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Emissioni e assorbimenti di gas a effetto serra

Nel documento PNIEC, pubblicato il testo definitivo (pagine 109-121)

Dimensione della decarbonizzazione 3.1

3.1.1 Emissioni e assorbimenti di gas a effetto serra

3.1.1 Emissioni e assorbimenti di gas a effetto serra

i. Politiche e misure volte a raggiungere l'obiettivo stabilito dal Regolamento (UE) 2018/842, specificato al punto 2.1.1, e politiche e misure per conformarsi al Regolamento (UE) 2018/841, che riguardino tutti i principali settori responsabili delle emissioni e i settori per l'aumento degli assorbimenti, con la prospettiva e l'obiettivo a lungo termine di diventare un'economia a basse emissioni e di raggiungere un equilibrio tra emissioni e assorbimenti in conformità dell'accordo di Parigi

Al fine di raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas effetto serra nel periodo 2021-2030, pari al -33% rispetto al 2005, come previsto dal Regolamento (UE) 2018/842, l’Italia si avvale di diverse misure già in vigore, nonché di nuove politiche che saranno introdotte.

I settori responsabili delle emissioni e degli assorbimenti di gas a effetto serra che ricadono nell’ambito di applicazione del Regolamento (UE) 2018/842 sono: i trasporti, il residenziale, il terziario, l’industria non ricadente nel settore ETS, i rifiuti, l’agricoltura e il settore LULUCF.

Per quanto riguarda le politiche e le misure volte alla decarbonizzazione dei trasporti e all’efficienza energetica del residenziale, terziario e dell’industria non ricadente nel settore ETS, si rimanda alle successive pertinenti sezioni del presente Piano.

Con riferimento ai rifiuti, all’agricoltura e al settore LULUCF si riportano di seguito le principali politiche e misure, identificate ai fini del raggiungimento delle riduzioni delle emissioni di gas a effetto serra al 2030.

Economia circolare e Rifiuti

In generale, le politiche di mitigazione dei cambiamenti climatici fino a oggi si sono concentrate sull'efficienza energetica piuttosto che sull'efficienza dei materiali come motore principale del miglioramento delle prestazioni tecniche. Data la natura fortemente trasversale del tema dell’economia circolare, è necessario elaborare un quadro strategico generale che individui gli ambiti di intervento specifici e i settori di maggiore impatto, e che, al contempo, garantisca coerenza e sinergia con la programmazione delle altre politiche. Date le specificità del nostro Paese, particolare attenzione dovrà essere data ai settori manifatturiero, alimentare, tessile, delle costruzioni e della mobilità.

Recenti studi internazionali (https://www.resourcepanel.org/) stanno cominciando ad approfondire in maniera specifica il tema dell’uso efficiente dei materiali e il loro potenziale contributo alla riduzione dei gas effetto serra. In particolare, alcuni studi individuano le seguenti strategie specifiche che possono essere adottate per migliorare tale efficienza:

- estensione della vita utile dei prodotti - riuso-riparazione

- scelta di materiali meno carbon-intensive in fase produttiva - riduzione di materiali e scelta di materiali più leggeri - resa migliore nel processo produttivo

- condivisione dei beni - simbiosi industriale

109 - riciclo e cessazione della qualifica di rifiuto.

A titolo esemplificativo, il D.M. 15 maggio 2019, n.62 “Regolamento recante disciplina della cessazione della qualifica di rifiuto da prodotti assorbenti per la persona (PAP)” stabilisce i criteri specifici nel rispetto dei quali le plastiche eterogenee a base di poliolefine, il SAP e la cellulosa derivanti dal recupero di rifiuti di prodotti assorbenti per la persona (PAP), cessano di essere qualificati come rifiuto ai sensi e per gli effetti dell’articolo 184-ter del D.Lgs. 3/4/2006, n.152. Si tratta di un processo tecnologico innovativo capace di riciclare i prodotti assorbenti per la persona usati, ottenendo preziose materie prime secondarie, evitando lo smaltimento in discarica, l’incenerimento e le conseguenti emissioni in atmosfera.

La riduzione delle emissioni nel settore dei rifiuti è, dunque, principalmente legata all’incremento della raccolta differenziata e al conseguente riciclo delle frazioni raccolte separatamente. Infatti, le materie prime seconde generate dalla raccolta e dalla trasformazione dei rifiuti in nuove risorse consentono di risparmiare emissioni in maniera consistente rispetto all’utilizzo di materie vergini. Il guadagno netto è dipendente dal tipo di materiale (più elevato per alluminio e metalli) e dalle quantità raccolte.

Per quanto riguarda la frazione organica della raccolta differenziata, il successivo trattamento aerobico/anaerobico per la produzione di compost consente di trasformare in fertilizzante ricco di materia organica il rifiuto che sarebbe altrimenti smaltito in discarica con conseguente emissione di metano in atmosfera. Sul piano quantitativo, il trattamento della frazione organica dei rifiuti urbani proveniente dalla raccolta differenziata è passato da 2,4 Mt del 2006 a 5,9 Mt del 2017. Quindi, negli ultimi 10 anni 3,5 Mt di rifiuti organici sono state intercettate con le raccolte differenziate e trattate al fine di produrre compost, evitando il conferimento delle stesse in discarica.

In futuro è previsto un incremento delle raccolte differenziate dei rifiuti organici, anche a causa del nuovo obbligo comunitario di raccolta della predetta frazione, con conseguente riciclaggio delle stesse ai fini della produzione di fertilizzanti. Anche lo sviluppo di sistemi di trattamento dei rifiuti organici di prossimità contribuirà ulteriormente a ridurre le emissioni diminuendo i trasporti dei rifiuti su lunghe distanze a impianti centralizzati.

In questo quadro, sul piano quantitativo, nel rispetto della normativa vigente, si registra un progressivo aumento degli impianti di trattamento della frazione organica dei rifiuti, che consente la trasformazione dei rifiuti organici in fertilizzanti che arricchiscono il terreno di sostanza organica, sostituendo i fertilizzanti minerali.

Il trattamento delle frazioni residuali dei rifiuti che vengono inviate a impianti di selezione e stabilizzazione contribuiscono ulteriormente a ridurre le emissioni in atmosfera. Rispetto al 2003 (anno di emanazione del decreto di recepimento della sulle discariche), l’Italia ha provveduto a realizzare una capacità di trattamento delle frazioni residuali a copertura quasi totale del fabbisogno nazionale. In questo modo, il rifiuto residuo viene stabilizzato prima di essere conferito in discarica riducendo le emissioni di biogas dalle stesse.

Il miglioramento della gestione complessiva dei rifiuti in relazione alla composizione (aumento della differenziata) e alla quantità dei rifiuti smaltiti in discarica, a seguito del recepimento della Direttiva europea 1999/31/CE sulle discariche, con D.Lgs. 13/1/2003 n.36, ha determinato una riduzione degli impatti correlati al settore dei rifiuti. Tale dinamica può essere incoraggiata da nuove misure per favorire il riciclo dei rifiuti organici (DPCM 7 marzo 2016) e non (decreti End of Waste) coerentemente all’aggiornamento della legislazione in materia.

Per quanto riguarda il futuro, l’approvazione del “pacchetto rifiuti” determinerà la necessità di incrementare ulteriormente le performance nazionali di raccolta e riciclaggio dei rifiuti, diminuendo al contempo le quantità smaltite in discarica. La nuova normativa che si sta predisponendo per il recepimento del “pacchetto rifiuti” prevede misure importanti in tema di competenze, responsabilità e incentivi al fine di dare piena implementazione ai nuovi obiettivi.

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In tale ottica sono stati approvati il Decreto Legge n.34 del 30 aprile 2019 (D.L. Crescita) e la Legge 12 dicembre 2019, n.141, che ha convertito il Decreto Legge 14 ottobre 2019, n.111, che rappresentano un primo passo per la promozione dell'economia circolare

In particolare, la Legge 12 dicembre 2019, n.141 ha introdotto le seguenti misure:

- al fine di ridurre la produzione dei rifiuti e contenere le riduzioni di GHGs è previsto un contributo economico 40 mln€ a fondo perduto per gli anni 2020-2021 per la sperimentazione dei "green corner" per la vendita dei prodotti sfusi o alla spina nei negozi delle città, a partire da quelli piccoli e dalle botteghe, nonché per promuovere l’apertura di nuovi negozi interamente “green”;

- al fine di contenere la produzione di rifiuti in plastica è prevista la istituzione del programma sperimentale "mangiaplastica" con una dotazione di 27 mln€ per il periodo 2019-2024 da fornire ai comuni e agli esercizi commerciali della grande distribuzione che vorranno dotarsi di macchinette cosiddette "mangia-plastica", che raccolgono bottiglie di plastica e in cambio restituiscono un bonus al cittadino;

- al fine di avviare campagne di informazione, formazione e sensibilizzazione sulle questioni ambientali nelle scuole è istituto uno specifico fondo denominato "Io sono Ambiente" con una dotazione di 6 mln€ per il periodo 2020-2022.

Il D.L. Crescita ha stabilito disposizioni in materia di rifiuti e imballaggi. In particolare, un’impresa che vende una determinata merce può riconoscere all’acquirente un abbuono a valere sul prezzo dei successivi acquisti, pari al 25% del prezzo dell’imballaggio contenente la merce stessa riconosciuto all’atto della resa dell’imballaggio in questione. All’impresa venditrice che riutilizza gli imballaggi usati o che differenzia gli stessi al fine di avviarli al riciclo è riconosciuto un credito d’imposta d’importo pari al doppio dell’importo riconosciuto agli acquirenti come abbuono. Il credito è riconosciuto fino all’importo massimo annuale di 10.000 euro per ciascun beneficiario nel limite complessivo di 10 mln€ per l’anno 2020.

Inoltre, il D.L. Crescita riconosce, per l’anno 2020, un contributo pari al 25% del costo di acquisto:

a) di semilavorati e prodotti finiti derivanti almeno per il 75% della loro composizione dal riciclaggio di rifiuti e rottami;

b) del compost di qualità derivante dal trattamento della frazione organica differenziata dei rifiuti.

Se gli acquirenti sono titolari di reddito da lavoro autonomo o sono imprese e utilizzano il bene nell’esercizio dell’attività economica o professionale, il contributo loro spettante è riconosciuto sotto forma di credito d’imposta fino all’importo massimo annuale di 10.000 euro per ciascun beneficiario nel limite complessivo di 10 mln€ per l’anno 2020. Se gli acquirenti non destinano il bene all’attività economica o professionale il contributo massimo annuale loro spettante è di 5.000 euro per ciascun beneficiario nel limite complessivo di 10 mln€ per l’anno 2020. In questo caso il contributo è anticipato dal venditore dei beni come sconto sul prezzo di vendita e a questo rimborsato sotto forma di credito d’imposta di pari importo.

111 Produzione elettrica

L’Italia ha programmato la graduale cessazione della produzione elettrica con carbone entro il 2025, con un primo significativo step al 2023, compensata, oltre che dalla forte crescita dell’energia rinnovabile, da un piano di interventi infrastrutturali (in generazione flessibile, reti e sistemi di accumulo) da effettuare nei prossimi anni. La realizzazione in parallelo dei due processi è indispensabile per far sì che si arrivi al risultato in condizioni di sicurezza del sistema energetico.

Nonostante l’apporto limitato della generazione termoelettrica da carbone in Italia in termini comparati con altri Paesi europei (apporto che rimane comunque superiore ai 30 TWh/anno e superiore ai livelli dei primi anni 2000), si ritiene evidente che la dimensione della decarbonizzazione possa e debba andare di pari passo con la dimensione della sicurezza e dell’economicità delle forniture, così come è nello spirito di questo Piano integrato.

Una prima individuazione delle opere infrastrutturali necessarie è stata effettuata da Terna, sulla base di consolidate metodologie di analisi, ed è contenuta nella SEN 2017.

Infatti, ferma restando la necessità di accelerare la crescita delle energie rinnovabili, nell’ambito degli interventi complessivi (accumuli, reti, generazione flessibile, altre opere di rete) da realizzare per il target 2030, alcune modifiche infrastrutturali risultano in particolare connesse allo scenario di phase out dal carbone e in particolare, da avviare nella finestra 2020-2025:

- nuova capacità a gas per circa 3 GW, di cui circa il 50% sostanzialmente connesso al phase out, coerentemente con la pianificazione e la regolamentazione (paesaggistica e ambientale) regionale, e nuovi sistemi di accumulo per 3 GW nelle aree centro - sud, sud e Sicilia;

- il rinforzo della rete di trasmissione nel Polo di Brindisi per sicurezza di esercizio (già autorizzata dal MiSE e dal MATTM e in corso di realizzazione);

- la nuova dorsale adriatica per almeno 1 GW di capacità di trasporto;

- l’installazione di almeno 3000 MVAR di nuovi compensatori sincroni, in particolare nelle zone sud e centro - sud, per far fronte a quelle che saranno le conseguenti esigenze sorgenti di regolazione di tensione;

- in correlazione con il phase out dal carbone in Sardegna, è in corso di valutazione una nuova interconnessione elettrica Sardegna - Sicilia – Continente, insieme a nuova capacità di generazione a gas o capacità di accumulo per 400 MW localizzata nell’isola, nonché l’installazione di compensatori per almeno 250 MVAR.

Ai fini della transizione energetica, la nuova capacità di generazione alimentata a gas (con conseguente aumento temporaneo dei consumi di gas, a cui non corrisponde al momento nessuna previsione di uno sviluppo infrastrutturale) contribuirà nei prossimi anni alla copertura del fabbisogno e al mantenimento dei livelli di adeguatezza del sistema. In particolare, tenuto conto del phase out delle centrali a carbone, gli impianti a gas, per le loro caratteristiche intrinseche (capacità di rispondere in tempi rapidi e per periodi di tempo prolungati ad ampie escursioni del carico elettrico) assicureranno la necessaria flessibilità al sistema, compensando l’incremento rilevante di produzione rinnovabile non programmabile e assicurando il mantenimento dei livelli di sicurezza, adeguatezza, resilienza e qualità del servizio.

Le valutazioni delle modifiche infrastrutturali eventualmente necessarie ai fini della concreta attuazione del phase out del carbone dalla produzione elettrica si baseranno sul confronto in appositi tavoli settoriali (per zone di mercato elettrico, per singolo sito e specifico per la Sardegna), con gli operatori, le autonomie locali, Terna, le parti sociali e le associazioni ambientaliste e di categoria. I tavoli hanno lo scopo di valutare le condizioni tecniche e normative, le infrastrutture necessarie, nonché le modalità di salvaguardia dell’occupazione (per la quale sono state stanziate apposite risorse).

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Le opere di rete sono in larga parte già comprese nel Piano di Sviluppo 2018 di Terna, attualmente sottoposto a procedura di VAS da parte del Ministero dell’Ambiente, e nei Piani di difesa sempre di Terna. La nuova capacità di generazione a gas e i sistemi di accumulo necessari faranno invece parte dei nuovi investimenti a supporto della transizione che saranno sollecitati attraverso il capacity market, dal momento che allo stato attuale i segnali di prezzo sui mercati spot non sono tali da sostenere la realizzazione di nuovi investimenti in capacità convenzionale; nel 2019 si sono tenute le prime due procedure d’asta, con periodo di consegna 2022 e 2023, funzionali a permettere proprio di avviare il processo di sostituzione di capacità a carbone o poco efficiente con nuova capacità a gas più efficiente e flessibile.

Considerati i tempi medi di autorizzazione del Piano di Sviluppo e dei tempi necessari alla progettazione, autorizzazione e realizzazione delle opere, è necessario monitorare il processo, anche sui volumi di energia rinnovabile che saranno nel frattempo sviluppati, e mettere in campo azioni di accelerazione, in modo da arrivare ad avere e dare certezza sui tempi del processo. Un primo step di verifica può essere posto alla fine del 2020, data in cui occorrerà aver concluso i procedimenti di autorizzazione almeno delle opere principali.

In considerazione dell’importanza anche territoriale e sociale di questo cambiamento, il Governo e il MiSE in particolare intendono aprire un confronto sia con gli operatori interessati sia con le organizzazioni dei lavoratori e i rappresentanti degli enti territoriali e locali, valutando anche possibili riconversioni dei siti sempre per finalità energetiche e connesse attività di accompagnamento.

Agricoltura

L’agricoltura e la zootecnia rappresentano fonti rilevanti di produzione di gas a effetto serra, costituiti principalmente da metano, ammoniaca e protossido di azoto.

Le emissioni di ammoniaca sono determinate principalmente della gestione delle deiezioni animali e dall’utilizzo dei fertilizzanti.

Le emissioni di protossido di azoto sono originate dalle reazioni di nitrificazione e denitrificazione parziale dell’ammoniaca presente nelle deiezioni, dallo stoccaggio del letame, dall’uso dei fertilizzanti, dalle coltivazioni di suoli organici, dai residui di gestione agricola e dalle condizioni micro-aerofile tipiche delle lettiere permanenti.

Le emissioni di metano sono causate dalla gestione delle deiezioni, dalla combustione delle biomasse, dalle coltivazioni di riso, dalle fermentazioni enteriche (ruminali) e dalle fermentazioni a carico della sostanza organica non digerita ed escreta nelle deiezioni.

Sul piano settoriale, nel caso del comparto zootecnico, la gestione degli effluenti (bovini, suini e avicoli) è la fase aziendale in cui si generano circa il 50% del totale delle emissioni agricole. Più nel dettaglio, in ambito zootecnico le emissioni di ammoniaca sono generate dalle fermentazioni microbiche a carico dell’azoto presente nelle deiezioni (feci e urine) e avvengono in tutte le fasi di gestione, dal momento dell’escrezione nel ricovero fino alla distribuzione in campo. Per il comparto agricolo, invece, le emissioni di ammoniaca sono generate dall’utilizzo dei fertilizzanti organici e di sintesi.

Per quanto riguarda il settore agricolo e quello zootecnico sono state individuate le seguenti azioni:

• Accordo di programma per l’adozione coordinata e congiunta di misure per il miglioramento della qualità dell’aria nel bacino padano

L’accordo del bacino padano 2017 individua interventi e azioni comuni per contrastare le emissioni, incluse quelle a effetto serra, e le polveri sottili. Per quanto riguarda le misure in campo agricolo e

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zootecnico, le Regioni hanno l'obbligo, nell'ambito dei piani di qualità dell’aria, di applicare pratiche finalizzate alla riduzione delle emissioni prodotte dalle attività agricole, quali la copertura delle strutture di stoccaggio di liquami, l’applicazione di corrette modalità di spandimento dei liquami e l’interramento delle superfici di suolo oggetto dell’applicazione di fertilizzanti, ove tali pratiche risultino tecnicamente fattibili ed economicamente sostenibili.

Per il biogas di origine agricola va considerato il sistema di gestione dei reflui zootecnici e la destinazione d’uso del digestato, di rilievo specie nelle aree vulnerabili ai nitrati e affette da problemi di qualità dell’aria dovuti alla formazione di inquinanti di natura secondaria provenienti dalla ricombinazione dell’ammoniaca rilasciata in prevalenza in atmosfera dall’agricoltura.

• Codice nazionale indicativo di buone pratiche agricole per il controllo delle emissioni di ammoniaca

Il codice, che sarà inserito nel programma nazionale di controllo dell’inquinamento atmosferico, prende in considerazione gli aspetti seguenti per la riduzione delle emissioni di ammoniaca:

- gestione dell'azoto, tenendo conto dell'intero ciclo dell'azoto;

- strategie di alimentazione del bestiame;

- tecniche di stoccaggio e di spandimento del letame che comportano emissioni ridotte;

- sistemi di stabulazione che comportano emissioni ridotte;

- possibilità di limitare le emissioni di ammoniaca derivanti dall'impiego di fertilizzanti minerali.

Il codice prevede misure obbligatorie per la mitigazione e per l'abbattimento dell'ammoniaca tramite: diverso uso dei fertilizzanti; tecniche di spandimento delle deiezioni e stoccaggi. Le misure di mitigazione facoltative sono finanziabili tramite fondi europei riconducibili alle politiche di sviluppo rurale.

• Politica Agricola Comune (PAC) 2021-2027

Le misure indicate nel citato codice nazionale trovano una risposta finanziaria e applicativa negli strumenti della Politica Agricola Comune (PAC), che, rispetto alla PAC 2014-2020, è maggiormente orientata al miglioramento dell’ambiente. Tali misure saranno attuabili nel periodo 2021-2027 e prevedono:

- il rafforzamento della condizionalità che vedrà pagamenti diretti subordinati a requisiti ambientali più rigorosi;

- l’obbligo per gli Stati membri di introdurre regimi ecologici che abbiano un impatto positivo su clima e ambiente, ma il cui utilizzo è facoltativo per le singole aziende agricole, nel primo pilastro (sostegno diretto al reddito degli agricoltori e misure di mercato);

- i pagamenti per impegni ambientali, climatici e altri impegni in materia di gestione, nel secondo pilastro (sviluppo rurale).

• Promozione di misure per il sequestro della CO2 nei suoli agricoli e nei sistemi forestali

- Si valuteranno, in linea con quanto emerso anche dalla consultazione pubblica, eventuali azioni per la promozione di iniziative volte al sequestro della CO2 nei suoli agricoli e nei sistemi forestali (suoli, biomassa ipogea, epigea, legno, ecc.), considerando anche potenziali misure di pagamento dei servizi ecosistemici per la silvicoltura e collegati ai suoli agricoli e ai sistemi colturali sia erbacei (seminativi, ecc.) che arborei.

114 LULUCF

Per quanto riguarda il comparto forestale sono state individuate le seguenti azioni:

• Predisposizione del Rapporto Annuale sulle Foreste Italiane (RAF)

Il rapporto prevede il rafforzamento della conoscenza puntuale delle foreste italiane in ogni loro aspetto: naturalistico, produttivo, economico, ecc. Inoltre, è prevista la raccolta delle informazioni da tutti gli stakeholders coinvolti, ivi incluse le Regioni, gli enti territoriali, l’Istat, nonché il settore economico e scientifico.

• Testo Unico Foreste e Filiere Forestali

Il 3 aprile 2018 è stato promulgato il nuovo Testo Unico in materia di Foreste e filiere Forestali (TUFF) con il D.Lgs. n.34/2018, che abroga il D.Lgs. 227/2001 recante “orientamento e modernizzazione del settore forestale”. Il TUFF fornisce indirizzi e linee guida a supporto delle Amministrazioni regionali in materia di gestione forestale. Il TUFF aggiorna le disposizioni di coordinamento e indirizzo nazionale in materia di Gestione Forestale Sostenibile (GSF) e sviluppo delle filiere forestali. Al fine di rendere concreta e unitaria la politica forestale nazionale vengono previsti 9 decreti attuativi per identificare criteri e indirizzi minimi per il settore, quali ad esempio la formazione degli operatori, l’iscrizione agli albi delle imprese competenti, il riconoscimento dello stato di abbandono colturale del bosco, gli indirizzi di gestione e pianificazione forestale. Con tale provvedimento si intende riconoscere la Gestione Forestale Sostenibile quale strumento volto a garantire un aumento nell’assorbimento del carbonio, anche nella produzione di prodotti legnosi di qualità. In questo contesto si prevede, nell’arco di dieci anni, una progressiva variazione dei tassi di utilizzazione finora registrati, con un passaggio dall’attuale 30-33% annuo al possibile 40-45% di

Il 3 aprile 2018 è stato promulgato il nuovo Testo Unico in materia di Foreste e filiere Forestali (TUFF) con il D.Lgs. n.34/2018, che abroga il D.Lgs. 227/2001 recante “orientamento e modernizzazione del settore forestale”. Il TUFF fornisce indirizzi e linee guida a supporto delle Amministrazioni regionali in materia di gestione forestale. Il TUFF aggiorna le disposizioni di coordinamento e indirizzo nazionale in materia di Gestione Forestale Sostenibile (GSF) e sviluppo delle filiere forestali. Al fine di rendere concreta e unitaria la politica forestale nazionale vengono previsti 9 decreti attuativi per identificare criteri e indirizzi minimi per il settore, quali ad esempio la formazione degli operatori, l’iscrizione agli albi delle imprese competenti, il riconoscimento dello stato di abbandono colturale del bosco, gli indirizzi di gestione e pianificazione forestale. Con tale provvedimento si intende riconoscere la Gestione Forestale Sostenibile quale strumento volto a garantire un aumento nell’assorbimento del carbonio, anche nella produzione di prodotti legnosi di qualità. In questo contesto si prevede, nell’arco di dieci anni, una progressiva variazione dei tassi di utilizzazione finora registrati, con un passaggio dall’attuale 30-33% annuo al possibile 40-45% di

Nel documento PNIEC, pubblicato il testo definitivo (pagine 109-121)

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