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4 Tecnica e Rete alla luce del modello

4.1.1 Esonero, identit` a e riconoscimento

4.1.1 Esonero, identit`a e riconoscimento

Se l’identit`a personale `e il frutto di una negoziazione attraverso il dialogo con l’altro, ci si pu`o domandare quali siano le condizioni che nell’et`a della tecnica garantiscono il riconoscimento di un ruolo ma anche quello della persona. Secondo Galimberti (Galimberti, 1999), nell’et`a della tecnica, ha preso il sopravvento una forma di comu-nicazione che non presuppone aspettative intersoggettive e nemmeno interazioni tra soggetti: si tratta invece di una sorta di comunicazione “monologica”, non dialogica. Nell’et`a pre-tecnologica, identit`a e riconoscimento sono riconosciuti come con-cetti “naturali” al punto da non sentire la necessit`a di darne una spiegazione precisa. Secondo Hegel nell’uomo `e residente il bisogno di essere riconosciuto dagli altri al punto che nessun individuo potrebbe acquisire una sua autocoscienza (consapevo-lezza di essere-se-stesso) se non venisse riconosciuto dagli altri (Hegel, 1963); sin dagli esordi, l’uomo `e un animale sociale e tende ad identificare la consapevolezza dell’identit`a con il riconoscimento (Anerkanntsein).

In Platone, il bisogno di riconoscimento `e un’invariante di tutta la visione an-tropologica occidentale; nella Repubblica, infatti, Platone descrive l’anima come composta da tre parti fondamentali: la parte razionale nella testa, la parte appeti-tiva nelle viscere e la parte irascibile o animosa nel cuore (Platone, 1984b), al punto che il comportamento umano `e risolto nei termini di una interazione tra la parte appetitiva e quella razionale. Gli uomini cercano negli altri il riconoscimento del proprio valore, delle proprie idee e dei propri principi e questa propensione nasce dal thym´os, l’innato senso di giustizia che, qualora venga leso, attiva la parte ira-scibile e animosa dell’uomo. L’animosit`a dell’uomo esprime quindi quel bisogno di riconoscimento che Hegel individua come il tratto specifico dell’uomo.

Nietzsche vede nella democrazia liberale l’ambiente in cui ciascun individuo viene riconosciuto allo stesso modo davanti alla legge (Nietzsche, 1973a) e nelle aspirazioni socialiste il contesto entro il quale il bisogno di riconoscimento viene ad annullarsi nel principio di uguaglianza.

L’ideale cristiano, generato dalle lotte dei deboli che al bisogno di riconoscimento hanno sostituito la lotta per la sopravvivenza, ha generato la democrazia liberale per via giuridica, mentre per via economica, la democrazia socialista. Queste due forme laicizzate dell’ideale cristiano hanno in comune una forma esasperata di isotimia che annulla quell’istinto dell’uomo nei confronti del proprio riconoscimento da parte degli altri. Il fattore che `e venuto quindi a mancare `e proprio il thym´os di origine platonica, ossia la lotta animosa per il proprio riconoscimento che genera “uomini senza orgoglio” animati soltanto da razionalit`a e concupiscenza. A tal proposito Nietzsche scrive:

«Ecco io vi mostro l’ultimo uomo. “Che cos’`e amore? E creazione? E anelito? E stella?” – cos`ı domanda l’ultimo uomo, e strizza l’occhio. La terra allora sar`a diventata piccola e su di essa salteller`a l’ultimo uomo,

4.1. Apparato della tecnica ed esonero 4.1.1. Esonero, identit`a e riconoscimento

quegli che tutto rimpicciolisce. La sua genia `e indistruttibile, come la pulce di terra. L’ultimo uomo campa pi`u a lungo di tutti. “Noi abbia-mo inventato la felicit`a” – dicono gli ultimi uomini e strizzano l’occhio. Essi hanno lasciato le contrade dove la vita era dura: perch´e ci vuole calore. Si ama anche il vicino e a lui ci si strofina: perch´e ci vuole ca-lore. Ammalarsi e essere diffidenti `e ai loro occhi una colpa: guardiamo dove si mettono i piedi. Folle chi ancora inciampa nelle pietre e negli uomini! Un po’ di veleno ogni tanto: ci`o rende gradevoli i sogni. E molto veleno alla fine per morire gradevolmente. Si continua a lavorare perch´e il lavoro intrattiene. Ma ci si d`a cura che il trattenimento non sia troppo impegnativo. Non si diventa pi`u n´e ricchi n´e poveri: ambedue le cose sono troppo fastidiose. Chi vuole ancora governare? Chi Obbedire? Ambedue le cose sono troppo fastidiose. Nessun pastore e un solo gregge! Tutti vogliono le stesse cose, tutti sono uguali: chi sente diversamente va da s´e al manicomio.

“Una volta erano tutti matti” – dicono i pi`u raffinati, e strizzano l’occhio. Oggi si `e intelligenti e si sa per filo e per segno come sono andate le cose: cos`ı la materia di scherno `e senza fine. Si, ci si bisticcia ancora, ma si fa pace al pi`u presto – per non guastarsi lo stomaco. Una vogliuzza per il giorno e una vogliuzza per la notte: salva restando la salute.

“Noi abbiamo inventato la felicit`a” – dicono gli uomini, e strizzano l’occhio» (Nietzsche, 1973a, pp. 11-12).

Se dunque nell’et`a della tecnica il problema del riconoscimento viene spostato dal rapporto personale “servo-padrone” a quello impersonale derivante dall’assunzione di un ruolo all’interno di un apparato, allora ne conseguono un potenziamento della libert`a di ruolo e, nello stesso tempo, la percezione della scarsa significativit`a della libert`a personale. Di conseguenza, l’identit`a assume contorni incerti e l’identifica-zione del soggetto con il ruolo assegnatogli dall’apparato induce a una vera e propria con-fusione in esso. Tutto ci`o accade perch´e il riconoscimento non giunge all’indivi-duo da un altro indiviall’indivi-duo, ma viene garantito a tutti gli individui allo stesso modo da parte di quel pervasivo “altro” costituito dall’apparato tecnico. Ci si pu`o allora domandare come l’individuo possa recuperare la propria identit`a in un contesto di questo tipo: l’unica possibilit`a di riconoscimento sta nella negazione di tutte le diffe-renze tra il proprio Io e l’apparato tecnico. I questo modo l’individuo, immergendosi completamente nel flusso collettivo e omologante predisposto dall’apparato, recupe-ra le forme di riconoscimento attrecupe-raverso la negazione funzionale delle differenze; per

Riconoscimento come negazione funzionale delle differenze

contro, il sistema comunicativo e di rappresentazioni che gli viene offerto garantisce il massimo grado di specializzazione e personalizzazione che consente all’individuo di sostenere la simulazione delle differenze del proprio s´e rispetto agli altri.

4.1.1. Esonero, identit`a e riconoscimento 4.1. Apparato della tecnica ed esonero

Anche questo fenomeno pu`o essere descritto in termini di esonero in quanto l’in-dividuo trova nell’apparato tecnico la premessa e la conclusione del proprio s´e. La premessa consiste nella sua omologazione di ruolo che gli consente il riconoscimento, mentre la conclusione `e costituita dalla permanenza simulata della propria peculia-rit`a. In tal senso, la Rete, intesa come spazio abitato dalla comunicazione e dal complesso delle procedure discorsive degli individui, rappresenta perfettamente l’e-sito dell’analisi precedente: da un lato permette l’accesso attraverso l’omologazione garantita dalla declinazione tecnica dell’individuo come dimensione totalizzante e necessaria al suo riconoscimento, dall’altro lato dispone gli strumenti affinch´e gli in-dividui possano perpetuare l’illusione della loro peculiarit`a come dimensione esterna allo spazio omologato della comunicazione e della rappresentazione digitale.

A tal proposito Freud parla di “sentimento oceanico”: l’individuo immerso nel-l’apparato tecnica desidera l’annientamento di s´e per avere accesso ad un margine di identit`a riconosciuta e per questo motivo «torna a sperimentare entrambi gli op-posti di quell’esperienza arcaica di unione con il tutto» (Galimberti, 1999, p. 595) che Freud chiama “sentimento oceanico” (Freud, 1960) riconducibile al sentimento di onnipotenza tipico dell’et`a infantile che la tecnica garantisce a tutti coloro i quali vi si identificano, nel tentativo di compensare la percezione di impotenza provenien-te dagli incerti contorni della propria identit`a. Questo tipo di analisi rappresenta la premessa ideale per l’analisi e la giustificazione di alcuni tratti tipici della

co-municazione digitale diffusa in Rete, con particolare riferimento a quella sorta di La Rete come “letteratura del s´e”

“letteratura del s´e” che la Rete riporta diuturnamente; l’individuo ridotto ad uno stato di latenza per effetto dei meccanismi di esonero connessi con l’esposizione all’apparato tecnico ed ai suoi dispositivi, pu`o fare esperienza simbolica di un s´e perfettamente simulato nella sua complessit`a. Non esiste un criterio di autenticit`a o di inautenticit`a, ma solamente un criterio funzionale di fattibilit`a: ci`o che inte-ressa non `e la rappresentazione autentica di un contenuto connesso intimamente al proprio s´e, ma soltanto la possibilit`a di rappresentazione senza limiti di codice o di struttura. Ci`o che appare come imprescindibile non `e l’autenticit`a del contenuto narrato, ma l’apparato narrativo che deve potersi declinare in qualsiasi forma senza alcun limite. Se esiste ancora un riconoscimento, questo proviene dal proprio s´e autentico, ossia immune da quell’emersione del falso, funzionale alla percezione del sentimento oceanico e all’apparato stesso che regala l’effetto di onnipotenza; questo sentimento di condivisione collettiva delle letterature del s´e, tuttavia, manifesta la sua forma simulata nel momento stesso in cui rivela la propria natura simbolica, ossia nel momento stesso in cui `e espresso attraverso le forme simboliche del linguaggio.

4.1. Apparato della tecnica ed esonero 4.1.2 La logica di formazione della tecnica

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