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*to cielo! ne sono ben anche crudelmente punita.

E man.

Forerà lamia Luigia!

— Non

aspet-tartirimproveri da

me,

che non li hai

me-ritati... edora che ilmaleèfatto, sarebber parole gettate al vento. Haiseguitogl’

impul-sidel tuo cuore,eavesti ragionedi pentir-tene.

Ma

questa sorellamia, nonè1’oradi querelarsi del passato.

Fa

bensì duopo di .provvedersulserio unriparo dafar argine al male, prima che irrompa dipiu, e

comunichiall’avvenire connostro perpetuo disonore..

Z>uig.

Oimè

, chimi avrebbepredettodi quel-l’uomo orribilecaso!

Ma

dì tuEmanuele, se adonta della tua sinistraprevenzioneche

t’impedivad’amarlo, dì tuse nell’interno del tuocuore nonti sentivi

come

da una for-zairretistibileobbligatoastimarlo?

Etna, conslancioquasiinvolontario e con ac-cento involontario') Sempre,,, èvero...

sèm-pre.

Luig.

Ed

infatti non era ornato quest’

uo-mo

dellepiù amabili,ed

umane

qualità?

Di

quantiserviginon ha eglimodestamente pa-gatiinostri benefizi,a quanti suoinemici

,

non haegliricambiatole offesein altrettan-tiservigi? Oltreciò noneraquest’

uomo

fre-giatodituttelegrazie che fanno perdonar la virtùdaque’ perversi chele odianoin al-triperchèinessi non sono?

Ma

dì? rispon-ditu almeno,., testificatual

mondo

s’è ve-roquelloche dico di miomarito.

E

ma. Di tuomarito?

Ah

Luigia!...

Ltuig.cangia tuono,e ripiglia con fermezza.) T’intendoEmanuele,... l’intendo.

E

sonoia

6o

I

DUE

FORZATI

me.... enon esco dalla lineade’miei

dove-ri.... sebbene....

(a

telogiuro fratello pei*

leceneridi nostra

Madre

) sebbene io sia insiememente convinta deliSnnocenzadi

que-st’uomo.

Ema. E

ancb’iovoglio crederla^

ma

giungesse egli pure ad assicurartene, qual cosaben riflettettendovi avrebbefatta co’suoi giudici per nonsoggiacerealla peia,giungesse ezian-dio a dartene prova, ciònon pertanto la tirannica influenza degliumanipregiudizi!....

Liiig.

Ma

se t’intendo

, fratello, t’intendo, non affaticartia convincermiquesta crudele verit'a cui giàsonodeterminata difareilpiù grandesagrifizio perquantoilfarlo potrà forse costarmilavita.

Enia.

Ma

qualsegretoravvolginella tua

men-te?Confidaloatuofratello

,e stapursicura..

Xu/g. Tidiròtutto. Frattantoèmentemia ir-removibilediprestarea quest’

uomo

,chepiù

non

ardirò dichiamar miomarito

) tutte le curepossibili, eche1’infelice sua situazio-nedomanda. So,

come

spero la suavita

non

èpiù inpericolo, dacolièla mia presenza, elamiasollecitudinenongli saranno più ne-ce.ssarie allora (Dio! nonsoproferirlo!)

Etna, asciugandosigliocchi.

)(Povera sorel-la!) ecosì?

Luig. dopo

un

profondosospiro) avremo ces-satodivivere l’uno per l’altro, e Dio, soloIddio potrà ungiornoriunirci

Emù.

commosso)Bene! bravaLuigia! Ti ri- * inuneri il Cielodi tantafortezza d’ animo; ionon avreiavutoilcoraggiodi

domandar-tiquesto hecessario sacrifizio.

Luig.

E

forseio nonavrei avuto la forza di

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ATTO

TERZO 6l

volerlo....

ma

lavista delfigliomìo mi

ha

richiamato Tideadi quanto glivò debitrice

come

sua Madre....di quantodevoal

mon-'do, efinalmente a

me

stessa.

Ema.

Si,Luigia, s\:

ma

sopratutti atuo fi-glio cheinquesto generoso slancio delt,o belcuorericevedate una secondaesistenza.

Lìiig. con

somma

tenerezza).

— Odi

però, fratei mio, odi un’ ardente preghiera della tua affettuosasorella. Se adonta della ra-gioneche mi assiste, emalgradoogni mio sforzo perrendermi superiore allamia disgra-zia, iosoccombessi... lasciami terminare

5

siamouominiin

somma. —

Se iomai soc-combessia questoterribile sacrifizio.... al-la vergogna, e....ildiròpure, all’

amore

,

giurami, giuramifratei miodinon mai ab-bandonare queirinnocente fanciullo sea ciò

non

ti stimolasse abbastanza l’amore che porti allasuapovera

Madre

,ricordati

Ema-nuele

,per carith ricordati

,che suo padre fù semprelo specchio

,edil modello degli

Uomini

virtuosi, (ella singhiozza'.

Emanue-lenon ha forza dirispondere^esi precipi-ta nelle suebracciapiangendo.)

SCENA

VI.

Luigia,

Emanuele,

Uffizialb.

UJìx. E’ permesso signore

Eman.

condispetto

)(

E

quandoparte questo sig. Forestiere?)

TJJÌiz.

Come

sta signora vostromarito?

Lu!g. a questo

nome

vacilla.,e siede singhioz-zando)(

Gran

Dio!)

6

I

Dm

FORZATI

6

?.

Eman.

(Che tlcaschilalingua.)

Lidg.(Questo

nome

prezioso per tuttiè

mor-taleper me.)

Eman. (Veggiamo

difarlo partire){con di--spetlosaimpazienza) di grazia Signore

, in

che possiamoservirvi?Semai. .veniste per trattared’ affari,vedete cheoramia sorel-la nonè inistato di occuparsene,dunque...

dunque

Vffiz.

Eh

!v’intendo!

Èrnan

(Si,

ma non

intende la forza del

mio

dunque...)

TJJiz. Essendomi iopresentatoparecchie volte allacamera'delSignorFrancesco, senzamai potergliparlare, e desiderandosapere

come

stadella suaferita..

Luig.uscendo dal suoabbattimento )Noi spe-riamoSignore coU’àjufo del Cielo dipoterlo salvare.

IJffiz.

Ve

r auguro dituttocuore.

Anche

per-che avendo ioraccolteinformazionidi luiin questodistretto, venniassicurato chelasua condotta in questo paesefìisempre irrepren-.sibile.

Eman. (Ah

! hocapito, èun raccoglitor di notizie)

Luig.

Vi

ringrazio. Signoredell’ interesse....

Enian. Ilsignor Ulìizialepuò esserepersuaso, che seFrancesco nonfosse talqualeglie lo han dipinto, nè mia sorella,uèio

l’avrem-mo

accoltoin-casanostra.

Luig.

Oh

diquestosiatepur certo: e s’egli avessemai trasgreditoleleggi d’onore,sono orasetteanni che nefaintera, esolenne

ri--paraziouecoli’esercizio dellepiùrare virtù.

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ATTO

TERZO

XJffiz. Sonosetteanni voiditeeh’egli abita in casa vostra?

Zw/g-, SìSignore...

Eman.

(Il Signor raccoglitorecomincia ad an-nojarmi collesueinterrogazioni.) Vffiz.

E

in fatti mi disserochefu trovato

, e

socoorsodavoi inuna maniera

singolarissi-ma

, nonècosì? Luig. SìSignore

(

guarda Emanuele

con. in-quietudine, egli

fa

cenno di tacere.) Ujfiz.

E

soggiunsero

,che nonha mai rivela-toil suovero

nome

, nèaqualfamiglia ap-partenga,

ma

io sostenniessercosa impossi-bile,assurda

, chevoi loignoraste.

Luig. (Io tremo!)

Ma

signore

Eman.

(consfogo d'impazienza

)

Ma

Si-gnoreche noinon sappiamo riiente di lutto ciò!

Luig. (

Ah

, chequest’

uomo va

intraccia dì lui!)

Ufiz.

E

nato a Torino,semal non

mi

appon-go,eaveva

un

fratello.... non vi ha mai parlatodi questo suofratello?

Eman.

Signornò,viripeto: iononsonulla di a

quanto mi domandate, edanzi miadirai so-vente diciòperchèa

me

non garbano pun-tocoloro che viaggianoinuno stretto inco-gnito., ed operano conmistero.

V’intendo,Signor Emanuele,v’intendo.

J£man,

(M’intende,

ma

nonseneva.

) Ujfiz. Sietebenlungiperò dal conoscerei

mo-tivi che

mi

fanno esserecosì.

Eman, Eh me

li figuro,Signore,

me

lifiguro.

Uffiz. Pensate perora di

me

,

come

vi aggra-da che intanto ioadoprerò altrimezzi per

. iscoprirela

verità.-I

DUE

FORZATI 64

JEma

con forza)

Che

ditevoi oSignore?

Lm'g. a mezzavocerapidamente

ad

Emanuele^

(Ah

fratelloeglièperduto! per carità sal-viamolo dall’infamia...

Vanne

, affrettati, fallofuggire...)

Emù.

s'avviaguardandosospettosamente V~Uf~

fizia^e')

(Che

giornoterribile

, e misterioso èmaiquesto!)

huig.

(Ma no,

fermati, ascolta.)

(Oh

Dio!

e s’eglifuggendocadesse dinuovonelle

ma-nidella giustizia?)

Enian.

Ma

sorella,ionoilho piùconsigli.)

SCENA

VII.

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