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3.Le due facce dei social network

Dalle considerazioni fatte sino ad ora possiamo affermare che i social network racchiudono in sé delle problematiche, ma anche delle opportunità per la crescita individuale e sociale del nativo digitale. I due autori di cui abbiamo parlato nelle pagine precedenti ci offrono una grande opportunità per riuscire a comprendere le tematiche legate al concetto di social network/social media, ma soprattutto di riflettere sulle possibili conseguenze, positive o negative che siano, che tali tecnologie possono recare all’identità degli adolescenti.

Nelle pagine che seguono andremo a fare delle considerazioni circa, appunto, quelle che potremmo definire le due facce dei social network, ossia cercheremo di andare a sottolineare quelle che sono le opportunità e i problemi legati alla dimensione identitaria, relazionale e sociale.

Come sappiamo i social network vengono definiti come uno spazio sociale ibrido ossia uno spazio all’interno del quale si intrecciano i due mondi, quello reale e quello virtuale, quindi si tratta di uno spazio sociale più flessibile e dinamico, il tutto offre agli adolescenti di oggi una serie di nuove opportunità. Si tratta adesso di fare un quadro circa le principali opportunità offerte dai social network.

In primo luogo possiamo affermare che una delle più importanti opportunità è la

possibilità di attuare un processo chiamato processo di self empowerment « letteralmente, il termine “empowerment” significa “potenziamento”,

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ampliamento delle possibilità che il soggetto può praticare e rendere operative e tra le quali può quindi scegliere »79. Quindi tale processo ha come obiettivo quello di ampliare e facilitare il processo di cambiamento del soggetto. Nella vita reale tale possibilità di cambiamento richiede molte energie e tempo, in più può comportare il rischio di fallimento che ha un costo in termini psicologici. Nei social network ciò diviene, in un certo senso più semplice, in quando posso non dichiarare la mia vera identità, quindi permette di sperimentare nuovi modi di essere senza troppi rischi in quanto il fallimento non genera costi emotivi. I social network quindi sono un’importante strumento che ci permette di decidere come presentarci ai componenti della rete. Secondo alcuni autori, infatti, le persone sono più disposte a rivelare il proprio sé nei social network di quanto non lo siano nella vita reale questo perché, in tale ambito, si riscontra un minor rischio di disapprovazione da parte degli altri.

In secondo luogo, grazie al web è divenuto possibile avere un ruolo attivo nel definire le caratteristiche della propria posizione sociale all’interno dei gruppi sociali di riferimento, e allo stesso tempo diviene sempre più facile poter confrontale la nostra posizione sociale rispetto a quella degli altri.

Inoltre, la rete offre nuovi strumenti per creare e condividere musica, foto, informazioni e anche pettegolezzi oltre che la possibilità di creare nuove relazioni sociali amicali, ma anche amorose. Questa facilità con cui nascono le relazioni nei social network dipende da alcune delle caratteristiche tipiche dei social network ossia:

“La possibilità di superare le barriere spaziali;

La comunicazione iperpersonale (la comunicazione mediata tende a diventare iperpersonale in quanto consente un elevato livello di intimità ) Il controllo del processo di presentazione (la possibilità di poter controllare

la propria identità sociale e le propria immagine riduce i problemi legati alle prime impressioni)”80

.

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Riva G., I social network, 2010, Il Mulino, pag 127

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Infine, un’altra delle opportunità offerte dai social network può essere costituita dal così detto “concetto di Economia della felicità”. Tale concetto nasce dagli studi di Richard Easterlin, professore di economia, del 1974. Egli mise in discussione il tradizionale legame tra benessere e felicità, con i suoi studi verificò che nonostante la notevole crescita economica di quegli anni, il tasso di felicità rimase invariato. Per spiegale ciò elaborò il così detto paradosso di Easterlin: « in una società i ricchi tendono a essere più felici dei poveri, ma le società ricche tendono a non essere più felici di quelle povere. Il paradosso dipende dal fatto che i membri di una società valutano se stessi in relazione agli altri e non in maniera assoluta. In base a tale paradosso, una volta raggiunto un certo livello di benessere socioeconomico, si verifica sempre un declino nel rapporto tra ricchezza e felicità »81.

A tal proposito, si è sviluppato un ambito di ricerca chiamato economia della felicità, alcuni degli esponenti di tale area di ricerca si sono concentrati sul concetto di dono. Esistono tre diversi comportamenti che caratterizzano l’esperienza del dono ossia il donare, il ricevere e il contraccambiare quindi, il dono, crea dei legami e per sopravvivere ha bisogno di relazioni.

Dagli studi risulta che, se nel mondo reale il dono nasce all’interno di relazioni personali, nei social network l’esperienza del dono si espande anche verso quelle persone con cui ho solo dei legami deboli o addirittura con persone che non ho nemmeno mai incontrato.

Secondo Riva, « gli utenti dei social network mettono a disposizione degli altri qualcosa di proprio »82, offrono agli altri supporto gratuitamente, guidati dal proprio senso di responsabilità sociale nei confronti dei componenti della propria rete sociale.

Avendo chiarito tutti quelli che sono gli aspetti più positivi, adesso, cercheremo di analizzare l’altra faccia dei social network ossia quella che racchiude in se tutti gli aspetti più negativi e problematici del tema.

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Riva G., I social network, 2010, Il Mulino, pag 141

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Come sappiamo esistono delle possibilità di uso scorretto dei social network, tali usi scorretti possono appunto causare tutta una serie di comportamenti disfunzionali tra cui:

“Il cambiamento di identità, nonostante la maggior parte degli utenti dei social network si registrano con nome e cognome, non possiamo mai essere assolutamente certi sull’identità dei soggetti interagenti, talvolta si possono riscontrare delle identità fittizie create per scopi fraudolenti; I comportamenti aggressivi, tra i più comuni si ricorda il troll, che consiste

nell’uso provocatorio e irritante dei social network con lo scopo di suscitare l’indignazione o per attirare l’attenzione su di sé, oppure lo stolking, che consiste nell’uso dei social network per perseguitare un soggetto …;

La manipolazione dell’informazione, ad esempio l’haking, che consiste nel tentativo di entrare nei profili altrui, la creazione di virus per cercare di inserirsi in applicazioni e modificarne i dati, lo spyware, ossia applicazioni che raccolgono le informazioni sull’utente senza il suo consenso …”83

.

I social network, quindi possono spingere verso comportamenti disfunzionali, e ciò avviene perché il progressivo passaggio da reti chiuse a reti aperte, ha reso sempre molto più facile nascondere la propria vera identità, quindi, non potendo controllare la vera identità di un utente, si riduce il controllo sociale.

Il motivo che spinge determinate persone a comportarsi in questo modo ossia ad attivare questi comportamenti disfunzionali sono vari, ma possiamo affermare che alla base dei comportamenti aggressivi possono esserci due moventi : un bisogno frustrato e il desiderio di essere visibile ossia di essere preso in considerazione dalle persone presenti.

Per fare un quadro più completo circa le problematiche legate all’uso dei social network, dobbiamo necessariamente fare riferimento a quattro ulteriori elementi molto importanti, il primo di essi fa riferimento ad un aspetto già sottolineato nelle pagine precedenti ossia l’identità fluida e l’analfabetismo emotivo, il

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secondo al concetto di privacy, il terzo fa riferimento all’eccesso di informazione e l’ultimo, invece, fa riferimento al concetto di dipendenza. Sarà necessario andarli a rivedere più da vicino :

1) I social network, come sappiamo, sono un importante strumento con il quale è possibile definire la propria identità, ma non è sempre così, tal volta porta con se delle problematiche come un forte senso di instabilità che può provocare una seconda problematica ossia, la mancanza di sicurezza. Tali aspetti, come sappiamo, hanno come risultato la costituzione di un’identità fluida ossia un’identità più malleabile, flessibile e dinamica, ma che può divenire un problema per un adolescente che si trova in una delle fasi più delicate della sua esistenza, ossia l’adolescenza. Ciò potrebbe, effettivamente, contribuire ad una serie di difficoltà in ambito sociale e relazionale. Sempre a causa di un uso scorretto o massiccio dei social network può comportare il così detto analfabetismo emotivo. I nativi digitali infatti si caratterizzano per essere una generazione con un alto livello di analfabetismo emotivo, ciò avviene perché l’interazione faccia a faccia è stata progressivamente sostituita da un’interazione mediata, privando il soggetto di un importante processo di apprendimento e comprensione delle emozioni dell’altro.

2) Il secondo elemento riguarda il concetto di privacy. Come sappiamo, lo sviluppo del web 2.0, garantisce e permette con grande facilità la creazione e la condivisione di una grande quantità di informazioni e dati personali. L’inserimento dei propri dati personali come ad esempio le foto, i video o file in un social network, vanno a costituire una vera e propria memoria storica delle nostre attività personali. Tali dati quindi sono disponibili online anche dopo molti anni e possono essere cancellati solo dall’utente quindi ciò comporta la possibilità da parte dell’altro di andare a ricostruire la nostra identità reale e personale andando a raccogliere tutta una serie di contenuti del nostro passato.

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3) L’enorme quantità di informazione presenti nei social network richiede all’utente grandi capacità di gestione. La possibilità di ottenere una grande quantità di informazione rende la nostra vita naturalmente migliore, ma non è sempre così in quanto, se l’informazione è troppa diviene ingestibile e può provocare un certo stato di ansia proprio perché diviene ingovernabile e di conseguenza inutile. Tale fenomeno viene anche chiamato “smog di dati” e può comportare importanti conseguenze dal punto di vista psicologico come la “mancanza di informazioni sufficienti”, tale aspetto consiste nella « difficoltà a trovare all’interno del flusso di informazioni notizie significative che può portare i soggetti a cercare di allargare ulteriormente le proprie fonti informative. Un comportamento tipico associato a questo tipo di ansia è quello del soggetto che controlla il proprio profilo ogni dieci minuti e manifesta comportamenti ansiosi in caso di mancanza di messaggi »84.

Un’altra conseguenza può essere rappresentata dal così detto “disinteresse o rifiuto dell’informazione”, tale fenomeno consiste nel « bombardamento di informazioni eccessive e troppo contrastanti tra loro, ciò può portare il soggetto a disinteressarsi del flusso informativo: se non posso trovare l’informazione che mi serve a questo punto preferisco lasciar perdere. Il risultato è che al progressivo aumento delle informazioni corrisponde una progressiva diminuzione della quantità di fruizione »85

4) L’ultimo elemento riguarda il concetto di dipendenza. Come sappiamo, i social network sono divenuti una pratica molto diffusa, già a partire dal 2009 sono diventati la destinazione più popolare del web. Degli studi dimostrano che un uso eccessivo può comportare ad un disturbo che viene definito “disturbo di dipendenza da Internet” (Internet Addiction Disorder), esso viene definito come « disturbo psico-fisiologico caratterizzato da dipendenza, perdita delle relazioni interpersonali, modificazioni dell’umore, alterazione del vissuto temporale, attenzione

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Riva G., I social network, 2010, Il Mulino, pag 154

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completamente orientata all’utilizzo compulsivo del mezzo »86

. Tale espressione deve la sua nascita allo psicologo americano Ivan Goldberg, egli l’aveva creata per criticare l’approccio adottato dal manuale diagnostico psichiatrico (DSM) adottato dall’APA ossia l’American Psychiatric Association. Un aspetto da comprendere è cercare di capire quando l’uso eccessivo dei social network può diventare un disturbo di dipendenza da Internet. Secondo Brent Coker, professore di internet marketing and social media all’Università di Melbourne afferma che « se un uso moderato dei social media inferiore al 20% del tempo lavorativo (circa due ore al giorno) può portare ad un aumento di produttività, il superamento di questa soglia può nascondere un vero e proprio “disturbo di dipendenza da Internet”, cha ha un impatto significativo sulla produttività individuale e sulla dimensione relazionale »87. Inoltre, con il passare del tempo, alcuni esperti hanno definito il disturbo di dipendenza da Internet, non più come uno specifico disturbo psico-fisiologico, ma come una sindrome che racchiude in se diverse tipologie di disturbo.

Quindi, sulla base delle considerazioni fatte sino ad ora, siamo abbastanza consapevoli che i social network, sono uno strumento che nasconde due facce, una positiva e una negativa. Se usati in modo responsabile, possono rappresentare un’importante opportunità, al contrario, se usati in modo non responsabile possono creare problemi e difficoltà compromettenti l’identità dei più giovani. Naturalmente, tali affermazioni si basano su concetti esposti da alcuni degli esponenti più rappresentativi della letteratura sul tema sia in ambito Italiano come Giuseppe Riva, sia in ambito internazionale come Danah Boyd, Lee Rainie e Barry Wellman.

Si tratta adesso di capire se tali considerazioni hanno un riscontro nella realtà cittadina a noi più vicina.

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Riva G., I social network, 2010, Il Mulino, pag 156

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Per fare ciò sarà quindi necessario andare ad indagare come e quale impatto sociale e relazionale determinano i social network, sull’identità dei giovani adolescenti del nostro territorio Toscano.

In particolare, per avere un’idea più chiara, farò riferimento al territorio della mia città di nascita ossia la città di Livorno.

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CAPITOLO 3

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