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Il mondo latino

Nel documento Ermione dalla tragedia greca a Rossini (pagine 138-171)

La ricezione di Ermione nel mondo antico

5.2. Il mondo latino

Nel mondo latino le vicende del mito legate a Ermione non compaiono per noi solo attraverso la lente e la ripresa dell’Andromaca di Euripide: al contrario, esse vengono cono- sciute anche da altre fonti, tra cui certamente Omero e Sofocle.

35 L’apostrofe alla dea, peraltro, farebbe così il paio con l’apostrofe da parte del co-

ro a Peleo in chiusura del terzo stasimo (Mirto 2012: 62).

36 Stob. 4.10–20: citazione di Eur. Andr. 764–765; 4.11.1: citazione di Eur. Andr.

184–185; 4.22.7: citazione di Eur. Andr. 85, 94–95, 181–182, 269–273; 4.22.120: cita- zione di Eur. Andr. 1279–1282; 4.22.133: citazione di Eur. Andr. 639–641; 4.23.4 cita- zione di Eur. Andr. 943–953; 4.23.19 citazione di Eur. Andr. 177–180; 4.23.22: citazione di Eur. Andr. 352–354; 4.23.23: citazione di Eur. Andr. 373–374; 4.23.24: ci- tazione di Eur. Andr. 672–677; 4.48.8: citazione di Eur. Andr. 462–463; 4.56.28: cita- zione di Eur. Andr. 1270–1272.

37 TGrF 134 F 1 = Dittenberger Syll.3 1079: τραγωιδιῶν· Θεόδωρος Διονυσίου

Della letteratura a noi giunta, Ermione è la protagonista princi- pale di due opere: l’Hermiona di Pacuvio e l’ottava epistola delle Heroides di Ovidio. Prima di passare all’analisi di questi testi, però, è doveroso soffermarsi brevemente su altri autori che testimoniano una ripresa delle fonti greche precedentemen- te indagate.

5.2.1. Virgilio e Igino

Nel I sec. a.C. le vicende dell’Andromaca di Euripide vengono riprese da Virgilio nell’Eneide: in particolare, nel terzo libro, mostrando uno spaccato della vita a Butroto di Andromaca spo- sa di Eleno (vv. 290–343), il poeta prende chiaramente le mosse dal dramma euripideo38. Raccontando a Enea le sue vicissitudi-

ni dopo la morte di Ettore, Andromaca menziona anche le noz- ze tra Ermione e Neottolemo:

nos patria incensa diversa per aequora vectae 325 stirpis Achilleae fastus iuvenemque superbum

servitio enixae tulimus; qui deinde secutus

Ledaeam Hermionen Lacedaemoniosque hymenaeos me famulo famulamque Heleno transmisit habendam.

ast illum ereptae magno flammatus amore 330 coniugis et scelerum furiis agitatus Orestes

excipit incautum patriasque obtruncat ad aras (Verg. Aen. 3.325–332 ed. Horsfall 2006).

Noi [sc. Andromaca], in fiamme la patria, trasportate lontano sul mare, l’arroganza e la giovanile superbia del figlio di Achille

subimmo, a partorire schiava per lui; che poi, mirando alla nipote di Leda, Ermione, e a nozze spartane, schiava allo schiavo Èleno ci consegnò in possesso. Ma Oreste, infiammato da un grande amore per la sposa rapita e dominato dalle Furie dei delitti,

lo coglie alla sprovvista e lo massacra sugli altari paterni (trad. adatta- ta da Ramous 1998; Scarcia 2002).

38 L’Andromaca è per Virgilio «an invaluable source for the tone and detail of the

tragic sequence by which the widow Andromache reaches Epirus», nonché per certi dettagli come la mancanza del nome del figlio avuto da Andromaca e Neottolemo (Hor- sfall 2006: 235).

V. La ricezione di Ermione del mondo antico 145 Virgilio apporta delle modifiche notevoli al racconto dell’Andromaca di Euripide: dopo averla inizialmente fatta sua schiava, Neottolemo abbandona Andromaca — dandola a Ele- no, suo futuro successore al trono (vv. 333–334) — nel momen- to in cui decide di sposare Ermione. Il conflitto tra le due donne, motore dell’azione del dramma euripideo, è quindi completamente rimosso. Il poeta latino mantiene invece un elemento chiave già presente in Sofocle ed Euripide: la promes- sa/unione in matrimonio di Oreste con Ermione39, avvenuta precedentemente alle nozze con Neottolemo. Virgilio si confi- gura come il primo testimone a noi noto di una tradizione del mito diversa da quella attestata nei tragici40, che presenta alcune

varianti significative: Ermione non è consegnata a Neottolemo da Menelao, bensì da lui strappata a Oreste con la forza. Inoltre, Oreste — ancora dominato dalle Erinni — decide di vendicare il sopruso subito e uccidere personalmente il figlio di Achille41.

Successivamente a Virgilio, le vicende di Neottolemo, Ore- ste ed Ermione vengono trattate da Igino nelle sue Fabulae: su questo autore e sulla composizione e datazione della sua opera sappiamo ben poco (Smith, Trzaskoma 2007: XLII –XLIII; Flet- cher 2013: 137). Si può però affermare che Igino42 era un mito-

grafo che redasse le Genealogiae43, un manuale di mitografia

39 Horsfall (2006: 260) specifica che il termine coniunx può riferirsi, più che a un

matrimonio, a un fidanzamento o a una mera aspettativa, rinviando al proprio commen- to a Verg. Aen. 7.189, ove cita questa definizione di Servio: ‘coniunx’ vero non quae erat sed quae esse cupiebat.

40 La stessa tradizione sarà presente in Apollodoro e altre fonti successive: cfr. su-

pra pp. 50–54; infra Cap. 6.2. Sull’eventualità che Oreste fosse l’assassino di Neotto- lemo anche nell’Andromaca di Euripide cfr. Battezzato, Mariani c.d.s.

41 Circa l’interpretazione del sintagma ad patrias aras (v. 332) e la possibilità di

identificare anche in Virgilio Delfi come luogo della morte di Neottolemo si rinvia alla discussione presente in Horsfall 2006: 262–263.

42 Micyllus, autore nel 1535 dell’editio princeps di Igino, ritenne di poter identifi-

care l’autore delle Fabulae con Caio Giulio Igino, liberto di Augusto e scrittore di vari tipi di testi. Tuttavia, l’identificazione, basata su argomenti «slender, not say frivolous» (Cameron 2004: 11, n. 36) è ormai concordemente esclusa dalla critica, che ha posto quale terminus ante quem delle Fabulae il tardo II sec. d.C. (Smith, Trzaskoma 2007: xliii).

43 Se il titolo originario descriveva accuratamente il contenuto dell’opera, si può

immaginare che il lavoro di Igino fosse organizzato secondo i criteri delle opere di mi- tografi greci quali Ferecide o Ellanico (Smith, Trzaskoma 2007: XLIX).

basato principalmente su fonti greche44. Il testo, successivamen- te sottoposto ad abbreviazioni e modifiche45, assunse poi il tito- lo di Fabulae, probabilmente in età moderna (Smith, Trzaskoma 2007: XLIV).

La fabula numero 123 della raccolta è dedicata a Neottolemo: Neoptolemus […] postquam audivit, Hermionem sponsam suam Ore- sti esse datam in coniugium, Lacedaemonem venit et a Menelao spon- sam suam petit. cui ille fidam suam infirmare noluit Hermionenque ab Oreste abduxit et Neoptolemo dedit. Orestes iniuria accepta Neopto- lemum Delphis sacrificantem occidit et Hermionen recuperavit; cuius ossa per fines Ambraciae sparsa sunt, quae est in Epiri regionibus (Hyg. 123 ed. Marshall 1993).

Dopo che Neottolemo venne a sapere che Ermione sua promessa spo- sa era stata data in sposa a Oreste, giunse a Sparta e chiese a Menelao la sua promessa sposa. Menelao non volle venir meno alla sua pro- messa e strappò Ermione a Oreste e la diede a Neottolemo. Oreste, a causa dell’offesa ricevuta, uccise Neottolemo a Delfi e recuperò Er- mione: le ossa di Neottolemo furono sparse per il territorio dell’Ambracia, che è nella regione dell’Epiro.

Come si è già visto in precedenza46, la prima parte del rac- conto di Igino sembra dipendere dalla stessa fonte del passo de- gli scoli all’Odissea in cui veniva riportato il riassunto dell’Ermione di Sofocle. Nel suo racconto, infatti, le nozze tra Ermione e Oreste ebbero luogo prima che Ermione fosse data in sposa a Neottolemo. Tuttavia, Menelao non volle poi tradire la promessa fatta a Neottolemo e, togliendola a Oreste, diede in sposa Ermione al figlio di Achille47.

44 L’importanza dell’apporto della “romanità” nell’opera di Igino è stata di recente

sottolineata nel contributo di Fletcher 2013.

45 Le Fabulae furono continuamente riviste e aggiornate per preservare e trasmet-

tere i miti greci in una forma facilmente accessibile: dal momento che «the collection as we have it is the result of so many modifications, we are better off speaking about au- thors rather than a single author, and dates instead of a single date» (Smith, Trzaskoma 2007: XLII).

46 Cfr. supra p. 33, n. 12.

47 Chong–Gossard (2015: 146) nota che dal testo di Igino si evince che Ermione era

stata prima promessa in sposa da Menelao a Neottolemo, poi data in sposa a Oreste. Tuttavia, nel testo di Igino non è specificato se, prima che Menelao promettesse in spo-

V. La ricezione di Ermione del mondo antico 147 È altresì vero che la tradizione della doppia promessa era presente anche nell’Andromaca di Euripide, così come la morte di Neottolemo a Delfi. Si noti poi che Igino si dimostra a cono- scenza anche della tradizione — la stessa presente in Virgilio48 — secondo cui Oreste era l’assassino diretto di Neottolemo. È possibile che il testo di Igino si rifacesse direttamente a Virgi- lio, o forse a una fonte comune49. Il dettaglio finale delle ossa

sparse per fines Ambraciae è una novità di Igino che non sem- bra comparire altrove50.

5.2.2. L’Hermiona di Pacuvio

Nel panorama della tragedia arcaica latina spiccano alcuni drammi in cui Ermione era — più o meno sicuramente — uno dei personaggi: l’Hermiona di Livio Andronico, l’Andromacha

aechmalotis di Ennio, l’Andromacha di Nevio, e l’Hermiona di

Pacuvio. Tuttavia, tutte queste opere ci sono giunte in stato frammentario: se delle tragedie di Livio, Ennio e Nevio ci re- stano pochissimi versi di difficile — se non impossibile —

sa Ermione a Neottolemo, non l’avesse già promessa in sposa a Oreste (tant’è vero che il matrimonio ebbe luogo).

48 E ancor prima, con ogni probabilità, Euripide: cfr. Battezzato, Mariani c.d.s. 49 Secondo Fletcher — ed altri autori da lui citati (Fletcher 2013: 157) — Igino uti-

lizzava fra le sue fonti latine il testo virgiliano. Secondo Smith e Trzaskoma, invece, più che a Virgilio, Igino attinse al commentario di Servio del IV sec. d.C., come dimostrato dal piccolo gruppo di fabulae 258–261, evidentemente tratto direttamente dai primi due libri di questo commentario (Smith, Trzaskoma 2007: xlviii).

50 La tradizione dell’omicidio di Neottolemo da parte di Oreste viene testimoniata

anche da Velleio Patercolo all’inizio del primo libro della sua Historia Romana (29–30 d.C.) (1.1.3 ed. Watt 1998). Velleio (1.1.4) afferma poi che, dopo la morte di Oreste, regnarono per tre anni i suoi figli Pentilo e Tisameno: sembra quindi che l’autore latino fosse a conoscenza della stessa versione del mito che doveva essere presente nell’Ermione di Sofocle, secondo cui Oreste ed Ermione ebbero un figlio di nome Ti- sameno.

Al contrario, nel II sec. d.C., nella sua epitome alle Historiae Philippicae di Pom- peo Trogo, lo storico Marco Giuniano Giustino, illustrando le vicende del regno di Epi- ro, cita brevemente anche la morte di Neottolemo, che «morì fra gli altari del dio per le trame di Oreste, figlio di Agamennone» (17.3.7 ed. Seel 1985: brevique post tempore Delphis insidiis Orestae, filii Agamemnonis, inter altaria dei interiit). Si noti quindi che in Giustino non viene affermato esplicitamente che Oreste fosse l’assassino diretto di Neottolemo.

contestualizzazione51, siamo invece in grado di conoscere qual- cosa in più circa l’Hermiona di Pacuvio52. Dai 24 (o 25) fram- menti del dramma che ci sono giunti non è possibile stabilire con chiarezza se e in quale maniera Pacuvio si rifece all’omonima tragedia di Sofocle (Schierl 2006: 286). Nondime- no, è opinione invalsa nella critica, a partire da Welcker e Rib- beck, che l’Hermiona avesse come modello il dramma sofocleo53: un possibile punto di contatto tra le due opere ri-

guarda la promessa di matrimonio fatta probabilmente da Tin- dareo54.

Il luogo di ambientazione del dramma è incerto: in passato, editori e critici dell’opera — e.g. Ribbeck (1875: 261) — so- stennero che l’azione si svolgesse indubbiamente a Delfi55. Tut- tavia, nei frammenti a noi giunti non ci sono informazioni tali da poter garantire che fosse questo il luogo di ambientazione della tragedia. Alcuni ritengono infatti che il dramma si svol- gesse a Phthia (Mette 1964: 87; Sommerstein 2006: 22), mentre altri ancora preferiscono lasciare aperto il problema (Schierl 2006: 288)56. In particolare, Sommerstein (2006: 22–23) offre

tre possibili argomentazioni a favore dell’ambientazione a Phthia: riprendendo Mette (1964: 86), afferma che è improbabi- le che Ermione — che nella tragedia pacuviana doveva presu-

51 Dell’Hermiona di Livio Andronico ci è giunto un solo frammento (F 15 ed.

Schauer 2012: obsecro te, Anciale, matri ne quid tuae advorsus fuas); anche dell’Andromacha di Nevio abbiamo un frammento (F 1 ed. Schauer 2012: quod tu, mi gnate, quaeso ut in pectus tuum / demittas tamquam in fiscinam vindemitor); dell’Andromacha aechmalotis di Ennio abbiamo dieci frammenti (F 23–33 ed. Manu- wald 2012), ma la trama rimane di difficile ricostruzione.

52 La datazione del dramma è incerta (Manuwald 2003: 143; Schierl 2006: 289).

Nondimeno, dal momento che Pacuvio visse a cavallo tra il III e il II sec. a.C., è possibi- le che la sua Hermiona fosse contemporanea all’omonimo dramma greco di Teodoro (cfr. supra p. 143).

53 L’ipotesi è stata variamente sostenuta da Welcker 1839: 224 ss.; Ribbeck 1875:

261; Palmer 1898: 351; Warmington 1936: 225; Mariotti 1960: 34; D’Anna 1967: 98– 99; La Penna 1979: 173, n. 3; Currie 1981: 2716; Lotito 1984: 30; Sutton 1984: 58; Pe- taccia 2000: 89; Manuwald 2003: 47, n. 7.

54 Si veda sotto la discussione dei fr. 126 e 128 Schierl (pp. 151–152).

55 Per Delfi opta anche — senza fornire alcuna spiegazione in proposito — Sutton

(1984: 58).

56 Schierl (2006: 288) mostra che sembra invece senz’altro da escludere

V. La ricezione di Ermione del mondo antico 149 mibilmente rivestire un ruolo chiave — avesse accompagnato Neottolemo a Delfi. Di questa “improbabilità”, però, Sommer- stein non fornisce ragioni: al contrario, egli stesso ricorda che nello Ione di Euripide Xuto viene accompagnato dalla moglie Creusa a consultare l’oracolo.

Un altro argomento fornito da Sommerstein è costituito da due frammenti dell’Hermiona che fanno riferimento all’ospitalità (fr. 135 Schierl: ibo atque edicam frequentes ut

eant gratatum hospiti: «andrò e proclamerò che vadano nume-

rosi a congratularsi con l’ospite»; fr. 136 Schierl: concorditatem

hospitio adiunctam perpetem / probitate conservetis: «conser-

vate con onestà una concordia costante unita all’ospitalità»), che farebbero dedurre che l’azione dovesse essere ambientata nella patria di uno o più personaggi e che altri fossero i loro ospiti. Nondimeno, in totale assenza del loro contesto origina- rio, il contenuto dei frammenti si presta a molteplici interpreta- zioni (secondo il Ribbeck, ad esempio, il fr. 136 Schierl farebbe invece riferimento a un patto di amicizia tra Delfi e Argo) e non implica necessariamente questa deduzione.

Infine, Sommerstein avanza in favore dell’ambientazione del dramma a Phthia anche un terzo argomento, più plausibile rispetto agli altri: il fr. 134 Schierl (currum liquit, clamide con-

torta astu clupeat bracchium: «lascia il cocchio, e avvolta la

clamide difende astutamente il braccio con lo scudo») farebbe presupporre che Neottolemo sia stato assalito in luogo aperto, introducendo una grande differenza con l’usuale luogo del de- litto, cioè il santuario di Delfi (presupposizione, peraltro, messa in dubbio da altri: Schierl 2006: 287)57. Peraltro, Sommerstein specifica anche che il frammento non esclude la possibilità che l’assalto contro Neottolemo avesse luogo nel suo viaggio di ri- torno da Delfi (Sommerstein 2006: 23). Lo stile narrativo del

57 Del tutto fantasiosa è la ricostruzione di Ribbeck, che ritiene che il dramma sia

ambientato a Delfi e, per evitare contraddizioni con il contenuto di questo frammento, propone di emendare currum in cursum e spiega che il frammento implicherebbe che Neottolemo fu attaccato da una grande schiera e provò a fuggire, ma, inseguito proba- bilmente con delle sassate, decise di fermarsi a combattere e difendersi e fu poi ucciso dentro il santuario presso l’altare di Apollo (Ribbeck 1875: 267–268).

frammento fa sembrare molto probabile che fosse pronunciato da un messaggero che stava raccontando l’assalto subito da Neottolemo: se l’assalto era quindi avvenuto sulla via del ritor- no da Delfi, è plausibile che ora il messaggero raccontasse a Phthia l’accaduto58. Al contrario, se Delfi fosse il luogo di am- bientazione del dramma, non avrebbe molto senso ipotizzare che il messaggero tornasse indietro e lo raccontasse ora proprio a Delfi59. Inoltre, dal momento che Ermione doveva rivestire un

ruolo importante nel dramma, è difficile pensare che ella si tro- vasse inizialmente a Delfi con Neottolemo e che in un secondo momento l’eroe partisse per un viaggio senza di lei. Questo tipo di problemi scomparirebbe se la tragedia fosse stata ambientata a Phthia: Ermione sarebbe rimasta nel palazzo reale, mentre Neottolemo sarebbe andato a Delfi e nel viaggio (di andata o di ritorno) sarebbe stato ucciso — Pacuvio avrebbe dipinto in que- sto caso una versione meno negativa per Oreste, che non si sa- rebbe macchiato dell’empietà di uccidere qualcuno nel tempio —, e un messaggero sarebbe tornato a Phthia per narrare a Er- mione l’accaduto.

In sintesi, è probabile, ma non certo, che Phthia fosse il luo- go di ambientazione del dramma.

Per quanto riguarda la trama della tragedia, invece, i fram- menti dell’Hermiona rispecchiano l’esistenza del triangolo amoroso tra Neottolemo, Oreste ed Ermione. Inoltre, similmen- te all’Ermione di Sofocle, sembra che anche nel dramma di Pa- cuvio il personaggio di Andromaca fosse assente. Le informazioni salienti sulla trama dell’Hermiona deducibili dai versi che ci sono giunti riguardano: la possibile esistenza di un

58 Viceversa, se si pensa che l’assalto avvenisse durante il viaggio di andata di

Neottolemo verso Delfi, si comprende ancora meno perché il messaggero sarebbe dovu- to andare a raccontare a Delfi l’accaduto, e non tornare nel punto di partenza di Neotto- lemo.

59 Come nel caso delle Eumenidi, bisognerebbe forse ipotizzare che il dramma

avesse una doppia ambientazione, a Delfi e a Phthia: tuttavia, considerati i possibili modelli greci a noi noti — l’Ermione di Sofocle e l’Andromaca di Euripide — l’ipotesi sembra assai improbabile.

V. La ricezione di Ermione del mondo antico 151 confronto diretto tra Neottolemo e Oreste in lotta per Ermione60; la presenza di Menelao tra i personaggi; un riferimento a Tinda- reo; la presenza di Ermione, addolorata per il suo destino e le lotte sorte a causa sua (Schierl 2006: 284–285).

L’unico elemento certo di somiglianza tra l’Ermione di Pa- cuvio e quella di Sofocle è il riferimento a Tindareo, che viene menzionato esplicitamente nel fr. 128 Schierl:

Tyndareo fieri contumeliam

cuius a te veretur maxume (Pac. Herm. fr. 128 Schierl). commettere un’ingiuria contro Tindareo,

che da te è così tanto rispettato.

Dal frammento non si può dedurre molto di più del fatto che Tindareo fosse in un qualche modo un personaggio attivo e au- torevole: per quanto siano state avanzate delle ipotesi61, in as-

senza di un contesto di riferimento sembra difficile poter stabilire da chi e in quale circostanza fossero pronunciate queste parole.

Sempre a proposito della doppia unione di Ermione con Oreste e Neottolemo, è invece interessante notare che, come in Sofocle62, anche in Pacuvio pare che Ermione fosse stata effet-

tivamente sposata con Oreste — e non a lui semplicemente promessa — prima di essere promessa in sposa a Neottolemo. Nel fr. 126 Schierl, infatti, si legge che:

prius data est quam tibi dari dicta aut quam reditum est Pergamo63

(Pac. Herm. fr. 126 Schierl).

60 Cfr. il fr. 125 Schierl (quod ego in acie crebro obiectans vitam bellando aptus

sum: «cosa che io ho conseguito in guerra, esponendo spesso la vita nel combattere») e l’analisi di Lotito 1984.

61 È possibile che il frammento fosse pronunciato da Oreste (D’Anna 1967: 210) o

da Ermione (Pestelli 2007: 18). Secondo la Schierl (2006: 298) il frammento potrebbe essere stato in bocca a Oreste o Ermione rivolti contro Neottolemo, o da Ermione rivol- ta a Menelao.

62Cfr. supra Cap. 1.2.

63 Nonio (432 L = 280, 22 M) cita questo verso come esempio di caso in cui il ver-

fu data [in sposa] prima che a te fosse promessa come moglie e si tor- nasse da Pergamo.

Si osservi che l’enunciato non fa riferimento a una prece- dente promessa in matrimonio, bensì a un matrimonio effettivo avvenuto prima della promessa di matrimonio fatta a Troia (Schierl 2006: 284, 296)64. Al contrario, questo frammento non è utile per stabilire da chi fosse stata voluta questa precedente unione: dare in sposa Ermione a Oreste prima di prometterla a Neottolemo avrebbe potuto essere stato compiuto tanto da Tin- dareo quanto da Menelao prima della guerra di Troia (come nell’Andromaca di Euripide, vv. 966–970). Tuttavia, a far pro- pendere per l’ipotesi che anche in Pacuvio fosse Tindareo ad aver stabilito le nozze tra Ermione e Oreste è la combinazione del frammento 126 con il già citato frammento 128 (…Tyndareo fieri contumeliam / cuius a te veretur maxume), da cui si può dedurre un ruolo attivo di Tindareo nella vicenda. Considerando quindi anche la presenza delle nozze volute da Tindareo nell’Ermione di Sofocle, si può ipotizzare ragione- volmente che anche in Pacuvio la questione fosse presentata in modo analogo (Schierl 2006: 284).

La tragedia pacuviana doveva contenere anche la descrizio- ne della morte di Neottolemo, ma dai frammenti rimasti si può comprendere poco circa il suo svolgimento e l’eventuale ruolo in essa giocato da Oreste. In ogni caso, a partire da alcuni ele- menti quali il probabile omicidio di Neottolemo all’esterno del santuario di Delfi (fr. 134 Schierl) e i riferimenti a un patto di ospitalità (fr. 135–136 Schierl), sembra si possa pensare che, per quanto debitore dei tragici greci, Pacuvio avesse rielaborato in modo nuovo e originale la materia mitica trattata65.

Poste queste necessarie premesse circa la ricostruzione dello svolgimento della vicenda, resta da comprendere come fosse caratterizzata l’Ermione di Pacuvio: considerato il titolo della

64 Sommerstein (2006: 22) si riferisce invece al frammento come testimone

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