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Turbolenze dovute a diverse congiunture internazionali che hanno scosso l’economia europea: la crisi della Grecia, lo scandalo Volkswagen e il crollo della borsa cinese.
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CONCLUSIONI
Se dovessimo racchiudere in una frase quali siano gli effetti dell’implementazione del QE individuati nel corso del lavoro svolto sin’ora, po- tremmo dire che l’attuazione del programma di Quantitative Easing porta degli effetti positivi sui mercati azionari, la cui reazione, rilevata in tutti e quattro i casi analizzati, tende ad essere positiva sia nel breve che nel lungo periodo.
Abbiamo visto come l’effetto comune più rilevante che possiamo ritrovare all’interno delle quattro esperienze considerate è il comportamento dei mercati azionari in prossimità degli annunci delle autorità monetarie. Si tratta di movi- menti degli indici di borsa che vanno ad anticipare le decisioni delle banche cen- trali, cominciando ben prima i loro trend crescenti o decrescenti, a seconda della tipologia di annuncio che si aspettano; a volte si tratta di vere e proprie scom- messe effettuate dagli investitori (come nel caso dell’Eurozona prima dell’effettivo annuncio del lancio del QE). Naturalmente questa reazione ha enti- tà e forza differente a seconda del paese considerato, ma comunque può essere riscontrata almeno una volta in tutti e quattro i casi.
L’esperienza britannica è quella in cui tale aspetto viene riscontrato con minor forza e frequenza rispetto alle altre, visto che lo ritroviamo solo prima del lancio del programma avvenuto nel Gennaio 2009. Nel mese di Dicembre 2008 l’indice FTSE100 inizia un trend al rialzo in seguito alle dichiarazioni del Monetary Po- licy Committee, nelle quali si richiamava alla possibilità di utilizzare nuove mi- sure per contrastare la crisi e tali voci vennero interpretate dal mercato come la possibilità di veder partire un programma di acquisto di titoli, viste anche le deci- sioni prese dalla Fed e dalla BoJ proprio in quel periodo.
In Giappone, invece dobbiamo spostarci al 2012 per ritrovare tale comportamen- to del mercato, evidenziatosi in particolare a partire da Novembre 2012. In que- sto caso, la spinta al mercato arriva non direttamente dalla Bank of Japan, ma dal futuro primo ministro del governo Shinzo Abe, il quale aveva basato la sua cam- pagna elettorale nell’autunno del 2012, proprio sulla lotta alla recessione tramite
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l’attuazione di politiche monetarie più aggressive. Da qui al successivo lancio del QE3 giapponese passano cinque mesi, in cui l’indice Nikkei 225, anticipando di gran lunga l’inizio degli acquisti della Banca Centrale, guadagna il 41% e conti- nuerà a farlo dal 4 Aprile in poi, in seguito all’inizio del programma.
I casi americano ed europeo sono quelli in cui meglio possiamo osservare l’anticipo dei mercati rispetto alle decisioni di politica monetaria.
Nell’esperienza dell’Eurozona, essendo la più giovane delle quattro, riscontriamo tale comportamento in tutto il periodo che ha preceduto l’annuncio della BCE ri- guardo il QE. Nel periodo che va da Agosto a Dicembre 2014 e poi sino al mo- mento del lancio del programma di acquisti, l’indice Eurostoxx 50 si caratterizza per un andamento altalenante, sulla base dei diversi annunci effettuati dalla Ban- ca Centrale Europea durante tale arco di tempo:
22/8/2014 – Draghi parla al simposio annuale della Banche Centrali negli Stati Uniti della possibilità di utilizzare strumenti non convenzionali: l’Eurostoxx 50 guadagna in un mese il 5,64%;
22/9/2014 – meeting BCE, Draghi non annuncia il QE ma un piano di ac- quisti riguardante solo titoli ABS e covered bond : l’Eurostoxx 50 perde fino al successivo incontro del Consiglio Direttivo il 5,09%;
6/11/2014 – meeting BCE, Draghi annuncia la volontà di aumentare il bi- lancio BCE di circa il 50% e ricorrere a politiche non convenzionali qua- lora necessario: l’Eurostoxx 50 registra in meno di un mese +4,7%;
4/12/2014 – meeting BCE, Draghi ancora una volta non annuncia il QE ma comunica che la maggioranza riguardo l’attuazione di politiche non convenzionali era stata già raggiunta e sarebbero state attuate nei succes- sivi mesi in caso di peggioramenti dell’inflazione: l’Eurostoxx 50 perde l’8,9% sino al 15 Dicembre per poi cominciare a crescere sino all’annuncio del 22 Gennaio.
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Da metà Dicembre all’effettiva partenza degli acquisti avvenuta il 9 Marzo 2015, l’indice ha guadagnato il 21,03%, scontando gran parte del suo trend rialzista già prima dell’inizio del programma.
Passando all’esperienza americana, ritroviamo il comportamento dei mercati ad anticipare l’effettiva partenza delle manovre monetarie, in corrispondenza del lancio di ognuno dei singoli programmi di cui si compone, in particolare prima dell’espansione del QE1 e del lancio dei programmi di QE2 e QE3:
28/1/2009 – il FOMC annuncia una possibile espansione del programma d’acquisti: l’indice S&P500 prima continua a decrescere fino a toccare il minimo il 9 Marzo 2009, ma da qui al giorno dell’effettiva espansione del programma (18/3/2009) guadagna il 17,42%;
27/8/2010 – Bernanke annuncia al simposio annuale delle Banche Centrali nel Wyoming la possibilità di un secondo programma d’acquisti: lo S&P 500 guadagna in due mesi (sino all’annuncio del QE2) il 12,53%;
31/8/2012 – Bernanke parla durante il simposio annuale delle Banche Centrali nel Wyoming di un possibile QE3: lo S&P500 guadagna in due settimane il 3,8%.
La differenza nelle reazioni dei mercati dei diversi paesi sta soprattutto nelle mo- dalità di comunicazione delle politiche monetarie da parte delle varie Banche Centrali: negli Stati Uniti e in Europa nella maggior parte dei casi, sono stati i ri- spettivi presidenti delle Banche Centrali ad esporsi in prima persona, con forza, e ad annunciare intenzioni e decisioni delle autorità monetarie, con la conseguen- te risposta da parte dei mercati azionari; per quanto riguarda la BOJ tale forza può essere riscontrata solo in prossimità del lancio del QE3, mentre nel Regno Unito è difficile ritrovare questa caratteristica, almeno per quanto riguarda gli annunci relativi al Quantitative Easing.
Parallelamente a questo comportamento degli indici di borsa, l’unico possibile effetto “indesiderato” che potremmo evidenziare, consiste nell’introduzione di
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eccessiva volatilità all’interno dei mercati, i quali possono diventare fin troppo dipendenti dalle diverse notizie provenienti dagli organi di politica monetaria. Se invece spostiamo il nostro punto di vista dal breve al lungo periodo, possiamo notare comportamenti del tutto diversi tra i quattro mercati azionari dei paesi considerati. Il Giappone, che per primo aveva attuato un programma di QE a par- tire dal 2001, ha presentato un netto miglioramento nell’andamento dei mercati solo con il lancio del QE3; in precedenza, solo in seguito alla chiusura del QE1, l’indice Nikkei era riuscito a mantenersi su buoni livelli (attorno alla quotazione di 18 mila punti)37, anche se per un breve periodo, a causa dell’avvento della crisi del 2008.
Nel Regno Unito, l’indice FTSE100 ha fatto registrare subito un netto incremen- to nei primi anni di attuazione del QE (2009-2012) e, soprattutto, in prossimità degli interventi di modifica del programma delle autorità, per poi stabilizzarsi col passare del tempo, mantenendo una crescita più lenta rispetto a quella iniziale ma comunque costante, dovuta anche al fatto che dalla metà del 2012 ad oggi il pia- no di acquisti è stato di volta in volta confermato dal Comitato di Politica Mone- taria senza subire mai alcuna modifica38.
L’andamento dell’indice americano S&P500 è quello che fra tutti ha subito mag- giormente l’influenza del Quantitative Easing: infatti guardando il suo trend dal Novembre 2008 a fine 2014, ci troviamo di fronte a 6 anni di crescita39, nei quali l’indice ha visto incrementare il suo valore del 172%.
Infine per quanto riguarda l’Eurozona, essendo il programma di QE più giovane fra quelli analizzati, non possiamo tracciare un’analisi precisa dal punto di vista degli effetti complessivi del piano di acquisti, anche a causa del periodo di forte turbolenza dei mercati che ha caratterizzato l’economia mondiale da metà 2015 in avanti.
Ad oggi , tra i quattro casi analizzati, l’unico programma di Quantitative Easing dichiarato concluso è stato quello americano ed i mercati statunitensi hanno di-
37
Si veda al riguardo Grafico 45, relativo a “Esperienza giapponese”
38
Si veda Grafico 46 – Esperienza britannica
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mostrato di aver giovato da tale periodo di allentamento monetario, in quanto, sin dall’attuazione del programma di Tapering e anche dopo la definitiva fine degli acquisti, l’indice S&P ha continuato a crescere anche nel corso del 2015 (fatta eccezione per determinati periodi di turbolenza dovuti a shock dell’economia a livello globale), confermando quanto dichiarato prima dal presidente Fed Ber- nanke e in seguito dal suo successore, Yellen, ovvero che l’economia americana aveva ormai riacquistato abbastanza forza per camminare sulle proprie gambe. Resta da osservare se tale trend si confermerà duraturo nel tempo e se ,anche nel- le restanti tre esperienze di QE, al momento della loro chiusura, si avranno gli stessi effetti.
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ELENCO DEI GRAFICI E DELLE FIGURE
Elenco grafici:
Grafico 11: Nikkei 225, lancio QE1 ... 31
Grafico 12: Nikkei 225: 1/1/2013 – 31/12/2013 ... 32
Grafico 13: Nikkei 225, QE1 ... 34
Grafico 14: Nikkei 225, lancio QE2 ... 35
Grafico 15: Nikkei 225, 1/9/2010 – 30/5/2010 ... 35
Grafico 16: Nikkei 225, 5/10/2010 – 26/12/2012 ... 37
Grafico 17: Nikkei225, 1/11/2012 – 1/3/2013 ... 37
Grafico 18: Nikkei225, 30/10/2014 – 31/8/2015 ... 38
Grafico 19: Nikkei 225, QE 2001 – 2015 ... 39
Grafico 10: FTSE 100, lancio APF ... 46
Grafico 11: FTSE 100, QE vero e proprio ... 46
Grafico 12: FTSE 100, 31/7/2009 – 31/12/2009 ... 47
Grafico 13: FTSE 100, 4/1/2010 – 29/7/2011 ... 48
Grafico 14: FTSE 100, 1/8/2011 – 31/12/2012 ... 49
Grafico 15: FTSE 100, QE 2009 – 2015 ... 53
Grafico 16: S&P 500, lancio QE1 ... 55
Grafico 17: S&P 500, 9/3/2009 – termine QE1 ... 56
Grafico 18: S&P 500, 27/8/2010 – 3/11/2010 ... 57
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Grafico 20: S&P 500, Operation Twist ... 59
Grafico 21: S&P 500, lancio QE3 ... 60
Grafico 22: S&P 500, 1/1/2013 – 21/5/2013 ... 61
Grafico 23: S&P 500, 22/5/2013 – 15/12/2013 ... 61
Grafico 24: S&P 500, 18/12/2013 – termine QE ... 63
Grafico 25: S&P 500, QE 2008 – 2014 ... 65
Grafico 26: Eurostoxx 50, 22/8/2014 – 19/9/2015 ... 70
Grafico 207: Eurostoxx 50, 22/9/2014 – 31/10/2014 ... 71
Grafico 28: Eurostoxx 50, 6/11/2014 – 3/12/2014 ... 72
Grafico 29: Eurostoxx 50, 4/12/2014 – 31/12/2014 ... 73
Grafico 30: Eurostoxx 50, annuncio QE ... 75
Grafico 31: Eurostoxx 50; lancio QE ... 75
Grafico 32: Eurostoxx 50, 1/5/2015 – 20/10/2015 ... 76
Grafico 33: Eurostoxx 50, QE 2014 – 2015 ... 78
Grafico 34: FTSE 100, anticipo lancio QE ... 82
Grafico 35: Nikkei 225, anticipo lancio QE3 ... 83
Grafico 36: S&P500, dichiarazioni FOMC 28/1/2009 ... 84
Grafico 37: S&P 500, discorso Bernanke 27/8/2010 ... 84
Grafico 38: S&P 500, discorso Bernanke 31/8/2012 ... 85
Grafico 39: S&P 500, possibile Tapering ... 86
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Grafico 41: Eurostoxx 50, annuncio BCE 22/9/2014 ... 88
Grafico 42: Eurostoxx 50, annuncio BCE 6/11/2014 ... 88
Grafico 43: Eurostoxx 50, annuncio BCE 4/12/2014 ... 88
Grafico 44: Eurostoxx 50, annuncio QE ... 89
Grafico 45: Esperienza giapponese ... 90
Grafico 46: Esperienza britannica ... 91
Grafico 47: Esperienza americana ... 92
Grafico 48: Esperienza Europea... 93
Elenco figure: Figura 1 : Il meccanismo di trasmissione del QE ... 5
Figura 2 : Attivo di bilancio della BOE e base monetaria ... 20
Figura 3 : Attivo di bilancio della Fed e base monetaria ... 24
Figura 4 : Attivo di Bilancio e base monetaria BCE... 28
Figura 5 : Programmi QE giapponesi ... 41
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