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Il patrimonio culturale è un concetto che ha subìto nell’ultimo secolo importanti modifiche. Si tratta di un fenomeno inizia- to alla fine dell’Ottocento e oggi particolarmente accelerato, che può essere definito, in estrema sintesi, come un affran- camento progressivo della nozione di patrimonio dai concet- ti estetici e come un altrettanto progressivo allargamento a quelli sociali: prima, l’inclusione degli oggetti “popolari” nella categoria dei reperti della museografia “alta”; poi, la conside- razione del territorio fisico e delle sue tradizioni linguistiche, in- fine, l’allargamento all’immateriale come elementi di contesto fondamentali del patrimonio museale tradizionale.

Nascono così diversi tipi di musei caratterizzati non più solo dalla mera esposizione da contemplare, ma piuttosto da un'interazione con la storia e questo grazie alla coincidenza di due condizioni: l’heritage boom e la ricerca di luoghi in cui passare una piacevole giornata in famiglia.

Con heritage boom si intende l’importanza data al patrimonio culturale, cioè l’eredità arrivata a noi, che ci rappresenta e nel- la quale riconosciamo il nostro passato, in contrapposizione all’omologazione generalizzata dell’Occidente. Sulla base di

questa esigenza recentemente emersa trova terreno fertile la seconda condizione, che risponde alla necessità di luoghi in cui svago e componente educativa trovano equilibrio, per cui è stato addirittura coniato un vocabolo: edutainment, educa- tion e entertainment.

Nei successivi paragrafi si andranno quindi a conoscere que- sti generi di musei e a capire come e perché questi nascono e sono attrattivi per il pubblico.

3.1.1 - Musei open air e parchi a tema

Un museo open air è un particolare tipo di museo, le cui ope- re sono raccolte in ambienti all'aperto. I primi sono stati istituiti in Scandinavia verso le fine del XIX secolo, ma presto l'idea si è diffusa nel resto d'Europa e del Nord America.

I musei all'aperto possono essere musei-villaggi, musei-fatto- ria, musei viventi di storia, e musei di costume.

Quindi aree più o meno vaste vengono dedicate a svolge- re un tema storico con attori e operatori vestiti in costume

dell’epoca, che si muovono tra case e capanne ricostruite o restaurate, in cui vengono coinvolti bambini e adulti in attività dove si ha la possibilità di rivivere il passato, proprio come una volta.

Questi musei open air ricevono continuamente critiche posi- tive e negative: c’è chi li accusa di presentare una realtà finta e fuorviante rimuovendo ogni dettaglio duro e negativo e chi invece li sostiene perché ricreano l’atmosfera giusta che con- sente di mostrare la storia con divertimento e quindi riportare il passato in vita.

L’accresciuta sensibilità ambientale, nonché la crisi econo- mica e sociale, hanno portato i turisti a ricercare nel viaggio un valore aggiunto ed ecco perché, sempre più spesso, la motivazione al viaggio sia costituita dalla volontà di ricerca di un legame più profondo ma meno invasivo con la realtà che si sta vivendo: è qui che entra in gioco l’eredità culturale, il risultato di una reinterpretazione continua operata dagli eredi stessi delle tradizioni in oggetto, che ne filtrano il contenu- to alla luce dei valori attuali, attribuendo loro autenticità. E’ proprio l’autenticità dell’esperienza vissuta ciò che ricercano i turisti di oggi, l’incontro con la natura e con la tradizione, per sentirsi parte della storia di un luogo anziché meri spettatori, creando così un coinvolgimento che contribuisce alla tutela

dell’ambiente di cui ci sente parte.

TAVOLA 21. Confronto tra musei ed ecomusei

edificio collezione controllo: museo organizzaz. disciplinare visitatori MUSEO territorio patrimonio controllo: collettività organizzaz. inter- disciplinare comunità ECOMUSEO

3.1.2 - Ecomusei

Il termine fu coniato nel 1971 dal museologo francese Hu- gues de Varine-Bohan all’interno di una riflessione riguardante la Nouvelle Muséologie. Ciò che s’intende è la volontà di pre- stare attenzione al legame, in continua evoluzione, tra comu- nità e territorio e conseguentemente di valorizzare e tutelare l’ambiente al pari delle altre manifestazioni materiali della co- munità. Infatti, all’interesse per le chiese, i castelli ed i palazzi si è lentamente sommata l’attenzione per tutte quelle manife- stazioni, che costituiscono testimonianza della vita materiale, sociale, politica e religiosa di un luogo e della comunità che

lo abita.

Sempre de Varine-Bohan ha spiegato efficacemente le ca- ratteristiche degli ecomusei e come questi si distinguono dai musei: i musei possiedono una collezione, gli ecomusei un patrimonio; i primi si collocano in un immobile, i secondi su un territorio; i musei si rivolgono e vivono grazie ad un pubblico, gli ecomusei operano con e per una popolazione.

L’ecomuseo è, quindi, un’istituzione finalizzata a tute- lare e valorizzare il patrimonio culturale di un territorio, coinvolgendo i visitatori e la comunità locale nella pre- sa di coscienza dei valori storici, antropologici e am-

bientali presenti in esso.

Il territorio, infatti, non è più da considerarsi solo un contenito- re di monumenti isolati, ma, attraverso una visione sistemica, come un insieme di testimonianze di vita materiale, sociale, politica e religiosa di un luogo e della comunità che lo vive. Un ecomuseo è l’organizzazione e la valorizzazione di quanto il tempo e l’uomo hanno lasciato sul territorio, divenuto una sorta di museo diffuso in cui le opere sono conservate nel loro ambiente originario, nel quale il visitatore stesso diventa abitante, e l’abitante a sua volta fruitore.

Come sostiene Henri Rivère, l’ecomuseo

«è uno specchio in cui la comunità si guarda per ricono- scersi, in cui cerca la spiegazione del territorio in cui è radicata, insieme a quella delle popolazioni che l’hanno preceduta, nella continuità o discontinuità delle genera- zioni. Uno specchio che questa comunità tende ai suoi ospiti per farsi meglio comprendere, nel rispetto del suo lavoro, dei suoi comportamenti, della sua essenza più intima. È un’espressione dell’uomo e della natura. L’uo- mo vi è interpretato nel suo contesto naturale. La natura nel suo stato originario, ma anche come la società tra- dizionale e la società industriale l’hanno adattata a loro immagine»; ne risulta quindi, come spiega Hugues de

Varine-Bohan, che «non si ha sviluppo senza parteci- pazione effettiva, attiva e consapevole della comunità detentrice del proprio patrimonio». (Marani P., 2006)

Proponendo il coinvolgimento della popolazione, l’ecomuseo, diventa la diretta emanazione della collettività, i cui problemi e il cui sviluppo rappresentano la sua strategia progettuale ed espositiva. Gli ecomusei sono nati, e nascono ancora, per volontà delle comunità locali. Non sono imposti per creare avvenimenti di richiamo, per attirare turismo di massa o per creare business culturale, ma prendono origine dalla neces- sità che ogni comunità ha di ricercare le proprie radici e di stabilire la propria identità.

3.1.3 - Rapporto tra cultura e sviluppo economico

L’Unione europea ha da tempo riconosciuto l’esistenza di uno stretto collegamento funzionale tra politiche economiche e sociali ed il ruolo della cultura con i suoi riflessi sull’occupa- zione, pur non rendendosi ancora pienamente conto del vero potenziale di tale patrimonio, né delle possibili evoluzioni. Le numerose sfaccettature delle testimonianze culturali hanno

impatti considerevoli sul benessere sociale ed economico di una determinata area urbana e le molteplici attività ad essa associate rappresentano una rilevante fonte di occupazione diretta e indiretta.

Il patrimonio culturale di una città, che rappresenta la matrice dell’identità dei luoghi e della storia di un territorio, ha assunto una valenza strategica dando vita a sempre nuovi obiettivi di sviluppo sostenibile. La geodiversità di un territorio è proprio ciò che potrebbe fornire nuovi stimoli e significati culturali da utilizzare per coinvolgere e attrarre persone, che possano così notare le emergenze e le individualità, che rendono un luogo diverso da un altro apparentemente simile solo perché gli sta accanto, e possano sentirsi parte del territorio impegnandosi a tutelarlo. È così che la stessa pianificazione e la valorizza- zione del patrimonio culturale locale non sono più un settore dello sviluppo di un territorio, ma rappresentano una nuova opportunità di tutela e sviluppo sostenibile del tessuto cultu- rale di un luogo. La cultura, dunque, non sembra più del tutto separata ed estranea rispetto alle logiche più generali che governano i fenomeni di sviluppo locale, ma costituisce un fattore attivo per la crescita socio-economica di un territorio. Al fine di ottenere qualità dei servizi, efficienza nella spesa,

economie di scala e capacità di aggregazione della doman- 33. UNESCO

da è necessario orientare l’azione di programmazione verso processi che includano, nella politica culturale, obiettivi non solo connessi alla tutela ma anche alla valorizzazione e alla promozione, e di puntare su interventi in grado di coinvolgere a sistema tutte le risorse, umane, materiali e immateriali di- sponibili.

La cultura influenza in maniera sempre più rilevante la loca- lizzazione dei nuovi investimenti, in quanto offre un’immagi- ne positiva ed aumenta la forza di attrazione di un territorio rappresentando, inoltre, uno strumento decisivo per la rige- nerazione di aree socialmente ed economicamente sfavorite, agevolando anche l’integrazione sociale.

La vocazione del turismo, al di là dei benefici economici e so- ciali, consiste pertanto nel contribuire ad influenzare un cam- biamento di comportamento nei confronti della realtà locale e del patrimonio culturale. Attività culturali e iniziative turistiche, pur dipendendo in larga misura le une dalle altre, possono avere obiettivi primari assai distinti, il che non sempre favo- risce una cooperazione senza intoppi. I mercati del turismo culturale sono, infatti, complessi, segmentati e non vengono sempre trattati nella maniera più efficace utilizzando spesso solo i canali distributivi e promozionali turistici convenzionali. A una domanda sempre crescente di cultura, l'odierno turista

richiede anche una maggiore offerta di servizi volti a rendere più facile l'interazione con il territorio e con la sua visita; una località che decide di investire per farsi conoscere, oltre al prodotto culturale, deve avere ben chiara la necessità di un altro importante investimento nei servizi.

Il turista è cambiato, è disposto a un maggiore investimento, a una permanenza più prolungata, a una fidelizzazione, non ha più paura, non è spaventato dal possibile confronto con un mondo o un linguaggio che fino a qualche anno fa separava nettamente il campo in due.

Anche la comunicazione del territorio è cambiata e i fattori che hanno portato ciò sono molteplici ma possiamo evidenziarne tre:

• globalizzazione e facilità mediatica

• maggiore bisogno di ogni territorio di rendersi distinguibile • domanda sempre crescente di prodotti culturali

In questo clima di cambiamenti cresce un nuovo format: il festival.

Analizzando i temi chiave dei moltissimi festival che hanno luogo, si evince che gli ambiti sono tra i più vari ma anche tra i più difficili da spiegare e rendere comunicabili.

Il vero tratto distintivo di tutte queste manifestazioni risiede in caratteristiche sperimentate da qualche anno e ora ottimizza-

te e rese più snelle sottoforma di format, cioè: • essere interdisciplinare

• l'uso del linguaggio

• il coinvolgimento emozionale del singolo.

L'interdisciplinarità è il grande veicolo di comunicazione che ha realmente avvicinato il grande pubblico a temi com- plessi. La mente, le scienze, la poesia, l'economia ecc. sono presentati come attori multiformi, la loro trasformazione sta nella capacità di spiegarsi attraverso altre discipline quali l'ar- te, la recitazione, la sperimentazione ecc.

Solitamente ogni festival presenta due programmi: uno istitu- zionale, costruito da temi e relatori di quell'ambito specifico, uno collaterale (come detto spettacoli, concerti, attività per bambini) a enfatizzare la vocazione interdisciplinare.

Il fruitore curioso che si addentra all'interno del programma del festival (la loro durata media è di 3-4 giorni) si trova di fron- te a un mondo forse parzialmente o totalmente sconosciuto ma user friendly.

Questa terminologia viene solitamente utilizzata per l'intera- zione con un personal computer, in questo caso l'approccio deduttivo sarà il medesimo:

1. vedo il palinsesto del programma

2. ottengo le informazioni sui temi e i relatori

TAVOLA 22. Grafico dei temi di festival. FONTE: Croci E., Il marketing delle

emozioni

3. seleziono i titoli che mi possono interessare

4. affianco a temi istituzionali quelle attività collaterali che più conosco

L'uso del linguaggio è l'altro grande mezzo che ha finalmen- te permesso una comunicazione più distesa e omogenea per una vera comprensione di ambiti totalmente estranei.

Il linguaggio è la possibilità di spiegare oltre all'immagine, di rendere maggiormente e facilmente comprensibile ciò che l'oggetto esposto o il tema trattato significa.

Tanti sono i mezzi per fare questo: tutta la comunicazione, dalla cartella stampa alle relazioni dei vari interventi, tutto il materiale mediatico deve avere un codice molto lineare, sem-

plice e chiaro da comprendere.

La terza caratteristica che ha portato il festival al successo è il coinvolgimento del singolo. È proprio attraverso l'interdisci- plinarità che è possibile presentare il tema centrale modulan- dolo in varie discipline volte al coinvolgimento di tutti i sensi: musica, danza, arte, degustazioni, performance, improvvisa- zioni (a volte sperimentazioni ideate solo per quell'occasione, Festival della Mente).

Il turista si sentirà così maggiormente coinvolto nell'interpreta- zione nel settore che più gli è affine; potrà per esempio senti- re, vedere, ascoltare o degustare la scienza.

In questo modo il ricordo di chi avrà presenziato ai vari hap- pening del festival sarà più radicato, profondo, in quanto coin- volto in più parti sensoriali.