CAPITOLO 2: GLI EFFETTI DEL PREZZO DEL PETROLIO NEL MERCATO ECONOMICO
2.4. IL MODELLO MUNDELL FLEMING
2.4.1. IL MERCATO IN ECONOMIA APERTA
Finora abbiamo trattato l’equilibrio in un’ottica di economia chiusa, ma se introducessimo il tasso di cambio delle valute, nelle analisi, l’economia diventerebbe aperta. Un’economia aperta è un’economia che consente il commercio di beni o servizi tra Paesi, diversi tra loro, con lo scopo di garantire un’integrazione economica. Il modello al quale fare riferimento è il medesimo, ossia il modello IS-LM con l’aggiunta di un terzo mercato: il mercato valutario. Il mercato valutario viene rappresentato attraverso una curva, denominata IRP, la quale si origina dalla relazione indiretta tra il tasso di interesse ( i ) ed il tasso di cambio nominale ( S ). Il tasso di cambio nominale riguarda il rispettivo cambio di una valuta nei confronti di un’altra differente dalla prima. Esso si differenzia dal tasso di cambio reale ( E ) in quanto quest’ultimo è il risultato che deriva dal tasso di cambio nominale deflazionato per i prezzi nazionali.
E = ( S x P * / P ) : dove “S” = tasso di cambio nominale; “P*” = prezzo estero; P = prezzo nazionale.
L’espressione che indica la relazione indiretta caratterizzante la curva IRP nel mercato valutario è la seguente, (fig. 11):
Curva IRP : S = Se / ( 1 + i – i * )
Tale curva si forma, quindi, dal rapporto tra il tasso di cambio della valuta, atteso nel futuro, ed il differenziale dei tassi di interesse. Il differenziale dei tassi di interesse applicati ai titoli, nazionali ed esteri, comunica al mercato quale sia l’aspettativa riguardante la valuta nazionale.
La relazione che intercorre tra il tasso di interesse ed il tasso di cambio nominale è di tipo indiretta. Ad un aumento del tasso di interesse corrisponde una riduzione del tasso di cambio nominale, ottenendo l’apprezzamento della moneta nazionale; viceversa, ad una riduzione del tasso di interesse corrisponde un aumento del tasso di cambio nominale, ottenendo, invece, un deprezzamento della moneta nazionale.
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Nel primo caso, ipotizzando un aumento del tasso di interesse, i titoli nazionali rendono un profitto superiore rispetto a quello prodotto dai titoli esteri. Questa situazione implica l’apprezzamento della valuta nazionale in quanto, attraverso la vendita dei titoli nazionali all’estero, comporta la conversione della valuta estera in termini nazionali.
Mentre la funzione dell’offerta rimane invariata, ciò che subisce una variazione nella funzione del modello IS-LM, in economia aperta, è la domanda. Alla domanda originaria, del modello iniziale, vengono aggiunte le esportazioni nette, derivanti dalla differenza tra esportazioni e importazioni. La sigla “NX” viene utilizzata, appunto, per l’identificazione delle esportazioni nette. Esse sono influenzate dal reddito nazionale, dal reddito estero e dal tasso di cambio reale.
Curva IS’ : Y = C ( Y – T ) + I ( Y , i ) + G + NX ( Y , Y * , E )
Con riferimento alle esportazioni nette, si è detto che queste possono aumentare o diminuire a seconda dei risultati verificatasi nelle importazioni e nelle esportazioni. Essendo le esportazioni nette la differenza tra esportazioni e importazioni, risulta chiaro che, a parità di esportazioni, se le importazioni aumentano, le esportazioni nette diminuiscono, ovvero se le importazioni diminuiscono, le esportazioni nette aumentano. Stesso principio vale in seguito ad una variazione in aumento o in diminuzione delle esportazioni, a parità di importazioni, comportando nel primo caso un aumento delle esportazioni nette mentre nel secondo una riduzione delle esportazioni nette.
Si dice che le esportazioni nette siano influenzate da tre fattori: reddito nazionale, reddito estero e tasso di cambio. Nel caso si verificasse un incremento del reddito nazionale, le richieste di consumi e, di conseguenza, anche le importazioni dall’estero aumenterebbero. Questo fatto comporterebbe al Paese esportatore un aumento della produzione interna con conseguente crescita del reddito. Un aumento del reddito estero comporta un aumento dei consumi interni e pertanto richiesta di importazioni da altri Paesi. Si può affermare, quindi, che le esportazioni nette dipendano dalle variazioni, in aumento o in diminuzione, del reddito in quanto i Paesi sono tra loro partner commerciali. Altra variabile importante al fine di effettuare le transazioni commerciali con l’estero è il tasso di cambio. Nel caso in cui un Paese fosse importatore di un prodotto dall’estero ed il tasso di cambio si deprezzasse, le importazioni diminuirebbero; al contrario, se il tasso di cambio si apprezzasse, le importazioni aumenterebbero.
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Un deprezzamento del tasso di cambio, come nel primo caso, comporta, in una quotazione “incerto x certo” (esempio dollaro/euro), una svalutazione della valuta nazionale. Questo significa che, a parità di valuta estera, è necessaria una quantità superiore di valuta nazionale. In termini economici, la svalutazione della moneta nazionale comporta l’evidenza nel sostenere un onere maggiore a fronte dell’acquisizione di prodotti ed è per questa ragione che le importazioni diminuiscono. Nel secondo caso, al contrario, un apprezzamento della moneta nazionale, con conseguente riduzione del tasso di cambio nominale, comporta una riduzione del costo da sostenere, in quanto, a parità di valuta estera occorre minore quantità di valuta nazionale. Per tale ragione, le importazioni dall’estero aumentano.
Vediamo come viene influenzato il mercato, e di conseguenza il punto di equilibrio, dalla variazione del tasso di cambio. Analizziamo due casi semplici ma contrapposti.
1. Ipotizziamo un aumento della produzione interna di un Paese ( Y ), (fig. 12). Ad un aumento del PIL, determinato dall’adozione di una politica fiscale espansiva, vale a dire grazie ad un incremento della spesa pubblica o ad una riduzione della tassazione fiscale, la curva IS si sposta verso destra. Al verificarsi di tale situazione, il punto di equilibrio si sposta verso l’alto, lungo la curva LM, comportando un aumento del tasso di interesse ( i ). Si è potuto constatare che la relazione tra tasso di interesse e tasso di cambio sia inversamente proporzionale, e pertanto ad un aumento del tasso di interesse, si verifichi una pressione sul tasso di cambio nominale. Tale pressione è causata dalla maggiore richiesta di conversione di valuta estera in valuta nazionale. Questa condizione comporta, quindi, un apprezzamento della valuta nazionale. L’aumento della produzione interna sommato all’apprezzamento della moneta nazionale comporta rischi come la perdita di competitività nel mercato, minori esportazioni e maggiori importazioni. A fronte di tale situazione si verifica pertanto un peggioramento delle esportazioni nette. Al fine di contenere gli effetti, occorre attuare, nel medio – lungo periodo, una politica fiscale restrittiva.
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2. Ipotizziamo un aumento della moneta in circolazione, (fig. 13).
A seguito dell’adozione di una politica monetaria di tipo espansivo, nella quale si immette nel sistema maggiore liquidità attraverso la moneta ( M ), il tasso di interesse ( i ) subisce una riduzione. Per il principio dettato precedentemente, alla riduzione del tasso di interesse, ci sarà un deflusso dei flussi di capitale verso Paesi dove sussiste una remunerazione più elevata, comportando, in questo modo, un deprezzamento del tasso di cambio ( S ). Ad una situazione di questo tipo corrisponde un aumento della competitività con conseguente aumento delle esportazioni verso Paesi esteri. L’aumento delle esportazioni implica, quindi, un miglioramento delle esportazioni nette. L’adozione di una politica monetaria espansiva comporta un aumento della produzione, osservabile dallo spostamento della curva IS verso destra, e quindi, indirettamente, un aumento dell’occupazione.
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Riassumendo, si può affermare che nell’ambito di un’economia chiusa, l’equilibrio economico si raggiunge a seguito dell’intersezione originata dalla curva del mercato dei beni e la curva del mercato finanziario. Il mercato potrebbe allontanarsi dal punto originario di equilibrio a causa delle variazioni subite nelle variabili endogene oppure nelle variabili esogene. Nel primo caso non si fanno distinzioni, in quanto le variabili endogene, in entrambi i mercati, sono il reddito ed il tasso di interesse. Nel secondo caso, invece, le variabili esogene vengono distinte in base al mercato analizzato e riguardano la tassazione fiscale e la spesa pubblica, per il mercato dei beni, e la moneta, per il finanziario.
Nell’ambito di un’economia aperta, l’equilibrio economico si raggiunge dall’intersezione delle curve del mercato dei beni e del mercato finanziario, comprendente, questa volta, anche il mercato valutario. Fermo restando quanto detto finora, l’equilibrio, in questo caso, potrebbe distogliersi dal punto originario anche a causa delle variazioni subite nel tasso di cambio. Tali modifiche, pertanto, sia nel caso di un apprezzamento sia nel caso di un deprezzamento del tasso di cambio, impattano nel sistema economico di un Paese provocando dei mutamenti migliorativi, o peggiorativi, al punto di equilibrio.