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3.3 La relazione tra i partecipanti:

3.3.1 Fare ipotesi sulle intenzioni:

Il ragionamento ipotetico, come abbiamo visto in §1.10.2, è una relazione basata sul concetto di causa o motivo, in cui questi vengono presi in considerazione non come reali ma

33Charaudeau [1995, 157]

34Cfr. anche quanto abbiamo detto sui partecipanti alla situazione comunicativa in §2.2.1.

35Cfr. gli esempi estratti dal corpus e raccolti in §A e §B per una esemplificazione esaustiva di questa

soltanto come ipotesi e utilizzati come condizioni per parlare di effetti o azioni possibili, di cui non è ancor dato di sapere se si verificheranno o meno.

Da un punto di vista formale il ragionamento ipotetico si realizza solitamente nella struttura del periodo ipotetico, una frase complessa composta da una subordinata, detta protasi, introdotta in italiano da se e da una reggente, detta apodosi.

Con la protasi si “ipotizza” una condizione, soddisfatta la quale si ha come “conseguenza” quanto espresso dall’apodosi. Il costrutto esprime globalmente un’ipotesi [...] ed instaura fra il contenuto proposizionale della protasi (che simbolizzeremo con “p”) e quello dell’apodosi (che simbolizzeremo con “q”) un rapporto del tipo “condizione-conseguenza”36.

Tuttavia, il tipo di ipotesi che viene fatta utilizzando un periodo ipotetico può avere diverse sfumature ed essere utilizzata per diversi scopi, come sottolinea Dancygier [1998, 13, nota 2]:

p and q appear in conditionals with varying degrees of commitment on the part of the speaker, and are brought into the construction for different pur- poses; also, there are many ways in which they are grounded in the speaker’s knowledge and the context of utterance. [...] They are provisionally “assumed” for the sake of the reasoning process the conditional is involved in carrying out.

Dancygier [1998] descrive i condizionali come un possibile strumento di predizione. Il periodo ipotetico verrebbe utilizzato per asserire una relazione tra due fatti, sulla realtà del primo dei quali l’enunciatore non può o non vuole impegnarsi al livello dell’asserzione. L’ipotesi della protasi servirebbe quindi a mettere in relazione due fatti per fare una predizione su uno stato di cose futuro.

Quello che conta quindi non è il contenuto delle singole proposizioni o la predizione sulla proposizione della protasi, ma la relazione che viene creata tra loro: the connection between the assumptions in the two clauses is what is actually being asserted (in the speech act sense of the word assertion)37.

Inoltre,

what the presence of if seems to signal is that at least some of the felicity conditions for asserting do not hold: the speaker does not have enough grounds for asserting p as a factual statement and may in fact not believe p to be true.

Ma

taking if as a marker of non-assertion does not mean that speakers always have the same reasons for not engaging in full assertion. [...] The ways in which conditionals receive non-assertive interpretations may vary, but the role of if as a signal of non-assertive meanings remains constant38.

Dancygier [1998, 21] continua poi citando la tesi di Fauconnier e Sweester [1996], secondo cui whether there is a possible world in which these sentences are true or not has no bearing on their linguistic status.

36Mazzoleni [2001, 752] 37Dancygier [1998, 14] 38Dancygier [1998, 18-19]

Queste considerazioni risultano particolarmente interessanti dal nostro punto di vista. Nel caso dei manuali d’istruzione per l’uso, la non asserzione della protasi ha un ruolo preciso e si configura, a nostro avviso, come uno degli elementi incaricati della funzione interpersonale. Vedremo meglio come tra un momento, dopo aver speso ancora qualche parola per definire le caratteristiche del periodo ipotetico.

If -clauses of conditional constructions do not represent facts, and are not as- sertions about states of affairs. [...] Every If -clause presents an assumption which can be asserted under the right set of circumstances, but is not asserted in this particular utterance by the particular speaker. [...] They do not repre- sent a fantasy [...], as they are grounded in the reality [...] and build upon the current knowledge of the speaker as well as on what the speaker expects the hearer to know. [...] This, in turn, is not only the knowledge of facts, but also of typical relations between cause and effect. [...] That assumptions expressed in protases are not themselves predictive, but brought up in order to make predictions39.

Riassumendo quindi,

neither of the clauses of a conditional construction can be interpreted as a statement of fact, that is, none of them is asserted. What is asserted, ho- wever, [...] is the predictive relation itself, and prediction is automatically understood as based on a causal relation. Thus, the fact that there is a causal relation between the two events mentioned is what is (among other things) being communicated by a predictive conditional40.

Analizzando la questione dal nostro punto di vista, vale a dire guardando a come i periodi ipotetici vengono utilizzati nei manuali d’istruzione per l’uso, quello che viene ipotizzato nella protasi è, in molti casi, la presenza dell’intenzione dell’utente di ottenere un determinato uso della macchina. La relazione che viene di fatto asserita è tra que- st’intenzione e l’azione che deve essere compiuta per l’ottenimento di tale scopo. Solo se l’utente vuole ottenere quel risultato, dovrà compiere l’azione che gli viene suggerita, ma, dato che l’istruttore non può sapere se esista davvero questa intenzione, tale relazione viene soltanto predetta e l’intenzione soltanto ipotizzata, come si vede bene nell’esempio seguente estratto dal manuale del frigorifero Ariston 4D B/HA:

[2] Se si parte per un periodo di vacanza ma si vogliono mantenere le performance di temperatura del prodotto si può attivare la funzione Optimization Energy Saving.

La presenza di un verbo volitivo nella protasi e l’attenuazione apportata dall’uso mo- dale di potere nell’apodosi sono ulteriori elementi che suggeriscono la lettura nel contesto della funzione interpersonale.

In altri casi quello che viene ipotizzato nella protasi è la presenza di una condizione, data la quale un’operazione deve essere compiuta, come nell’esempio seguente estratto sempre dal manuale del frigorifero Ariston 4D B/HA:

[3] Se il pavimento non fosse perfettamente orizzontale, compensare svitando o avvitando i piedini.

39Dancygier [1998, 43 e ss.] 40Dancygier [1998, 82-83]

In esempi di questo tipo la funzione che entra in gioco è diversa. Non si tratta di modulare la relazione con il destinatario, ma piuttosto di presentare una condizione reale, che dipende dal contesto specifico in cui l’utente si trova ad utilizzare la macchina.

Quello che abbiamo notato in §2.2.3 nel paragrafo dedicato alle avvertenze a proposito della distinzione tra nodi condizionanti e nodi condizionati si riferisce proprio a questi due tipi di periodi ipotetici presenti nei manuali d’istruzioni. I nodi condizionanti, da un lato, sono espressione di una scelta possibile da parte dell’utente, i nodi condizionati, dall’altro, si riferiscono a comandi subordinati al verificarsi di una condizione41.

Ci sembra inoltre importante notare che in entrambi i casi i periodi ipotetici presenti nei manuali d’istruzione sono da interpretare come se fossero bicondizionali, vale a dire che la formula Se p, q, implica qui anche Se non p, non q, quindi Se vuoi ottenere p, allora devi fare q implica anche Se non ti interessa ottenere p, allora non fare q oppure Se ci si trova nella situazione p, allora si deve fare q implica anche Se la situazione non è p, allora non si deve/non è necessario fare q42.

Comrie [1986], van der Auwera [1986] e Mazzoleni [1992] parlano di un’altra funzione dei periodi ipotetici che ci sembra interessante considerare:

Causal relations in language in general may involve not only the literal content of propositions but also the speaker’s motivation for making the claim that includes a proposition.

Questa stessa funzione, secondo Comrie [1986, 81], si troverebbe anche in alcuni periodi ipotetici.

In Mazzoleni [1992, 82], si parla a questo proposito di conditional speech act e la definizione presentata sembra in qualche modo rispondere all’uso che corrisponde al primo dei due tipi di periodo ipotetico che abbiamo individuato più in alto.

Un conditional speech act è un costrutto in cui il contenuto proposizionale della protasi funge da condizione non per il contenuto proposizionale dell’apodosi, ma per la felicità dell’atto linguistico eseguibile nella sua enunciazione43.

Se consideriamo allora l’apodosi come un atto linguistico dell’istruire, la protasi si configurerebbe come condizione per poter eseguire questo atto. Parafrasando: Se hai l’intenzione p, allora ti istruisco sull’operazione da compiere.

L’esempio portato da Mazzoleni [1992, 83] sottolinea inoltre una sfumatura che non abbiamo considerato affermando che questi periodi ipotetici sono interpretabili come bicondizionali:

[4] Se hai fame, in frigo ci sono degli spaghetti.

In questo caso, infatti, l’interpretazione bicondizionale non è possibile:

[5] ?? Se non hai fame, in frigo non ci sono degli spaghetti.

Anche nella parafrasi del periodo ipotetico che abbiamo appena mostrato si ha una situazione analoga:

41Cfr. Serra Borneto [1992, 100-101] già citato nel paragrafo sulle avvertenze.

42Sui costrutti bicondizionali e sulla invited inference che porta a interpretare tutti i condizionali come

se fossero bicondizionali cfr. anche Mazzoleni [1992, 2001] e Geis e Zwicky [1971].

43Cfr. anche van der Auwera [1986] a proposito della differenza tra conditional speech acts e speech

[6] Se hai l’intenzione p, allora ti istruisco sull’operazione da compiere.

[7] ?? Se non hai l’intenzione p, allora non ti istruisco sull’operazione da compiere.

Di fatto l’istruzione è sempre presente, a prescindere dall’intenzione dell’utente di ot- tenere lo scopo che con essa ci si prefigge (così come gli spaghetti sono sempre nel frigo, a prescindere dalla fame dell’interlocutore). Le condizioni di felicità dell’atto dell’istruire sono messe in gioco, nel senso che, soltanto se la condizione della protasi verrà soddi- sfatta, allora l’atto avrà la sua dimensione perlocutoria e l’utente compirà l’operazione che gli viene suggerita, tuttavia la dimensione illocutoria dell’atto d’istruire resta valida e presente nell’enunciato. Ciò può essere spiegato grazie alla dimensione di testo a distanza che caratterizza il manuale d’istruzioni44: il manuale può essere utilizzato ogniqualvolta

l’utente lo desideri, senza la presenza dell’istruttore, di conseguenza, secondo il momento, l’intenzione dell’utente potrebbe non essere la stessa e la condizione espressa dalla protasi potrebbe essere verificata o meno, a seconda dei casi.

Proprio questo fatto ci conferma che la funzione di questo tipo di periodi ipotetici nei manuali d’istruzione risponda a una necessità relativa alla relazione tra i partecipanti alla situazione comunicativa.

Per ogni istruzione presente nel manuale potrebbero non esserci le condizioni di fe- licità, nel senso che l’utente è in teoria sempre libero di non compiere le operazioni che l’istruendo gli suggerisce. D’altra parte però, come abbiamo notato in §2.2.3 a proposito delle istruzioni per l’uso propriamente dette, questa libertà è soltanto teorica alla luce del contratto comunicativo alla base del manuale: l’utente VUOLE ottenere l’uso ottimale della macchina, quindi HA l’intenzione di svolgere le operazioni necessarie a tal fine, che sono quindi in un certo senso obbligatorie.

Quello che viene offerto all’utente sospendendo la realtà della relazione tra fine da ottenere e operazione da compiere sembrerebbe essere di fatto la vera possibilità di sce- gliere, per questa operazione specifica, se compierla o meno, in base ai fini specifici che egli si prefigge, senza inficiare la possibilità di ottenere il fine ultimo dell’uso ottimale della macchina nel rispetto del contratto comunicativo.

Proprio questo aspetto accomuna i periodi ipotetici appena analizzati con le subor- dinate finali presenti nei manuali, come abbiamo notato all’inizio di questa sezione. In entrambi i casi, la funzione è, da un punto di vista interpersonale, di ricordare all’utente che in determinati contesti ha completa facoltà di scegliere se seguire o meno la procedura indicata.

Concludiamo questo paragrafo sul ragionamento ipotetico tornando per un momento sul tema della prospettiva comunicativa e della funzione testuale. Nella sezione precedente (§3.2) abbiamo detto che la protasi di un periodo ipotetico, che occupa solitamente la prima posizione nel periodo, svolge in qualche modo lo stesso ruolo della subordinata finale in posizione anteposta, vale a dire che si configura come un tema con il compito di creare un setting per il materiale successivo.

Haiman [1978] definisce i condizionali come topics, vale a dire an entity whose existence is agreed upon by the speaker and his audience e citando Chafe [1976, 50], dice che

topics are not necessarily what the sentence is ABOUT. Rather, ‘the topic sets a spatial, temporal, or individual framework ... which limits the applicability of the main predication to a certain restricted domain’.

Come nel caso della subordinata finale, quindi, l’informazione presentata nella protasi non è per forza given, ma serve da sfondo per l’informazione relativa all’operazione da compiere che si trova invece in primo piano.

3.3.2

Parlare di necessità e possibilità: