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L’Ermione bambina di Colluto

Nel documento Ermione dalla tragedia greca a Rossini (pagine 171-176)

La ricezione di Ermione nel mondo antico

5.3. L’Ermione bambina di Colluto

Nella letteratura greca tardo antica Ermione ricompare nel Rat-

to di Elena di Colluto (fl. V sec.)140. Colluto non menziona af-

fatto le vicende di Ermione sposa di Neottolemo e di Oreste, bensì l’abbandono da lei subito da parte di Elena quando era bambina. Mentre nell’ottava eroide Ovidio fa ricordare a Er- mione questo trauma, Colluto fa parlare il personaggio di Er- mione bambina, che vive e racconta in prima persona l’abbandono141. L’epillio di Colluto narra infatti delle vicende

che hanno condotto alla guerra di Troia, focalizzandosi in parti- colare sul “rapimento”142 di Elena operato da Paride. In assenza

di Menelao, Elena viene portata via da Sparta da Paride: affran- ta per questa scomparsa, la piccola Ermione cerca invano la madre e i suoi inconsolabili lamenti occupano un’ampia sezione della parte finale dell’epillio (vv. 328–388 ed. Mair 1987), con- cluso poi da una breve sezione nella voce del narratore.

139 Williams ha individuato un collegamento tra l’epistola di Ermione e le opere

composte da Ovidio nel periodo dell’esilio: come Ermione scrive per compensare la tri- stezza dell’abbandono subito da parte di Elena, così gli scritti del poeta a Tomi «can al- so be seen to compensate in part for the deprivations of exile by still allowing him to ‘belong’ at Rome and to maintain cultural and social contact with a lost world» (Wil- liams 1997: 132).

140 Per un’introduzione alla figura di questo autore, per lungo tempo valutato nega-

tivamente dalla critica, si rinvia a Livrea 1968; Paschalis 2008; Cadau 2015. Per il con- testo storico–letterario partecipato da Colluto si rinvia e.g. a Fitzgerald Johnson 2012.

141 Nel ritratto di Ermione bambina è possibile che Colluto si sia ispirato proprio

all’ottava eroide di Ovidio; nondimeno, il problema di Ovidio come fonte di Colluto è ancora aperto e dibattuto dalla critica (e.g. Paschalis 2008; Cadau 2015).

142 Sul significato ironico celato dietro il titolo dell’opera si vedano le considera-

V. La ricezione di Ermione del mondo antico 177 L’Ermione di Colluto non ha nulla di affine a quella euripi- dea; tuttavia, in due frangenti il poeta sembra inserire dei ri- chiami all’Andromaca. Quando viene presentata per la prima volta, Ermione è in lacrime e perde il proprio velo143, quasi pre- figurando il medesimo gesto di disperazione e sconvolgimento compiuto dall’Ermione euripidea, sebbene per ragioni molto diverse144.

La figlioletta Ermione dichiara poi di aver cercato la madre in lungo e in largo, ma senza trovarla. Si chiede così se non sia morta (Colluth. 353–354; 356–357; 361–362): µῆτερ ἐµή, τίνα χῶρον ἔχεις; τίνα δ᾽ οὔρεα ναίεις; 353 πλαζοµένην θῆρές σε κατέκτανον; […] ἤριπες ἐξ ὀχέων χθαµαλῆς ἐπὶ νῶτα κονίης 356 σὸν δέµας οἰοπόλοισιν ἐνὶ δρυµοῖσι λιποῦσα; [...] µὴ διεροῖς στονόεντος ἐπ᾽ Εὐρώταο ῥεέθροις 361 νηχοµένην ἐκάλυψεν ὑποβρυχίην σε γαλήνη;

Madre mia, in quali plaghe ti trovi? Fra quali monti dimori? Forse le belve ti hanno uccisa durante il tuo errare? […] Sei forse caduta dal cocchio sulla terra polverosa, e il tuo corpo è rimasto fra solitarie spi- ne? […] Forse ti han ricoperta le tranquille acque mentre nuotavi sommersa nelle fluide correnti del gemebondo Eurota? (trad. Livrea 1968).

Le ipotesi di Ermione circa quanto possa essere capitato alla madre145 richiamano le modalità di suicidio menzionate

143 Colluth. 328–329 ed. Mair 1987: Ἑρµιόνη δ᾽ ἀνέµοισιν ἀπορρίψασα καλύπτρην

/ ἱσταµένης πολύδακρυς ἀνέστενεν ἠριγενείης («Ma Ermione, quando sorse l’aurora, gettato al vento il velo piangeva lacrime copiose», trad. Livrea 1968).

144 Cfr. supra pp. 96–100.

145 Per un’analisi linguistica del passo si rinvia a Cadau 2015: 246–248. Il racconto

della ricerca disperata di Elena da parte di Ermione si configura come una sorta di ribal- tamento di quella di Proserpina compiuta da Cerere, la cui narrazione presente in Clau- diano sembra essere stata il modello di riferimento di Colluto. Inoltre, il poeta sembra essersi ispirato al mito di Atteone narrato nelle Dionisiache di Nonno di Panopoli (Cadau 2015: 248–250).

dall’Ermione euripidea (Frangoulis 2016: 2–3)146, che si chiede: «Da quale roccia mi getterò o nel mare o nelle selve dei monti, cosicché muoia e i morti si prendano cura di me?» (Eur. Andr. 848–850: ποῦ δ᾽ ἐκ πέτρας ἀερθῶ, / <ἢ> κατὰ πόντον ἢ καθ᾽ ὕλαν ὀρέων, / ἵνα θανοῦσα νερτέροισιν µέλω;). L’accostamento tra i possibili tipi di suicidio di Ermione e i motivi della scom- parsa della madre Elena sembra suggerire un’identificazione tra le due figure: come l’Ermione euripidea, che non si suicida ma scappa abbandonando il proprio marito, così in Colluto Elena non è morta, bensì fuggita con Paride (Frangoulis 2016: 4). Il legame analogico tra i destini di madre e figlia era stato stabilito anche da Ovidio nella sua ottava eroide, ove il (triste) destino di Ermione veniva paragonato a quelle delle Tantalidi (Ov. Her. 8.64–82): questo parallelismo sembra così qui riproposto in chiave antifrastica, dal momento che non si tratta di un rapi- mento, bensì di una fuga.

Il resto del poema conferma questo implicito suggerimento circa le reali motivazioni dell’azione di Elena: Ermione, «in- gannata dalle false parvenze dei sogni» (v. 371: ἡ µὲν ἀλητεύουσα δολοφροσύνῃσιν ὀνείρων), crede di vedere in so- gno la madre che le racconta del rapimento da lei subito da par- te di un uomo ingannevole (vv. 378–380). In questa dimensione onirica, Colluto innesca così una complessa dialettica tra l’auto–illusione di Ermione sulle ragioni dell’assenza della ma- dre e il resoconto menzognero di Elena nei confronti della fi- glia. L’intricato gioco è metapoeticamente volto a far dubitare il lettore della veridicità del racconto fatto dalla madre nel sogno (Paschalis 2008: 139–140; Cadau 2015: 250–252). Elena è in- fatti fuggita volontariamente con Paride, e l’opera si conclude con l’annuncio del loro arrivo a Troia, preludio allo scoppio della guerra.

Il caso di Colluto costituisce un unicum nel panorama del mito antico su Ermione, tratteggiando un’inedita Ermione

146 Queste modalità sono comunque comuni nel mondo antico: cfr. supra p. 103, n.

V. La ricezione di Ermione del mondo antico 179 bambina147. È possibile che in questo il poeta sia stato influen- zato dalla pratica, diffusa sin dall’epoca ellenistica, di dare spa- zio e voce ai bambini, personaggi fino a quel momento secondari (Cadau 2015: 30)148. La scelta di affidare a una bam- bina la ricostruzione della scomparsa di Elena permette di in- trodurre una versione innovativa dei fatti (i.e. il “rapimento” di Elena da parte di Paride), smentita in realtà proprio dal modo stesso in cui viene presentata. Il punto di vista straniato e “oni- rico” di Ermione sulla sorte di Elena fa infatti implicitamente intendere che la regina non è stata rapita da Paride.

Per quanto le vicende di Ermione adulta rimangano estranee al componimento, Colluto sembra aver avuto presente l’Andromaca di Euripide e, probabilmente, l’ottava eroide di Ovidio.

147 Prima di Colluto, nei testi che trattano il “ratto” di Elena Ermione non compare

(e.g. Cypria ed. Bernabé 1987: 39), o viene menzionata solo brevemente, come ad esempio Apollodoro (Epit. 3.3), che si limita a dirci che Elena abbandona sua figlia Ermione, di nove anni; o in Ovidio (Her. 16), dove Ermione viene brevemente menzio- nata da Paride per corteggiare Elena: se lei avesse dato dei baci ad Ermione, lui glieli avrebbe sottratti dalle labbra (Her. 16.255–256: oscula si natae dederas, ego protinus illa / Hermiones tenero laetus ab ore tuli).

148 Il lavoro che pose per la prima volta l’attenzione sulla centralità dei bambini nel

mondo ellenistico è quello di Herter 1927, cui si sono rifatti poi molti studiosi. Per una panoramica degli studi sulla complessa problematica dei bambini nel mondo antico si rinvia invece a: http://www.oxfordbibliographies.com/view/document/obo- 9780199791231/obo-9780199791231-0076.xml, risorsa online consultata il 21 gennaio 2019.

181 Capitolo VI

Nel documento Ermione dalla tragedia greca a Rossini (pagine 171-176)