CAPITOLO 5: IL RUOLO DELLE RELAZIONI INDUSTRIALI NEL SETTORE ENERGETICO
5.3. ENI SPA, LA SOCIETA’ ITALIANA LEADER NEL SETTORE DEGLI IDROCARBUR
Eni S.p.a., il cui acronimo deriva da Ente Nazionale degli Idrocarburi (85), è nata nel 1950
come ente pubblico, la cui presidenza era rappresentata da Enrico Mattei, e diventata società di capitali solo in seguito al processo di privatizzazione subito nel 1992. Negli anni settanta, a seguito dell’uscita dall’Italia di molte compagnie petrolifere, conseguentemente al verificarsi degli shock petroliferi, Eni è risultata essere l’ente italiano principale dal quale approvvigionarsi. Ad oggi, risulta essere una delle principali realtà economiche trainanti lo sviluppo nel campo energetico in Italia. Essa si occupa dello sviluppo di attività nel campo energetico, occupandosi di tutte le fasi che formano il processo produttivo, in particolare dalla ricerca alla commercializzazione di petrolio e gas naturale. E’ una società che punta molto ad essere al passo con i tempi cercando di risultare sempre competitiva rispetto al mercato. Essa risulta impegnata, non solo sull’aspetto economico, quanto sull’aspetto sociale, proteggendo i diritti dell’uomo, e sull’aspetto ambientale, sensibilizzando il tema della sostenibilità. Punta molto all’attività di ricerca e sviluppo di nuove tecnologie, inerenti all’ Oil & Gas e fonti rinnovabili, e lo fa richiedendo la collaborazione di importanti università e centri di ricerca, a livello sia nazionale sia estero. In questo modo, si sono create nel tempo alcune sinergie rilevanti. Negli anni la forza lavoro ha subito delle importanti variazioni in termini numerici (86). Il
primo dato raccolto nel 1954 rilevava circa 16.000 dipendenti destinato a crescere fino ad arrivare, a seguito degli shock petroliferi negli anni settanta, ad un ammontare di circa 144.000 dipendenti. Dagli anni novanta, il dato cominciò a calare fino a raggiungere nel 2015 l’ammontare di circa 30.000 persone in forza lavoro tra Italia ed estero. L’ultimo dato disponibile rileva come numero complessivo di lavoratori 11.834 in Italia e 9.158 all’estero; mentre come numero complessivo di lavoratrici 4.453 in Italia e 2.801 all’estero.
La società Eni crede fortemente nella partecipazione degli stakeholder, rappresentata principalmente dai lavoratori, alla vita dell’attività; essa si orienta alla condivisione di informazioni e consigli necessari al fine di migliorare il processo organizzativo ed il perseguimento della missione aziendale.
(85) Fonte: sito ufficiale della società Eni.com
124
Possiamo affermare che Eni S.p.a., ad oggi, opera in cinque continenti (87): Europa, Africa,
Asia, Oceania ed America. In Italia, la predisposizione dei bacini non offre una semplice attività estrattiva. La società è concentrata per il 90% della sua attività all’estrazione di gas, non inquinante l’ambiente, e per il restante all’estrazione di petrolio. I principali bacini da cui si ricava olio e gas si trovano nell’Alto Adriatico, nel Bacino di Pescara, nell’Adriatico Meridionale e nella Fossa Bradanica; quelli da cui si ricava solo olio si trovano nell’Appennino meridionale e nel Bacino Pelargico; mentre, quelli da cui si ricava solo gas si trovano nella zona della Calabria e Sicilia. Nel 2008, è stato istituito il Di.Me., il cui acronimo deriva da Distretto Meridionale. Esso rileva la produzione in essere nelle zone dell’Italia Meridionale, precisamente Puglia, Sicilia, Basilicata e Calabria. Considerando la produzione complessiva delle zone elencate, più del 50% viene prodotto dalla Basilicata, il cui tasso di occupazione, prevalentemente lavoratori compresi in una fascia di età dai 25 ai 29 anni, risulta essere sostenuto da contratti stipulati, per la maggior parte, a tempo indeterminato.
Essendo la Basilicata la zona più fruttuosa per la compagnia, appare chiaro che il blocco della produzione, in Val D’Agri, avvenuto il giorno 31 marzo 2016, abbia portato dei segnali negativi al sistema. Causa del blocco di produzione fu il sequestro della raffineria in quanto sono risultate necessarie le valutazioni sulla sicurezza del luogo di lavoro. Ciò che comportò tale situazione fu il verificarsi di un caso di malore avvertito da una donna per delle fughe di gas (88). Fu ipotizzato, pertanto, il disastro ambientale. Fermando la
produzione in Basilicata si fermò conseguentemente anche la produzione della raffineria di Taranto, in quanto quest’ultima strettamente dipendente alla prima. Stiamo parlando di una produzione di 75 mila barili di petrolio al giorno (89).
A fronte di questa situazione, ciò che più preoccupava riguardava la forza lavoro. Le organizzazioni sindacali si movimentarono al fine di trovare una soluzione immediata per evitare che le risorse impiegate in questa produzione divenissero precarie e richiedessero il sostengo economico attraverso gli ammortizzatori sociali. Questo non si verificò, in quanto il 01 giugno 2016 arrivò la comunicazione di dissequestro, con immediata possibilità di riprendere la produzione.
(87) Fonte: “Relazione Annuale Finanziaria 2015” tratto dal sito ufficiale di Eni.com
(88) Thomas Mackinson, “Petrolio Basilicata gip: Malori per fughe di gas, Eni li taceva per evitare il blocco”, Il
Fatto Quotidiano, 7 aprile 2016
(89) Michelangelo Borrillo, “Petrolio, in fumo 3 milioni al giorno ed Eni avvia Cig per 430 in Basilicata”, Corriere
125
Uno degli ultimi progetti portati avanti dalla società in questione è il cosiddetto “Green Refinery”. Esso riguarda l’esplorazione e la produzione di idrocarburi, in particolare gas, nelle zone dell’Italia meridionale, precisamente a Gela, Sicilia. In data 12 febbraio 2015, la Regione Sicilia ha emanato la deliberazione n. 17 (90), con lo scopo di far diventare
attuativo quanto stabilito nel protocollo siglato a Roma il 6 novembre 2014 tra Ministero dello Sviluppo Economico, Regione Sicilia, Eni S.p.a. ed organizzazioni sindacali. In particolare, i punti necessari all’attuazione del progetto, riguardante l’attività di esplorazione, sia nell’offshore sia nell’onshore, dovevano riguardare necessariamente lo sviluppo nell’ambito della sostenibilità, la garanzia nella riconversione dei posti di lavoro esistenti e la collaborazione e la semplificazione dei processi amministrativi. Al fine di sensibilizzare il progetto, Eni ha creato un “Safety Training Center”, quale luogo per attuare la formazione di nuova forza lavoro, ospitando annualmente sino a 1400 persone. Un progetto, il presente, con il quale si dovrebbe registrare un incremento in termini occupazionali. Lavoratori e sindacati non sono ottimisti, vorrebbero maggiori certezze da parte della compagnia (91). Essi, infatti, dimostrano scetticismo in quanto molte raffinerie
sono state chiuse e molte persone sono diventate disoccupate. Inoltre, contestano il fatto che l’investimento di 200 milioni stanziato dalla società non abbia provocato finora effetti rilevanti nell’occupazione. Eni risponde dando prova dei cantieri avviati per la realizzazione del progetto e illustra il percorso di ricollocazione spettante ai lavoratori che verranno destinati all’esubero.
All’inizio dell’anno corrente, il Presidente della Commissione Territorio ed Ambiente, Mariella Maggio, riflette sul fatto che un ipotetico ripensamento sul progetto, da parte della società Eni, pregiudica, non solo l’ambiente, ma anche l’occupazione che si potrebbe generare, a Gela, stando a quanto detto. Pertanto, le autorità regionali, captando l’opportunità di industrializzare una zona come la Sicilia, devono attivarsi al fine di creare le condizioni per non permettere alla società Eni di delocalizzare il progetto altrove.
(90) Fonte:Atti della Giunta Regionale, Repubblica Italiana, Deliberazione n. 17 del 12 febbraio 2015
(91) Lorena Scimé, “Gela: operai, disoccupati e famiglie bloccano gli accessi alla città”, La Repubblica, Palermo,
126
5.4. ENEL SPA, LA SOCIETA’ ITALIANA LEADER NELL’EROGAZIONE DEL SERVIZIO