabuonagente, ela conduco di botto inquestasala.

E

ciò vi sappia Iniono

, o

malgrado non importasig. Cognato; volere, o nonvolerefra un quartod’ora dev’ esse-re incomincialalab'Sta.

(per andare.) Fran. Fermatevi Emanuele. Perchè volete

condur qui i convitali'. Se io vi prometto sbrigato che abbiaun piccolo affare

Ema. Non

c’èaffare, che tenga. Se sapestela bellaimprovisata, cheil nostro Albertinoci

ha

preparala.

Quando

vi sifaccia nota

, vi

pentirete di averne ritardato il godinieillo,

Vado

,eritorno, (e. s.

) Fran.

Non

c’è

modo

diliberarsi.

^

Ema. A

proposito cognato.

Dove

si èfitto quel-r

uomo

da noi leste ricoveralo? Io notai, che vedendovoifecedellemaraviglie, eche voiguardandolo vi faceste bianco in viso.

Non

ve nechiederò ora lacagione per rispar-miarvi.lafaticad’im’altrasentenza,

ma

potete almeno dirmi cosasia statodilui.

Fran.Quell’uomo... noirivedrete più.

Ema.

Tanto meglio pernoi

chepervero di-re la sua fisonoinìa mi era antipatica anzi-ché nò

Udite, uditequaleschiamazzo fa cola fuori quellabuona gente

— Mi

chiama- ^

no —

(verso la porta")

Vengo

, vengo^

(a Francesco

)Aspettatemi,che amomenti

ri-• torno con tutto il corteggio nuziale e con essolui anderemopoi insieme allasala del

4

58 IDUE FORCATI festino (versolaporla) Sono da roi

, sono

davoi (esce.

)

yrau.Feste... convito... èson minacciato del-rinfamia.

Ali! presto

, che siallontani dal mioasiloquestospiritodel terrore(op/tvi-p

do

laporta.

)

SGENA

IV.

Francesco,

Incognito uscendodallo stanzino.

Jnco.

Ah

sei tu camerata?

Che

nuove ab-biamo?

Fran.

Non

c’è un

momento

daperdere... Tene-tequesta borsa., pi’ovedelecon essa ai vo-stribisogni. Ogni anno ali’istessa epoca vi spedirò una qualche

somma

, purché mi pro-mettiatediconservareilpiù profoudosilen-.

zio?

Jnco.Siamo d’accordo.

Ve

Ioprometto. (Afa se non holadoteiononparto diqui.

)

Fran. Biinquechefate orachev’ha più osta-coliallavostrapartenza? Andate, andate a nasconderviin unluogo remoto, esolitario, dove

immune

da ognipericolo potrete con sicurezza abjurare i vostrierrori, espiarne

. idelitti, ed aprendo l’anima vostraaleale contrizione, rifugiarvicon sicurezza sotto le grand’ali delperdonodi Dio.

Lieo.

Ah

io sono già pentito(pernonaver fi-noraimpiegatomeglio ilmio tempo,

ma

se possotornarmene inoservato,eintrodurmi..) Fran. dopo essersiassicurato die nessuno so-prnps'iunga,econducendo rincQgnito

ad una

porlicella.

) Fuggite. Il

momento

è

opportu-ATTO

SECONTìd 09 no... Siale^uardigno... che nessuno viveda ad uscire,questo mi premeassai.

Tnco.

Eh

losò?

Frati. Questaporticella

mena

adun corridoio^

che mette ad un cortile. Scalate.ilmuricello deirOrto, scavalcate la siepe, e in

meno

cheio il dicosiete fuori dicasamia.

Inco. (Ottimamente. Tal mezKo appuntoio cer-cavo per rientrarvi.) forte afferrando la

mano

di Francesco., chenon impedisce un

mo-lo di repugnanza. Camerata addio

ci lasciam di buon animo, non è vero?

Fra

pochigiorni tisar'a manifestato il luogo del mioritiro^ quiviiofarò capitale ditue pro-messesta sano,e

manda

al diavolola melan-conia. (Sitentiilcolpo,e sesonoscopertos.irk costui la

mia

ancoradel salvamento.) s’ al-lontana perlaporticella indicatagli

da

Fran-cesco.

Fran.

Oh

finalmentesiallontana costui. Cielo ti ringrazio.

Ora

è

duopo

di ricomporsi, e ragiungere queibuoni villici

, che

mi

atten-dono.

Ma

ètardi

che eglinostessi vengo-no adinvitarmialla festa.

SCENA

V.

Albertiko

, entra precedendoi villicid'amlo

. isessi

, dopo i quali

Lmcia Emanuele

,

Pietro

,che entralenendo in

mano una

picca di cui alla superiorità sarà appeso unaspecie dimedaglione, coperto

da

un ve-lo

da

toglierea tempo. Simeone.

Luig.

A

teAlbertino,ecco iltuonuovo papa, fagliriinprovisala, chehai preparata.

4o ' IDUE FORZATI

Etna. Fattionore Albertino, esarai ricompen-satodal

comune

aggradimento.

All).

Mi

proverò orFrancesco')Padre mio in sibel giornoin cui ognunoe. sollecito di fe-steggiarvi, io

ho

volutooll’rireunsaggio del-la mia abilita

, efarvinel

tempo

stesso una grata sorpresa. In questo medaglione, che oravi scoprirò vedrete da

me

segnate alla meglio duelettere grosse, chea te tocche-rà aindovinare diquali parole sieno inizia-li

Pietroate.

Pie. alzando

da

un trattoilvelo.)Presto co-jneun baleno.

(scopertoil medaglionevisi leggono leduelettereL. F. in caratteri cu-bitali.

)

Fran. compreso dal massimo terrore, )

Gian

Dio\(Lavori forzati!..

(cade) Tutti,gridando.)

Oh

Dio!..

Sime. Pietro,presto recamiquelsolito spirilo.

Pie.t. Basta così, (esce etostoritorna.

)

All.

Non

impaurirti

mamma

, chesaraunodei solitisuoi deliqui!.

Ema.

intanto passeggia pensoso per lascena

guardando

di tratto intratto Francesco) (Io escodal secolo

^

Tutto è incompreusi-hilcperquest’uomo.

E

lapovera miasorella dovrà cosìtrascinare la sua vita, sempre piangendo, sempre temendo perquelladisuo marito?

— Eh

cuormio... tumi haisempre dettogravisciagure. Quindi io sconsigliavo Luigia...

ma

tardi sono orai ridessi...

L’a-- bissoè aperto

,enon c’èviadiritorno.

Ma

iocostringerò quest’uomo asvelarmila causadi questi suoi frequenti trasporti..

Ione

ildiritto,coniefratellodisua moglie,ed egli parlerò, olaioprovederòaltrimentialben

es-AITO

Secondo 4i esseredimiasorella, e dimio nipote.

) IÌ COSI

come

va?

Sime. Allegri, allegri, eh’è rinvenuto per-fettamente.

Luig.

Oh

Francesco Setu sapessi quanta penacihaidato

Alb. Sentitepapìi, che ancora tremo tuttodal la paura.

Ema.

'

Ed

io Cognato sono ancoraqiù immobi-leper lameraviglia.

Erari, abassavoce.,econ/ùso.)Perdonatemiper carità....

ma

nonèmiacolpase

Ema. Oh

st^ avedere, cheè mia Erari. Seio sonoun’ infelice. Fragilmente

co-struttodalla natura...Offesele mentali fa-colta da grandissime malattie Luigia

Emanuele

,non mioprimele coi vostri rim-proveri,

ma

compiangetepiuttosto la trista mia sorte....

Ora

sto bene bene affatto...

eposso seguirvialfestino;

Buona

gente so-no,convoi s’ode rumoredi carozze. Sor~

presa generale.

Fran.

Una

carozza!

E

chimaiaquest’ora /*.-Pici,

guardando

dallafinestra.

)

Oh

bella si èfermata nel cortileuna sedia di posta, e ne discendono duesignori....

Uno

è il Sig.

Timoteo Fran.

E

1’altro?.^

Piet.

E

l’altro....

E un

militare.

Fran.

Un

militare?

Piet.Sisignore. Un’Uffiziale assaivecchio.

Lnig. Chi può maiessee

Fran.

Che

puòvolere da noi?....

Emù. E

quantedomande

j aspettate

,che venga ecelo dira.

1

DUE

FORZATI

^2

SCENA

VI.

>

Timoteo,

un’uffiziale,edetti.

Tini.

Verha

ligant homines taurorum cornua fwìcs.

Ho

promessodiritornare, ed eccomi noi,

ma

tutt’altroamici mieimi sarei imagi-nato, chediviaggiare insi buona

compa-gnia. Permettetemidi presentarviun

nuovo

convitato.QuestoSig.Uffizialevienedifresco da

Genova

nelvostro Dipartimento per farvi l’acqqistod’una magnifica Tenuta,della qua-levoistessi avete

P

azienda, cioè ne sietei Custodi. Io chefornirlo

non

potevodei cod-trasegni,che glisono indispensabili

prima

di terminare questaimportantissima operazio-ne, misonfatto lecitodi condurlo diretta-mente da voi.

Era

appuntosul piededi par-tirequandoegligentilmente

mi

esibìun po-sto nelsuo legno,edio accettai senza far cerimonieancoper giungere intempodi apri-reioperilprimoilfestino,essendoio

co-me

sapeteinomnibuspraegustator.

Vjfi. Perdonate buonagente. So che quisi ce-lebra unosposalizio.

Ho

vedutodi laT ap-parecchioperun festino.... perdonatemi vi torno a dire,

ma

seilsig; Timoteo mi aves-se prima.informato..;, io veggo

insomma

, cheil

momento

non èopportunopertrattar d’ affari, etemo chelamiapresènza....

Ema.

Signorela

.

presenzad’un prode,e de-gnosoldato quale voi ci sembrale è sempre opportuna,èsempreaggradevole a chi

può

vantaisi

buon

sudditoedonestoCittadino.

DigilizedbyGoogl(

ATTO

«r:cOTVDO 43

IJffi. Virlngra7.io

,

ma

ionon voglio incomo-dare nessuno.

Frati. Signorecheditemai?Sel’ingenua le- ' tiziadiquestibuoni Contadini, ei loro di-lettevolitrattenimentinonsono per annojarvi iocordialmente viesibisco di qui ristorarvi dallafaticadel viaggio

,edomanipoi ci

da-remo

tuttalapremuradisodisfare le vostre domande.

Luig. Permettete signore, eh’iouniscalemie preghiereaquelle dimio marito,edi

mio

fratello.

Timo. Uditequantoècortese questa nostra fat-tora\

E

già iovel’avevodetto, che questa eralapiùbravagente del

mondo

, per la qualcosa spero, che nonvifarete pregare dipiù,edaccetterete1’offerta.

Vffi. Siche io1’accetto perchè lacredo sin-cera, eperchè conversovolentiericongente semplice,edabbene. Io venniinquesto Dipar-timento permotivo ben più rilevante,che

non

èracquistod’una tenuta,e spero,che voi potrete ajutarminellemiericorrenze.

Ma

vi pregoin graziadinontrattarmida fore-stiere. Cominciate purelavostra piccola fe-sta,che anzi ionefarò parte

, eh’ionon vo-glioaniunpattocheilmioarrivoalteri

me-nomamente

le vostredisposizioni.

Frati, guardandodi furto VUjffiziale. ) Etna. Orsù, poichéil Signorenon vuole,che

glisi faccianocomplimenti, Luigia

accom-pagnatu stessailSignorealla saladiballo, e noitutti seguitiamoli ealmeno perpoche ore lasciamoda bandalamelanconia.

À

noi figliuoli alla festa,{mentretutti siavvianoalla iwia, odesi fortissimo furnore di di f.ori e

I DUE PORZATt 44

molte acute^ridaalLadro al Ladro.

Ognu-nodei comitalisi

ferma

sorpreso,e coster-nato. Pietro

, che erauscito

aW

entrare del-VUffiziale, ritorna trapelato

jedansante.^e bianco in volto dallapaura.

Tutti.

Al

Ladro.

Lui.

Che

ascolto! ' Frali.

Oh Dio

!

Timo,con timore ritirandosi.

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