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Facoltà di Medicina: prospettive future

3.1 Fare il medico oggi: il professionista della cura

3.1.1 Facoltà di Medicina: prospettive future

Secondo l’ultimo rapporto Almalaurea 2016, la laurea di Medicina si conferma (ancora una volta) una delle lauree che garantiscono le migliori prospettive di lavoro, anche in tempo di crisi numerosi ragazzi si iscrivono ai test di ammissione nonostante l’annuale diminuzione dei posti a concorso. Ad un anno dalla Laurea, il tasso di occupazione di un laureato di Medicina si aggira intorno al 46,5% a fronte del 49% del complesso di laureati magistrali a ciclo unico. Questi numeri hanno una spiegazione: incide il fatto che quasi tutti i neolaureati di Medicina scelgono la strada della specializzazione e dunque si immettono definitivamente nel mondo del lavoro alcuni anni dopo. Per completare il quadro delle prospettive di lavoro di una Laurea in Medicina bisogna infatti aggiungere che a cinque anni dal conseguimento del titolo i numeri migliorano notevolmente: il tasso di occupazione sale al 96% (contro l’87% degli altri laureati), il tasso di disoccupazione si attesta intorno ad un fisiologico 1%, il 59 % dei medici sceglie la libera professione mentre il 4% risulta assunto a tempo indeterminato, il guadagno mensile netto medio cresce raggiungendo i 1.678 euro (www.magazine.alphaset.it). Una volta ottenuta l’abilitazione dopo aver svolto il tirocinio pratico e superato la prova scritta, per poter lavorare nel servizio sanitario nazionale, è necessario che gli studenti scelgano

una specializzazione; tale tappa è uno dei momenti cruciali per il futuro medico. Dai dati raccolti dall’Associazione nazionale dei medici dirigenti giovani le aree coinvolte sono soprattutto: medicina interna, geriatria,cardiologia e pediatria ma anche la chirurgia generale, la ginecologia, l’ostetricia e l’urologia. Gli studenti di medicina orientano il loro idealismo verso un maggiore realismo, venendo a patto con le necessità di adattarsi a continue contingenze nel corso della loro formazione e con la visione che hanno della loro futura pratica. Essi dedicano quindi la loro attenzione e la loro energia, finché possono, a ottenere la formazione e l’esperienza necessarie al fine di essere autorizzati a svolgere pienamente il loro ruolo in questa attività (Carricaburu e Mènoret, 2005)

Perché scegliere di diventare medico? Per riuscire nella professione medica è necessario non solo l’impegno e la dedizione durante la formazione per raggiungere l’abilità richiesta, ma anche, capire se si è dotati di predisposizione verso l’altro, di umanità ed empatia così fondamentali nel rapporto medico paziente. Ad oggi al momento della scelta lo studente deve tener conto di diverse variabili tra cui l’organizzazione del sistema sanitario e la pianificazione dei percorsi formativi, è necessario pensare a quello che offre il territorio in base alle sue possibilità (strutture convenzionate, ambulatori specialistici) e alle esigenze che la stessa professione richiede.

Una volta iniziato il proprio percorso come vivono questa esperienza la maggior parte degli studenti? È importante cogliere, ascoltare e fare una riflessione sulla testimonianza di questi giovani dal momento che l’Università ha bisogno di essere continuamente riformata. Qui di seguito viene riportata la lettera di uno studente che si rivolge alla facoltà di Medicina e che riporta il proprio vissuto e fa riemergere la necessità di una continua evoluzione del loro percorso formativo che deve andare di pari in passo con i cambiamenti e le esigenze sempre differenti della società. Sottolineare il senso critico di questi studenti riguardo all’evoluzione della loro formazione può dare un contributo nello sviluppo di una spontanea “riumanizzazione” della Medicina.

‹‹Cari Amici,

sono davvero stanco di “fare” lo studente. Da tre anni sono iscritto al corso di Laurea in Medicina e Chirurgia e cosa posso dire di aver imparato? Ho imparato a sedermi sulle tuberosità ischiatiche del bacino, ho imparato ad acquisire un metodo di studio più adatto per riuscire a memorizzare la grande quantità di informazioni che ogni esame comporta e ho imparato che lo sforzo isometrico dei muscoli estrinseci dell’occhio è una delle maggiori cause della mia miopia. Ma io non voglio fare lo studente né vorrò fare il laureato. Io voglio essere medico(…)Mi si contesterà che nel piano di studi sia previsto il tirocinio ma io credo che sia molto ritardato e già molto settorializzato per rispondere alla mia ansia di conoscenza globale. Come si può pretendere di capire esaustivamente qualcosa se non lo si vive in tutti i suoi aspetti, come si può riuscire a rendere quel qualcosa parte del nostro bagaglio culturale in modo tale da non essere utilizzato solo per il fine ultimo dell’esame, ma per tutta la vita, se lo si studia esclusivamente da un libro? In quei giorni al pronto soccorso, contrariamente alle premesse, ho imparato quanto sia difficile gestire un qualsiasi reparto ospedaliero; ho imparato come i medici comunichino fra di loro attraverso telefono, computer e come questo poi influenzi il loro rapporto con gli ammalati; ho imparato ad essere discreto nei confronti di quelle persone che, oltre a sentire il disagio della loro malattia, vivevano con imbarazzo il fatto di essere l’obiettivo di troppi sguardi curiosi; ho imparato che il platino usato in chemioterapia può avere ripercussioni sulla circolazione cerebrale e causare, ad esempio, afasie: ho appreso, quindi, molte cose principalmente vivendole ›› ( Formiconi5, 2008).

Chi studia medicina deve essere formato anche alla comunicazione e alla relazione di cura attraverso lo studio e l’approfondimento di progressi metodologici e tecnici delle scienze di comunicazione. Il rapporto medico-paziente si deve basare su una relazione di cura caratterizzata dalla fiducia, dall’empatia, dalla disponibilità e

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Andreas Robert Formiconi è un professore associato dell’Università di Firenze che insegna: Laboratorio di Tecnologie didattiche presso il Corso di Laurea di Scienze della Formazione primaria, Laboratorio di Metodi e Tecniche dell’E-learning del Corso di Laurea Magistrale in Scienze dell’educazione degli Adulti, della Formazione continua e Scienze Pedagogiche e Informatica presso la facoltà di Medicina. Da novembre del 2015 è delegato del Rettore dell’Università degli Studi di Firenze per lo sviluppo della didattica on-line. Il suo blog è rivolto un pubblico generale composto da operatori del mondo della scuola ma anche a studenti per sviluppare un continuo ricercare nello sforzo di armonizzare l’offerta didattica all’effettiva domanda di formazione, determinato dall’evoluzione delle conoscenze e delle tecnologie.

dall’ascolto del paziente poiché, come dimostrato da diversi studi, il paziente si aspetta di incontrare in lui una persona che lo consigli, un amico una persona fidata e solo per ultimo un tecnico e uno scienziato. La malattia è molto più di un fatto clinico, medicalmente circoscrivibile, è sempre la condizione di un uomo che va considerata nella sua dimensione psico-sociale. Il medico ha il compito di trasmettere non solo dati clinici ma di comunicare significati tenendo presente il complesso meccanismo delle psiche e della personalità specifica di ogni individuo.

A tal proposito Giorgio Cosmacini, il primo Gennaio dell’anno 2000 licenziando la “storia di una professione” intitolata Il mestiere di medico, ha formulato in chiusura una predizione con riferimento a un dovere da condividere: ‹‹Il medico del futuro dovrà sempre più fare i conti con un’umanità di cui bisognerà cercare non solo di ripristinare la salute piena con i mezzi della tecnica, estesi fino alle protesi e ai trapianti, ma anche di renderla compatibile con una buona qualità di vita la salute residua. Dovrà inoltre non solo aver cura di quest’ultima ma anche proteggere dalle aggressioni ambientali la cura dei più: la cura dei tanti non può prescindere dalla salute di tutti. In ciò il nuovo curante dovrà poter contare sull’autodifesa dei suoi potenziali pazienti e per poter farne conto dovrà impegnarsi perché i pazienti si impegnino quanto il medico nella tutela delle loro risorse fisiche e psichiche (Cosmacini, 2013)››.

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