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4.2 – GLI EFFETTI GENERALI SULLE VARIABILI MACROECONOMICHE

Il petrolio è un elemento che caratterizza, fortemente, l’andamento del mercato. Vediamo elencate, di seguito, le variabili macroeconomiche che vengono colpite conseguentemente al verificarsi degli shock petroliferi (45).

1. Il mercato del lavoro

Il mercato del lavoro viene influenzato notevolmente dalle variazioni che avvengono nel mercato petrolifero. Una variazione in aumento del prezzo del petrolio, ad esempio, comporta un incremento dei costi di produzione e successivamente dei prezzi di vendita. I maggiori prezzi di vendita applicati nel sistema economico ricadono, purtroppo, nelle tasche dei consumatori finali. Questo non rappresenterebbe un problema economico qualora, al verificarsi di una perdita del potere d’acquisto, ci fosse un proporzionale aumento del salario reale. L’immediata difficoltà economica riscontrabile riguarda la situazione per la quale il lento adeguamento del salario avviene in soli termini nominali. I soggetti, pertanto, si trovano a dover fronteggiare maggiori uscite finanziarie pur mantenendo stabile il livello delle entrate. Tutto ciò viene rilevato come perdita del potere d’acquisto. A fronte di una simile situazione, ne sussegue l’effetto diretto in merito al calo della domanda da parte dei consumatori. Subendo una contrazione della domanda, le imprese sono costrette a ridurre la produzione, evitando di sostenere la presenza di un’offerta in eccesso rispetto alla domanda, nel mercato dei beni. Con il calo della produzione, la forza lavoro risulta in esubero ed i datori di lavoro sono costretti a contrarre il numero di lavoratori o a proporre contratti di lavoro flessibili, alimentando il fenomeno della disoccupazione. Al contrario, una variazione in diminuzione del prezzo del petrolio comporta una riduzione dei costi di produzione, con conseguente contrazione dei prezzi di vendita e del tasso di inflazione. La difficoltà economica riscontrabile per le imprese riguarda il fatto per il quale esse non riescono a ridurre il salario dei dipendenti, in misura proporzionale all’abbassamento dei prezzi, in quanto i lavoratori sono soggetti protetti da una rigidità della contrattazione collettiva. Troppa rigidità, in tal senso, provoca problemi nell’ambito dell’occupazione. In definitiva, possiamo affermare che uno shock petrolifero comporta maggiori danni in termini occupazionali rispetto a quelli che si potrebbero verificare da una crisi derivante dal mercato monetario.

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2. L’uso dei beni strumentali

In seguito al verificarsi di un calo della produzione, i datori di lavoro sono costretti a ridurre il numero degli addetti e, ove possibile, sostituire il loro operato attraverso l’utilizzo di nuovi macchinari o adattando quelli esistenti. L’uso di beni strumentali all’attività risulta importante al fine di standardizzare e continuare l’attività, lasciando al fattore lavoro mansioni residue rispetto a quelle originarie. Da notare, come il petrolio, input delle fonti energetiche, diventi, in questo caso, elemento cardine del funzionamento dei macchinari ed attrezzature adatte al perseguimento dell’efficacia ed efficienza del sistema produttivo.

3. L’andamento dei tassi di interesse

Se il petrolio fosse un bene qualsiasi, non provocherebbe certi effetti all’economia globale. Il fatto stesso che esso rappresenti un elemento necessario al fine di far fronte a molteplici utilizzi, implica che il suo impatto abbia una certa rilevanza. Ad un aumento del prezzo di petrolio corrisponde una contrazione della domanda. Un aumento di questo genere comporta un conseguente aumento del tasso di interesse del mercato. Un aumento del tasso di interesse comporta una riduzione della moneta in circolazione e conseguente riduzione di credito, soprattutto per l’acquisto di beni voluttuari. Questo comporta riduzione della produzione e conseguente calo dell’occupazione, anche nei settori non strettamente connessi al mercato del petrolio.

Essendo il petrolio un bene che utilizza come moneta di scambio il dollaro, è necessario considerare la relazione che intercorre tra prezzo del petrolio e tasso di cambio tra il dollaro e le altre monete. Una variazione del prezzo del petrolio si configura come causa delle oscillazioni nel mercato dei cambi. In particolare, si è detto che un aumento del prezzo comporta un aumento del tasso di interesse e, dal capitolo precedente, si è potuto apprendere che tra tasso di interesse e tasso di cambio esiste una relazione di tipo indiretta. All’aumento del tasso di interesse, diminuisce il tasso di cambio, provocando un apprezzamento della moneta nazionale. Tale apprezzamento deriva dal fatto che viene richiesta maggiore moneta nazionale a fronte della maggiore remunerazione derivante dal tasso di interesse. L’apprezzamento della moneta comporta rischi economici, come ad esempio la minor competitività dell’economia nazionale. In definitiva, l’aumento del prezzo del petrolio non comporta effetti positivi.

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La medesima situazione si verifica qualora, anziché l’apprezzamento della moneta nazionale, si rilevasse la svalutazione del dollaro, in qualità di moneta di riferimento per gli scambi.

Al fine di contenere gli shock petroliferi ed evitare effetti nocivi all’economia, i policy maker decidono di adottare politiche monetarie con lo scopo di controllare l’inflazione. Lo strumento utilizzato, per il perseguimento in tal scopo, è il tasso di interesse, in particolar modo si tende alla riduzione dello stesso. La riduzione del tasso di interesse comporta come effetto monetario, l’incremento della moneta in circolazione. L’adozione di una politica monetaria espansiva, pertanto, dovrebbe comportare uno stimolo ai soggetti consumatori in merito alla domanda di beni e servizi. Un aumento dei consumi provoca un rialzo del tasso di inflazione e di conseguenza questo comporta un innalzamento del prezzo del petrolio. Quest’ultimo influenza il livello della produzione fungendo, inoltre, da causa per i problemi economici derivanti, prima fra tutti l’occupazione. E’ per questo che, l’aumento del tasso di interesse comporta una riduzione del tasso di crescita economica di un Paese. In definitiva si può affermare che, per quanto riguarda ciascuna crisi economica, prima di individuare la politica idonea da adottare è necessario capire la relazione che intercorre, in quel dato periodo, tra prezzo del petrolio e tasso di inflazione.

4. L’incertezza ed il blocco degli investimenti

Un aumento del prezzo del petrolio comporta una riduzione del potere d’acquisto, e non solo. I soggetti non trovando corrispondenza con l’aumento del salario reale, non solo diminuiranno i consumi di beni e servizi ma non avranno la possibilità di accantonare disponibilità finanziarie al fine di destinarle in attività speculative, quale l’investimento. Gli investitori si sposteranno verso strumenti finanziari meno rischiosi, non considerando quelli maggiormente remunerativi. In questo modo, si definisce un blocco degli investimenti.

5. Le ipotesi di shock settoriali

Il petrolio, come più volte detto, è un prodotto che viene utilizzato sotto molteplici utilizzi, impattando in diverse fasi di un processo produttivo. Questo sta a significare che un unico prodotto, quale esso rappresenta, riesce ad essere un input di molti settori, dai settori delle fonti energetiche a quelli delle materie plastiche, e non solo.

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Una sua variazione inerente al prezzo comporta effetti in settori, anche non collegati tra loro. Così facendo, lo shock non riguarderà più il mercato del petrolio, ma in visione più allargata riguarderà tutti i settori, anche se non strettamente connessi al presente input.