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Con ogni probabilità la transizione tra il Neolitico e l’età del Rame non avviene contemporaneamente nelle varie parti del Caput Adriae; inol-tre, tranne che per alcune aree, i dati archeologici a disposizione sono estremamente lacunosi e insufficienti a delineare un quadro completo e affidabile degli sviluppi culturali che seguono il declino del mondo Neolitico.

Friuli

- Il Friuli appartiene geograficamente all’estremo margine orientale dell’Italia settentrionale. In quest’area il passaggio tra Neolitico ed età del Rame si verifica attorno la metà del IV millennio a.C. (De Mari-nis, Pedrotti 1997; Barfield 2002). Le più antiche testimonianze che documentano questo fenomeno sono fornite dall’uomo di Similaun (3510-3360 a.C.) e dalle miniere di Rame di Libiola (3494-3343 a.C.; Skeates, Whitehouse 1994).

Nel territorio friulano la gran parte dei rinvenimenti ascrivibili a que-sto periodo, soprattutto pugnali in selce, punte foliate, asce forate e rari manufatti in rame, provengono da raccolte di superficie. Si tratta quindi di materiali decontestualizzati (Montagnari Kokelj 1988, 1990; Corazza et al 2006a, 146, carta III), forse in parte ascrivibili a contesti funerari sconvolti.

Oltre a queste evidenze i dati a disposizione sono estremamente limi-tati ma sembrano indicare un interesse particolare per l’area alpina e pedemontana, dove sono stati individuati alcuni dei siti più importan-ti come il Colle Mazeit di Verzegnis (Vannacci Lunazzi 2001), Borgo Ampiano, Valeriano, Pinzano, e Meduno Sach di Sotto (Castiglioni et al 2003) e numerosi reperti sporadici, tra cui quelli da Timau, Tarvisio, località Rio Freddo, S. Eliseo, Meduno ecc.

L’insediamento fortificato di Meduno Sach di Sotto è stato recentemen-te individuato su un recentemen-terrazzo fluviale alla sinistra orografica del torrenrecentemen-te Meduna, protetto a nord da un aggere con direzione est-ovest lungo 115 metri, largo sei-sette e alto uno. La struttura, limitata all’esterno da un fossato profondo fino a due metri, è stata datata al 3490-3110 a.C. (Visentini 2008). Le caratteristiche dei materiali e le datazioni ra-diometriche consentono di inquadrare l’area indagata dell’abitato tra la fine del IV e la metà del III millennio a.C. (tra il 3100 e il 2450 a.C.). L’industria ceramica trova strette analogie in alcuni complessi del Carso e nei siti del Ljubljansko barje riferibili alla cultura di Lubiana; inoltre

sono ravvisabili possibili influenze della cultura Campaniforme; l’in-dustria in pietra scheggiata è confrontabile soprattutto con i complessi eneolitici dell’Italia settentrionale. È interessante la presenza di asce fo-rate, ben attestate in tutto il Caput Adriae (Visentini 2006b).

Nell’alta pianura, alla base delle Prealpi, sono numerose le località individuate con dispersioni di manufatti archeologici su aree piut-tosto estese, oltre a quelle sopraccitate: presso Aviano (Castiglioni et al 2003), Tarcento, varie località nel goriziano tra cui S. Lorenzo Isontino, Capriva, Mossa (Pessina, Carbonetto 1998) e S. Andrat di Corno di Rosazzo (Bastiani et al 1997). Rinvenimenti riferibili all’età del Rame sono segnalati anche in ripari e grotte del Friuli orientale - Grotta di Cladrecis, Velika Jama, Foran di Landri, Ciondàrs des Paga-nis - e nell’anfiteatro morenico del Tagliamento - S. Eliseo, Colloredo di Monte Albano e Fagagna-Palù - (Pessina, Carbonetto 1998). Sono inoltre particolarmente concentrati in corrispondenza della fascia delle risorgive. Si ricordano soprattutto le aree di Porpetto, Torsa, Rivigna-no, S. Vito al Tagliamento (Pessina, Carbonetto 1998) e Casarsa della Delizia (Corazza et al 2006b). Inoltre si registra una concentrazione di rinvenimenti nel territorio di Aquileia.

Alle attestazioni archeologiche riferibili all’età del Rame è opportuno aggiungere quelle relative a due pozzetti con ceramica, recentemente presi in esame (Simeoni comunicazione personale): uno venuto alla luce alla periferia del tumulo di S. Odorico di Flaibano (Udine) detto Montagnola Tomba di Sopra, l’altro individuato a Carpeneto di Poz-zuolo del Friuli (Udine). La tipologia delle cermaiche rimanda in en-trambi i casi a un momento piuttosto antico dell’età del Rame con analogie significative nei siti della Palude di Lubiana.

In un quadro estremamente lacunoso di informazioni riguardanti con-testi abitativi, è significativa la scoperta, avvenuta nell’ottobre del 2007, di due piante di capanne sovrapposte presso S. Odorico di Flaibano a breve distanza dal tumulo, associate a materiale litico, soprattutto schegge, e ceramico. Lo studio tipologico di quest’ultimo indichereb-be una datazione compresa tra età del Rame finale ed Antica età del Bronzo.

Carso

- Com’è stato messo in evidenza in un recente contributo (Greif, Mon-tagnari Kokelj 2002), i dati archeologici a disposizione sono insuffi-cienti per definire gli aspetti culturali succedutisi in area carsica dalle fasi finali del Neolitico fino alla piena età del Rame. È possibile soltan-to identificare alcuni elementi tipologici che potrebbero essere caratte-ristici di fasi diverse senza poterli in alcun modo connettere al contesto

in cui sono circolati. Per esempio è stato proposto che un particolare trattamento delle superfici di alcuni contenitori, definito localmente a Besenstrich, vada collegato a un momento iniziale dell’età del Rame (Gilli, Montagnari Kokelj 1993). In alcune grotte sono invece stati riconosciuti materiali ceramici che dal punto di vista tipologico po-trebbero essere riconducibili a forme tipo Nakovan (Forenbaher 2000, 379; Montagnari Kokelj et al 2002, 52). I risultati delle ricerche nei siti palafitticoli del Ljubljansko barje stanno tuttavia fornendo importan-ti daimportan-ti cronologici e culturali di confronto che potrebbero permettere una comprensione più approfondita degli aspetti culturali carsici nel IV millennio a.C. (Velušček 2004a, in preparazione).

Solo con l’inizio del III millennio a.C. siamo nuovamente in grado di inserire il Carso all’interno di una rete di collegamenti che guardano soprattutto verso est. I rapporti tra Carso e Slovenia centrale, già at-tivi durante il millennio precedente, raggiungono la fase di massimo sviluppo. La Slovenia interna è probabilmente il centro di diffusione di una serie di elementi archeologici, di cui rinveniamo le tracce, e con ogni probabilità di impulsi e influenze culturali, più difficilmente defi-nibili, verso le regioni adriatiche, e in particolare il Carso (Montagnari Kokelj 1994; Gilli, Montagnari Kokelj 1993, 155-162; 1996, 118-122; Montagnari Kokelj, Crismani 1997, 85-94). Sono state inoltre riconosciute forme e decorazioni ceramiche che rimandano ad ambiti culturali diversi: alla corrente campaniforme - non solo tra i materia-li da grotte ma anche tra quelmateria-li rinvenuti sull’altura di Doberdò del Lago - (Barfield 1999, 60; Montagnari Kokelj, Crismani 1997, 85-94, Montagnari Kokelj 1989), alla cultura di Cetina, Polada e Wieselburg (Montagnari Kokelj, Crismani 1997, 85-94). Al di la del riconosci-mento tipologico di alcune forme caratteristiche, la nostra conoscenza della tarda età del Rame in area carsica è assolutamente carente. Ci sfuggono i rapporti cronologici tra le varie influenze suggerite dai ma-nufatti ma soprattutto siamo lontanissimi dal comprendere il contesto culturale che le ha recepite4.

Istria

- I dati archeologici relativi al Neolitico finale e l’età del Rame sono anche in questo caso talmente carenti da impedirci di proporre una credibile ricostruzione dello sviluppo culturale dell’area: When do the

Neolithic end and the Copper Age begin in Istria? Only further research will tell (Forenbaher et al 2004).

Forenbaher (2000) ha recentemente messo a fuoco la problematica re-lativa a quella che dalla fine degli anni Settanta del secolo scorso viene definita cultura di Nakovan (Petrić 1976, 305, 1980, 36; Dimitrijević

1979, 370-371), sebbene si tratti piuttosto di uno stile ceramico che non siamo in grado di legare a un contesto culturale ben definito. Si conoscono venticinque località in cui sono stati rinvenuti materiali ce-ramici di questo tipo, distribuiti lungo la fascia costiera dell’Adriatico orientale dal Carso triestino fino alle Bocche di Cattaro, sebbene la loro attribuzione sia considerata sicura solo in dieci casi. Le date radio-carboniche disponibili dimostrano che questo stile deve essere riferito in gran parte alla seconda metà del IV millennio a.C., tra il 3600 e il 3000 a.C.. La sua formazione sembrerebbe legata alla precedente cultura di Hvar com’è indicato dai dati stratigrafici e da alcune affinità nelle caratteristiche della ceramica. Tuttavia il problema della transi-zione tra le culture di Hvar e Nakovan rimane aperto e potrebbe aver avuto luogo tra il 4200 a.C., termine delle date più tarde a disposizione per la prima, e il 3600 a.C., momento in cui viene identificato per la prima volta lo stile ceramico della seconda. Quest’ultimo si configura quindi come un’espressione stilistica tipica dell’Adriatico orientale, ve-nendo a cadere ogni ipotesi di una derivazione dalla cultura di Vinča ipotizzata in passato (Dimitrijević 1979), più antica almeno di alcuni secoli. La probabile contemporaneità con quella di Baden del medio bacino danubiano, non è sufficiente a dimostrare un legame tra le due. A questo proposito è importante sottolineare che le date più antiche disponibili per i contesti Nakovan non sono più tarde delle prime atte-stazioni della cultura di Baden.

Nell’area istriana deve essere ricordato il sito di Brioni, uno dei due insediamenti all’aperto che hanno restituito ceramiche Nakovan. I ma-teriali di questa località, indagata prima da Gnirs e poi da Bačić dopo la Seconda Guerra Mondiale, sono stati attribuiti da Batović alla

transi-zione tra il Neolitico e l’età del Rame, o alla prima età del Rame (Batović 1973, 102-103) e in parte pubblicati da Petrić (1978, 448; 1980, 28), attribuendoli al tipo nord adriatico della cultura di Nakovana.

Un altro problema aperto riguarda il passaggio dalla cultura di Nako-van alla successiva cultura di Cetina (Early Cetina Culture o Cetina 1), a cui, secondo alcuni autori, sarebbe legato il cosiddetto tipo adriatico della ceramica di Ljubljana (Forenbaher, Kaiser 1997; Kaiser, Foren-baher 1999). Alcuni ipotizzano l’esistenza di un orizzonte autonomo tra Nakovan e Cetina, collocabile nei secoli immediatamente successivi al 3000 a.C. (Forenbaher 2000, 381).

Altri ricercatori collocano invece la variante adriatica del cultura di Ljubljana in un momento precedente allo sviluppo di quella di Cetina, inquadrabile nella prima metà del III millennio a.C., parallelo allo svi-luppo della cultura di Vučedol. La cultura di Cetina andrebbe invece datata attorno alla metà del III millennio a.C. e si sarebbe sviluppata contemporaneamente all’orizzonte campaniforme del medio Danubio e all’ Early Helladic III (Della Casa 1995; Velušček, Čufar 2003). Per una trattazione relativa alla cultura di Cetina, tema che investe solo

in modo marginale il presente lavoro, si rimanda a Della Casa (1995), Kaiser, Forenbaher (1999) e Velušček, Čufar (2003).