• Non ci sono risultati.

- L’area del Ljubljansko barje è nuovamente occupata a partire dal se-condo quarto del IV millennio a. C., periodo in cui inizia a diffondersi la metallurgia del rame. Il sito di Hočevarica, un insediamento palafit-ticolo nei pressi di Verd, ha restituito infatti tracce che documentano la lavorazione di questo metallo. Si tratta di uno degli insediamenti ri-feribili al periodo HKBV, ovvero all’orizzonte con ceramiche decorate a furrowed incisions (Velušček 2004a, 251-262).

Questo tipo di decorazione è diffuso soprattutto in Austria meridio-nale, Slovenia centro-orientale e Croazia nord-occidentale. Il Carso dovrebbe segnarne il limite occidentale. I dati a disposizione per la Slovenia centrale non sono molto numerosi se si eccettua la zona del Ljubljansko barje, caratterizzato da insediamenti di tipo palafitticolo. Al di furori della piana di Lubiana i siti tendono a concentrarsi in po-sizioni protette naturalmente.

Lo studio dei materiali rinvenuti a Hočevarica ha consentito di rico-struire un quadro interessante sulle attività economiche praticate, oltre a quelle metallurgiche sopraccitate. L’agricoltura è testimoniata dal rin-venimento di grano e orzo. Venivano allevate soprattutto capre, pecore e maiali per la carne; è registrato anche il rinvenimento di resti di cane e bovini. Attività complementari all’agricoltura e all’allevamento erano la caccia, l’uccellagione e la pesca. I resti di alcuni pesci marini indica-no che gli abitanti di Hočevarica eraindica-no in contatto con popolazioni di aree prossime al mare, probabilmente della costa adriatica nord-orien-tale (Velušček 2004a, 307-311).

Questo periodo è caratterizzato da una ceramica di un colore grigio scuro o nero, cotta in una atmosfera riducente. Le forme ceramiche mostrano in genere un profilo arrotondato; sono attestati vari tipi di contenitori, scodelle coniche e biconiche, mestoli con manico non fo-rato. Tra le decorazioni quelle più frequenti sono ottenute ad incisio-ne. Le più rappresentative e significative a livello cronologico sono le

furrowed incisions. Sono molto comuni i cordoni plastici decorati con

impressioni e le decorazioni a spazzola (Velušček 2004a, 311). Non sono stati rinvenuti molti manufatti in pietra scheggiata. Si segna-lano punte di freccia a base concava e di forma trapezoidale e un perfo-ratore. Schegge di lavorazione rinvenute durante gli scavi testimoniano che in genere il processo tecnologico avveniva sul posto.

Tra i manufatti in pietra levigata si segnalano soprattutto lame d’ascia, asce forate e macine a sella.

Nel letto del fiume Ljubljanica antistante il sito di Hočevarica sono stati rinvenuti numerosissimi manufatti archeologici tra cui oggetti in pietra scheggiata e una ricca collezione di asce in pietra levigata, stu-diate recentemente dal punto di vista archeometrico (Bernardini et al 2008). Venivano sfruttate soprattutto rocce piroclastiche raccolte nei depositi secondari della Sava per le lame d’ascia, mentre le asce forate sono in gran parte costituite da serpentiniti di probabile provenienza alpino-orientale. Deve inoltre essere ricordato il rinvenimento di perli-ne circolari. Alcuperli-ne sono costituite da rocce metamorfiche che potreb-bero provenire dalle Caravanche o da Pohorje (Skaberne, Mladenovič 2004).

È importante sottolineare la ricchezza di manufatti in materiale organi-co, soprattutto legno, grazie alle particolari condizione di deposizione. Deve essere ricordato un arco lungo 120 cm fabbricato con legno di tasso (Velušček 2004a, 42-44). Sono inoltre state rinvenute numerose perline in legno.

- Il Ljubljansko barje continua ad essere occupato anche nella seconda metà del IV millennio a.C. Un insediamento palafitticolo non molto lontano da Ig, Maharski prekop, è stato oggetto di varie campagne di scavo che hanno chiarito la struttura dell’abitato (Bregant 1974a, 1974b, 1975, 1996). Si tratta di un insediamento compatto e ben pia-nificato con gruppi di case allineate in modo regolare, protetto da una palizzata in corrispondenza della terra ferma5. Recenti datazioni ancora inedite collocano l’occupazione di Maharski prekop alla metà del IV millennio a.C. (Velušček, Čufar 2008).

Altri siti riferibili alla seconda metà del IV millennio a.C. sono Blatna Brezovica e Notranje Gorice (Harej 1976).

A poca distanza da Hočevarica, nell’area di Stare gmajne, è stato indi-viduato un sito ascrivibile agli ultimi secoli del IV millennio. Del tutto eccezionale è il rinvenimento di una ruota composta da tavole di legno e il relativo asse, con ogni probabilità riferibili a un carro a due ruote. Manufatti simili, approssimativamente attribuibili allo stesso perio-do, sono venuti alla luce in Svizzera e in Germania sud-occidentale (Velušček 2004b, 77). I materiali provenienti dai recenti scavi sono in corso di pubblicazione.

Segue poi uno iato lungo alcuni secoli nell’occupazione del Ljubljansko barje per motivi che non sono ancora stati definiti con sicurezza. È solo con la fine del ventinovesimo secolo a.C. e con l’inizio del successivo che l’area viene nuovamente insediata (Velušček 2004b, 77-78). L’industria ceramica si distingue da quella diffusa nella prima parte

del IV millennio per l’assenza di decorazioni a furrowed incisions. Le forme dei vasi e le ornamentazioni attestate sono relativamente limitate (Velušček 2004a, 261).

Anche per questa fase sono pochi i dati editi che riguardano le indu-strie in pietra scheggiata.

- A partire dalla fine del XXVIII secolo a.C. fino al XXIV secolo a.C. i dati archeologici dimostrano che la piana di Lubiana è nuovamente occupata indicando un momento di grande fioritura.

La cultura sorta in questo periodo nel Ljubljansko barje, spesso defini-ta cultura di Lubiana, è sdefini-tadefini-ta consideradefini-ta da vari studiosi come l’esito dell’arrivo di genti della cultura di Vučedol provenienti dalla Slavonia orientale alla ricerca di nuove fonti di rame, materia prima fondamen-tale per la produzione metallurgica che tra quelle popolazioni aveva raggiunto un elevato grado di sviluppo (Dimitrijevič 1977-8; Parzin-ger 1984; Durman 1983; Velušček, Greif 1998; Trampuž Orel, Heath 2008).

Oggi si ritiene che la cultura di Lubiana si sia sviluppata parallelamente a quella di Vučedol piuttosto che esserne parte integrante. Le forme e decorazioni ceramiche simili e l’avanzata metallurgia che accomunano le due culture sembra possano essere il risultato di contatti e commerci (Velušček 2004b, 78-79).

Le testimonianze più antiche datate tramite dendrocronologia sono state individuate nel fiume Iščica e risalgono al XXVIII secolo a.C. (Velušček, Čufar 2002, Tab. 2). Le indagini indicano inoltre la conti-nuazione di attività costruttive nel secolo successivo. I modesti rinveni-menti associati a queste strutture rimandano a una parte dei materiali rinvenuti nelle palafitte di Deschmann. L’occupazione di Založnica e Parte viene invece riferita al tardo XXVI o anche solo al XXV secolo e viene connessa alla cultura di Somogyvár-Vinkovci (Velušček, Čufar 2003, 141).

Note

1 A partire dall’inizio degli anni Novanta del secolo scorso è stata avviata una re-visione sistematica dei materiali provenienti da vecchi scavi nelle principali grotte archeologiche del Carso triestino, successivamente sviluppata nel progetto Cata-sto Ragionato Informatico delle Grotte Archeologiche (C.R.I.G.A.) (Montagnari Kokelj 2001a; Montagnari Kokelj 2007). Sono stati pubblicati integralmente i materiali provenienti dalle seguenti grotte: Grotta dei Ciclami (Gilli, Montagnari Kokelj 1993), dell’Ansa (Visentini 1993), delle Gallerie (Gilli, Montagnari Ko-kelj 1993), degli Zingari (Gilli, Montagnari KoKo-kelj 1996), del riparo di Mon-rupino (Bertoldi 1996), del Mitreo (Montagnari Kokelj, Crismani 1996)e della Grotta Cotariova (Montagnari Kokelj et al 2002).

2 Un’eccezione è rappresentata dalle ricerche nella grotta dell’Edera nei pressi di Aurisina, i cui risultati rimangono tuttavia inediti ancora in larga parte. 3 Nella presente sezione viene adottata la cronologia proposta in Velušček 2004a alla luce delle numerose e recenti scoperte effettuate nell’area che permettono di integrare, precisare e in parte correggere la seriazione cronologica proposta da Par-zinger (1984).

4 Uno dei temi più dibattuti riguarda l’inquadramento della cosiddetta cultura di Cetina e dei sui rapporti con altre facies: Forenbaher (2000, 374, nota 1) ritiene che la ceramica della variante adriatica tipo Ljubljana sarebbe parte integrante della cultura di Cetina; Govedarica (1989, 28-48, 64-70) ha proposto una perio-dizzazione del Carso triestino tra tarda età del Rame e prima età del Bronzo de-finendo due prime fasi riconducibili a Ljubljana-Ig II e una terza definita Cicla-mi-Mitreo in cui coesisterebbero elementi della tarda cultura di Lubiana e influssi di quelle di Cetina, Wieselburg e Polada; Montagnari Kokelj e Crismani (1997, 90) hanno mosso una serie di critiche a tale suddivisione cronologica in ragione di un’eccessiva fiducia in successioni stratigrafiche non del tutto attendibili e di un rigido schematismo applicato a un contesto per il quale si dispone esclusivamente di indicatori tipologici, mancando del tutto un inquadramento più generale. 5 Mlekuž et al (2006) propongono un’interpretazione diversa relativa allo svi-luppo insediamentale nella piana del fiume Iščica: l’area di Maharski prekop conserverebbe i resti di un sito multi-fase caratterizzato in un primo momento di occupazione da strutture prive di elementi lignei e da uno successivo in cui vengono edificate vere e proprie abitazioni. Inoltre gli autori sopraccitati ritengono che l’idea di un’occupazione organizzata in piccoli villaggi succedutisi nel corso del tempo vada sostituita con un modello di insediamento di lunga durata diffuso sul territorio. Questa ipotesi è stata fortemente contestata da Velušček, Čufar (2008).

Contesti di provenienza, materiali