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Etica della cura come etica pubblica : Joan C Tronto.

Joan C. Tronto, esperta di scienze politiche e interessata agli studi sui generi, è un’altra di quelle studiose che parteciparono alla discussione sulla possibilità di fondare un’etica

della cura.

La particolarità del pensiero di Tronto sta nel suo individuare modi specifici affinché l’etica della cura possa essere realmente trasformata nell’etica pubblica dominante. Secondo l’Autrice, particolari barriere morali hanno fatto in modo che le caratteristiche

specifiche di questa nuova morale, restassero delegate ad ambiti privati.

Abbattere queste barriere per riformulare e ricostruire nuovi orizzonti socio-politici, può permettere all’etica della cura e ai suoi valori dominanti di emergere in maniera totale.

In Moral boundaries: A Political Argument for an Ethic of Care 52, Tronto ci tiene a precisare che uno degli errori effettuati dai promotori dell’etica della cura è stato quello di legarla indissolubilmente all’essere femminile.

Questo errore ha essenzialmente la conseguenza di aver determinato ancora di più la differenza tra gli uomini e le donne e di aver rafforzato l’idea che i processi di cura siano pratiche esclusivamente femminili. Tronto è decisamente contrario a queste affermazioni.

Tutti gli studi che sono stati effettuati sulla differenza di genere, secondo l’Autrice, sono frutto dell’esperienza socio-politica delle donne che , sembrerebbe, le ha portate a sviluppare maggiormente le caratteristiche dell’attenzione, della responsabilità e dell’ascolto ai bisogni rispetto al maschio.

Questa differenza, in sostanza però, non esiste.

52 J.C.TRONTO, Moral Boundaries: A Political Argument for an Ethic of Care, Routledge, New York, 1993.

(J.C.TRONTO, Confini morali. Un argomento politico per l’etica della cura, a cura di Alessandra Facchi, Diabasis, Reggio Emilia, 2006. )

73 Per spiegarlo, Tronto parte da una riflessione sugli argomenti morali di Kohlberg. L’Autrice sottolinea che Kohlberg aveva assunto a principio determinante di uno

sviluppo più o meno elevato nella scala della moralità, la reciprocità. 53

Per reciprocità Kohlberg intendeva la capacità dell’individuo in questione di assumere idealmente ruoli sempre differenti. E’ in questo quadro che egli spiega le differenze

morali tra gli individui. Se dunque questi non sono in grado di applicare una certa reciprocità, non arriveranno mai ai livelli elevati della sua scala morale.

Ma è chiaro a questo punto che, non tutti gli individui, per colpa della loro condizione sociale, sono in grado di identificarsi con una moltitudine di ruoli.

L’esempio, effettuato da Kohlberg, è concentrato sulla classe operaia: è chiaro ed

evidente che un operaio non sente di avere responsabilità nei confronti delle istituzioni come può sentirle un membro delle classi più elevate. Ed essendo le donne stesse, relegate ad ambiti solo privati e quindi non influenti nel contesto sociale, queste non potevano raggiungere livelli elevati di sviluppo morale.

Se volessimo interpretare il ragionamento di Kohlberg, visto da questa prospettiva, ci renderemmo conto che esso potrebbe non essere considerato un invogliare ad accentuare le differenze di genere ma a modificare le istituzioni per far in modo che tutti possano essere in grado di esplicitare la reciprocità così basilare per uno sviluppo morale adeguato.

Tronto poi accenna anche agli studi di Gilligan. Come abbiamo visto, la prospettiva delineata da Gilligan non era volta ad accentuare le differenze tra gli uomini e le donne. Siccome però i suoi studi e le sue ricerche dimostravano che i valori della cura erano più propriamente femminili, mentre gli uomini dimostravano di possedere un tipo di ragionamento basato sulla giustizia, spesso il suo lavoro viene visto in questi termini.

53 L.KOHLBERG, Stage and Sequence, in Handbook of Socialization Theory and Research, a cura di A.

74 A questo proposito Tronto accenna a studi recenti che hanno dimostrato, al contrario, sia su un nuovo materiale, sia sulle elaborazioni stesse del lavoro di Gilligan che questa differenza tra uomini e donne non esiste in maniera strutturale.54

L’etica della cura, dunque, non come etica femminista, ma come etica che riconosce ed esalta la differenza.

Joan Tronto si propone di costruire questa nuova etica sulla pura necessità e consapevolezza che una moralità che vuole essere adatta a descrivere il reale deve tenere in debito ascolto tutte le voci esistenti in questa realtà.

Le differenze che esistono tra le persone, che spesso sono dovute a condizioni socio- culturali, devono essere valorizzate e i valori stessi che riguardano la differenza, dunque, il rispetto e la responsabilità devono essere esaltati.

Un’etica di questo genere è un etica che riconosce la parzialità che esiste in questo

mondo e che ci permette di prestare attenzione ai tanti aspetti del reale spesso trascurati dalla classe dominante.

Ma è anche un’etica che non vuole opporsi alla giustizia e vuole collaborare con essa

nel costruire delle nuove categorie morali.

Ciò che ha contribuito al fare emergere delle morali interamente basate sulla rigidità delle norme e su valori come autonomia e imparzialità sono state delle idee che “funzionano come confini escludendo alcune concezioni della morale dalla

considerazione55”.

I confini morali citati da Tronto sono tre:

 Il confine tra la morale e la politica. Questi concetti sono stati considerati come l’uno esclusivo dell’altro. La morale riguarda le riflessioni su ciò che è bene o

54 Ivi, pp 76-94. 55 Ivi, p.11.

75 male, giusto o sbagliato e agire moralmente significa utilizzare queste riflessioni nel decidere come comportarsi con gli altri.

La politica è invece considerata come la discussione e le relative decisioni in merito all’allocazione delle risorse e alla salvaguardia dell’ordine pubblico.

Il modo di rapportarsi a queste due concezioni sta generalmente nel decidere a cosa dare il primato.

I sostenitori del primato della morale ammettono che deve essere di assoluta importanza delineare i valori morali primari e, sulla base di questi, poi, costruire un universo politico.

I sostenitori del primato della politica, sostengono al contrario, che è di primaria importanza stabilire dei valori politici e sulla base di questi adeguare i valori morali e decidere quali possano essere inclusi, in quanto coerenti con la teoria politica, e quanti invece non meritano attenzione.

Ovviamente, considerare questi due ambiti, così fortemente costitutivi del genere umano, come separati può causare conflitto perché in nessuna delle due prospettive è legittimato il giusto rispetto per l’altro ambito in quanto l’uno diviene semplicemente strumentale all’altro.

A tal proposito, Tronto sostiene:

“Un concetto in grado di descrivere tanto una versione morale quanto una versione politica della vita buona può aiutarci a sfuggire ai dilemmi generati dalla considerazione della morale e della politica come sfere separate. Sostengo

che la cura possa servire sia come valore morale sia come base per la realizzazione politica di una buona società.”56

 Il confine del “punto di vista morale”. Questo confine è dovuto al modo in cui la stessa moralità viene concepita. Il punto di vista morale assume peso,

76 soprattutto a partire dal XVIII sec., solo se rappresentato da un agente neutro, astratto ed imparziale.

Le morali tradizionali, infatti, considerano tutto ciò che appartiene ai sentimenti come irrilevante. Questa prospettiva si presenta come errata nella misura in cui sembra tralasciare la quotidianità degli esseri, l’inevitabile parzialità che li rappresenta e l’emotività. Questa teoria, presentando quindi come modello un

ente autonomo e disinteressato non è rispettosa delle diversità delle prospettive. Un’etica della cura potrebbe portare ad una riformulazione di questo confine.  Il confine tra vita pubblica e vita privata. Questo confine è stato più volte

messo in rilievo. Riguardo alla posizione delle donne la divisione tra vita pubblica e vita privata, relega le loro azioni a quest’ultima sfera.

Dunque, qualsiasi siano le qualità morali che le donne possono dimostrare nel corso della loro vita, verranno considerate come irrilevanti ai fini di una moralità universalmente valida.

Un’etica della cura potrebbe prestare attenzione anche alla loro voce.

Fino a quando non vengono ridisegnati tali confini, qualsiasi rivoluzione morale si configurerebbe come inutile. Ridisegnare tali confini significa porre finalmente l’accento sull’importanza dell’alterità e sulla necessità che questa venga presa in

considerazione anche dalle istituzioni politiche.

L’etica della cura che si vuole presentare come alternativa alle morali tradizionali, assume come interesse dominante l’attenzione per l’alterità ed un particolare

atteggiamento di cura nei confronti di coloro che dimostrano di averne bisogno.

Tronto passa poi ad una analisi più specifica proprio di ciò che intende per cura e per etica della cura.

Soffermiamoci sulla definizione di cura elaborata dall’autrice insieme a Berenice

77 Al livello più generale, suggeriamo che la cura venga considerata una specie di attività

che include tutto ciò che facciamo per mantenere, continuare e riparare il nostro “mondo” in modo da poterci vivere nel modo migliore possibile. Quel mondo include i

nostri corpi, noi stessi e il nostro ambiente, tutto ciò che cerchiamo di intrecciare in una rete complessa a sostegno della vita.57

Questa definizione è indicativa per sottolineare i molteplici aspetti della cura.

Innanzitutto la cura è intesa come attenzione, non solo nei confronti di persone, ma anche dell’ambiente e di altre caratteristiche del mondo.

La cura è intesa inoltre come un legame che ci rende interdipendenti non semplicemente nei confronti di una persona, ma rispetto ad una moltitudine di individui che vanno poi a definire la comunità di appartenenza di ognuno. Ma la cura è anche e soprattutto un’attività e dunque una pratica. Notiamo ancora una volta l’attenzione che viene data al concetto di pratica nell’elaborazione di un’etica della cura.

Infine, la cura è anche una disposizione dell’animo che ci porta ad un’attenzione continua nei riguardi di tutto il mondo che ci circonda ed anche delle generazioni future. La cura non viene presentata qui come un’attività singola bensì come un processo

duraturo nel tempo. Proprio in funzione alla processualità della cura, evidenziamo che un aspetto caratterizzante di quest’attività è quello di non essere una semplice

preoccupazione momentanea nei confronti di qualcuno in particolare che ne ha bisogno qui ed ora.

Per quanto riguarda il processo di cura, Tronto delinea quattro fasi58:

 L’interessarsi a (caring about.). In questa fase si ha il riconoscimento generale che una data situazione o un dato individuo ha bisogno di cure.

57 Ivi, p. 118. 58 Ivi, p.121-123.

78  Il prendersi cura di (taking care of). In questa fase si ha l’assunzione di responsabilità rispetto alla cura da compiere. Vi è dunque l’impegno effettivo nel cercare di soddisfare un bisogno.

 Il prestare cura (care-giving). Questa fase si riferisce al prestare materialmente la cura e quindi implica che i membri del rapporto di cura entrino in contatto.  Il ricevere cura (care-receiving). Questa fase è la fase finale del processo di

cura e riguarda il modo in cui il destinatario recepisce la cura ricevuta.

Questo momento è fondamentale, perché essendo la cura finalizzata ad aiutare l’altro, quando questo aiuto non viene fornito in conformità alle richieste del

destinatario, la stessa pratica si rivela inutile.

Queste quattro fasi non sono separate ma descrivono integralmente il processo di cura e, la riuscita della relazione di cura si valuta proprio in base alle modalità in cui queste fasi sono integrate.

La riuscita della relazione di cura non è un processo semplice: al contrario, è frequente lo svilupparsi di conflitti sia tra i vari momenti del processo che all’interno di ogni

singola fase.

Ad esempio, una cosa necessaria per saper riconoscere la necessità di cura negli altri, è prendersi cura di se stessi perché soltanto così si avrà la mente libera per riconoscere l’altro come esistente e come bisognoso di attenzioni.

A partire da questa consapevolezza si potrebbero creare delle situazioni in cui noi ci rendiamo conto che la necessità di prendersi cura di sé entra in conflitto con quella di prendersi cura negli altri o, allo stesso modo, ci siamo assunti la responsabilità di cura nei confronti di più persone e ci rendiamo contro che tali bisogni sono in contrasto tra di loro.

79 Questi possono essere alcuni degli aspetti problematici del processo di cura oltre a quelli già citati, che hanno a che fare con l’aver attribuito la cura ad una dimensione

privata e sentimentale.

Questo atteggiamento rischia di svalutare l’importanza di tali processi e sebbene è vero che la cura si presenta, almeno apparentemente, come fondata su presupposti più deboli, non dobbiamo dimenticare, sottolinea Tronto, che alcuni precetti morali in qualità di principi vanno salvaguardati per non danneggiare gli altri; l’importante è non fermarsi a

questi.

Tronto cerca, a questo punto, di evidenziare quali sono gli elementi che potremmo definire primari nel processo di cura. Questi elementi, che si riferiscono principalmente ognuno ad una delle 4 fasi del processo che abbiamo delineato, possono essere presentati come i concetti, i valori necessari di cui un’etica della cura deve essere

costituita.

L’autrice afferma:

“La pratica di un’etica della cura è complessa. Richiede alcune qualità morali specifiche. Pone una serie di dilemmi morali diversi da quelli posti dall’attuale pensiero morale. Essa comporta, allo stesso tempo, atti particolari di cura e una “ disposizione mentale” generale verso di essa, che dovrebbe modellare ogni aspetto

della vita morale di chi la pratica”59

I 4 elementi individuati da Tronto sono60:

 L’attenzione. Il processo di cura nasce dalla percezione di un bisogno e per questo motivo riconoscere la debolezza in un altro individuo o nelle cose del mondo è qualcosa di molto importante. L’attenzione è proprio questa capacità di

avere sempre uno sguardo verso gli altri. In questa epoca storica, grazie alla moltitudine di tecnologie di cui noi siamo forniti, siamo facilitati nel venire a

59 Ivi, p.146. 60 Ivi, p. 147-154.

80 conoscenza di situazioni di disagio anche in posti molto lontani da noi territorialmente. Nonostante questo però, spesso non ce ne preoccupiamo. L’attenzione è possibile solo se, svuotando la nostra mente da preoccupazioni

superficiali riusciamo a prestare ascolto ai bisogni e alle vulnerabilità altrui. Per farlo, abbiamo però anche bisogno di prenderci cura di noi stessi e di rispettare le nostre necessità perché soltanto così riusciremo a percepire i bisogni degli altri per quello che sono realmente.

Il caring about necessita, quindi, dell’attenzione.

 La responsabilità. Nel processo di cura assume un ruolo importante anche il taking care of. Per prendersi cura di qualcuno, nello specifico, è necessaria l’assunzione di responsabilità.

Il concetto di responsabilità è fondativo di tutte le teorie etiche della cura perché queste partono dal presupposto che essendo tutti interdipendenti siamo l’uno responsabile dell’altro. Nelle morali tradizionali non manca il concetto di cura

ma questo non viene ritenuto essenziale. Ciò che rende diverse queste due morali è la natura stessa dei concetti.

Nelle morali tradizionali abbiamo l’esaltazione dell’ obbligo a conformarsi a

principi e regole che vanno necessariamente rispettati.

La responsabilità è un elemento ben diverso dall’obbligo, perché più che un

imperativo, è sia una pratica intenzionale che una disposizione. Durante il processo, assumersi la responsabilità di una serie di azioni significa riconoscere la possibilità di prendersi cura di qualcuno ed impegnarsi nel farsene carico.  La competenza. Un altro momento basilare nel processo di cura è il care giving.

Dal momento in cui la pratica della cura vuole essere riconosciuta come rilevante, è importante che il prestare fisicamente e concretamente la cura, diventi qualcosa di serio. La competenza è quindi un altro degli elementi

81 costituitivi di tale pratica. La cura non deve essere fornita indipendentemente dai risultati. L’attenzione all’esito della cura è quindi determinante affinché la

pratica della cura sia compiuta con competenza.

 La reattività. Ultimo elemento riguarda la fase del care receiving e quindi assume un ruolo determinante il destinatario della cura.

Ricordiamo che la cura si pone come obbiettivo quello di aiutare l’altro vulnerabile in alcune delle pratiche che descrivono l’essere umano in quanto

tale. Spesso può succedere che colui che presta la cura non ascolti con attenzione le richieste del destinatario e quindi l’intero processo rischia di essere vanificato.

Prestare cura non significa soltanto fare ciò che si reputa opportuno, ma fare ciò di cui il destinatario ha bisogno rispettandone le richieste e qualora, come accade spesso, il destinatario non sia in grado di comunicare verbalmente i propri desideri, è compito del caregiver percepirne il senso.

L’etica della cura presentata da Tronto ha quindi delle fasi e dei valori fondativi essendo sia una pratica, sia una morale che vuole presentarsi come guida per le azioni e decisioni dell’uomo.

L’ultimo argomento che voglio evidenziare della trattazione dell’Autrice è la falsa

dicotomia tra cura e giustizia. Tronto accusa tutte le femministe che hanno praticamente espulso qualsiasi ideale o principio di giustizia nella trattazione della cura.

La tendenza a considerare come contrapposti cura e giustizia è qualcosa di riconducibile sicuramente ai confini morali elaborati dall’Autrice.

Al contrario, nell’immagine dell’etica della cura proposta da Tronto, le due prospettive non sono incompatibili, anzi, così come è necessaria l’influenza di qualche principio

nella costituzione di un argomento basato sulla cura, allo stesso modo è fondamentale un’ideale di cura nelle teorie della giustizia.

82 Il motivo di questo è molto semplice: le morali basate sulla giustizia si basano su un finto presupposto ossia danno per scontato che l’agente morale di riferimento sia

imparziale e disinteressato.

Guardando in maniera concreta l’umanità ci rendiamo conto che è fatta essenzialmente da relazioni e da rapporti parziali e per questo motivo, un approccio che tenga conto di tali relazioni è imprescindibile.

L’etica della cura si propone di fare questo.

Infine, avendo già precisato che l’argomento di questo libro non è solo morale ma anche

politico, vorrei citare alcune affermazioni dell’Autrice che ne racchiudono l’essenza: “Per essere creata e sostenuta, dunque, un’etica della cura fa affidamento su un impegno politico a valorizzare la cura e a rimodellare le istituzioni per riflettere quel

valore mutato.

Un argomento centrale di questo libro è che non possiamo percepire come la cura potrebbe dar forma alla prassi sociale e politica perché la nostra concezione attuale della morale e della politica ci impedisce di vedere come essa potrebbe occupare una

posizione diversa nelle nostre vite. Non riusciremo a includere la cura come aspetto centrale della vita umana se lasciamo gli attuali confini morali al loro posto”61.

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3. L’ETICA DELLA CURA E LE ALTRE TEORIE MORALI: