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CAPITOLO 2 – Metodi e strumenti per la gestione della risorsa idrica

2.9 ETICHETTE AMBIENTALI DI PRODOTTO PER LA RISORSA

Uno degli strumenti più utilizzati dalle aziende per comunicare all’esterno le proprie performance ambientali sono le dichiarazioni (o etichettature) volontarie di prodotto.

Oggi nel settore privato sono uno degli strumenti ambientali più diffusi e quindi si è ritenuto opportuno analizzare questa tipologia di strumento di tutela ambientale per capire come è trattato al suo interno il tema della risorsa idrica.

Bisogna sottolineare fin da subito che gran parte delle dichiarazioni ambientali sviluppate fanno riferimento alla metodologia LCA. Quindi fin da subito si può affermare che il tema della quantificazione dei consumi idrici non è molto presente mentre è decisamente maggiore l’attenzione rivolta alla qualità delle risorse idriche. Come già analizzato (vedi §2.4) la metodologia LCA dà molta attenzione alla valutazione della qualità delle acque scaricate ed ai relativi impatti, ma non all’aspetto legato al consumo idrico.

2.9.1 Le etichette ambientali autodichiarate

Etichette e dichiarazioni ecologiche che riportano informazioni ambientali auto-dichiarate da parte di produttori, importatori o distributori di prodotti, senza che vi sia l’intervento di un organismo indipendente di certificazione, appartengono alle etichette di tipo 2, o asserzioni auto dichiarate, che sono sviluppate secondo lo standard internazionale ISO 14021 del 2002. Questo tipo di etichetta prevede che sia dichiarato un particolare tipo di performance ambientale. Nel

caso dell’acqua dolce è stata individuata la RAISIO H2O Label creata nel 2009 dalla finlandese

Raisio Group, un gruppo che opera nel campo dell’ industria alimentare. La RAISIO è stata la prima azienda al mondo a sviluppare un etichetta che indica il consumo totale di acqua del prodotto. L’etichetta utilizza la metodologia del WF (vedi §2.6) per comunicare i volumi di acqua consumati associati alla produzione lungo tutta al catena del prodotto dal campo allo scaffale di vendita. I risultati sono calcolati per il prodotto fiocchi di avena ed il consumo è di 101 litri di acqua per 100 grammi di prodotto, ripartiti come riportato nella tabella 2.2, dove si nota come la componente dell’acqua associata alla fase agricola di produzione costituisce la quasi totalità della WF associata alla produzione.

Tabella 2.2- Dati riportati sull’etichetta di un prodotto Raisio. Fonte: Raisio H2O label Prodotto Total WF Coltivazione Produzione Imballaggio

100 grammi di fiocchi di avena

“Elovena” 101 litri 99,3% 0,57% 0,16%

L'impronta include l'acqua che la pianta usa per la crescita, l'acqua utilizzata nella produzione, nonché le acque reflue che ne derivano. La maggior parte del consumo è costituito dall’acqua che l’avena utilizza durante il periodo di crescita e fornita dalle precipitazioni. Poiché l'avena coltivata in Finlandia non è irrigata, non vi competizione tra usi diversi di acqua pulita e potabile.

I dati possono essere confrontati con il consumo totale di acqua ad esempio, di una mela da 100 grammi che è di circa 70 litri, o con quello di 100 grammi di carne bovina che è di circa 1.600 litri.

I calcoli per la produzione primaria si basano sui dati di evaporazione ottenuti dalle stazioni meteorologiche di osservazione del Finnish Meteorological Institute, e sui dati di acqua consumata nella coltivazione di avena come medie sui tre anni, forniti dagli agricoltori della Raisio.

L’ acqua associata alla produzione del fiocco di avena e dei materiali di imballaggio, insieme rappresentano meno dell'uno per cento del consumo complessivo di acqua.

Il processo di produzione non genera alcuna acqua reflua, poiché fiocchi di avena sono processati in evaporatori dove l’acqua abbandona il processo sotto forma di vapore.

Esistono altre dichiarazioni ambientali relative al tema acqua che non sono specificatamente dichiarazioni ambientali secondo quanto definito dalla norma ISO All’interno di questa analisi è stata svolta una ricerca sulle seguenti dichiarazioni ambientali:

Water Stewardship Certification è una certificazione che l’organizzazione Alliance For Water

Stewardship sta sviluppando. In questa certificazione si vuole certificare una corretta gestione della risorsa idrica delle aziende.

In Inghilterra si sta lavorando per sviluppare un’etichetta che indichi il consumo di acqua dolce associato ai prodotti alimentari. Questa etichetta il Water Trust viene sviluppata dall’ associazione inglese Food Etichs Council.

Infine è già effettiva la Four Leaf, un’etichetta sviluppata in Australia nel 2008 che è un marchio di qualità ecologica ma non nel senso tradizionale definito dalla ISO. Four Leaf ha lo scopo di identificare la compatibilità ambientale in un modo sufficientemente redditizio da renderlo il più diffuso possibile. Con questa proposta si vuole creare un strumento che risolve il principale problema che ostacola l’espansione delle etichettature ambientali e dei sistemi di gestione ambientale ISO: il costo in termini monetari e di risorse da impegnare per l’ottenimento della certificazione di efficienza ambientale (International Organization for Standardization, 2009). L’etichetta tiene conto di quattro fattori ambientali: il consumo di materie prime, il consumo idrico, il consumo energetico e le emissioni verso l’ambiente.

Questo strumento non è specificatamente legato alla risorsa idrica tuttavia è accennato nel presente paragrafo perché è il risultato di strumenti e linee guida sull’acqua forniti dal Global Reporting Initiative (vedi §2.3).

2.9.2 Le etichette di eccellenza ambientale

Vi sono poi le cosiddette etichette di tipo 1 (ISO 14024, 2002) che sono etichette volontarie che dimostrano l’eccellenza ambientale dei prodotti che le ottengono, sono selettive e sottoposte a certificazione esterna (o di parte terza). Queste sono basate su un sistema di multi criteri che considera l’intero ciclo di vita del prodotto. I criteri fissano dei valori di soglia, da rispettare per ottenere il rilascio del marchio.

processi, agli stabilimenti ed alle organizzazioni. Non si tiene conto delle uscite dell’acqua del processo non si quantifica effettivamente il consumo di acqua associato con la produzione, e quindi non si possono valutare correttamente gli impatti sulla scarsità della risorsa idrica in una determinata regione.

Inoltre quello che si considera basandosi solo sull’acqua che entra nel processo sono gli utilizzi diretti di acqua non il consumo indiretto, cioè non si considerano ad esempio i consumi idrici di tutta la catena di produzione come ad esempio i trasporti o la produzione o estrazione di materie prime: ad esempio la componente associata alla fase agricola dei fiocchi d’avena che abbiamo visto essere determinante nel calcolo dell’etichetta dell’Elovena risulterebbe essere trascurata. Nelle etichette di tipo 1 a seconda del prodotto che si vuole certificare si considerano le acque in uscita dallo stabilimento di produzione con svariati parametri.

L’etichetta di tipo 1 Green Seal, proposta dall’omonima organizzazione indipendente che si adopera per promuovere prodotti e servizi che realizzano un ambiente più sano e pulito, pone un’attenzione significativa sulla conservazione delle risorse idriche per le imprese, a seconda della zona climatica in cui sono collocate (greenseal.org). A seconda della zona in cui un’azienda si trova ad operare la produzione vi sono tre livelli d attenzione alla risorsa idrica. Il livello meno critico e più generale richiede una relazione generale appunto di utilizzo delle acqua per tutti gli impianti. Si prevede comunque che le aziende di questo primo livello continuino ad affinare i loro sforzi per raggiungere la riduzione dei consumi idrici. All’interno della guida Green Seal si consiglia come strumento di calcolo dei consumi idrici e dei rischi associati il WBCSD Global Water Tool (vedi §2.3).

2.9.3 Le etichette ambientali comparative

Una terza tipologia di etichetta ambientale di prodotto che tiene in considerazione l’impatto ambientale di un prodotto sulla risorsa idrica è l’etichetta ambientale di tipo 3 (ISO 14025: 2006). Si tratta di uno strumento informativo e comparativo che permette di conoscere e comunicare al mercato l’impatto ambientale di un prodotto lungo tutto il suo ciclo di vita, grazie ad uno studio di Life Cycle Assessment rigoroso, ripetibile e comparabile.

Una delle etichette ambientali di tipo 3 più diffuse in Europa e non solo è l’etichetta EPD (Environmental Product Declaration). EPD è stata creata in Svezia nel 1999 ma viene utilizzata in tutta Europa. La EPD è uno strumento che permette di comunicare le prestazioni ambientali di prodotti e servizi riportando le informazioni basate su parametri stabiliti che contengono una quantificazione degli impatti ambientali associati al ciclo di vita del prodotto calcolati attraverso

il sistema LCA.

La Barilla nell’agosto del 2009 ha sviluppato una EPD per uno dei propri prodotti, un pacco di pasta da 500 grammi. L’azienda ha calcolato il contenuto virtuale di acqua (vedi §3.1) secondo il metodo di calcolo esposto dal WFN (vedi capitolo §3), (Aldaya e Hoekstra, 2010; barilla.com). Nelle dichiarazioni Ecoleaf facenti parte sempre della categoria delle etichette di tipo 3 il tema dell’acqua è trattato come nelle etichette di tipo 1. Si chiedono i consumi idrici in termini di acqua in entrata ai processi (water in) e per quanto riguarda la qualità sono richiesti i parametri che rilevano l’inquinamento idrico (Zecchinato, 2010). Rispetto alle EPD queste dichiarazioni sono più concise e praticamente riportano nella dichiarazione tabelle con dati senza commenti. Anche in questo caso se fosse disponibile uno strumento di contabilizzazione dei consumi idrici appositamente studiato per i prodotti e le aziende (come il WF) si potrebbe inserire direttamente il dato di consumo idrico all’interno della dichiarazione.

Le etichette di questo tipo non tengono conto dell’acqua consumata durante la produzione di un prodotto ma dell’efficienza dei consumi idrici durante la fase d’uso. Queste etichette sono applicate a tutti gli oggetti che usano acqua per compiere le loro funzioni (lavatrici ,lavastoviglie, ecc.) In questo aspetto viene considerato solo l’aspetto del Life Cycle legato alla fase di utilizzo del prodotto.

2.9.4 Il tema dell’acqua nelle etichette ambientali

Dall’analisi di questi strumenti di comunicazione delle performance ambientali si può confermare che il tema della quantificazione dei consumi idrici non è ancora tenuto in debito conto. In generale si tiene conto della sola componente di acqua in entrata ai processi senza distinguere tra le destinazioni o la provenienza dei diversi tipi di acqua. La qualità delle acqua è, invece, considerata maggiormente.

Fino al momento in cui non sarà disponibile una metodologia condivisa a livello internazionale e garantita dalle norme specifiche per l’etichettatura ambientale il tema dei consumi idrici non verrà tenuto in debito conto dalle aziende nemmeno per i propri prodotti certificati con un marchio di qualità ambientale. Le uniche etichette che possono garantire degli standard ambientali e delle affermazioni certificate e controllate sono le etichette ambientali regolate dalle norme ISO.

Il WF potrebbe comportare l'acquisto di prodotti provenienti da regioni di abbondanza di acqua superiore o da aree di maggiore efficienza idrica.

water, crf. §3.1) potrebbe ridurre la necessità dei prelievi dai corsi idrici d'acqua dolce (blue

water).

La grande forza del WF è la creazione di legami diretti tra le acque captate a fini produttivi ed i prodotti che sono presenti sugli scaffali del rivenditore, tuttavia allo stato attuale, non è chiaro cosa comporterebbe la scelta di un prodotto o di un sistema di produzione sulla base che questo ha un ingombro minore di acqua. In effetti, un prodotto con una minore impronta idrica potrebbe essere più dannoso per l'ambiente rispetto ad uno con un ingombro superiore a seconda dell’origine del prelievo idrico.