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Le mastiti cliniche rappresentano un problema rilevante negli allevamenti del nostro Paese; molti di questi presentano un livello troppo elevato di forme cliniche. Uno studio condotto dal Dottor Zecconi, su 125 allevamenti italiani ha permesso di valutare la distribuzione di frequenza delle mastiti

cliniche (Zecconi et al., 2013). Dai dati risulta che oltre il 60% degli allevamenti ha una frequenza mensile dichiarata di mastiti cliniche > 2%, valutato come il massimo accettabile in allevamento. Va considerato che tale valore per oltre il 30% degli allevamenti è pari o superiore al doppio del valore considerato. I fattori di rischio legati sopratutto a livello gestionale sono rappresentati dalla lattazione, dalla stagione, dalla stabulazione e dalla lettiera (Zecconi et al., 2010).

Prendiamo in considerazione questi fattori, analizzandone le caratteristiche principali:

1) La lattazione: nei primi 60 giorni dopo il parto la vacca produce un alto quantitativo di latte, spesso in questo periodo si osservano dismetabolismi concomitanti, riducendone la possibilità di controllare eventuali comparse di infiammazioni mammarie (Fantini et al., 2012). In questo periodo è più probabile che si manifesti una mastite clinica, ma non è l’unico momento perché possono essere presenti anche in fasi tardive della lattazione. Le meno colpite sono le bovine primipare rispetto alle pluripare, senza considerare l’ultimo periodo di lattazione. Nella fase in cui si ha un calo della produzione di latte, a fine lattazione, gli animali, che sono più soggetti anche alla sovramungitura, hanno una maggiore insorgenza di mastiti cliniche. Per prevenire il problema, una soluzione sarebbe quella di non tenere in lattazione primipare con produzioni relativamente basse, dell’ordine di 10-15 l/giorno, prolungando invece il periodo di asciutta, così da non compromettere l’integrità del capezzolo (Smith et al., 1985).

2) La stagione: il periodo con maggiori insorgenze è durante i mesi caldi, contrariamente a quando non avviene per le mastiti subcliniche e per le infezioni latenti. Da uno studio condotto presso il laboratorio del DIMEVET dell’Università degli Studi di Milano su oltre 150.000 quarti analizzati, è emerso che la frequenza di mastiti subcliniche sia abbastanza constante durante l’anno, con valori intorno al 15%, mentre durante i mesi estivi ci sia un picco di infezioni latenti e mastiti cliniche (Zecconi, 2009). Va considerato che le forme latenti, ovvero quelle mastiti senza un rialzo cellulare, precedono le forme cliniche. Si comprende che il progressivo aumento dei quarti con patogeni, porti allo sviluppo delle forme gravi cliniche. Il metodo di prevenzione riguarda la necessità di una condizione igienica ottimale dell’allevamento, in particolare nei mesi estivi, riducendo così il rischio di infezione e di comparsa di mastiti cliniche. Per poter prevenire le

mastiti cliniche e quelle croniche è necessario intervenire precocemente, individuando le “vacche problema” proprio quando sembrano essere poche e non problematiche, in questo modo sarà possibile applicare approcci terapeutici più semplici, meno costosi nel rispetto delle linee guida per un uso prudente degli antibiotici.

3) Stabulazione e lettiera: da un analisi dei dati effettuata sempre sulla ricerca del dottor Zecconi su 125 allevamenti, si osserva che nelle aziende con cuccette, la frequenza di mastiti cliniche è pari al 3,7% casi/mese, diversamente dalla lettiera permanente dove la frequenza è pari al 3,2% casi/mese. Si deduce quindi che la stabulazione di per se non è un fattore di rischio determinante, ma lo diventa se la sua gestione non è ottimale.

I materiali che solitamente vengono impiegati per la lettiera, sono: a. paglia (lunga o trinciata)

b. segatura c. trucioli

d. deiezioni disidratata (separato) e. sabbia

f. materassi in gomma o “imbottiti”

g. altri materiali diversi, disponibili su base locale.

Questi materiali possono essere separati in due grosse categorie come già descritto in un capitolo precedente: in organici (a, b, c, d) e inorganici (e, f). Tipi di lettiera (Tab. 6 e 7):

- Tradizionale: solitamente più il posteriore degli animali è sporco e maggiore sarà il rischio di una contaminazione dei capezzoli. In base al tipo di lettiera organica, varia anche il tipo di batterio.

- Separato: ha un contenuto di sostanza secca compreso tra il 30 e il 40%, in base al sistema di separazione adottato. Inizialmente può avere una carica batterica paragonabile agli altri tipi di materiali, ma una volta che raggiunge un livello sufficiente di umidità, la carica batterica subisce un incremento molto rapido raggiungendo livelli elevati.

- Materassi: hanno il vantaggio di aumentare il confort dell’animale e di ridurre la quantità di materiale da usare per la lettiera. Però una certa quantità di paglia o di segatura deve comunque essere impiegata per facilitare l’uso delle cuccette da parte delle bovine. Alle volte poi i materiali di tali lettiere possono essere di tipo abrasivo, comportando delle lesioni a livello degli arti posteriori dell’animale.

- Sabbia: considerata come il materiale ideale per la lettiera perchè essendo inorganica non favorisce la crescita batterica, ha una buona capacità drenante e sembra essere associata ad una minore frequenza di lesioni agli arti. Molto diffusa negli Stati Uniti, non è molto usata nel nostro Paese, per problemi di costo e di gestione è più difficile impiegarla. In aggiunta necessita di una corretta “manutenzione” altrimenti l’accumulo si sostanza organica favorisce la crescita batterica così come avviene per le altre lettiere (Zecconi, 2016).

Tabella 6: Vantaggi e svantaggi dei diversi sistemi di stabulazione delle bovine da latte (Zecconi, 2016) Tipo di stabulazione e

requisiti minimi Vantaggi Svantaggi

Posta fissa

Protezione verso il clima freddo Facile movimentazione delle deiezioni

Mungitura relativamente efficiente

Attacco/stacco animali (se fatti uscire) Distribuzione delle lettiere

Distribuzione manuale del cibo Maggiori difficoltà ad avere una mungitura efficiente

Rilevamento dei calori

Lettiera permanente - almeno 8 mq in latta-

zione - almeno 6 mq in

asciutta

Sistema più vicino al comportamento naturale Facile distribuzione del cibo Costi di gestione bassa Possibilità di rilevare i calori

Problemi nel mantenere la lettiera asciutta e pulita

Uso inefficiente dello spazio

Cuccette

Pulizia delle lattiera relativamente facile

Facile distribuzione del cibo Possibilità di rilevare i calori per la mandria

Difficoltà nel rilevare i calori (se il pavimento delle corsie non è adeguato) Difficoltà nell’individuare le giuste dimensioni

Scelta della lettiera critica

Dry-lot (stabulazione

solo con tettoia)

Soluzione più efficiente in climi caldi e secchi

Facile distribuzione del cibo Possibilità di rilevare i calori Facile gestione dell’igiene delle lettiere

Difficoltà a controllare lo stress da calore

Necessaria una corretta identificazione degli animali

Necessario avere dei recinti per sapere i soggetti