La quota di spesa che le famiglie destinano all’acquisto di energia elettrica e riscaldamento è progressivamente aumentata nel corso del primo decennio del 2000, in particolare per l’incremento della spesa per consumi elettrici. Tale andamento si è confermato, e aggravato, negli anni immediatamente successivi, anche a causa della crisi economica che ha investito il nostro Paese, portando con sé una contrazione della spesa media complessiva familiare (diminuita, tra il 2008 e il 2013 di oltre il 5%). L’incidenza della spesa energetica non è uniforme all’interno delle diverse fasce della popolazione in quanto pesa maggiormente per le famiglie meno abbienti: nel 2016 il 10% delle famiglie con i consumi più bassi aveva una spesa elettrica pari al 4,5% della spesa complessiva, mentre il 10% delle famiglie con i consumi più alti aveva una spesa elettrica pari all’1%
della spesa complessiva (per il riscaldamento le quote sono, rispettivamente, del 4,5% e 2%).
Confrontando la dinamica della quota di spesa assorbita dai prodotti energetici tra il 2007 e il 2016 si nota come siano proprio le famiglie meno abbienti quelle che hanno subito aumenti maggiori.
Un progressivo incremento delle risorse familiari destinate alla spesa energetica potrebbe inasprire il fenomeno della povertà energetica (PE), intesa come la difficoltà ad acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici oppure come la condizione per cui l’accesso ai servizi energetici implica una distrazione di risorse (in termini di spesa o di reddito) superiore a quanto socialmente accettabile.
Il tema è sempre più al centro all’attenzione delle istituzioni europee e italiane. Nel 2017 è stato istituito su iniziativa della Commissione europea lo European Energy Poverty Observatory, con il compito di produrre statistiche affidabili e comparabili, divulgare le buone prassi e contrastare il fenomeno attraverso il coinvolgimento degli stakeholders.
In Italia non esiste una definizione ufficiale di povertà energetica. Nella Strategia Energetica Nazionale approvata a novembre 2017 per misurare l’incidenza della PE è stato adottato un indicatore ad hoc7; secondo tale misura, nel periodo 2005-2016, la quota di famiglie in povertà energetica sarebbe stata mediamente pari a circa l’8% del totale, con un andamento però crescente negli ultimi anni (raggiungendo nel 2016 un valore di circa 8,6%, pari a 2,2 milioni di famiglie, valore che sarebbe più o meno confermato nel 2017); si tratta di un andamento sostanzialmente in linea con quello della quota di famiglie in povertà relativa secondo le stime Istat.
Per poter definire gli obiettivi di riduzione della PE è necessario comprendere quali siano le sue principali determinanti. Con riferimento a queste ultime, se ne possono individuare quattro:
7 Faiella I. e L. Lavecchia (2015), “La povertà energetica in Italia”, Politica economica, Società editrice il Mulino, n.1, pp 27-76.
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1. l’evoluzione dei consumi energetici residenziali e del relativo mix utilizzato: nello scenario PNIEC i consumi residenziali nel 2030 dovrebbero ridursi rispetto al 2016 del 15,5% (-1,4%
su base annua), con una crescita della componente elettrica (del 7,2%) a fronte di una riduzione del gas (di quasi un quarto) e di un crollo dei prodotti petroliferi, sempre più marginali;
2. l’andamento atteso dei prezzi dei prodotti energetici: i prezzi dei prodotti energetici (incluse le componenti fiscali e di sistema) dovrebbero aumentare: secondo le proiezioni della Commissione europea per il nostro paese (EU Reference Scenario 2016)8, il prezzo finale dell’energia elettrica crescerebbe dello 0,6% annuo mentre non sono disponibili informazioni sul prezzo del gas o di altri prodotti energetici. Nel complesso la spesa energetica potrebbe crescere dell’1,3% su base annua se avesse lo stesso andamento stimato per la voce “Total energy-rel. and other mitigation costs” del medesimo scenario;
3. le dinamiche della spesa complessiva delle famiglie: la spesa delle famiglie potrebbe crescere a un tasso annualizzato dello 0,8% se seguisse le dinamiche che il citato EU reference scenario prevede per la dinamica del PIL reale;
4. l’evoluzione demografica: il numero di famiglie in PE sarà anche determinato dagli andamenti demografici. Le famiglie con persona di riferimento anziana o quelle con un solo componente hanno una minore probabilità di essere in PE e la quota di famiglie con queste caratteristiche aumenterà in futuro. Tenendo conto delle previsioni formulate dall’Istat circa l’evoluzione della popolazione al 20309 si evince che in quell’anno la quota di persone con oltre 65 anni sarebbe pari a un quarto del totale, in crescita di 3 punti percentuali rispetto al 2017, e il numero di famiglie aumenterebbe per la continua tendenza alla riduzione del numero medio di componenti10.
Figura 21 - Famiglie in povertà energetica nel 2016 per area geografica, età e dimensione della famiglia [Fonte: elaborazioni sui dati dell’Indagine sulla spesa delle famiglie di Istat]
Tenendo conto di questi e altri fattori si ipotizza che la tendenza dell’incidenza della PE possa ridursi nei prossimi anni, mantenendosi nell’intervallo tra il 7 e l’8%, con una riduzione di circa 1 punto percentuale rispetto al valore del 2016 (cui corrisponderebbe una diminuzione di circa 230 mila famiglie in PE rispetto al 2016).
8 Le informazioni per lo scenario UE nel suo complesso e per l’Italia sono disponibili all’indirizzo:
https://ec.europa.eu/energy/en/data-analysis/energy-modelling.
9 https://www.istat.it/it/files//2018/05/previsioni_demografiche.pdf.
10 Si veda la Figura 3.4 dell’Annuario Statistico Italiano nel 2017. Ipotizzando che il numero medio di componenti passi dal 2,4 del periodo 2014-16 al 2,3 nel 2030 il numero di famiglie aumenterebbe di quasi il 4%.
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Ciò premesso, per contrastare la povertà energetica è necessario aumentare l’efficacia delle misure esistenti a sostegno della spesa energetica e, nel medio termine, favorire le soluzioni di efficientamento energetico degli edifici.
In relazione al rafforzamento dei bonus elettrico e gas, si dovrà intervenire sia per modulare l’entità del beneficio in relazione alle condizioni di povertà che per aumentare l’accesso alla misura alle famiglie in condizioni di disagio economico/fisico. A tal riguardo, a oggi, ARERA stima che solo un terzo circa dei potenziali beneficiari abbia richiesto l’accesso al beneficio; le cause della ridotta fruizione sono riconducibili a diversi fattori, quali la scarsa conoscenza della misura stessa e l’onerosità amministrativa degli adempimenti previsti. L’obiettivo è quindi quello di raggiungere la totalità dei potenziali beneficiari rimuovendo gli ostacoli amministrativi e introducendo, laddove possibile, strumenti automatici per l’erogazione del sostegno economico. In tale contesto occorrerà inoltre tener conto di eventuali specifiche esigenze, quali quelle delle famiglie che si riscaldano con mezzi alternativi al metano o sprovviste di impianto di riscaldamento.
Si configura inoltre lo spazio per misure di policy che nel medio termine promuovano la riduzione del fabbisogno energetico degli immobili della popolazione meno abbiente attraverso interventi di efficientamento e di riqualificazione profonda degli edifici residenziali pubblici (social housing). Tali tipologie di interventi richiedono infatti investimenti che non rientrano nelle possibilità dei nuclei familiari in condizioni di povertà, che quindi accedono con difficoltà ai normali strumenti che incentivano l’efficienza energetica. Le suddette azioni perseguirebbero al contempo diversi obiettivi: incrementare l'efficienza nell’utilizzo delle risorse energetiche assorbite dal settore residenziale (con effetti positivi sul comfort e sulle emissioni), ridurre l’onere delle bollette energetiche per le famiglie più vulnerabili e accrescere il valore del patrimonio abitativo pubblico.
Gli strumenti oggi esistenti nel nostro Paese - i bonus elettrico e gas, la detrazione fiscale per lavori di riqualificazione energetica (c.d. “Ecobonus”), il Conto Termico - si prestano, se opportunamente modificati e coordinati, a contrastare il fenomeno della povertà energetica in Italia. A tal fine, sarà utile anche stabilire una “misura ufficiale” della povertà energetica intesa quale difficoltà di acquistare un paniere minimo di beni e servizi energetici, ovvero alternativamente, in un'accezione di vulnerabilità energetica, quando l’accesso ai servizi energetici implica una distrazione di risorse (in termini di spesa o di reddito) superiore a un “valore normale”.
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